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Lui & Lei

Paternità incerta 1


di geniodirazza
18.08.2023    |    6.724    |    2 8.2
"Marcantonio è circondato dalla fama di grande fascinatore, che gli è cresciuta intorno negli anni, tra le colleghe, soprattutto, ma anche tra le alunne..."
Formano una bella coppia, soddisfatta e quasi felice, Marcantonio, professore quarantenne nel liceo dove ha studiato lui ma dove si è formata anche sua moglie Cleo, trentacinquenne avvocato divorzista che si è costruita una posizione di invidiabile notorietà sia nell’attività, che la vede protagonista in uno degli studi più qualificati del territorio, sia perché ha pubblicato diversi scritti, tra cui un romanzo, ispirato al suo lavoro, che le è valso qualche premio e grande notorietà nel pubblico.
Marcantonio è circondato dalla fama di grande fascinatore, che gli è cresciuta intorno negli anni, tra le colleghe, soprattutto, ma anche tra le alunne dell’ultima classe, già abbastanza grandi e navigate; anche Cleo, nonostante un atteggiamento di naturale riserbo, non manca di uno stuolo di corteggiatori e di ammiratori soprattutto fra giovani laureati e nuovi professionisti; il successo le ha garantito l’interesse di molti maschi che ne apprezzano la figura scultorea, nonostante l’aria severa.
Ambedue, però, per un impegno mai espresso ma sempre rispettato, restano ancorati tenacemente alla scelta di fedeltà coniugale e ad una concezione della monogamia come spirito di base per la convivenza; non hanno avuto problemi, in quindici anni di matrimonio, a restare impenetrabili alle provocazioni, alle sollecitazioni ed anche alle proposte esplicite di qualche corteggiatore o corteggiatrice.
L’occasione che fa l’uomo ladro è, per Marcantonio, una gita a Praga che è prevista nell’ambito delle attività collaterali della vita scolastica e alla quale partecipa con qualche mugugno perché non gli va giù l’idea di fare la balia a una ventina di ragazzi in tempesta di ormoni in una città colma di fascino e sollecitatrice di emozioni assai varie e violente; ma non può sottrarsi ad un impegno didattico, come è classificata la gita; fortunatamente, va tutto liscio per l’intero viaggio.
L’ultima sera di soggiorno, qualche freno viene allentato e si consentono, professori e studenti, una certa libertà che li porta in discoteca, dove Marcantonio dà prova di una grande e giovanile disponibilità a divertirsi e a scherzare con tutti; qualche bevuta alcoolica non viene controllata e tornano a notte in albergo molto allegri; le professoresse, in particolare, hanno sciolto ogni inibizione e due di esse, le più carine, tampinano il collega piacente senza limiti o controlli.
Marcantonio si trova di colpo, senza volerlo, in camera con ambedue che si stanno spogliando senza nessun pudore; ottenebrato dall’alcool, non esita a fare altrettanto e in breve sono tutti e tre sdraiati sul letto a manipolarsi i sessi; la più anziana e smaliziata delle due lo costringe supino al centro e si colloca seduta sul suo ventre infilandosi a cavallerizza; la mazza che le penetra in vagina la fa sobbalzare; non è abituata ad un volume così impegnativo, ma si lubrifica godendo.
A gesti, invita l’altra a salire su di lui accosciandosi sulla bocca, mentre afferra i seni della collega che le ricambia la cortesia e, anzi, accosta le labbra alle sue in un bacio saffico di rara efficacia; le due danno vita ad un cavalcata doppia che si protrae molto a lungo; lui riesce con grandi sforzi a frenare l’ansia di orgasmo e a farle godere lungamente; le due si danno il cambio e la più giovane, quando si siede sulla mazza dura, ne avverte tutta la possanza e accoglie con intensa gioia il fastidio che l’asta le provoca, penetrando in un canale vaginale non molto aduso ad un coito tanto impegnativo.
Le due donne, fino a quel momento ‘insospettabili’ burbere zitelle, rivelano in realtà una solida intesa fino a qualche accenno al saffismo; quando una delle due si colloca carponi davanti al maschio e spinge indietro i fianchi per far penetrare il fallo fino in fondo all’utero, nella più classica pecorina, l’altra si infila con la testa sotto i due corpi finché la lingua raggiunge clitoride ed asta infissa in vagina leccandoli insieme; una mano corre alla vagina e la masturba.
Con un sincronismo che non può essere causale, si danno il cambio e, mentre una si fa affondare fino ai testicoli la mazza in vagina o nell’ano, l’altra sfrutta la bocca per sollazzare l’amica con lunghi ed elaborati cunnilinguo; per le due ore successive, l’asta di Marcantonio non esce da uno dei buchi, bocca, vagina o ano, delle due donne ormai rivelatisi autentiche Erinni vogliose di sesso; tira fuori tutta la bestiale capacità di copulare che normalmente tiene sotto controllo.
Si scatena nella copula più brutale che ricordi di avere mai realizzato e arriva a diventare aggressivo, violento e volgare anche nel linguaggio, con le due che sembrano godere particolarmente della vivacità di quel partner del quale mai avrebbero ipotizzato la carica sessuale così potente e aggressiva; gli urli di piacere che si levano da quella camera presto inondano i corridoi e l’albergo tutto, rivelando al mondo la tresca tra gli accompagnatori.
L’eco della vicenda si espande immediatamente a tutta la scuola, complici i social media che i ragazzi sfruttano spesso a sproposito; la notizia arriva a Cleo in tempo reale e la reazione è più violenta di qualunque possibile previsione; inopinatamente, l’avvocata divorzista si sente offesa nella sua fedeltà al matrimonio, aggredisce verbalmente il marito, decreta immediatamente la separazione in casa, distinguendo i giacigli, a lei la camera e a lui il letto in quella degli ospiti.
Non sceglie la via legale né per la separazione né per il divorzio solo perché teme che lo scandalo derivante, se per un verso danneggerà potentemente lui, farà molto male anche a lei ed alla carriera così delicatamente costruita; Marcantonio non le nasconde il disprezzo per una scelta fiscale, da una parte, e di opportunità, dall’altra, senza tentare di riflettere su sentimenti e errori; ma è abituato agli atteggiamenti prepotenti di sua moglie e si augura solo che le passi presto.
Mentre ancora si lecca le ferite, che la sua stupidità ma, più ancora, un rigore eccessivo di sua moglie, da avvocato divorzista senza cedimenti all’amore o alla comprensione, hanno provocato al corpo delicato del loro amore, il poveraccio si vede arrivare, dopo meno di un mese, una nuova dura tegola che gli porta un giovane avvocato, interpellato dalla più giovane delle colleghe con cui ha fatto sesso, che si è scoperta incinta e attribuisce a lui il nascituro.
Una logica elementare vorrebbe che interpellasse la moglie per difenderlo; ma lo stato dei loro rapporti rende inutile anche pensarlo; sceglie di rivolgersi ad un suo giovane assistente, imponendogli il segreto più rigoroso specie con la consorte; il giovane che sta muovendo i primi passi in autonomia accetta di rappresentarlo ma, per mancanza di esperienza, deve porre alcuni quesiti alla sua guida professionale, proprio Cleo, a cui riesce a proporre la questione come se si trattasse di uno sconosciuto.
Lei, forse per far pesare la superiorità sul giovane che la sta lasciando per mettersi in proprio, sciorina tutta una serie di ipotesi; prima fra tutte, suggerisce un check up completo con esame del DNA; nel caso, servirebbe per confrontarlo con quello del bambino, quando fosse nato, per accertare la paternità; il giovane avvocato si precipita a seguire il suggerimento e Marcantonio in pochi giorni riceve i responsi sul suo stato di salute.
La sorpresa maggiore arriva tra capo e collo, quando gli analisti documentano che lo sperma del professore non è assolutamente in grado di fecondare un ovulo; in sostanza, Marcantonio è sterile dalla nascita e questa limitazione non era stata mai segnalata perché lui non aveva mai avuto bisogno di sottoporsi a quel genere di analisi; l’avvocato della ragazza è costretto a ritirare ogni addebito ed obbliga lei a scusarsi col collega.
Rasserenato su quel versante, Marcantonio torna alla condizione di ‘emarginato’ in casa propria e, dopo aver resistito alcuni mesi al regime imposto dal rigore talebano e leguleio di sua moglie, comincia a stabilire qualche contatto per incontri di sesso rapido e senza conseguenze; per lui, abituato a dare tanto amore anche negli amplessi occasionali, è davvero difficile adeguarsi al ruolo del marito adultero; ma la determinazione di Cleo va al di là di ogni possibile previsione.
Lei non ha nessuna difficoltà a comportarsi come moglie fedele e senza problemi, dal momento che non si cura nemmeno di verificare la regolarità del suo ciclo, presa com’è dal lavoro sempre più intenso ed impegnativo, specie ora che molti giovani, cresciuti alla sua scuola, si propongono come concorrenti temibili, sfruttando gli stessi insegnamenti che da lei hanno ricevuto; i vaghi pettegolezzi che ogni tanto coglie sull’amore che Marcantonio distribuisce a ragazze che conosce bene, non la sfiorano.
Non manca, però, di essere presente quando si tratti di ‘mettersi i nastrini’ o di proporsi come primadonna in occasioni mondane di vario genere; però non impone più al marito di farle corteggio, per riservare gli onori solo a se stessa; lo fa senza esitazioni anche la volta che viene invitata ad una serata di gala in un albergo a qualche chilometro di distanza; si mette in tiro al massimo e va per tempo, passa la serata tra baciamani, salamelecchi e corteggiamenti.
Quando la serata si va spegnendo, avendo bevuto alquanto, decide di non affrontare il viaggio in macchina di notte e prende una camera in albergo; sono rimasti con lei alcuni giovani colleghi particolarmente vivaci che la convincono ad accodarsi per bere ancora qualcosa insieme; non si rende conto della pillola rosa che scivola nel suo bicchiere e, dopo avere bevuto, avverte d’un tratto un insolito insopportabile calore; a malapena si accorge di venire portata in camera da alcuni dei giovani presenti.
Cleo è abbastanza ottenebrata dagli effetti dell’alcool e la droga le ispira un desiderio sessuale che non aveva mai sperimentato in vita sua; si lascia baciare, palpare, carezzare, masturbare da dieci mani che si muovono sul suo corpo trattandolo come un giocattolo su cui hanno pieno potere; ride scioccamente di ogni frase e bacia con intensa lussuria tutte le bocche che si alternano sulla sua; avverte con libidine inarrestabile le labbra che svariano sui seni o sul sesso.
Diventata ormai una donna irriconoscibile anche per lei, se mai prendesse coscienza di quello che avviene, si lascia trasportare quasi in braccio da cinque giovani baldanzosi verso una camera da letto, forse la sua, nella quale viene depositata nuda sul letto enorme; i ragazzi si scatenano sulle cosce, sul ventre, sui seni, sul volto, sulla bocca; sembra quasi che ciascuno voglia divorarla completamente; ma in realtà si accontentano di possederla in tutti i modi.
Cinque falli si alternano nella sua bocca e lei ridendo li succhia uno ad uno; gode anche molto, mentre pratica le fellazioni più raffinate che conosca; qualcuno si fionda sui capezzoli e li tormenta fino a farle male; ma dal suo corpo si sprigiona solo piacere, intenso, continuo, mai provato; quando il primo fallo penetra in vagina, la lussuria la inonda e la stordisce; presto i sessi che si alternano sono cinque e ciascuno le da emozioni e sensazioni diverse.
I ragazzi sembrano avere un’antica abitudine a copulare in orgia, perché presto si organizzano per sfruttare tutti il corpo bellissimo di lei; quello fornito del fallo più grosso si stende supino sul letto e invita lei a cavalcarlo; mentre lei si stringe al corpo giovane e vibrante, un altro, dietro di lei, le lubrifica l’ano e infila una mazza durissima nel retto; un terzo si accoscia sul suo viso e le mette in bocca la sua nerchia notevole; gli altri due si accontentano di essere masturbati e di giocare coi seni.
Copulano così, in situazione multipla, per qualche tempo; poi comincia il tourbillon dei sessi che si danno il cambio, in vagina, nel retto, in bocca, sui seni e nelle mani; Cleo si perde nel piacere e non avverte più, ormai, nemmeno il dolore dei colpi violenti che le provocano numerosi lividi su tutto il corpo; forse per effetto anche della droga assunta, l’unica emozione che la scuote è il piacere infinito che la copula le da.
I ‘giri di giostra’ durano per gran parte della notte e solo verso l’alba i cinque si rassegnano quasi a lasciarla disfatta sul letto, ricoperta di sperma, scarmigliata, illividita su tutto il corpo e dolorante; spariscono e lei finalmente crolla in un sonno forse pacificatore; di quello che è successo quella notte, conserva un vago e confuso ricordo che non le procura nemmeno un piccolissimo senso di colpa; si giustifica con se stessa dichiarando che l’hanno violentata e lei non ha potuto reagire.
Si sveglia con un terribile mal di testa; sotto la doccia, si accorge di numerosi lividi lungo il corpo, specie sul pube, sui seni e sulle natiche; non sa darsi conto dei motivi che possono avere determinato quei colpi fin troppo evidenti e li attribuisce, ingenuamente, a movimenti inconsci che durante la serata avrebbe fatto, presa nel vortice dei giochi strani coi giovani colleghi, tutti perfetti sconosciuti.
Torna a casa la domenica pomeriggio; avverte che suo marito è nello studio, forse a correggere compiti o a preparare una lezione; sgattaiola come una ladra in bagno, si immerge nella vasca e cerca di lenire i doloretti e di curare i lividi; esce in accappatoio e si dirige senza esitazioni alla camera; si sdraia e riposa un poco; a ora di cena, sente che Marcantonio esce, forse per andare a mangiare in trattoria; si prepara dei toast; evita il marito fino a lunedì sera.
Passato il guado terribile della serata folle in albergo, i mesi scorrono pigri e monotoni; lei ripiomba nella routine del lavoro e perde il contatto con la realtà; solo dopo alcuni mesi comincia a preoccuparsi perché non ha avuto il ciclo; si precipita dal ginecologo e scopre con terrore di essere incinta ormai di quasi tre mesi; resiste al panico che l’ha assalita e comincia a chiedersi cosa può fare per evitare lo scandalo di un figlio concepito fuori dal matrimonio.
Le torna chiara la follia di una serata di droga e di sesso con giovani del tutto sconosciuti che l’hanno posseduta tutti, sicché non sarebbe in grado neppure di sapere chi sia il padre del figlio che aspetta; vede un unico percorso, chiedere al marito di riconoscere la paternità del nascituro, cosciente di chiedere la luna; ma lui deve farsi perdonare una copula fuori matrimonio, l’ha sempre amata e vorrebbe tenerla per sempre con se; forse può incastrarlo ad accettare la paternità del bastardo.
Con una faccia di bronzo degna di migliori cause, lo affronta col piglio della padrona; si limita a comunicargli che è incinta e che lui è e deve essere il padre del nascituro; Marcantonio la guarda come fosse una Selenite e le chiede sorridendo se è uscita di senno; non hanno rapporti fisici da mesi, come può averla ingravidata? Cleo finalmente esplode e gli urla che il figlio è frutto di una sciocchezza commessa; è stata violentata e stuprata da giovinastri che l’hanno drogata a una festa.
Lei è stata superficiale e cinque sconosciuti hanno approfittato di lei e della sua sbronza per violentarla e lasciarla incinta; non se n’è neppure accorta perché mai si era preoccupata del suo orologio biologico; con lui non era mai capitato che rimanesse incinta, anche se non prendeva precauzioni; quella sera non era protetta ma gli altri non se ne sono curati; ora ha un solo amico a cui rivolgersi per non trasformare una stupidaggine in tragedia.
A feste come quelle c’è stato sempre lui che la controllava e, quando era necessario, la riportava a casa; nella sua stupidità, offesa perché lui aveva scopato con le colleghe, lo ha escluso ed è andata sola; non ha avuto la forza di fermarsi e si è sbronzata; si è lasciata irretire come una ragazzina e forse l’hanno pure drogata; adesso che il danno è fatto, solo a lui può chiedere di aiutarla a rimediare.
Lui ha sempre proclamato un amore sconfinato; deve solo accettare un suo errore e metterlo nel pacchetto di quello che lei può offrire; se può valere qualcosa, lo consideri un gesto d’amore, enorme, difficile ma non impossibile da compiere verso di lei; quel figlio può essere il ‘loro’ figlio se lui cancella la riserva della paternità genetica; lo scandalo farebbe male a tutti; se davvero l’ama, si faccia carico di quella croce e la porti come segno d’amore alla donna che ha sverginato ragazzina.
“Cleo, sei la quintessenza del luridume umano; sto vivendo da relegato in stato di schiavitù al tuo potere perché non hai voluto accettare che per una sera ho perso la serenità perché avevo bevuto; hai usato contro di me la legalità esasperata senza un briciolo di umanità; vieni adesso a chiedere la mia umanità non per un sentimento ma per difendere la tua carriera; hai sacrificato a quella carriera tutto, dal mio amore al matrimonio alla mia libertà.
Una sola cosa è accettabile, dello sproloquio di indegnità che hai versato da quella lurida bocca; ti ho amato, ti amo e ti amerò sempre, anche con tutti i tuoi difetti e la tua protervia; quello che mi chiedi va al di là di ogni disponibilità di un maschio come mi vorrei sentire, senza neppure tentare di esserlo, con te; forse devo pensarci ancora un momento, anche se so bene che madre, o padre come nel mio caso, è chi si prende cura di te non chi ti concepisce per libidine o imbecillità.
Io posso far diventare mio tuo figlio e allevarlo con te, se riesci a prenderti cura di un figlio; ma non ne sono certo; oppure posso occuparmene da solo, anche contro di te, se lo ignorerai per affrontare i tuoi problemi di carriera; vorrei ancora pensarci, prima di accettare come mio tuo figlio; ma so che lo farò perché è il figlio della donna che amo, di quella di cui amo tutto, anche il bastardo che mi porta in casa; riparliamone a mente più fredda, forse domani stesso.”
Non hanno bisogno neppure di dormirci sopra; Marcantonio, cosciente che può affidare la sua voglia di paternità solo ad un figlio di lei, chiunque sia il padre genetico, sa che accetterà di riconoscerlo; spera solo che la moglie rinsavisca e cambi registro; se non lo facesse, alleverebbe il bambino come solo suo e ne plasmerebbe il carattere anche contro sua madre, se lei rimanesse nella nicchia del suo legalismo esasperato.
Lei è convinta che l’amore di suo marito avrebbe prevalso su ogni considerazione e che, alla fine, avrebbe ricostruito la ‘sua’ famiglia anche se sarebbe stato duro, per Marcantonio, digerire il figlio bastardo come legittimo; l’amore di suo marito è una delle poche certezze che Cleo ha nella vita e non rinuncia a credere che sarebbe arrivato a vertici mai raggiunti da altri; per quanto la riguarda, si accontenta di sapere che nessun reato è stato commesso e che non ci siano colpe da espiare.
Scivolano via ancora tre mesi; lei non accetta che lui torni al ruolo di marito, nella loro camera, e gli impone ancora la separazione in casa, relegandolo nella stanza per gli ospiti; lui finisce per decidersi a cercare amore e sesso fuori casa, tacendo alla moglie tutto, persino le cose più ingenue e semplici, anche se la sua natura sincera e leale si ribella a quei mezzucci e i sensi di colpa lo rincorrono continuamente, con chiunque si incontri.
Ormai il pancione diventa evidente e sono in molti ad osservarla incuriositi, tanto la condizione stride con il comportamento solito dell’avvocata tutta codici e articoli; quando la nota il suo assistente, la domanda gli sorge spontanea.
“E’ tuo figlio? ... Vostro? Intendi tuo e di tuo marito? Scusa l’indiscrezione, ma come avete fatto?”
“Devo spiegarti come si fa un figlio?”
“No, non sono così sprovveduto; ma io ho copia dei documenti della lite di Marcantonio con le colleghe e risulta chiaro che è sterile dalla nascita ... “
“Che diavolo stai dicendo?”
L’altro le mette sotto il naso l’attestato del medico che dichiara la sterilità di Marcantonio; Cleo diventa viola dalla rabbia; il maledetto non le ha detto niente; neppure per un momento le passa per la testa che la lite con le colleghe è successiva alla sua col marito che, in quella occasione, ha cacciato dal letto e dal cuore; sarebbe più che logico accettare che tacesse, in un momento così delicato; ma lei non sopporta che abbia parlato a un altro e non a lei, la sua vera padrona.
Si precipita a casa inferocita e lo aggredisce appena lo vede.
“Sporco mentitore, hai accettato di riconoscere mio figlio solo perché non puoi averne uno tuo, misero impotente; e l’hai raccontato al mio collega; non hai avuto il coraggio di confrontarti con me!”
“Cleo, stai calma e cerca di ragionare da persona adulta; non fare altri capricci che mandino a rotoli il matrimonio; per venti anni abbiamo fatto sesso senza renderci conto che non succedeva niente; tu hai copulato con quei ragazzi senza protezione perché non ti sei mai curata di conoscere la realtà; hai scoperto di essere incinta quando non era più possibile l’aborto terapeutico perché nemmeno del ciclo mestruale ti preoccupavi.
Se vuoi, ti aggiungo anche che non hai nessuna cura di tutta la realtà; per te esistono solo i codici e le leggi; tutto quello che non è reato, colpa o pena non ti riguarda; sei un semplice robot che giudica e commina pene; non hai sentimenti né empatie; io ho scoperto la mia sterilità solo perché la collega era rimasta incinta e voleva attribuirmi il nascituro; in quel momento, parlarti era un onore che non mi concedevi perché io sono solo il tuo schiavo agli arresti domiciliari.
È stato il tuo assistente ad aiutarmi contro quelle megere; anzi, ti ha chiesto consiglio e sei stata tu a suggerire il check up da cui è emersa la mia difficoltà; tu non hai sentito nemmeno la curiosità di sapere chi fosse il suo assistito, perché non sei umana, sei un robot che commina pene; io sono stanco di questi tuoi comportamenti e il mio amore sta evaporando, anzi si sta trasformando in disamore e odio; se non la smetti presto, me ne vado e dio ti aiuti.”
“Tu non vai da nessuna parte! Tu hai promesso di essere mio e ti obbligherò a mantenere la tua promessa, a costo di legarti con le catene!”
“Cara avvocata, non ti rispondo perché non voglio rischiare un’accusa di oltraggio o violenze private; tu saresti capace di mandarmi in galera se ti rivolgessi una frase offensiva o ti tirassi quel ceffone che strappi continuamente dalle mani; non intendo andare oltre il lecito; per favore, vattene con dio e lasciami solo; ormai l’amore è diventato tigna anche per me, ad imitazione della tua; per favore, smettiamo questa farsa sciocca e inutile!”
“Non puoi parlare sul serio; siamo sposati da quindici anni; stiamo insieme da venti e ci siamo dati tutto; non puoi nemmeno pensare che tra noi possa finire; cerchiamo una piattaforma di dialogo ... ”
Non riesce a finire; si porta le mani al ventre e si piega in due, si siede su una sedia, solleva la gonna e vede la macchia di sangue sulle mutande allargarsi a vista d’occhio; lo guarda disperata e si abbandona quasi svenuta; lui telefona immediatamente al pronto soccorso e un’ambulanza arriva molto rapidamente; sale con lei sul veicolo e le tiene una mano cercando di consolarla mentre l’auto corre a velocità pazza fino all’ospedale.
“Marcantonio, aiutami, non voglio morire e non voglio perdere nostro figlio; è nostro figlio, capisci?, ora anche di più; dobbiamo parlare; forse dovrai anche picchiarmi, se vuoi; ma dobbiamo parlare, tanto!”
“Sta zitta, amore mio; non sforzarti di parlare; adesso arriviamo in ospedale e vedrai che ti diranno che è poca cosa; tu sei forte e nostro figlio anche; forse ti imporrano un poco di riposo; prometti che lascerai tutto per dedicarti a nostro figlio.”
“Ho paura, Marcantonio; ho paura che lui muoia e che morirò anche io, se lui non ce la fa ... “
“Smettila di fare la menagramo e pensa positivo; è poca cosa, quasi una necessità naturale; vi riprenderete bene, tutti e due, e a me resterà solo la paura assurda che ho avuto di perdervi; ma non vi perderò.”
I momenti successivi sono frenetici; Cleo viene portata al pronto soccorso, un medico la visita e li rasserena subito; è un accenno di aborto ma non grave ed è già rientrato; basterà qualche medicina e sopratutto molto riposo e calma; hanno inciso molto la stanchezza fisica e qualche tensione di troppo; raccomanda ai coniugi di farla riposare, senza fare assolutamente nulla ma, soprattutto, aggiunge celiando, non devono litigare più.
Quando restano da soli nella camera assegnata, lei chiede al marito di ascoltarla, perché l’incidente le ha provocato uno spavento senza pari; vedere la morte sua e del loro figlio l’ha sconvolta ed ora sente il bisogno di rasserenarsi e di cominciare a capirsi; ammette di avere commesso gravi errori, da sempre forse, e di essersi comportata da bambina capricciosa che impone le sue scelte come indiscutibili spesso senza avere capito il senso profondo delle cose.
Si è fatta prendere la mano dalla carriera e dal successo e non si è resa conto di quanto avesse bisogno del marito proprio per quella difficile scalata; era stato lui a godere con lei dei successi conseguiti; era stato lui a sostenerla quando usciva sconfitta e ad impedirle la depressione per la delusione; lui le era a fianco nelle feste e nelle celebrazioni, controllava le sue esuberanze, specie con l’alcool, la trasportava a casa, senza bere, a notte alta.
La sua assenza quella maledetta sera aveva favorito lo sbandamento e la conseguenza disastrosa; stava a lui adesso, trasformare un errore in occasione; non poteva avere figli; quello che lei aspettava non aveva un padre, perché non sapeva di chi fosse lo sperma che l’aveva ingravidata; il nascituro poteva essere di loro due, perché lo avrebbero plasmato secondo il loro intendimento di vita; lei doveva pentirsi e fare ammenda ma il figlio era e doveva essere loro.
Marcantonio la ascolta attentamente; sa che sta dicendo cose giuste e vere; manca sola la fiducia che le parole diventeranno promesse mantenute; non esita a dirlo apertamente; lei gli fa presente che ha ancora e più che mai bisogno della sua guida; insieme ce la possono fare e lei non vuole essere sconfitta, neanche dalla sua stessa stupidità; ora sa con certezza che lo ama, al di sopra di ogni cosa, e vuole cambiare la sua vita, se necessario, per essere come decideranno, insieme e d’accordo.
Possono solo sigillare con un bacio neanche troppo caldo, per la location e per il momento delicato, ma che è davvero l’inizio di un nuovo modo di rapportarsi, a tre stavolta, lui lei e il loro bambino.

... continua ...
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