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le misure contano cap.4


di spp
24.06.2011    |    25.628    |    0 9.0
"Lei accese la radio, forse per togliere la cappa di quel silenzio pesante, mi disse poi che si sentiva osservata, dopo poco le onde irradiarono una canzone..."
Inconsciamente mi ritrovai più volte a parlare a Giada della mia sensazione di insofferenza ed inadeguatezza, paragonando il mio sesso a quello di Marco, il suo pene, le sue grosse palle e la grandissima quantità di sperma prodotto ed infine la sua resistenza. fui tanto prolisso da far insospettire Giada; come avrei potuto dire quel che dicevo soltanto avendo origliato?

Dovetti così ampliare la mia confessione, sempre mentendo, dicendo che avevo anche spiato, mia moglie mi voleva convincere che lo stavo mitizzando.
- e che sarà mai? e poi quella volta magari era bello carico perché non faceva sesso da tempo; replicai dicendole che lui, in trasferta, faceva spesso sesso, ed essendo nella camera vicino alla mia oramai ero diventato un guardone segandomi regolarmente, per le sue notevolissime performance. raggiunsi l’obiettivo di scandalizzarla.

Mi vergognavo di me stesso, quasi inconsciamente facevo di tutto per parlare a lei di lui e per farli incontrare, mi facevo venire a prendere a casa durante le trasferte, con la scusa di andare con una sola macchina, lo invitai più volte a pranzare da noi per sdebitarmi della sua gentilezza, il tutto senza mai confessare i miei reconditi desideri che sfogavo solo tra me e me, anzi quando lui per caso faceva qualche apprezzamento su mia moglie mi fingevo offeso.

Anche con lui mi ritrovavo spesso a parlare di Giada, gli confessai che mi sarebbe piaciuto andare a scuola di ballo perché a lei piace moltissimo ma io sono sempre stato un pezzo di marmo rigido non riuscendo proprio a capire il ballo e la sua essenza.

Le elucubrazioni tra il vorrei ma non posso, le contraddizioni, il tira e molla di messaggi diversi, alla fine fecero in modo il fattaccio avvenisse, destinati all’ennesima partenza di corsa bloccati in aeroporto, causa nebbia, l’azienda decise di farci partire il giorno dopo; era mattina presto e mi riaccompagnò a casa, lo invitai ad entrare.

Non avevo avvertito Giada che fu presa alla sprovvista. nonostante fosse assonnata si prodigò a farci una principesca colazione, aveva addosso la camicia da notte con sopra una vestaglia, noi eravamo seduti al tavolo e la osservavamo in silenzio.

Lei accese la radio, forse per togliere la cappa di quel silenzio pesante, mi disse poi che si sentiva osservata, dopo poco le onde irradiarono una canzone lenta di Barry White, Marco scattò come una molla, la prese tra le braccia dicendole che sapeva quanto amasse il ballo, lei seppure con un po’ di imbarazzo si lasciò trascinare, cominciarono a ballare, lui la stringeva molto poi l’abbracciò da dietro, continuando un ballo insolito, era chiaro che le stava facendo sentire tutto il suo pacco che avevo intravisto aveva preso consistenza, mentre ballavano mi chiese se ricordavo la mattina della colazione a Praga.

Sentii un tuffo al cuore, non dissi nulla ed ebbi una erezione immediata, non capivo nulla ero immerso in una mare di sensazioni contrastanti, gelosia, rabbia, paura, desiderio, sentivo chiaramente un buco allo stomaco, scorrevano nella mia mente immagini contraddittorie, una Giada disponibile e poi subito dopo lei indignata che ci scacciava entrambi, mentre seguivo questi pensieri mi accorsi che lei non aveva più la vestaglia, lui la mise prona sul tavolo e alzandole la camicia da notte le strappo le mutandine, lei mi guardava e non diceva nulla, il suo sguardo non aveva bisogno di parole si leggeva la sua incredulità, la sua curiosità il suo desiderio.

Il bastardo mise il carico da undici, mi disse… allora? lo sai cosa devi fare... forza! … mi alzai come un essere privo di volontà, sotto gli occhi di mia moglie gli slacciai i pantaloni, calandogli le mutande e glielo presi in bocca segandolo, lo feci diventare durissimo, facevo fatica a tenerlo in bocca, lui mi disse - bravo! finalmente hai capito, vuoi che la apro, vero? -Feci solo segno di sì con la testa, poi smisi di leccarlo e mi misi tra le gambe di mia moglie, era bagnatissima e già pronta, non so neppure perché lo feci ma gli dissi: “è già pronta padrone, sfondala ti prego”.

Volle che accompagnassi il suo maestoso cazzo vicino alla natura di mia moglie, vidi che giocava, facendolo scorrere lungo le grandi labbra e poi lentamente introdursi, strinsi la mano di mia moglie, lei sudava, mentre lui entrava il mio amore mi diceva quanto fosse grosso e duro e come si sentisse aprire, non fece in tempo ad averlo tutto dentro che esplose in un orgasmo devastante, appagante, che mi lasciò interdetto, venni anch’io senza neppure toccarmi.

A quel punto lui cominciò a batterla, Giada cominciò a godere in un modo straordinario era la Dea del sesso, sublime, unica, meravigliosa, mi spogliai perché ero completamente bagnato, gettai via i miei indumenti e pregai mia moglie di dirmi cosa provava.

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