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trio

La famiglia allargata


di Membro VIP di Annunci69.it CoppiaFelix2024
04.07.2025    |    380    |    0 8.7
"Felicia mi baciava mentre la prendevo, le sue mani che accarezzavano Flora, le nostre lingue che si intrecciavano sopra di lei, in un atto di possesso e amore contorto che ci univa sempre di più..."
Quando Felicia ricevette quella telefonata dalla Moldavia che le annunciava la morte della sorella e del cognato, fu come se il mondo le fosse esploso tra le mani. Piangeva senza freni, stringendo il telefono come se potesse riportarli in vita, mentre io la osservavo, incapace di dirle nulla. Flora, la loro figlia venticinquenne, era rimasta sola al mondo. “Ernesto,” mi disse con le lacrime agli occhi, “dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo lasciarla lì, in mezzo al nulla.”
Così Flora arrivò a casa nostra, con la sua valigia consumata e quei jeans stretti che lasciavano intravedere fianchi sottili e gambe lunghe e nervose. I suoi occhi castani, spalancati come quelli di un cerbiatto, mi guardarono con una riconoscenza mista a qualcosa di indefinibile, un lampo di desiderio inconsapevole. Sembrava fragile, ma emanava una tensione sessuale che mi colpì al petto come una fucilata.
All’inizio fu un rapporto casto, protettivo. Le raccontavo dell’Italia, l’aiutavo con i documenti, la sera mi sedevo accanto a lei mentre mi confidava i suoi sogni interrotti e le sue paure. Ma i nostri sguardi si prolungavano oltre il necessario, e sentivo crescere in me un’attrazione che mi faceva bruciare, di notte, accanto a Felicia che dormiva ignara.
Poi venne quel pomeriggio. Eravamo soli in casa. Lei mi si avvicinò per mostrarmi qualcosa sul cellulare, ma i nostri corpi si sfiorarono. Sentii il calore del suo fianco contro il mio, e quando alzai lo sguardo, lei non lo distolse. Le nostre labbra si incontrarono, tremanti, in un bacio che sapeva di colpa e di fuoco. E io, marito devoto fino a quel momento, non mi fermai.
La nostra relazione esplose con la potenza di un incendio incontrollabile. Facevamo l’amore di nascosto, in ogni angolo della casa, in un silenzio rotto solo dai nostri respiri affannosi e dai suoi gemiti trattenuti. Flora era fame pura, un desiderio che mi consumava, il suo corpo snello che si muoveva contro il mio con una voracità che non avevo mai conosciuto.
Ogni incontro era un azzardo, ogni carezza un tradimento. Ma più era proibito, più diventava irresistibile. Ogni suo bacio mi faceva dimenticare tutto: mia moglie, la mia morale, la mia vecchia vita.
Non so se fu un messaggio lasciato aperto o uno sguardo troppo evidente, ma Felicia scoprì la nostra relazione. I suoi occhi, quando mi affrontò, erano un misto di dolore e furia. “Con lei, Ernesto? Con mia nipote?” gridò, la voce rotta dall’ira.
Pensavo che fosse finita. Che avrei perso tutto. Invece, accadde qualcosa di inimmaginabile.
Felicia decise di affrontare Flora, ma quell’affronto si trasformò in qualcosa di oscuro e trasgressivo. Iniziarono a parlare, prima con freddezza, poi con un’intimità che mi spiazzò.
Una sera le sorpresi a toccarsi le mani, a guardarsi negli occhi con una tensione quasi tangibile. Un giorno, rientrando a casa, le trovai in salotto, abbracciate, le labbra di Felicia sulla bocca di Flora.
Restai pietrificato, ma quell’immagine mi colpì come un colpo di frusta, eccitandomi oltre ogni logica. Felicia mi guardò con un sorriso ambiguo e disse soltanto: “Sei tu che l’hai voluta qui, Ernesto.”
Non passò molto prima che Felicia decidesse di farmi unire a loro. Quella notte, nella nostra camera, Flora era nuda sul letto, i suoi capelli sparsi sul cuscino, e Felicia le accarezzava i seni con una lentezza che la faceva tremare. Mi chiamarono a loro, le loro mani che mi spogliavano, le loro bocche che si alternavano sul mio corpo.
Il letto divenne un campo di battaglia di gemiti, sudore e piacere senza confini. Le vedevo baciarsi mentre mi accoglievano entrambe, le loro mani che mi stringevano, i loro corpi intrecciati, mentre io affondavo dentro Flora con Felicia che la baciava, che le sussurrava parole in un sussurro erotico che mi mandava fuori controllo.
Non c’era più spazio per la vergogna. La nostra casa, un tempo silenziosa, divenne un tempio di piacere sfrenato, un luogo dove le notti si consumavano tra lenzuola stropicciate, carezze infinite e grida di piacere.
Diventammo una famiglia allargata, ma in un modo che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
Un marito, una moglie, una nipote che era diventata amante di entrambi, un triangolo di carne e desiderio che ci univa in una complicità trasgressiva e maledettamente eccitante.
Ogni notte era un viaggio oltre i confini, un tuffo in quell’abisso proibito dove non esistevano più regole, soltanto il ritmo dei nostri corpi che cercavano, si prendevano e si consumavano a vicenda.
Eravamo tre anime legate da un filo invisibile, che non era soltanto sesso, ma un nuovo, pericoloso, inebriante modo di amarci.
Ogni sera, dopo che le luci si spegnevano e le persiane si chiudevano, iniziava il nostro rituale segreto. Flora dormiva nella stanza accanto, ma bastava un messaggio, un colpo leggero alla porta, perché si infilasse tra le lenzuola con noi. Felicia la faceva accomodare tra noi due, e il suo corpo giovane si incollava al mio, la pelle calda che odorava di sapone e desiderio.
Felicia la accarezzava lentamente, le mani che scivolavano sui suoi seni piccoli e sodi, le dita che indugiavano sui capezzoli mentre Flora gemeva piano, mordendosi le labbra. Io osservavo, sentendo crescere in me un’eccitazione feroce, mentre la mia mano le scivolava lungo il fianco per afferrare la sua anca e attirarla a me.
Quando finalmente le nostre bocche si cercavano, era come se ogni confine fosse stato cancellato. Flora si contorceva tra di noi, le sue mani che cercavano le nostre, i suoi fianchi che si muovevano piano mentre Felicia, con lo sguardo acceso, le sussurrava frasi sporche che la facevano arrossire, ma non si fermava, mai.
Felicia amava guardarmi mentre prendevo Flora, la sua mano che si muoveva tra le sue gambe mentre osservava ogni mio movimento dentro quella ragazza che un tempo era solo sua nipote. Flora gemeva, i capelli sparsi sul cuscino, il suo corpo che si offriva completamente, mentre Felicia le baciava il collo e le carezzava i seni, il suo sguardo che cercava il mio sopra di lei, un’intesa silenziosa che diceva tutto.
“Guardami mentre vieni dentro di lei,” mi diceva Felicia, con quella voce roca che avevo imparato ad amare, mentre il suo sguardo si faceva più scuro, eccitato, perverso. E io la guardavo, senza fermarmi, mentre Flora si stringeva a me, urlando il suo piacere.
A volte ero io a restare a guardarle, seduto sul bordo del letto, mentre loro due si amavano senza vergogna. Felicia le baciava i seni, le prendeva i capezzoli tra le labbra, li succhiava fino a farla tremare, mentre le dita di Flora si infilavano tra le gambe di mia moglie, cercando quel punto che la faceva gemere forte, fino a farla perdere il controllo.
Vederle insieme era uno spettacolo ipnotico. Le loro lingue che si cercavano, le loro mani che si accarezzavano con una fame lenta, quasi crudele.
Quando Felicia veniva, lo faceva gridando il nome di Flora, e io sentivo un brivido attraversarmi, un misto di gelosia e desiderio che mi faceva quasi impazzire.
Non c’era più pudore, né colpa, né morale. Ci appartenevamo, tutti e tre, in un intreccio di corpi e sudore, in un ritmo che ci consumava ma che non riuscivamo a fermare. Ogni notte era un nuovo confine da superare, un confine che si spostava sempre più in là.
Flora imparava in fretta. Era curiosa, affamata, e ci spingeva oltre. Una sera, con gli occhi lucidi, mi chiese di prenderla mentre Felicia le teneva le mani, sussurrandole che era al sicuro, che poteva lasciarsi andare. E quando Flora venne, urlò forte, un urlo liberatorio che sembrò riempire tutta la casa, mentre io affondavo in lei con una passione che non avevo mai conosciuto.
Felicia mi baciava mentre la prendevo, le sue mani che accarezzavano Flora, le nostre lingue che si intrecciavano sopra di lei, in un atto di possesso e amore contorto che ci univa sempre di più.
All’esterno, eravamo una coppia normale che aveva accolto una giovane in difficoltà. Ma dietro quella porta chiusa, eravamo un trio unito da un filo di desiderio che nessuno avrebbe potuto comprendere. Un marito che amava sua moglie e allo stesso tempo la desiderava mentre lei godeva con un’altra donna. Una moglie che aveva scoperto un piacere nuovo, accanto alla ragazza che un tempo aveva giurato di proteggere. E Flora, che aveva trovato in noi una casa, un rifugio, e un fuoco che la consumava ogni notte, senza paura.
Non c’erano più bugie, solo un patto silenzioso di piacere e complicità. Le risate tra le lenzuola dopo l’amore, le carezze lente, le docce prese insieme, le mani che non smettevano di cercarsi. Era sbagliato, lo sapevamo, ma era anche la cosa più vera che avessimo mai vissuto.
E ogni notte, quando le loro mani si intrecciavano alle mie, capivo che non avrei mai più potuto tornare indietro.
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