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Lui & Lei

La visita al privé


di geniodirazza
10.02.2024    |    2.193    |    0 9.3
"“ “Scusa, amica mia, di cui nemmeno il nome conosco, mi spieghi come mai di colpo arrivi a queste conclusioni da vecchia moglie monogama e..."
L’incontro con Tancredi, Dino per gli amici, fu casuale ma assai intrigante; dopo solo qualche settimana di scopate non molto diverse da quelle che mi facevo ogni tanto con sconosciuti, per soddisfare i miei infiniti pruriti di figa, decidemmo di poter vivere una stagione di ‘convivenza a distanza’, nel senso che mantenevamo le reciproche indipendenze ma assai spesso ci trovavamo insieme e scopavamo con grande entusiasmo.
In realtà, a scopare ero solo io, che provavo per lui una passione, che non mi impediva di ‘evadere’ assai spesso offrendomi ad occasionali amanti che mi scopavo con grande gusto; lui, invece, era entrato nella fisima del ‘grande amore’ e mi ripeteva continuamente che rappresentavo per lui l’approdo dopo una navigazione tumultuosa; non mi davano l’orticaria, i suoi discorsi, melensi ed estranei al mio mondo, su famiglia e grande amore; mi limitavo a borbottare vaghi assensi.
Continuavo quindi a sfruttare ogni momento utile per incontrare stalloni, per lo più già largamente sperimentati, coi quali imbastivo ore di splendido sesso; ad un’amica che mi chiese se Dino fosse impotente, obiettai che era un amante meraviglioso e assai ben dotato; ma che per le mie abitudini e per i miei desideri ci voleva ben altro; mi chiese se lo avevo avvertito lealmente ma la invitai a farsi i cazzi suoi; col mio amante mi regolavo come credevo.
Non avevo motivo di dubitare dell’efficienza di Dino a letto né della sua mascolinità; ma veramente mi ripugnava l’idea di ‘appartenere’ a qualcuno, come la sua logica suggeriva; in quanto ad avvertirlo sulle mie personali esigenze trovavo che fosse assai avvilente dover confessare tutto ad un maschio alfa; il piacere più intenso, in fondo, era sapere che contravvenivo a tanti luoghi comuni sui rapporti interpersonali e fare la mia vita.
Naturalmente, i momenti più intriganti per me erano rappresentati dalle occasioni in cui ci incontravamo diversi amici e scatenavamo orge imprevedibili nelle quali il gioco più divertente diventava assaggiare soggetti nuovi, o almeno non ancora sperimentati, gioco nel quale ero particolarmente brava, al punto che nessuno degli ‘esordienti’ era mai sfuggito alla mia presa; dopo avere scambiato le coppie con tutti i soliti amici, cercare qualcosa di inedito era il massimo del piacere e ogni volta ci imbroccavo.
Per Dino, dovevo spesso inventarmi motivazioni e scuse per non incontrarlo per una sera, per una notte, per un fine settimana o anche per più tempo, quando andavamo a visitare una città d’arte ed io mi sollazzavo con la mia più recente conquista; un poco mi turbava l’acquiescenza del mio amante che sapevo attento e vigile in ogni cosa; mi rassicuravo appigliandomi al proclamato grande amore e non riuscivo a vedere un progetto diverso, che invece, come avrei sperimentato, lui seguiva attentamente.
Nell’arco dei pochi mesi che trascorsi con Dino da amante quasi fissa, il momento più intrigante che vissi con il gruppo dei miei amici fu quello in cui decisero quasi all’unanimità di passare una serata in un privé, un locale per attività di sesso libero e disinvolto, a qualche chilometro di distanza dalla nostra città, forse anche per evitare di sbandierare troppo in giro le nostre perversioni; non ebbi nemmeno bisogno di giustificarmi con Dino, perché in quei giorni quasi non ci vedemmo.
Partimmo con due macchine, cinque coppie già abbastanza affiatate che cercavano quella sera un’immersione totale nel sesso e nel piacere; personalmente, ero determinata a cercare e trovare un ragazzo nuovo, per non dover ricorrere alla ‘minestra riscaldata’ di uno dei compagni delle mie amiche, tutti passati già per il mio letto e per la mia figa; una di loro, la più autoritaria e ‘guida’ della spedizione, mi assicurò che mi avrebbe fatto conoscere una persona in grado di guidarmi opportunamente.
Non avemmo nessuna difficoltà con le pratiche di acceso; bastò sottoscrivere l’iscrizione per coppie e ci trovammo iberi d visitare tutti i locali, compresi quelli ‘speciali’; subito dopo l’ingresso, nella sala più vasta, con ristorante bare pedana per ballare, la capogruppo mi presentò a una bella donna, un po’ attempata ma ancora validissima, e le chiese di ‘svezzarmi’ al locale e alle diverse specialità; cominciai a seguirla come incantata e mi staccai dal gruppo di appartenenza.
Mi spiegò e decantò tutte le attività che si svolgevano e i locali destinati ai diversi usi; evitò quelle del sesso violento e masochistico perché le dissi che quel genere non mi interessava; mi presentò sale enormi con grandi letti al centro, dove coppie o gruppi scopavano alla grande circondate da spettatori seduti in circolo alle pareti e da altri che guardavano invece da finestrelle che dai corridoi si affacciavano sulla sala.
Più volte venni invitata a scopare da perfetti sconosciuti; alcuni mi intrigavano anche; ma preferivo non sbilanciarmi e frenare la voglia matta e il calore che dalla figa si irradiava a tutto il corpo e mi faceva già colare, anche solo guardando due che su un letto rotondo si inculavano con una voglia che si avvertiva irrefrenabile; le urla che lei lanciava, per incitare a sfondarla ancora un nero dotato di un cazzo asinino, erano un incentivo ulteriore ad avere voglia di sostituirla in quella posizione a pecora.
Passammo davanti ad alcune porte chiuse, ma sena finestre di osservazione; mi spiegò che erano le sale private che si potevano anche affittare per fare i propri comodi; erano per lo più richieste ed usate da signore benestanti, per lo più mature, che ‘prenotavano’ giovani e possenti bull per passare ore di sano e illimitato piacere facendosi scopare in ogni dove; naturalmente, costavano un poco, proporzionalmente alle prestazioni richieste.
Il migliore e più ricercato del locale era un uomo di bella presenza e di altissime prestazioni, un tale Dino, per il quale alcune si prenotavano anche con mesi di anticipo, perché pareva che il suo modo di rapportarsi alle donne, anche solo per una scopata per una notte o per un fine settimana, fosse tale da dare il senso di un grande amore vissuto anche solo per le due ore di prenotazione; lei lo aveva sperimentato una sola volta e ne era rimasta sconvolta.
Il personaggio da qualche mese aveva interrotto le sue prestazioni e rescisso il contratto, perché, come si diceva in giro, era stato irretito in un rapporto impegnativo con una donna che l’aveva sconvolto; ma, per completezza di informazione, la avvertì anche che proprio quella sera il locale aveva riacquistato il suo ‘gioiello’ perché Dino era tornato a stava già scopando con una signora dell’alta borghesia che aveva pagato un botto per stare con lui quasi tutta le sera.
Ero più che curiosa e chiesi quanto si facesse pagare il misterioso amante per una sola scopata, per un’ora, per una serata, una notte o un fine settimana; l’accompagnatrice enunciò prezzi dal centinaio di euro fino a cinquecento per la tre giorni di fine settimana, che mi fecero arricciare il naso, visto che da sempre scopavo con grande successo e con maschi assai efficaci; alla storiella dell’amore profondo preferivo non pensare neppure; quello che potevo avere in casa era più che sufficiente.
Finalmente la mia accompagnatrice mi guidò ad una sala che aspettavo di visitare, quella del glory hole, forse quella a cui inconsciamente mi ero diretta sin da quando ero entrata nel locale; sapevo, per conoscenza teorica, come si sviluppava la vicenda, ma non lo avevo mai praticato; preferivo certamente e assolutamente il rapporto faccia a faccia, pelle contro pelle, carne nella carne, eventualmente senza neppure l’ingombro del preservativo; da quel punto di vista il privé era una garanzia totale.
Impiegai poco a cogliere il meccanismo dei rapporti che si proponevano; i fori sulle pareti indicavano che da lì sarebbero apparsi i cazzi su cui scatenarsi; le immagini accanto segnalavano grossezza e forma delle mazze che si potevano prendere, in bocca, in culo, in figa, tra le tette, dovunque si volesse; altri fori ai lati indicavano lo spazio per le mani che potevano, se accettate, accarezzare e titillare qualunque parte del corpo.
La mia accompagnatrice mi suggerì, se volevo divertirmi un poco, di togliermi gli abiti; viso e corpo potevano anche essere inondati di sborra; in un angolo una fontanella avrebbe consentito di levare almeno il grosso; ma se un sborrata finiva sul vestito, ed era una di quelle grosse che nella sala non mancavano, avrei avuto qualche problema a tornare a casa col vestito irrorato di sborra; eseguii con diligenza, infilai in borsa perizoma e reggiseno poggiai su una sedia vestito e borsa e mi appressai alla parete.
Valutai attentamente le cinque proposte e scelsi il cazzo di un giovane bianco; la riproduzione indicava una sberla di diciotto centimetri, di uno spessore potabile; seguii le indicazioni e picchiettai sulla parete; il cazzo, ancora barzotto, emerse lentamente dal foro e lo seguii, con gli occhi prima e con le mani poi, godendo di sentirlo progressivamente crescere in mano rizzandosi con sempre maggiore vigore; dai fori laterali emersero due braccia che si diressero ai capezzoli induriti e li titillarono lussuriosamente.
Spostai a terra un cuscino dalla sedia più vicina, mi inginocchiai, accostai la bocca alla cappella e cominciai a leccare con sublime maestria; non potevo vedere le smorfie del volto deformato dal piacere, ma le vibrazioni del cazzo sulla lingua, mentre lo succhiavo con vigore, lo leccavo con dolcezza, lo spingevo verso l’ugola o verso le gote, mi diedero la certezza che stavo praticando un pompino a regola d’arte; anche il soggetto dietro il sipario, avvezzo a quella pratica, lo avvertiva con libidine.
Mi lasciai scopare in bocca con molta voglia, succhiando e spingendo le labbra fino ai peli del pube; solleticai, titillai e stimolai la mazza che sembrava diventare più grossa di quanto era stata mai; in un momento di sosta della succhiata, riflettei che non dovevo per forza lavorare solo con la bocca; mi girai di spalle alla parete, mi piegai nella più classica pecorina, infilai una mano tra le cosce, presi il cazzo e lo diressi alla figa; spingendo col culo contro la parete mi penetrai fino all’utero.
L’unica difficoltà di quella situazione era che non sapevo a cosa appoggiarmi mentre il cazzo dello sconosciuto mi deliziava l’utero; emerse quasi dal nulla una coppia matura; lei si attaccò alle mie tette e mi succhiava con abilità e con passione, mentre lui mi offrì il cazzo da succhiare, in contemporanea con la scopata; il piacere salì alle stelle e gemevo come se stessi soffrendo, mentre godevo in ogni piccola parte del corpo.
La mia ulteriore fortuna fu che i due maschi che mi stavo scopando avessero una bella resistenza; lo sconosciuto dietro il sipario del muro picchiava come un ossesso contro l’inguine e mi esaltava di piacere sbattendo il cazzo contro la cervice dell’utero che, dopo il primo impatto doloroso, adesso esplodeva ogni volta di lussuria; davanti a me l’anziano con una mazza da grande amante mi ingombrava la bocca e mi scopava fino a raggiungere il velopendulo; lo piegai alle mie voglie e lo leccavo mentre lo tenevo in mano.
Andarono avanti per un bel po’, mentre la signora, accosciata sotto di me, leccava e succhiava i capezzoli scatenando la mia libidine, mi titillava con due dita il clitoride, carezzando nel contempo anche il cazzo che mi riempiva, e si masturbava con chiara lussuria fino a che esplose in un decisivo orgasmo; eccitati forse anche dai gemiti di piacere della donna, ambedue i miei amanti mi scaricarono, in bocca e in figa, una ricca sborrata provocando la mia esplosione.
Mi dovetti fermare un poco, travolta dal piacere; accanto a me, la mia accompagnatrice si masturbava ferocemente; appena la matura signora si decise a staccarsi, mi venne incontro, mi abbracciò, mi avvolse in un bacio saffico di rara intensità e prese a palparmi tutto il corpo con evidente intenzione di lesbicare con me; mi abbandonai felice alla nuova libidine e scaricai dal corpo le tensioni che la doppia scopata mi aveva scatenato; mi spostai un poco più avanti e scelsi un cazzo nero da 23 centimetri.
Partii con le solite carezze e i titillamenti che in breve portarono la mazza ad ergersi dal foro in tutta la sua gigantesca mole; mi dedicai un poco alla masturbazione e passai rapidamente al pompino più elaborato che mi venne in mente; le mia accompagnatrice si piazzò dietro di me e gareggiava con le braccia del nero, emerse dai fori, a palparmi e titillarmi le tette e i capezzoli; favorita dalla posizione dietro di me, affondò una mano fra le cosce e raggiunse il clitoride che prese a titillare con gusto.
Mi dedicai all’oggetto primario del mio piacere e assaggiai con la punta della lingua e con le labbra il randello che avevo davanti a me; mi persi a lungo nel sollazzo con quel monumento alla mascolinità e me lo passai dappertutto, dal volto alle tette al ventre alle natiche; lo succhiai e lo leccai appassionatamente; lo bloccai più volte sul punto di sborrarmi in bocca; quando mi girai e mi abbassai a pecorina per prenderlo in figa, la mia nuova amica mi baciò sensualmente e mi sostenne perle tette.
Le chiesi di procurarmi un lubrificante; lo tirò fuori dalla borsa e mi diede un profondo bacio sulla bocca mentre accostavo all’ano il batacchio inesorabile che mi si offriva; fu necessariamente lenta e cauta, la penetrazione, perché quel cazzo era davvero grosso, anche per me che ero abituata alle inculate; la passione, la lussuria e la libidine con cui i due partner, il negro sconosciuto e la nuova amica, mi facevano godere con tutto il corpo rese quella l’inculata della vita.
Mi sciacquai sommariamente alla fontanella all’angolo, indossai la tunica sul corpo nudo e chiesi alla nuova amica di accompagnarmi ancora nell’esplorazione dei locali; mi si era dedicata totalmente e mi guidò per vari corridoi; intorno, vedevo muscolosi bull offrire apertamente e generosamente notevoli cazzi; qualcuno molto eccitato mi palpò il culo e le tette, insomma una varia umanità mi proponeva sesso a go go; lei mi tirava via e filò dritta alle sale interessanti.
Da alcune finestrelle aperte su una camera assai grande mi fece ammirare gente che scopava, su letti affiancati, in varie combinazioni; mi segnalò in particolare una coppia di lesbiche che scopava, mentre nerboruti giovani con cazzi extralarge le riempivano a seconda di come si proponevano allo sguardo, specie quando rotolavano a 69; un tizio mi si venne alle spalle, sollevò il vestito e prese a carezzarmi voluttuosamente il culo; fermai il gesto dell’altra e lasciai che carezzasse.
La mia accompagnatrice mi spostò a viva forza e si diresse ad un’altra porta; in quel momento uscì una signora che recava tracce di una violenta scopata; incuriosita, entrai e vidi un gran letto al centro e molti maschi ben dotati intorno; mi stesi sul letto; l’altra invitò due ragazzi neri con due sberle di cazzo assolutamente mai visti e invitò il primo a sdraiarsi supino; capii l’intenzione e mi sistemai a cavallo di lui infilandomi con delicatezza l’enorme cazzo in figa; prima ancora che lo cavalcassi, sentii ungermi l’ano.
L’amica stava preparandomi all’inculata; subito dopo avvertii la cappella assai grossa forzare lo sfintere ed entrare decisa nell’intestino; l’utero, sollecitato da dietro e da davanti, reagì con profonde scosse di pacere; mentre mi montavano nei due buchi, lei si accostò col viso al mio e mi baciò; scese sui seni e li succhiò avidamente; intanto, si masturbava con gioia e carezzava anche il mio clitoride sofferente tra i due corpi.
Sborrammo insieme con un urlo disumano; mentre mi rilassavo, mi chiese se volevo sperimentare una scopata a quattro, a cinque o a sei; la guardai stranita e mi indicò figa, culo, bocca e mani per cinque cazzi da manovrare contemporaneamente; mi limitai a dirle che odiavo i rapporti che creavano incertezza sulle priorità di godimento; mi invitò a rivestirmi e mi accompagnò al corridoio; avevo quasi fatto il pieno e mi preparavo a cercare il mio gruppo per andare.
“Ciao, Elvira, anche stasera ti dai da fare ... “
“Ciao, Dino; ho saputo che hai ripreso il tuo posto sul fronte delle battaglie di passione!”
“Sì; avevo perso la testa per qualche mese; poi mi hanno fatto capire che è meglio se torno a fare lo stallone; ho recuperato la calma e sono tornato ... “
“Quindi, posso sperare che mi consentirai almeno una botta con te? ... A proposito, scusa, lei è un’amica appena conosciuta ... ”
“Deve presentarci lei?”
“No, pezzo di farabutto; quindi avesti perso la testa; per chi?”
“Per l’anima di tua sorella la puttana; cosa ho fatto negli ultimi sei mesi?”
“So solo che mi hai fatto fare spesso l’amore alla grande; non mi hai mai detto che eri lo stallone principe di questa struttura!”
“Non mi ricordo che si sia mai parlato dei nostri passati o degli amori precedenti; invece mi pare proprio che ti sia comportata con molta slealtà inventandoti scuse per andare a scopare in giro, con molta frenesia, a quel che mi dicono ... “
“Sai di me più di quanto immagino?”
“Ci puoi giurare; essere la star di un settore come quello dei ‘puttani’ da certi privilegi; potrei dirti quanti cazzi che ti sei presa ... “
“Ti cambia molto la vita? Non era coì quando avevi perso la testa?”
“Se cerchi rogne, te ne offro a quintali; ti avevo detto che uscivo da una vita avventurosa e che cercavo una dimensione più soft.”
“Non lo avevo capito; e forse non sarei stata quella giusta; ma, se davvero sei stato cieco per un poco, come credi di ritrovare all’improvviso la luce?
“Cosa vuoi dire?”
“Se davvero ti eri innamorato, credi proprio che basti chiudere un interruttore per cancellare l’amore?”
“Non sono così stupido; stasera ho accettato un appuntamento che poi è anche franato perché il marito non è andato via se non per poche ore; ma intendo confermare che riprendo il ritmo e riconfermo gli appuntamenti previsti ... “
“Scusatemi, mi pare di aver capito che lei è la donna per la quale avevi scelto di rinunciare al ‘mestiere’ e che lei con la sua ninfomania ti ha disamorato. E’ così?”
“E’ così un cazzo! Lui aveva perso la testa e me l’hai dimostrato; tu mi hai spiazzato, dicendomi a cosa aveva rinunciato anche in termini di soldi per stare con me; io non avevo capito i suoi discorsi perché mai avrei pensato che il ‘mio’ Dino e il vostro stallone fossero la stessa persona; non sono una ninfomane, ma mi piace scopare e anche molto; caro Dino, è vero che non sono la donna da lasciare al focolare perché sia la buona moglie; ma so per certo che le soluzioni te le sai inventare; posso farti una proposta? ...
Io sono venuta con amici e non ho macchina; tu certamente ce l’hai; adesso mi prendi con te e mi porti a casa tua; da domani cominciamo a sperimentare la vita insieme; se riusciremo a convivere, saremo coppia; se non ce la faremo, ci avremo provato; aspetta!; non voglio impedirti di fare lo stallone quando vorrai, ma ti chiederò quello che tu chiedevi a me che non ti capivo; mi avvertirai quando avrai da fare altrove; se io avessi qualche prurito, me lo farei grattare a mio piacimento.
Ma stavolta te lo direi prima e non ti pugnalerei alle spalle; è stato questo il mio errore e non una colpa come cerchi di dimostrare; stabiliremo una piattaforma di convivenza per essere una coppia aperta, liberi nella lealtà e nella chiarezza; se uno dei due vorrà modificare il suo status senza danneggiare l’altro, ne parleremo ... “
“Che intendi dire?”
“Per esempio, se il mio desiderio di maternità, che già mi rode, si facesse più acuto e pressante, ti chiederei di darmi un figlio e, per lui, diventerei anche madre e compagna unica; tu resteresti libro di cavalcare le puledre o le vecchie cavalle che vuoi; ma, ti ripeto, di questo possiamo parlare dopo che avremo sperimentato se possiamo convivere in armonia senza ingannarci ... “
“Scusa, amica mia, di cui nemmeno il nome conosco, mi spieghi come mai di colpo arrivi a queste conclusioni da vecchia moglie monogama e fedele?”
“Elvira, mi pare che Dino ti abbia chiamato così, sei stata tu a indurmi a riflettere sull’amore che sa dare il mio compagno, lo dico a bella posta e sentendomene orgogliosa, poi ti chiamerò amore, quando me lo sentirò dentro; mi hai parlato delle qualità che fanno di Dino il più importante, amato e corteggiato stallone del privè, mi sono ricordata quale infinita differenza ci sia tra le scopate e i suoi preliminari lunghi deliziosi, esasperanti, entusiasmanti, celestiali, a cui nessun altro pensa.
Mi sono ricordata che ti inculca, anche col cazzo, la convinzione che sta facendo l’amore, non ti sta scopando; ti fa trovare ogni volta con la coscienza che hai bisogno di lui e della sua dolcezza; sei disposta a pagare un occhio della testa per avere quei momenti; io li avevo respinti, perché temevo che mi asservissero ad un prepotente; tu mi hai detto che per me aveva rinunciato al benessere che gli veniva dallo scopare per mestiere.
Ho capito che dovevo cambiare registro, adesso e non fra qualche ora, quando lui si potrebbe radicare nel rifiuto; Dino, mi accompagni a casa tua?”
“Sai che ti odio, vero? ... Va bene, andiamo a casa mia, proviamo finalmente a dormire da coppia felice; poi stenderemo il programma della piattaforma di convivenza; se però vai fuori delle righe, non ti perdono; se accettiamo una storia con due single che vivono insieme, sarà bene dare molto peso a ‘insieme’ e assai meno a ‘single’; se decideremo di fare un figlio, presto perché l‘età incalza per tutti e due, faremo altri accordi e li rispetteremo.”
“Dino, posso anche capire la tua scelta che non condivido; ma mi spieghi cosa ti ha fatto decidere?”
“Elvira, amica dolcissima, quando ti innamorerai e saprai farlo con tutto il corpo, capirai anche quello che mi ha sconvolto la prima volta che sono andato a letto con la mia compagna, come adesso le piace sentirsi definire; è qualcosa che non si può raccontare, si vive e se ne viene presi; il resto è orpello, scarto, fuffa.”
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