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Spinta dalla necessità... cap. 3


di spp
02.02.2011    |    31.111    |    0 8.2
"- amore mi pare però che anche tu abbia reagito a quanto sento..."
La mattina dopo mi alzai con le idee ben chiare in testa, avevo scoperto per caso una nuovo modo di essere e mi appagava molto, un nuova Marta, arrivai quasi a ringraziare quello che sino a poco tempo prima ritenevo una delle più grandi sciagure occorsemi, inoltre le mie finanze erano decisamente migliorate anche se dovevo al più presto trovare il modo di rendere ufficiali le mie nuove entrate, almeno agli occhi di mio marito. Un’altra consapevolezza era che Mario era assolutamente inadeguato a soddisfare i miei bisogni sessuali ed inoltre non avevo mai fatto tanto sesso e tanto bene da quando ero nata.
Arrivai in villa che erano da poco passate le 10, la casa era vuota i miei due amanti erano certamente al lavoro, come al solito cominciai a rifare le camere da letto con l’intento di passare in seguito alla cucina per preparare il pranzo, trovai una sorpresa in camera di Ahmed, sul letto, c’era una scatola e sopra un messaggio, recitava: “questa è la tua nuova divisa che vorremo tenessi quando sei in servizio, sarebbe carino da parte tua se la indossassi senza intimo addosso”. dentro una divisa da cameriera, la indossai immediatamente, mi stava a pennello anche se mi copriva a malapena il sedere e metteva bene in evidenza il mio seno, ovviamente mi adeguai subito alle sue richieste ed ero rigorosamente senza mutande e reggiseno.
Verso mezzogiorno arrivarono i miei due stalloni, furono compiaciuti di vedermi in divisa, entrambi mi baciarono non senza tralasciare di darmi una lunga carezza sul sesso che cominciò a bagnarsi. Volli subito mettere in chiaro che, a seguito dei miei pensieri notturni, avevo deciso che non desideravo alcun extra se avessero deciso di scoparmi più delle 8 volte al mese concordate e che anzi mi sarei arrabbiata moltissimo se non l’avessero fatto, inoltre ero disposta a seguire pedissequamente tutto quello che Ahmed avrebbe deciso e voluto per me a patto che non mi facesse mai mancare il suo bellissimo cazzo, in poche parole volevo essere la loro puttana.
Purtroppo quel giorno avevano troppo lavoro da fare e non si sarebbero potuti fermare, così mentre pranzavano io, sotto il tavolo, mio prodigai a svuotare tutte le palle del mio amante di colore facendogli un pompino con i fiocchi e bevendomi tutta l’abbondante sborrata che mi concesse dopo un lungo andare su e giù, poi lui mi disse di pensare anche a Marco, cosa che feci con entusiasmo; che strano passare da quel bestione ad uno che, seppure molto più grosso del cazzo di mio marito, era decisamente più ridotto, questo riuscivo a tenerlo bene in bocca e quando alla fine venne ingoiai senza difficoltà mentre con Ahmed sembrava proprio di attaccarsi ad una fonte non facevi in tempo ad ingoiare il primo schizzo che arrivava il secondo, molto abbondanti e poi una serie di schizzi più contenuti.
Mentre preparavo il caffè accennai all’altro pensiero notturno, ovvero quello di riuscire a far diventare Mario un cornuto contento, come era stato a suo tempo Marco e chiesi consiglio su come riuscirci. Ahmed volle sapere qualcosa di mio marito, in particolare se era molto dotato e se mi avesse mai proposto qualcosa di particolare o trasgressivo.
Raccontai della mia vita, che lui era stato sino alla mattina prima l’unico uomo, in senso biblico, da me conosciuto e che confronto a loro aveva un cazzo molto piccolo e quando sborrava faceva poche gocce; dissi anche che quella notte mi aveva preso non accorgendosi di nulla, il tutto era durato cinque minuti con mia somma insoddisfazione, in poche parole sessualmente avevo capito che valeva davvero poco. Aggiunsi che, col senno di poi, era probabilmente conscio di non essere particolarmente dotato perché spesso mi chiedeva se ero soddisfatta e si eccitava molto quando giocavamo e mi metteva dentro un vibratore. Ahmed mi consigliò allora come comportarmi dandomi qualche utile indicazione che mi ripromettevo di mettere in atto quella sera stessa. Si era fatto tardi per loro quindi mi salutarono ed uscirono di casa dandomi appuntamento per la serata. Quella sera arrivarono particolarmente tardi, il lavoro era davvero molto facemmo solo in tempo a salutarci, me ne andai con una strana voglia, avrei tanto desiderato mi prendessero e dire che l’avevano fatto solo il giorno prima, quanto ero cambiata? Se penso che mi bastava farlo anche una volta a settimana e se non accadeva non ne facevo un dramma, ora non vedevo l’ora di accontentarli sperando che mi montassero a dovere e mi riempissero di sborra.
La sera, a letto, comincia ad utilizzare la strategia consigliatami da Ahmed, dissi a Mario che avevo qualcosa da raccontargli ma che un po’ mi vergognavo. Lui ovviamente mi spinse a farlo, non ci devono essere segreti o vergogna tra coniugi, allora facendo finta di essere imbarazzata iniziai con il dirgli che quella mattina era successa una cosa particolare e che avevo bisogno del suo aiuto e del suo consiglio perché non sapevo neppure se era opportuno continuare a lavorare lì, certo che rinunciare sarebbe stato un bel problema. Cercai di essere il più verosimile possibile ripetendo quello che mi aveva suggerito il mio cioccolatino, in prativa svelai che ero arrivata alla villa prima del previsto, Mario uscendo alle sette per portare le figlie a scuola non poteva sapere a che ora avessi iniziato, fui subito colpita, nell’entrare, di rumori sommessi ma inequivocabili di un amplesso che provenivano dalla camera di Ahmed, invece di andarmene, come avrei dovuto, fui curiosa ed andai a sbirciare anche perché la sua camera aveva la porta a fianco e poco dietro il letto il che consentiva di guardare dentro e difficilmente essere visti, poi feci una pausa. Mario mi invitò a continuare e dirgli cosa avessi visto, ripresi dicendo che la televisione era accesa di fronte a lui e sullo schermo le immagini di una donna bianca che veniva presa da due uomini di colore, Ahmed, che mio marito conosceva bene avendolo visto più volte, era disteso nudo sul letto e si faceva una lenta sega. Mario mi guardava era chiaro che voleva continuassi, io facevo la vergognosa, sai amore avrei voluto andarmene piano piano ma non riuscivo a staccarmi da quell’immagine, mio marito intervenne pensando mi riferissi alla televisione e chiedendomi se la donna godesse molto e se i due attori erano molto dotati: no, non quella ma l’enorme cazzo di Ahmed, molto più grosso di quello degli attori sullo schermo ed aggiunsi che non avevo mai visto nulla di simile in tutta la mia vita. confessai inoltre che restai a sbirciare sino a quando lui non iniziò a sborrare, dentro un tovagliolo di quelli che usavo per la colazione, facendone una quantità incredibile, cosa peraltro assolutamente vera. a quel punto mi eclissai e facendo rumore feci finta di essere arrivata in quel momento.
La prima cosa che Mario volle sapere era quanto fosse mai grande il suo cazzo e poi se mi ero eccitata. non lesinai nel descrivere l’imperioso uccello del mio amante aggiungendo anche che rimasi impressionata dalla potenza e dalla quantità degli schizzi; poi da splendida attrice dissi che mi dispiaceva ma che ero talmente eccitata che dovetti andare in bagno e lì, usando il dispenser del dentifricio, mi masturbai sino a godere. Ma Marta…..
continuai dicendogli che spinta dalla curiosità andai subito, una volta uscito Ahmed, a cercare il tovagliolo e trovatolo lo aprii, era zuppo, pieno di sperma; mentre dicevo ciò allungai la mano e trovai il suo cazzetto in piena erezione.
- amore mi pare però che anche tu abbia reagito a quanto sento... - poi misi il primo carico ed aggiunsi - non sarà per caso che hai immaginato che Ahmed mi scoprisse e mi facesse la festa con il suo enorme palo? -; mentre lo dicevo avevo preso in mano il suo pisellino e avevo iniziato a segarlo, Mario era visibilmente confuso voleva dire qualcosa ma la sua eccitazione lo tradiva, dopo pochi colpi venne facendo le sue solite tre gocce, gli diedi un bacio e mi rigirai per dormire non senza prima avergli detto che era un porco.

Segue – vedi 4 capitolo

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