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Scambio di Coppia

Quella Crociera birichina


di Membro VIP di Annunci69.it CoppiaFelix2024
10.01.2025    |    566    |    1 9.6
"“Mettetevi comodi” - esordì Ottaviano, nel mentre sollevando la cornetta del telefono ci chiedeva cosa volevamo mangiare..."
Ma come ci si organizza per una settimana di puro relax in mare?
La risposta è semplice: con una crociera nel Mediterraneo offerta da una delle compagnie di navigazione leader mondiali in questo genere di vacanze, che rimane una delle più ambite per chi desidera trascorrere una settimana senza lo stress dei lunghi viaggi per visitare città e Paesi spesso molto lontani l'uno dall'altro.
Navigare di notte è un'esperienza intensa che ogni turista dovrebbe provare almeno una volta nella vita, coccolati dal mare e dai servizi di bordo al top dei migliori alberghi.
E così, subito dopo Capodanno e l'Epifania, quando i costi sono dimezzati rispetto al periodo natalizio, abbiamo deciso di goderci una settimana in crociera nel Mediterraneo. Rotta: la Grecia, Atene e Salonicco, Turchia con scalo a Istanbul e Rodi, Cipro, Messina e Cagliari e infine il rientro a Napoli. Il tutto in 8 giorni e 7 notti.
Abbiamo optato per una cabina vista mare di poppavia.
La finestra ampia ci ha regalato una visuale fantastica sulla scia della nave ed un livello di privacy assoluto.
Era proprio quel tipo di sistemazione che durante l'alta stagione costa il triplo rispetto ad altre cabine senza vista mare o con oblò che guarda verso dritta o sinistra. Ma grazie ai prezzi dimezzati post-festività natalizie non abbiamo avuto bisogno "di fare un mutuo" per concederci questo piccolo lusso.
La vita a bordo di una nave da crociera è ben nota: ogni angolo della nave dedicata ai passeggeri è studiata per offrire svago e divertimento. Ed ogni turista sceglie ciò che più è interessante per la propria breve vacanza.
Io e mia moglie cercavamo divertimento senza stressarci troppo come le strutture dedicate alle piscine o gli acqua-scivoli: luoghi prediletti soprattutto dai giovanissimi.
I nostri luoghi erano le sale da ballo (liscio e balli di gruppo), queste aperte dalle ore 20 in poi quando la nave, lasciato un porto, si dirigeva verso un’altra destinazione: difatti la navigazione in crociera è prevalentemente notturna ed il giorno dedicato alle escursioni, organizzate e non, per visitare i luoghi di approdo considerati nel piano di navigazione.

La prima giornata ovviamente è quella in cui si prende confidenza con gli spazi e si conosce la nave con le opportunità che offre per vivere al meglio la crociera.
Dopo le rituali pratiche di imbarco e preso il possesso della cabina è stato d’obbligo vedere la sala dove avremmo potuto consumare i vari pasti, poi i bar disseminati un po’ dappertutto, le discoteche e le sale da ballo.
Un tour che porta via abbondantemente la giornata con un intermezzo dato dalla partenza della nave dal porto di Napoli. Prima tappa Messina che avremmo raggiunto la mattina successiva alle prime ore dell’alba.
La prima sera a bordo è proprio dedicata alla ricerca del locale dove si possono fare le ore piccole. Noi scegliemmo una sala da ballo dedicata ai balli spagnoli tipo tango e flamenco.
Difatti era in programma -una serata dedicata con ballerini professionisti che si sarebbero esibiti con i balli della tradizione popolare spagnola.
Chiedemmo la prenotazione di un tavolo proprio in prossimità dell’ampia e pittoresca pista: tutta addobbata in stile gitano e trovammo quindi una comoda posizione sia per goderci lo spettacolo che per accedere, se volevamo, alla pista.
Alle 21.00, dopo una lauta cena a base di pesce e frutti tropicali, scendemmo al livello del ponte dove era la sala da ballo.
Eravamo in molti ed il dress-code della serata imponeva abito scuro per gli uomini e abito lungo per le signore.
Adiacente il nostro tavolo una coppia giovanile, pressappoco della nostra età. Lei una mora mediterranea con un vestito scollatissimo e molto “scosciato”.
Difatti una ampia apertura che si dipartiva dall’anca lasciava vedere una coscia ben tornita che si concludeva su una scarpa con un tacco non esageratamente alto ma molto ben proporzionato e che imprimeva alla figura un portamento elegante e adatto al ballo. Lui un uomo brizzolato, dai capelli ben curati e dal viso giovanile nonostante fosse evidente la sua mezza età. Indossava un thigt nero su un gilet doppio petto, una camicia a collo francese sotto il quale un papillon giallo canarino dava un forte ma elegantissimo contrasto al dress-code.
Felicia, mia moglie, indossava un completo rosso a mezza gamba sovrastato da un soprabito in tulle velato in rosa. Calze a rete color cremisi. Ai piedi scarpe nere senza tacco, con un motivo a serpente argentato e tempestato di strass.
Io una giacca “Principe di Galles”, grigio scura, cravatta bordeaux, camicia bianca, pantalone nero, scarpe classiche, nero lucido, stringate.
Eravamo anche noi molti eleganti.
Giusto per la prima serata che si prospettava intensa di suoni e balli spagnoli.
Altre coppie, una per ogni tavolo, circondavano la pista ed anche le fila più distanti, posizionate più in alto come per formare una sorta di anfiteatro con al centro la grande pista da ballo. Questa, infatti, poteva ospitare un centinaio di coppie e apparire ancora semivuota.
Uno dei tanti camerieri ci propose dello spumante bianco e frizzante. Chiesi che marca fosse e la risposta non poteva che essere “Valdobbiadene, brut”. Freddissimo. Dopo di noi fu la volta della coppia nostra vicina ed immancabile fu l’alzata di bicchiere che rivolsi verso di loro e che ricambiarono sfoderando un sorriso che palesava il compiacimento di averci come vicini di tavoli.
Vidi lo sguardo dell’uomo che si abbassava per guardare le gambe di Felicia. La corta gonna e la posizione seduta le mettevano in risalto le belle gambe messe ancor più in risalto dal color cremisi molto accentuato verso il rosa carico.
Anche io non mi feci scrupoli a notare la lunga apertura del vestito della nostra vicina di tavolo: l’ampia apertura era ancora più accentuata dalla gamba accavallata che si rivelava in tutta la sua sensualità.
I ballerini e l’orchestra, quest’ultima una mezza dozzina di persone, tutti con strumenti ad arco, cominciarono alla chetichella, quasi sottovoce, a suonare una delle più famose arie Flamenco: “Entre dos aquas”, opera scritta e resa famosa da Paco De Lucia.
Le luci si abbassarono e un faro ad occhio di bue illuminava il chitarrista eppoi i due ballerini che pian piano si diressero, ballando, al centro della pista.
Rimanemmo incantati ad ascoltare e guardare i due professionisti del Flamenco che si muovevano leggeri seguendo il ritmo della chitarra eppoi delle altre chitarre.
La serata si inoltrò nella notte fonda senza che noi ce ne accorgessimo. Le ore volarono fra Flamenco, Tango, e spumante che non faceva in tempo a rimanere nel bicchiere che già un cameriere lestamente lo riempiva di nuovo.
Verso le 3 del mattino l’uomo, nostro vicino di tavolo mi si avvicinò e mi chiese: “Sembrerò sfacciato se chiedo alla sua signora se vuole concedermi un tango?”
“No, si figuri - risposi - siamo qui per questo!”
“Vorrà dire che sarò responsabile di non lasciar da sola la sua signora!”. Gli dissi mentre lui si chinava ad un bacia mano verso Felicia e chiedendole di concedergli un ballo.
Felicia non si fece pregare... e dopo aver cercato con gli occhi il mio consenso - ovvio e scontato - si lasciò guidare sulla pista per un tango classico argentino.
Felicia è molto brava nel Tango, io non da meno, essendo noi abituali frequentatori di balere di liscio.
La signora mi guardava palesemente aspettando il mio invito... che non si fece attendere.
“Sarei onorato, le dissi, se mi vuole concedere di farle da cavaliere in questo tango. Mi chiamo Ernest - e mi abbassai per baciargli il dorso della mano.
“Molto volentieri, mi rispose la signora e aggiunse, piacere mio. Mi chiamo Clelia e quello che balla con mio marito la sua...?... “Moglie, soggiunsi io, si chiama Felicia... e suo...? “Marito, rispose lei, si chiama Ottaviano.
Nel mentre questi brevi convenevoli le posi una mano dietro la schiena e la condussi a ballare.
Aveva un profumo di Zagare ma non eccessivo. Era delicato e “sapeva” di primavera. Anche io non scherzavo a profumo e Clelia se ne intendeva... e nel mentre muovevamo i primi passi di un tango melodioso mi disse: “Blue di Chanel?”
“Si!, le risposi,... vedo che se ne intende... E’ il mio preferito.” Un’essenza non forte... ma suadente”.
“Complimenti anche a lei... il profumo di Zagara le dà un alone di fresca primavera. Una ventata di Sicilia!
Sorrise e si strinse di più a me come per volermi ringraziare per il mio intuito e gradevole complimento alla sua femminilità.
Ballammo il resto del Tango in silenzio. Fra una giravolta e l’altra guardavo Felicia e il suo cavaliere concedersi un tango... quasi trasgressivo. I loro corpi erano avvinti e si muovevano in modo sinuoso armonizzando la musica. La cosa fu notata anche da Clelia che mi sussurrò in un orecchio, mentre tornavamo ai nostri tavoli: “Sua moglie è molto sensuale e provocante...”.
“Beh, dissi io, la sua natura è femmina e non lo nasconde”. Ed io sono contento quando la vedo a suo agio divertirsi senza timore di ingelosirmi”. Ci amiamo” - mi affrettai ad aggiungere.
“Si vede da come vi guardate” - ribatté lei.
Il marito, Ottaviano, e Felicia tornarono anche loro a sedersi.
“Ce lo facciamo un altro giro di Valdobbiadene?” - dissi io.
“Si, rispose lui - allungandomi la mano - mi chiamo Ottaviano...ci diamo del tu?
“Piacere mio Ottaviano... mi chiamo Ernest e ti faccio i complimenti per lo stile e l’eleganza che traspare da te e tua moglie. Siete davvero una bella coppia!”
Bhe... - aggiunse lui - ci difendiamo e cerchiamo di restare giovani... nonostante il Tempo sia nostro nemico.
“Concordo - aggiunsi - il Tempo è un nemico... ma è anche galantuomo. Se lo si rispetta e non si tenta di ingannarlo mistificando ciò che non si può nascondere”.
E sparì un’altra mezza bottiglia di quell’ottimo Valdobbiadene.
Ormai era quasi l’alba e le persone avevano cominciato a lasciare la discoteca.
Presi per il collo la bottiglia...con quello che ne rimaneva e dissi:
“Andiamo a brindare sul ponte di coperta a questa crociera, all’alba che sopravviene e a noi 4?
“Si!” fu la risposta unanime e avviandoci verso l’ascensore che portava sul ponte superiore vidi Felicia che si sfilava le scarpe e camminava a piedi nudi... Lo faceva quando i fumi dell’alcol erano più forti della sua capacità di smaltirli senza batter ciglio.
“Bella idea” - disse Clelia - anche lei imitando Felicia e camminando a piedi scalzi.
Io e Ottaviano mettemmo le nostre signore sotto braccio... ognuno temeva che la propria potesse cadere. Il loro era un andare traballante, anche se non troppo evidente era chiaro che lo bollicine avevano avuto la meglio. Io e Ottaviano, invece, reggeva molto meglio la ricca bevuta.
La porta dell’ascensore si aprì e dal corridoio filtrava il chiarore del giorno che rischiarava il cielo tendente al blu intenso.
La schiuma sollevata dall’andare della nave spumeggiava e rifletteva le luci della nave ancora tutte accese.
Il mare era sereno e la nave solcava senza rollio né beccheggio. Un vento fresco di prua ci accolse e trovammo posto su delle sdraio rivolte ad Est quindi potevamo vedere il sorgere del sole che già faceva capolino all'orizzonte regalandoci i suoi riflessi che si allungava sull'acqua calma.
"Bello vedere il Sole che sorge sul mare e noi tutti in mare su questa bellissima nave". Dissi enfaticamente. Le signore erano distese con le gambe appoggiate alla balaustra. Le gonne, tirate in su, lasciavano le gambe totalmente scoperte. Erano ambedue molto belle e sexy in quella posizione. Di prua, all'orizzonte, si intravvedevano le coste della Calabria e della Sicilia... Chiesi ad un marinaio che ramazzava il ponte quanto tempo ma cava all'approfondimento a Messina.
"Circa tre ore - mi rispose - siamo in ritardo sulla tabella di rotta poiché il Comandante ha ridotto la velocità a causa dell'intensità traffico nel porto di Messina: un'altra nave occupa la nostra banchina e il Capitano non vuole aspettare in rada che si liberi il molo di attracco. Arriveremo dopo la partenza di quella nave". Spiegò con aria competente ed informata. Difatti da lì a poco una voce da un altoparlante ci informò che saremmo arrivati verso le 10 della mattina.
Poco male, pensai, abbiamo la possibilità di riposare, dopo una notte insonne, 4 o 5 ore prima di sbarcare nella Città dello Stretto.
Bevemmo ciò che rimaneva dello spumante brindato al Sole che ormai si era staccato dall’orizzonte e ai nuovi amici.
"Che dite se c'è ne andiamo a dormire per qualche ora?" Esordii sperando in una risposta favorevole...
"Beh... potremmo anche andare ma preferirei prima una doccia, disse Ottaviano, per scrollarsi di dosso la fatica e l'alcol della notte".
"Concordo!" Gli fece eco mia moglie.
"Dove alloggiate con la vostra cabina? " Chiesi.
"Al ponte 2, di poppavia". fu la risposta di Ottaviano, la 324.
"Caspita! Noi siamo alla 338 dello stesso ponte! Dissi meravigliato...ma anche, in cuor mio, molto contento di quella coincidenza.
Mi cominciava a frullare nella testa l’idea che la conoscenza casuale di quella bella coppia poteva trasformarsi in un’avventura ben più “interessante”...
Ci salutammo, dunque, e mentre ci avviavamo alle nostre cabine le due donne ci precedevano di qualche metro.
Ad un tratto Ottaviano si fermò, mi trattenne, poggiando una mano sulla mia spalla e senza porre indugi mi chiese, a bruciapelo: “Ma tu e tua moglie siete scambisti?”.
Rimasi per un istante impietrito. Non sapevo che rispondere ad una domanda così “sfacciata” e diretta. Dopotutto ci si conosceva da qualche ora... Chi era veramente costui e la moglie? Potevo fidarmi a rivelare una cosa così intima ad uno sconosciuto?
Pensieri fulminei nel mentre ricercavo una risposta che non fosse uno schiaffo o un pugno... o un “Ma come ti permetti?”
“Perché mi fai questa domanda? Forse che voi lo siete? - gli risposi, ribaltando a lui “l’onere” della rivelazione.
E lui senza troppo girarci intorno mi disse: “Lo siamo da molti anni... e abbiamo tanta e tale esperienze da “annusare” una coppia scambista anche in una cerimonia religiosa...” E voi due lo siete!
Rimasi di stucco! Non mi era mai capitata una cosa del genere ed onestamente non sapevo come comportarmi.
“Ascolta - gli dissi - non mi sembra il caso di affrontare questi argomenti ad appena qualche ora di conoscenza”. Che ne sai chi noi siamo? E noi che ne sappiamo chi voi siete? Parliamone più tardi.” conclusi così quella chiacchierata.
Nel corridoio tacemmo mentre le signore davanti a noi continuavano a chiacchierare e a ridere un po’ troppo vivacemente. Giunti all’altezza della loro cabina ci salutammo e io e Felicia proseguimmo per la nostra cabina che era qualche decina di metri più avanti della loro.
Procedemmo in silenzio ma ogni tanto Felucia si voltava indietro e sorrideva.
“Che hai tanto da sorridere?” - le chiesi.
“Entriamo che ti dico” - mi rispose.
Entrammo e mi stravaccai sul letto senza neppure togliermi giacca e scarpe.
Lo fece per me mia moglie... mi sfilò le scarpe e mi costrinse a svestirmi. E continuava ad avere un’aria sorniona e divertita.
“Allora - dissi - mi vuoi dire che ti ha detto la tua amica?”
“Vuoi proprio saperlo?”... Ebbene... mi ha chiesto se fossi bisex e se noi fossimo una di quelle coppie trasgressive”.
“Scambisti?” - sottolineai.
“Si” - mi rispose.
“E tu... che gli hai risposto?” le chiesi cominciando ad eccitarmi.
“Beh... gli ho mostrato il nostro profilo su A69... così non ho dovuto dargli ulteriori informazioni...
“Ma sei impazzita?” - dissi fintamente alterato.“Che ne sai loro chi sono? Che gente è?”
“Beh - rispose con tutta calma - mi ha dato anche lei il loro nik su A69 e... sono già nei nostri contatti!” Mi rivelò.
Rimasi di stucco e le spiegai che anche Ottaviano mi aveva chiesto se noi siamo scambisti.
“E che gli hai detto?” Mi chiese lei incuriosita.
“Ho preso tempo ribaltandogli la domanda: ne parliamo domani, gli ho detto”.
Ma mi dici qual’è il loro Nik su A69? Le chiesi ormai incuriosito da tutta quella vicenda.
“Sono di Bologna e il loro Nik è questo...” E mi fece vedere il cellulare con la pagina aperta sul sito e sul loro profilo. Erano “VIP”, come noi. Ed in quel momento erano “online”. E un popup ci informava che in quello stesso momento stavano anche loro guardando il nostro profilo.
Ci addentrammo nel testo e nelle foto. Erano proprio loro, benché il viso era censurato, come nelle nostre foto, la descrizione e le foto stesse ci davano la certezza che quelli erano proprio loro.
“Grazie per la visita...” scrissi in un messaggio nella chat del sito.
“Ma figuratevi - la risposta quasi immediata - il piacere è tutto nostro: siete proprio una bella coppia”.
“Grazie ancora” - risposi - ma ora è tempo di riposare un po’... ci aggiorniamo a più tardi se vi va”. Conclusi.
E ci mettemmo per davvero a dormire... pensando a ciò che sarebbe potuto accadere nelle ore e nei giorni successivi.
Il sonno sopravvenne su ogni fantasia che l’esperienza di poche ore prima avevano suscitato.
Complice l’alcol ed un impercettibile rollio della nave dormimmo oltre mezzogiorno saltando il pranzo praticamente. Ma ne avevamo bisogno. La sera prima fra balli ed alcol, il viaggio e le pratiche d’imbarco ci avevano ovviamente stancato. Ma eravamo pronti per affrontare quella che si delineava essere una crociera molto vivace, soprattutto a bordo. Anche se noi si era interessati, ovviamente, anche alle incursioni a terra per visitare luoghi nuovi anche se i tempi della nave rendevano le visite a terra delle mordi-e-fuggi. Ma tant’è... occorre farsene una ragione.
Indossati dei leggeri abiti, benché fossimo in pieno inverno, decidemmo di salire verso il ponte dove era allocata la sala ristorante di nostra assegnazione. Dovevamo comunque passare davanti alla cabina dei nostri amici, la 324. Giuntovi avvicinai l’orecchio alla porta per verificare se sentivo i nostri amici. Ma nulla. Ovviamente le cabine di una nave sono ben insonorizzate per la tranquillità degli ospiti.
Bussai leggermente e subito una voce femminile mi rispose: “Chi è?”
“Siamo noi” - fu la mia risposta - e senza attendere aggiunsi: “Venite su alla sala ristorante?”
“No - fu la risposta - ci facciamo portare qualcosa da mangiare in cabina!”. Vi fermate con noi?” disse Ottaviano.
Io e Felicia ci guardammo e lei annuì.
“Si, volentieri” - allora soggiunsi.
E da lì a poco la porta della cabina si aprì ed entrammo.
Ottaviano era seduto fuori la cabina su una sdraio in una veranda alquanto grande, con tavolo e diverse sedie. La loro cabina era una suite. Era costituita da un’area notte ed una zona living, oltre che uno spazioso bagno con vasca semicircolare e quella bellissima veranda vista-mare che da sola doveva esser costata un occhio della testa.
Clelia indossava una cortissima camicia da notte in seta, bianchissima. Socchiusa sul davanti soltanto da una cintura. Un seno prosperoso si intravvedeva e nulla impediva di scorgere l’intimo che era costituito da un piccolo perizoma traforato anch’esso bianchissimo.
Nessun imbarazzo tra i due. E noi, vestiti per nulla trasgressivamente eravamo, invece, un po’ impacciati.
“Mettetevi comodi” - esordì Ottaviano, nel mentre sollevando la cornetta del telefono ci chiedeva cosa volevamo mangiare.
“Beh - dissi io - non sappiamo cosa propone il menù di bordo, eppoi a quest’ora, sono passate le 2 del pomeriggio, ci porteranno da mangiare?
“Tranquillo - mi disse Ottaviano - a noi cucina o non cucina ci portano ciò che il cambusiere ha nella cambusa”.
“Allora teniamoci leggeri” - dissi io - per noi va bene una insalatona e della birra. Poi stasera ceneremo alla grande al ristorante.
“Intanto prendiamoci un aperitivo” disse Clelia aprendo un frigobar. E tirò fuori una bottiglia di Champagne Cristall.
Rimasi meravigliato da tanto lusso. Forse troppo per noi. Ma seppero metterci a nostro agio...
“Sedetevi in veranda che arrivo” - continuò Clelia e si apprestò a riempire 4 calici altissimi e stretti. E nel mentre lo faceva “scasualmente” le si aprì la vestaglietta e lei non curandosene lasciò che potessimo vedere un bellissimo seno di una donna matura ma non cadente. Si reggeva su... come se fosse stato un seno operato. La qual cosa non mi avrebbe fatto piacere... casomai si fosse andati oltre.
Ottaviano intanto chiese a Lilia di sedersi sulla sdraio vicino a lui. Io mi accomodai dall’altra parte lasciando libero il passaggio per Clelia che sopraggiunse con un vassoio ed i 4 bicchieri e del limone affettato in una ciotola con delle grosse olive verdi.
Il sole era ancora alto nel cielo anche se ormai volgeva a Ponente ed illuminava la scia della nave con riflessi aurei e l’unico rumore che arrivava fino a noi era, infatti, il gorgoglio dell’acqua che sfuggiva alla forze delle eliche.
Era uno scenario incantevole. Lo feci notare e le donne lo presero come un invito ad appoggiarsi con i gomiti alla balaustra ed in quella posizione, rivolgendoci le spalle, si posero con la schiena verso di noi.
In controluce i vestiti lasciavano intravvedere le loro gambe. Uno scenario che ci lasciava di stucco. Lo fecero appositamente? Fatto sta che Ottaviano, facendomi un occhiolino d’intesa, e senza porsi alcuna remora infilò la mano sotto la gonna di Clelia che non si scompose per nulla. Anzi: divaricò le gambe per rendere più agevole alle dita della mano di Ottaviano di trovare ciò che cercava.
Nel ravanare con le dita sotto la gonna Ottaviano mi fece cenno con la testa come per invitarmi a partecipare.
Felicia mi guardò e mi sorrise, come sa far lei quando mi vuole complice dei suoi giochi. Compresa la situazione senza frapporre ulteriori indugi anche io infilai le mani... una sotto la gonna di Clelia, in compagnia di quella di Ottaviano, e l’altra sotto la gonna di Felicia.
Anche lei divaricò le gambe e non mi fu difficile scostare il minuscolo perizoma e cercare le grandi labbra.
Infilai il dito medio e la trovai già umida. Le due donne gemevano sospinte nel desiderio dalle nostre dita. Clelia prese Felicia dalla nuca e avvicinandosi a lei la baciò sulla bocca. Felicia non si retrasse. Tutt’altro. Aprì la bocca e le loro lingue serpeggiando l’una nella bocca dell’altra si incrociavano e si scambiavano baci libidinosi e voluttuosi.
Mi alzai e mi posi dietro Clelia sollevandole la gonna. Infilai la mia testa fra le natiche e mi pervase un profumo di femmina che sapeva di fiore di acacia. La mia lingua correva fra le natiche alla ricerca dei suoi pertugi. Ottaviano si aprì la vestaglia e si abbassò lo slip. Aveva una verga davvero importante... e la protese verso Lilia che non si fece pregare... abbassandosi cominciò a baciucchiarne la cappella che a causa della saliva divenne lucida. Poi cominciò a succhiarlo con sempre più veemenza e Ottaviano inarcava la schiena all’indietro per meglio offrire il suo cazzo alla bocca di Felicia.
Dal canto mio ero troppo impegnato a leccare Clelia che, intanto si era girata e con le mani dilatava le grandi labbra per offrirmi il suo clitoride, turgido e umido. Lo presi in bocca come per farli un pompino tanto era grande.
(continua)
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