tradimenti

Puttane


di geniodirazza
02.11.2023    |    14.743    |    8 8.9
"“ “Cosa decidi, allora?” “Io non decido niente; voi due uscite da questa casa che è mia; andatevene da uno dei tuoi amanti; liberatemi della vostra presenza..."
“Carissimo Franco, unico mio grandissimo amore
Ti confesso che ho molto esitato prima di mettermi a scrivere; lo so che certe cose andrebbero dette e spiegate a voce, dal vivo, ma già non ci ero riuscita e, per non bloccarmi ancora, ho preferito scriverti.
Credo che tu sappia perfettamente che, prima di incontrarti, ho fatto molte e diverse esperienze di sesso; da quando mi sono messa con te, quattro anni fa, ho scelto di scopare solo col mio amore ed ho rispettato questa mia decisione.
In questi anni ho imparato ad apprezzare la tua delicatezza nei rapporti sessuali; mi piacciono molto i tuoi preliminari così lunghi che spesso non abbiamo neppure bisogno di una vera scopata, tanto abbiamo goduto tra pompini, cunnilinguo, spagnole e manipolazioni varie; tu dai molto piacere con le mani, con la bocca, con tutto il corpo; ed io trovo molto affascinante ricambiarti le carezze libidinose.
Negli ultimi mesi, però, queste pratiche mi sono risultate sempre più stantie e lunghe, forse perché l’entusiasmo si è affievolito; in compenso, i lunghi discorsi che facciamo mentre ci succhiamo, ci lecchiamo, ci accarezziamo, ci masturbiamo, mi hanno dato la certezza che tu sei il classico cornuto contento, forse addirittura un cuckold, perché ti piace troppo e ti eccita sentirmi parlare delle mie fantasie scoperecce che, come sai benissimo, nascono dalle esperienze che ho fatto con altri uomini prima di conoscerti.
Insomma, sono arrivata alla conclusione che dovevo trovarmi un cazzo duro e grosso per farmi sbattere, almeno una volta, con la potenza e la mascolinità con cui vorrei essere scopata; non sono risuscita a parlartene a voce, perché mi bloccavo per una certa ritrosia ad affrontare il tema, ma anche per la convinzione che raccontarti o farti assistere a una mia scopata corrispondesse a quella vena di cuckold che io sono certa che fa parte delle tua identità sessuale.
Insomma, a farla breve, ho concupito un ragazzo di colore che lavora in un negozio sotto casa; sai bene che gli uomini di colore hanno fama di avere un cazzo assai grosso; mi è sembrato l’ideale per soddisfare la mia voglia di assaggiare, una volta tanto, un cazzo diverso dal tuo, più grosso, più violento, più energico, insomma più selvaggio; se ci fossi riuscita, volevo anche farti ascoltare quella scopata per farti partecipare, da cuckold, al mio piacere.
Ho sentito che il cuckold è quel maschio che è tanto innamorato della sua donna che gode anche del piacere di lei con un altro maschio, fino al punto di diventare schiavo dei due amanti, di assistere alle loro scopate o di aiutarli servendo la loro lussuria; farti sentire la scopata, anche se non eri presente, poteva indurti a dichiarare apertamente la tua tendenza ad essere cornuto contento; insomma, ho pensato che chiamarti mentre scopavo e farti ascoltare poteva funzionare.
Ho incontrato Mohamed, così si chiama il ragazzo, davanti al negozio dove lavora, l’ho preso su in macchina e l’ho portato dove abita lui; non sono voluta venire a casa mia perché non sapevo se per te sarebbe stato troppo; se sarai d’accordo con me, lo inviterò ancora e decideremo insieme se portarcelo a casa nostra; ma questo appartiene al futuro.
Appena entrati nell’unica stanza in cui abita, ho avvertito immediatamente la grande lussuria a cui dovevo prepararmi; mi ha afferrato in un abbraccio a tenaglia che quasi mi soffocava e la sua bocca, umida, carnosa, grossa, ha risucchiato interamente la mia in un bacio che non ha eguali nella mia memoria; la lingua larga, pastosa, piena, mi ingombrava tutta la bocca e la percorreva in ogni papilla; ho sentito quella lingua scoparmi come un cazzo di notevole spessore dappertutto, dalle gote alla gola fino al velopendulo.
Mentre con la bocca mi faceva vedere il paradiso del piacere, con la mani forti, grosse, nervose, mi stringeva le natiche e mi attirava verso il ventre; tra le cosce, una mazza spropositata mi strusciava la figa e mi faceva sbrodolare; perdonami amore, ma il tuo cazzo è un fuscello rispetto a quel bastone di carne che mi scivolava sulla figa e mi faceva godere in tutto il ventre; abbiamo passato un tempo interminabile e velocissimo al tempo stesso, a simulare una scopata in piedi, ancora vestiti.
Quando mi sono risvegliata dal languore lussurioso in cui quel bacio mi aveva piombato, mi sono seduta ai piedi del letto e l’ho tirato a me per le natiche forti e compatte; gli ho aperto il pantalone e l’ho fatto scivolare a terra; gli ho sfilato il boxer innalzato a vela per la mazza che spingeva; la ‘bestia’ mi è apparsa davanti agli occhi in tutta la sua immane possanza; ti giuro, amore, che era veramente impressionante quella mazza di carne di almeno venticinque centimetri che mi copriva il volto, dal mento alla fronte.
L’ho presa a due mani, perché una sarebbe stata insufficiente, e l’ho masturbata per qualche minuto; mi dava una grande sensazione di potenza tenere tra le mani quella bestia, domata dalla mia lussuria, e accarezzarla come un giocattolo prezioso; il movimento sull’asta scopriva la cappella, enormemente larga, a coprire lo spessore del cazzo, viola dalla tensione dell’erezione e pronta a sfondarmi in tutti i buchi.
Ho carezzato a lungo quel cazzo e me lo sono gustato sulla pelle del viso, delle mani, delle braccia; me lo sono passata su tutte le superfici possibili e lo sentivo diventare parte di me, per quelle ore di scopata; quando ho visto che il precum appariva sulla punta, ho spinto avanti la lingua ed ho leccato delicatamente solo le gocce; poi però ho percorso tutta la mazza, dalla cappella ai peli del pube, corti e ricciuti; è cominciata la mia ‘avventura della leccata’.
Forse per un’ora non mi sono stancata di leccarlo in ogni dove, dalla punta del cazzo al buco del culo, scusami, Franco, so che questi discorsi possono turbarti; ma mi sono ripromessa di comunicarti la verità e voglio farlo ad ogni costo; quando faccio l’amore con te, noi ci scambiamo amore; il sentimento accompagna la penetrazione del cazzo e l’accoglienza dei muscoli della figa, del culo, della bocca; con gli altri, come in questo caso, è solo sesso quello che meccanicamente attiviamo.
Con quel cazzo per me nuovo e sconosciuto, ho realizzato il pompino più ricco, più tecnico e più bello che si possa immaginare; dopo averlo leccato meticolosamente su ogni centimetro, spostandomi continuamente dall’alto in basso e girandoci intorno per sentire ogni ganglo, ogni bitorzolo, finalmente ho preso tra le labbra solo la cappella ed ho succhiato; sentivo che l’altro godeva e fremeva ad ogni risucchio; per fortuna, ha retto senza sborrare.
Tirando fuori la lingua e facendoci scivolare sopra la mazza, ne ho preso in bocca una parte, quella che riuscivo a far entrare della sua grande massa; ho guidato la punta verso il palato e, in fondo, verso la gola; mi sono fatta scopare in gola per lungo tempo, godendo di tutte le emozioni che la grossa nerchia mi provocava nella figa e nella testa; sono sicura di avere avuto almeno tre orgasmi, e tutti belli grossi, perché mi perdevo completamente nella sensazione di infinito che mi dava la mazza.
Il ragazzo deve essersi stancato di sentire il cazzo usato come un giocattolo per il mio piacere; mi ha denudato velocemente e mi ha spinto supina sul bordo del letto, si è accucciato sul pavimento ed ha affondato la testa sulla mia figa; non te la prendere, amore mio, ma sono andata in paradiso, quando la sua bocca grossa e carnosa ha percorso il pube ed ha artigliato il clitoride.
Ho creduto di impazzire dal piacere quando ho sentito la mia femminilità risucchiata in quelle labbra che tante sensazioni mi davano; mi sono abbandonata alla libidine e ti assicuro che quella provata è indicibile; la lingua che avevo appena percepito in bocca è diventata uno strumento di piacere inimitabile; mi ha percorso tutto il canale vaginale, ho pensato che fosse arrivata addirittura all’utero ma era solo la lussuria che inondava il mio corpo; mi sono abbandonata urlando e gemendo.
Dopo avermi fatta impazzire con un cunnilinguo mai provato prima, mi ha chiesto di girarmi e di sistemarmi carponi, a quattro zampe, sul letto; mi è venuto alle spalle ed ha ricominciato a leccarmi; stavolta passava la lingua, larga, umida, pastosa, lungo tutto il perineo, dalla figa al culo; ogni tanto infilava la punta in uno dei due buchi e mi faceva godere fino a sborrare; è stato allora che ho pensato di chiamarti per comunicarti il mio godimento infinito.
So che un cuckold gode moltissimo di vedere o sentire la sua donna che gode molto col cazzo di un altro; so anche che questo gli deriva dal grande amore che ha per la sua donna, al punto che il piacere con l’altro gli da godimento; lui si limita all’amore e si riempie di quello; io so che tu mi ami moltissimo; molte volte ti ho chiesto se ti sarebbe piaciuto vedermi scopare con un altro; tu non hai negato; so che sono discorsi astratti, ma sono anche convinta che fai sul serio.
Insomma, ero certa che ti avrei procurato piacere se ti avessi fatto ascoltare come godevo con quel cazzo completamente diverso dal tuo; avevo pensato di parlartene e di avvisarti che avrei scopato con Mohamed; poi me ne mancò la faccia tosta e ritenni giusto comunicartelo dopo, eventualmente con una lettera come sto facendo; intanto, farti ascoltare i suoni della mia scopata era un modo per metterti sull’avviso.
No so se hai capito tutto; se non hai capito niente; se sei stato contento di quello che ti dicevo al telefono mentre gemevo e urlavo di piacere con il cazzo piantato in figa, nel culo o in bocca; so però che, dopo alcune frasi complete che, secondo me, dovevano metterti in allarme su quello che succedeva, ti ho lasciato ascoltare tutti i suoni della scopata, dalle reti che cigolavano in continuazione con un suono inconfondibile, agli urli miei ai grugniti suoi quando ha sborrato.
Sono sicura che, quando ci incontreremo e ci spiegheremo, ti troverò disponibile come l’uomo innamorato che sei; sicuramente ci accorderemo e spesso scoperò con te e per te, per soddisfare il piacere mio e quello del cuckold che c’è in te; ad un cornuto contento non può che far piacere assistere a scopate come quella che mi sono fatta; Mohamed, standomi dietro, ha facilmente portato la punta del cazzo alla figa, già abbondantemente umida delle sborrate che mi sono sgorgate dal ventre per il grande piacere.
Una sola botta e venticinque centimetro di cazzo mi sono arrivati sino al ventre; ho urlato e ho dovuto rasserenarti perché tu hai udito e ti sei spaventato; mi ha chiavato a lungo ed ho cercato di comunicartelo con le poche parole smozzicate che riuscivo a pronunciare nell’enfasi del piacere; lo schiaffo del ventre sulle natiche, ritmico e violento, mi eccitava quanto la mazza che mi stimolava i muscoli del canale vaginale riempito come non lo è mai stato.
Ho sentito un dito che andava a saggiare il buco del culo ed ho capito che la prossima mossa sarebbe stata un’inculata epica; per fortuna giro con in borsa un tubetto di crema alla lanolina; è stato l’ideale, quando ha deciso di sfondarmi il didietro e mi ha lubrificato tutta, prima con la lingua a spatola sul culo e poi con la crema opportunamente distribuita; ho sentito il ventre squarciarsi, quando quel mostro è entrato nelle viscere; dopo un attimo di turbamento, nemmeno di dolore, ho provato solo piacere.
La libidine mi ha invasa tutta, dalla testa alla figa fino al cuore; è stato il momento più bello di quel pomeriggio; lui mi ha fatto girare in ogni modo per variare l’angolo di penetrazione; mi ha messo sdraiata al suo fianco e mi ha inculato sollevandomi la gamba libera, alternativamente la destra e la sinistra; si è steso tutto sopra di me e mi ha scopato il culo totalmente col ventre sulle natiche e i pettorali sulla schiena; intanto, mi stimolava i capezzoli o mi titillava la figa.
Mi ha inculato a cucchiaio, dall’alto, insomma ho sentito quel cazzo meraviglioso girare per tutto il corpo come meglio poteva; quando si è saziato del culo, ha ricominciato in figa ed ha percorso anche stavolta tutto il repertorio possibile; in tre ore e passa, ho provato tutto, dalla spagnola al pompino più raffinato, dall’inculata alla scopata più elaborata; non ho fatto che prendere dentro il cazzo ed ero veramente al colmo della felicità.
Quando ho visto che il sole tramontava, mi sono rivestita di corsa e sono scappata a casa, dove ti ho scritto questa lettera che ti farò avere per parlare poi dopo; almeno, avrai elementi certi per dialogare, ma sono convinta che mi ami troppo per non accettare quello che ti proporrò, libertà di scopata e tua sottomissione, perché sono certa che sei un cuckold con tendenza a farti schiavo e forse dovrò educarti a leccarmi la figa piena di sborra ogni volta che tornerò da te.
Intanto, ti saluto con tutto l’amore del mondo perché, nonostante tutto, sono sempre la tua innamoratissima Tilde”
Tornata a casa rapidamente, Tilde si infilò sotto la doccia dove cancellò le tracce di sborra e i segni di sesso violento che si era portata dietro; si rivestì con un completo jeans e scrisse la lettera; uscì solo per un tempo velocissimo, per raggiungere la casa di Franco e lasciare il foglio nella cassetta della posta; tornò a casa mentre sua madre preparava la cena e si sedette a tavola molto soddisfatta e lieta; sua madre si congratulò del benessere che dimostrava e le chiese se la giornata fosse andata bene.
“Meravigliosamente, mamma!” Fu la risposta.
Franco aveva avuto una giornata molto pesante, soprattutto per la prepotenza del capoufficio che gli rendeva la vita impossibile; nel pomeriggio, una telefonata di Tilde, la sua ragazza, lo mise in ulteriore agitazione; poche frasi farfugliate forse per una difficoltà di ricezione o di funzionamento dell’apparecchio lo misero in allarme; la faccia feroce del superiore lo obbligò a nascondere il telefonino e lasciarlo così, aperto e inutilizzato; se ne dimenticò fino alla chiusura dell’ufficio.
Entrando nel portone, vide nella cassetta della posta il biglietto, lo prese, lo lesse e sbiancò; rischiò davvero un infarto davanti al contenuto assolutamente improponibile; Tilde gli prospettava una versione di lui cuckold e slave che non era nemmeno nei suoi incubi peggiori; partiva dalla convinzione, che per lei aveva valore di verità indiscutibile, della sua natura di cuckold e programmava un rapporto in cui lui fosse totalmente schiavo dell’amore e della figa mentre lei furoreggiava nel sesso più libero e sfrenato.
Quasi istintivamente reagì chiudendo mentalmente ogni rapporto con la ragazza; impose al suo numero il divieto di chiamata, rinunciò a salire in casa per non restare da solo a rimuginare e si diresse al bar più vicino, per rilassarsi un momento e mangiucchiare qualcosa, con lo stomaco chiuso per la sorpresa e per la rabbia; si sedette ad un tavolo d’angolo ed ordinò brioche e cappuccino; a sorpresa, venne a sedersi sulla sedia di fronte Marilena, un’amica di Tilde.
Abbozzò qualche leggera ironia sulla sua solitudine; quando si rese conto che era nero per motivi seri, lo convinse a parlare e a raccontarle l’accaduto; Franco cedette ed accennò al tradimento di Tilde; l’altra gli sorrise e si meravigliò che lui approdasse con tanto ritardo ad una verità che era patrimonio di tutti; la sua ragazza era una di quelle che non dicevano mai di no; negli ultimi anni si era calmata un poco perché voleva fare un matrimonio di opportunità, ma la naturale tendenza non si cancella ed era riemersa.
Ciliegina sulla torta, gli chiese come pensasse di risolvere la cena; Franco le propose una pizza nella trattoria in piazza; ci andarono e, alla fine, fu lei a guidarlo verso la sua casa per fare l’amore; Franco la guardò stupito; ma Marilena gli chiarì che lei era molto schizzinosa, che da sempre avrebbe desiderato una serata con lui e che avrebbero parlato molto, prima di scatenarsi; quella notte dormì poco, il giovane dolente per la disillusione, in gran parte perché Marilena riuscì a tirarlo su dal buco nero in cui era caduto.
Per alcuni giorni ignorò la sua ex ragazza e lei tentò invano di contattarlo; esasperata, si consultò coi genitori, in particolare col padre avvocato di fama, che le propose un piccolo escamotage assolutamente inutile ma che avrebbe consentito di confrontarsi.
Fece arrivare, dal suo studio, una convocazione al mancato fidanzato della figlia, avanzando l’ipotesi di un’accusa per mancata promessa di matrimonio, che sapeva assolutamente impraticabile e non applicabile a loro due; Franco, anche per fare chiarezza con qualcuno, accettò l’invito e si munì di fotocopia della lettera; all’avvocato che esponeva le possibilità di una denuncia per mancata promessa di matrimonio, peraltro mai ipotizzato da nessuno, si limitò a sottoporre lo scritto.
Gigi, l’avvocato padre di Matilde, aggrottò le ciglia, quando conobbe le dichiarazioni della figlia e la precisazione di Franco che Matilde mirava a dare una sistemata alla sua condizione sociale, sposando un uomo con un lavoro ben remunerato, ebbe l’impressione di riconoscere qualcosa, in quel comportamento, che si attagliava perfettamente alla sua storia; il sospetto che ‘cromosoma non mente’ lo scosse profondamente; gli chiese di tenere la fotocopia; lo avrebbe chiamato al più presto.
Dopo appena due settimane, Franco fu di nuoco invitato da Gigi ad incontrarsi, stavolta a casa loro, ad ora di cena; come avevano spesso fatto, poteva cenare con loro prima o dopo i chiarimenti; il pomeriggio scelto, Gigi tornò a casa con largo anticipo sulle sue abitudini; portava un faldone di documenti che depositò sul tavolo di cucina; invitò sua moglie a guardarli; Nicoletta li sfogliò e a mano a mano il terrore si disegnò sul suo volto.
“Cristo, hai fatto indagare sul mio operato?”
“Leggi questa fotocopia; poi mi dirai quale mente bacata vi suggerisce certe scelte.”
Lei lesse, si mise le mani nei capelli e chiamò la figlia che era chiusa in camera sua; le diede la lettera da leggere.
“Hai scritto tu queste nefandezze?”
“Perché una mia scopata dovrebbe essere una nefandezza?”
“Dipende dal partner; mi hai chiesto di intervenire contro un tuo presunto innamorato; scopro che lo vorresti incastrare perché hai bisogno di garantirti un matrimonio con uno stipendio sicuro; intanto scopi come una professionista con uno sconosciuto e pretendi che, in nome dell’amore, l’altro rinunci a se stesso e alla sua dignità!”
“Franco non ha mai avuto un dignità; quando scopiamo, non si tira indietro se parliamo di scopate multiple; io però non sono una che fa solo parole; faccio i fatti; se davvero è tanto innamorato, accetti le corna!”
“Nico, è lo stesso principio che hai applicto a me?”
“Aspetta, Gigi; apparentemente, è così; anch’io la davo a tutti e ti incastrai nel matrimonio perché rappresentavi il partito migliore; ma da cinque anni in qua non ho mosso più una foglia senza te.”
“Quindi, secondo te, io dovrei cancellare dieci ani di corna, con gli individui più abietti che hai incontrato, solo perché negli ultimi cinque anni ti è passata la voglia, sei invecchiata e non mi hai riempito più di corna e di improperi, come risulta dalle vecchie registrazioni che la vigilanza ha raccolto?”
“Gigi, per favore ascoltami un momento, prima di prendere decisioni definitive; Matilde lo ha detto assai male, in quella lettera; ma sai che esiste un livello di passione ed uno di amore, nei rapporti tra uomo e donna; io ho esagerato nella passione e l’ho fatto contro di te, forse perché ho sempre odiato la tua precisione, il senso del dovere, la moralità; per reazione, sono diventata libertina e volgare; ma ti ho anche amato, e molto; questo riesci a metterlo sull’altro piatto della bilancia?”
“La tua passione, le tue copule, le corna che mi hai fatto, le offese che avete lanciato contro di me tu e i tuoi amanti occasionali sono qui, documentate chiaramente; il tuo amore lo affermi solo tu, senza uno straccio di elemento che mi convinca che hai provato amore per me; perché dovrei crederti? Da avvocato, devo dedurre che sei bugiarda, sleale e squallida.”
“Non usciremo mai dall’impasse di questa situazione, specialmente se hai già deciso che non ce n’è più, per me; l’amore si legge in piccole cose che fanno parte della nostra vita, della nostra storia, sono la condivisone della frustrazione quando non ti arrivavano clienti e non riuscivi a far decollare l’attività; oppure quando perdevi una causa ingiustamente; sono nei bicchierini di prosecco, il minimo possibile, per brindare quando avevi un successo e non ci potevamo permettere il lusso di un brindisi vero.
Sono in questi mobili comprati a rate spesso con grossi sacrifici e coccolati uno a uno; sono anche negli scarafaggi che ogni tanto dobbiamo combattere; sono forse anche in questa figlia perversa e squallida che abbiamo allevato insieme ... “
“Scusami, Nico, ma proprio su questo si aggravano i dubbi; ho fatto un tampone al Centro ‘Sanitas’; domani tu ci vai con tua figlia e fai fare anche a lei il tampone per avere u tst di paternità dal DNA; a questo punto, ho bisogno di sapere se per caso non ho mantenuto per più di vent’anni una donnaccia e la sua bastarda ... “
“No, Matilde non farà mai quel tampone! Non puoi arrivare a questo; anche se l’ho concepita con un altro, sei stato tu ad allevarla, a guidarla, a farla diventare quella che è ... “
“Scusami tanto, amica cara, ma non ho guidato e formato un’altra donnaccia che mira al matrimonio per sistemarsi e vuole imporre all’uomo che la ama di leccarle la vagina piena dello sperma di un altro; io devo tenermi le corna che mi ha fatto la donnaccia Alfa della famiglia perché ho saputo la verità troppo tardi per rimediare; Franco può ancora tenersi lontano dalla donnaccia Beta della famiglia ed evitare una collezione di corna per tutta la vita ... “
“Cosa decidi, allora?”
“Io non decido niente; voi due uscite da questa casa che è mia; andatevene da uno dei tuoi amanti; liberatemi della vostra presenza e cercate di non incontrarmi più, se non volete che faccia scelte meno educate e più dure con due troie ciniche, disumane e perfide! Ti consiglierei di non rivolgerti a un tribunale e di non muovere altro fango; firma la richiesta di separazione senza oneri per nessuno; tua figlia può guadagnarsi la vita per conto proprio; comunque, andatevene e lasciatemi solo!”
In quel momento entra Franco. “Ragazzo, è tutto chiarito; vai in pace e cerca di dimenticare Tilde!”
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