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RICATTO CAP.1


di SPP
16.07.2011    |    43.000    |    1 8.8
"Cazzo gli aveva proprio spiattellato tutto e sono convita che avesse usato le stesse parole che aveva usato con me… la sua puttana..."
Ci sono persone che hanno fede, credono, quindi ritengono che alcuni fatti accadano perché così era stabilito; altre, fataliste, che accettano i fatti per quel che sono e dopo li analizzano, io faccio parte di questa seconda schiera.

Mi chiamo Nadia ed ho 35 anni, sono, senza falsa modestia, una bella donna: alta 1.72, mora, occhi verdi, una quarta abbondante di seno ed un culo, a detta di molti, spettacolare.

Sono sposata da sei anni con Mario, coetaneo, un uomo piacente che non mi ha mai fatto mancare nulla, né sul piano affettivo, né sul quello sessuale, tantomeno su quello economico.

Sono laureata ma non ho mai lavorato, da dopo il matrimonio la mia sola occupazione è la cura della casa e del mio aspetto fisico, questo grazie alla posizione sociale di mio marito. Lui è titolare di un’officina meccanica di alta precisione, azienda ereditata dal padre, ben avviata e con una cinquantina di dipendenti.

Purtroppo a causa della sterilità della mia metà non conosco la gioia della maternità; non ne faccio un dramma, di tempo a disposizione ne ho parecchio e spesso lo dedico alla cura di me stessa. Abbiamo sempre vissuto nell’agiatezza e quel che vado a raccontarvi è anche figlio di questa condizione.

Tutto è cominciato due anni fa, allorquando la crisi ha cominciato a muovere i primi passi; l’azienda ha cominciato a risentirne, le commesse sono diminuite e molti hanno cominciato a rinviare i pagamenti, alcun proprio non pagavano. All’inizio mio marito ha tamponato immettendo nell’attività una parte importante dei nostri risparmi poi si è dovuto arrendere all’evidenza di una crisi non passeggera e quando oramai pensava di dovere fortemente ridimensionare o chiudere l’azienda, l’improvvisa botta di fortuna.

Un nuovo cliente, turco, possidente, si è presentato con una forte commessa ed il contratto per un anno di lavoro. Bedirhan, questo è il suo nome, è proprietario unico di una grossa società che ha il brevetto di un elettrodomestico venduto il tutto il mondo, assemblato nel suo stabilimento in Turchia, ma prodotto a pezzi in mezzo globo.

Noi eravamo uno dei produttori di un pezzo di detto elettrodomestico, in buona sostanza le entrate della ditta e del nostro benessere erano quasi del tutto dipendenti da lui. Una sera al ritorno dalla palestra mi venne la brillante idea di passare in ufficio da Mario, lui era impegnato in una conversazione proprio con Bedirhan che così ebbi modo di conoscere.

Rispondeva esattamente ai caratteri somatici che ci si aspetta da un turco: 40 enne, poco più basso di me, spalle larghe, carnagione olivastra; complessivamente dava l’idea di essere rozzo ed un po’ rude, aveva delle mani molto grosse ma la sua pelle era morbida e calda. mi diede la mano, una stretta energica, e mi guardò intensamente facendomi sentire a disagio, sembrava mi spogliasse con gli occhi. Per scacciare questa sensazione diedi un bacio a mio marito e con una scusa mi dileguai al più presto.

La sera quando rincasò era nero come una serpe, mi raccontò che il colloquio con Bedirhan era riferito al rinnovo del contratto che sarebbe scaduto da lì a poco; il turco era un abile commerciante e nonostante Mario confidasse, anche a fronte di una diminuzione dell’utile prodotto, in un rinnovo triennale tutto si era arenato ed alla fine lui aveva manifestato l’intenzione di rimandare la conversazione ad una data successiva, dopo la mia comparse lo stesso aveva espresso il desiderio di venire a cena da noi praticamente autoinvitandosi per la sera successiva.

Mi ritornò immediatamente la visione dell’occhiata che mi aveva lanciato e la cosa mi mise in discreto disagio, ma come dirlo a Mario? così da brava mogliettina mi diedi da fare per organizzare il menù per la cena; inutile dirvi tutte le raccomandazioni di mio marito al fine di fare bella figura e di quanto fosse importante per noi concludere quel contratto, ovviamente tutto questo non faceva che accrescere il mio stato d’ansia, quell’uomo mi faceva francamente paura.

La sera dopo si presentò puntuale, un mazzo di fiori in mano per me ed una bottiglia di calvados per mio marito. Durante la cena lodò la cucina e la padrona di casa, dal canto mio a parte la scelta del cibo e dei vini null’altro poteva attribuirsi a mio merito visto che di tutto si occupavano una coppia di coniugi filippini al nostro servizio da alcuni anni. Ovviamente durante la cena si parlò molto di lavoro, scoprii così che era davvero un abile mediatore, molto deciso e che sapeva bene ciò che voleva e dove poteva arrivare. Finita la cena ci spostammo per il caffè sul divano, mentre attendevamo che fosse servito lui chiese espressamente a mio marito se era possibile fumare un sigaro, poi senza quasi attendere consenso si frugò nelle tasche alla ricerca di uno da accendere, battendosi con la mano sulla fronte ammise la sua sbadataggine, li aveva dimenticati in albergo, pregò allora Mario di essere gentile, uscire e comprarne una confezione per lui. La cosa mi mise subito in agitazione, anche mio marito era stupito da quel comportamento, inoltre seppure fatta con molto garbo era una richiesta perentoria, quasi un ordine.

Dopo un attimo di smarrimento mio marito disse che non c’era problema, chiese che marca desiderasse ed uscì dicendo che sarebbe tornato dopo poco con quanto richiesto, Bedirhan gli rispose di fare con comodo che tanto lui era in buona e piacevole compagnia.

Non appena Mario uscì dalla porta chiamai la mia cameriera, volevo assolutamente evitare di restare sola con lui, ma nonostante la sua presenza Bedirhan iniziò a parlarmi, passando dall’informale lei al tu, infischiandosene bellamente che non fossimo soli ed il suo tono di voce era tutto tranne che sommesso.

Vedi dopo averti visto l’altra sera ho avuto modo di informarmi a fondo su di voi, avrai capito che mi piaci molto e devi sapere che sono un tipo che ama prendere ciò che gli piace. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, non sapevo come comportarmi, stava accadendo quello che temevo, il mio sesto senso ancora una volta non si era sbagliato, ma come uscirne? Lui continuò dicendo che ora tutto dipendeva da me, era disposto a rinnovare il contratto non per tre ma per cinque anni, aumentando anche in maniera sostanziosa il nostro ricavato perché, disse, io ci tengo alla mia famiglia.

La mia espressione di chiara incomprensione a quel suo discorso lo fece sorridere e prendendo la mia mano tra le sue si lasciò sfuggire un sorrisetto beffardo, continuò - e sì ho intenzione di fare di te la mia puttana personale, dovrai essere a mia completa disposizione ogni volta che vengo in Italia e vedrò d’intensificare le mie venute; inoltre visto che tuo marito non è in grado ci penserò io ad ingravidarti -e dopo una pausa- almeno un paio di volte -.

La cosa mi aveva talmente preso alla sprovvista, pensavo ci provasse ma non avrei mai neppure lontanamente immaginato una cosa del genere, rimasi inebetita, persino la mia cameriera che aveva sentito tutto era chiaramente shoccata. Non so dire quanto tempo passò ma quanto ebbi la forza di reagire oramai era tardi per manifestare la mia indignazione, non almeno come avrei voluto, così mi ritrovai a farfugliare ma... ma Mario, non riuscii ad aggiungere nulla perché lui mi bloccò dicendo che ci avrebbe pensato lui.

Nel frattempo arrivò il caffè e poco dopo fece il suo rientro, sigari in mano, mio marito.
- Grazie amico mio, dopo cena un sigaro è esattamente quel che ci vuole. sei davvero una persona squisita e di una ospitalità impareggiabile - poi rivolgendosi a me, quasi fossimo a casa sua e non nostra ed io fossi sua moglie - cara se ci lascia soli avremmo qualcosa da discutere -ed a chiosa finale- è stata una magnifica serata -.

Me ne andai in camera da letto, ero furibonda, soprattutto con me: capacità di reazione zero, io proprio io che ero a detta di tutti indomita, tanto che tutti i nostri conoscenti sostenevano che a casa mia fossi io quella che portava i pantaloni. Decisi che dovevo calmarmi, rilassarmi, così mi concessi un lungo bagno.

Quando tornai in camera Mario era lì, muto, bianco come un cadavere, feci finta di non sapere nulla e gli chiesi come mai fosse in quello stato. Faceva fatica a parlare, iniziò ad inveire con una serie di improperi: quel bastardo, maledetto figlio di puttana...; intanto si teneva la testa tra le mani.
- insomma vuoi dirmi o no cosa è successo? -
- Mi ha detto che una gran quantità dei pezzi prodotti non sono conformi allo standard di qualità ed intende richiedere i danni, una cifra spaventosa, e che avrebbe provveduto a bloccare i pagamenti; non me ne aveva mai parlato prima. Ho chiesto da dove saltava fuori questa novità, con una calma serafica mi ha prodotto una serie di documenti che comprovava quanto diceva. perché non me ne ha parlato a suo tempo? avremmo potuto rimediare.
Poi ha cambiato atteggiamento da aggressivo è diventato accomodante e mi ha fatto una proposta incredibile -.
Silenzio.
- Hai intenzione di dirmela o vuoi tenertela per te? - - E' che non so da che parte cominciare...-. avrei potuto aiutarlo ma francamente volevo capire che uomo avessi sposato per questo non gli diedi alcun aiuto. - insomma è una cosa che riguarda anche te… - meee? - Mi ha proposto di soprassedere alla richiesta di risarcimento danni, anzi è disposto a farci un contratto per cinque anni ad un prezzo che ci renderà milionari, altra pausa, però in cambio vuole te - - Me? Cosa vuoi dire, che vuole venire a letto con me? - lui scrollando la testa fece segno di no; - allora cosa cazzo vuol dire -.
- Mi ha detto che vuole che tu diventi la sua donna, tutte le volte che è qui vuole disporre di te come meglio preferisce -.
Io, fingendomi indignata, in maniera sarcastica risposi: “nient’altro”, ma lui non capì l’ironia ed aggiunse - no, mi ha anche detto che ha intenzione di metterti incinta almeno un paio di volte -. Cazzo gli aveva proprio spiattellato tutto e sono convita che avesse usato le stesse parole che aveva usato con me… la sua puttana. non sapevo se ero più furiosa con me o con Mario che di sicuro non aveva reagito come avrei sperato, prendendolo a calci.
E tu?
- io non sapevo che dire ero talmente frastornato da tutto che sono solo rimasto zitto - - E allora? - - Lui mi ha detto di rifletterci stanotte, di consultarmi con te. domani sera torna a cena, se tu lo accoglierai essendo completamente nuda vorrà dire che abbiamo accettato e si fermerà altrimenti ci saluterà e la parola passerà agli avvocati.... -


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