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Gay & Bisex

AEROPLANI (Quarta parte)


di Mitchell
28.09.2012    |    10.360    |    4 9.6
"Ma la Cavicchi non aveva finito di sparare cazzate:"Se io fossi tua madre ti darei tante di quelle sculacciate che ti passerebbe la voglia di infrangere..."
"Avanti!" disse la voce imperiosa e inquietante del preside. Entrai ritrovandomi di fronte la sua faccia arcigna. Era nero, più nero del colore dei capelli che usava la profe di matematica. Ma non era solo, davanti a lui stava seduto Adrian. Stralunai gli occhi. "Siediti Santini!" mi ordinò il preside. Spostai la sedia per prendere posto ma trascinandola fece un rumore mostruoso essendo vecchia e sgangherata "Stai attento quando muovi le cose!" mi rimproverò tanto per far crescere il mio disagio di qualche punto. Una volta seduto prese a fissarmi come una vecchia faina e con quegli occhi piccoli intrisi di rabbia e disprezzo inizio' la conferenza. "Probabilmente non conosci il motivo per cui sei stato convocato in presidenza." "No, signor preside, se può schiarirmi le idee..." risposi con un sorrisino, osservando intanto con la coda dell'occhio Adrian che sghignazzava rivolto verso la finestra. "E' lo stalking il fattore che ti ha condotto davanti a me!"
"Stalking? Cos'è?" risposi."Non conosci la definizione di questa parola? Bene, te la riporto direttamente dal dizionario! Inforcò due occhialetti da gufo cattivo e lesse: "Il termine inglese stalking indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un'altra persona perseguitandola, generando stati di ansia
e paura tramite molestie assillanti e intrusioni nella nella sua vita privata, e tramite pedinamenti, telefonate o sms osceni. Nei casi più espliciti l'individuo può aggredire la sua vittima con attacchi fisici pretendendo prestazioni sessuali! Questo lo stalking Santini! Se prima non sapevi quale fosse esattamente il nome tecnico di ciò che hai attuato nei confronti del tuo compagno adesso lo sai. Dagli elenchi telefonici presenti nei nostri archivi è risultato essere tuo il numero di cellulare che ha inviato equivoci messaggi ed effettuato numerose chiamate al qui presente tuo compagno di compagno di scuola!" "MA IO!.!.." replicai."SILENZIO!! Non ti giustificare Santini, ormai il dado è tratto. Rocchetta Adrian è venuto da me a denunciare il fatto ieri mattina. Nel pomeriggio il collegio docenti della scuola, indetto d'urgenza, ha optato per la tua espulsione dal liceo Aleotti. Non ne sarà informata la Polizia per non coinvolgere in scandali il nostro Liceo, anche se questa sarebbe stata la prassi da seguire. Avviseremo ad ogni modo i tuoi genitori, così anche loro verranno a conoscenza del mostro che hanno in famiglia. E ricorda!!! Sei doppiamente colpevole perchè hai praticato stalking nei confronti di una persona del tuo stesso sesso! Adrian continuava a sghignazzare. E il preside a sbraitare sempre più forte "E adesso fuoriii!! Chiamerò i tuoi che vengano a prenderti immediatamente! Puoi andare anche tu Adrian. Spero sarai soddisfatto della decisione presa!" "Si signor preside, la ringrazio. La saluto signor Preside".
Non vedevo l'ora di uscire da quella stanza per poter fare giustizia da solo.Chiesi ad Adrian "PERCHE'?" Mi guardava e non rispondeva. "Perchè?" Lo scaraventai contro il muro. Sorrideva come se niente e continuava a non cedere.Gli saltai addosso e gli afferrandogli le braccia continuando a chiedere perchè! "Toglimi le mani di dosso pezzo di merda!" "Sarei io la merda?? Eh sarei io???" Stavo per sferrargli un pugno ma lo evitò e mi minacciò "Se cerchi di farlo un'altra volta ti piscio in bocca, stronzo!" "Devi dirmi perchè, dimmi perchè hai fatto questo?" "Non hai superato i test!!" "Non erano finiti i test ne mancava ancora uno...ne manca uno
NE MANCA UNO....!!!
"Alessandro?" "Manca ancora un test, l'ultimo!!" "ALESSANDRO! ALESSANDRO SVEGLIATI!" "Mamma? Dove sono?? E il preside? Adrian?" "Ma chi è Adrian, poi che c'entra il preside? Dai sveglia che è l'ora, devi andare a scuola!" disse mia madre alzando la serranda della mia finestra. "Hai fatto proprio un brutto sogno, eh? Poi parlavi di un test, è un test per la scuola?". Ero frastornatissimo e le buttai lì "Si, si è per la scuola". "Dai alzati, la colazione è pronta". Mia mamma usci' dalla camera e mi misi a sedere sul letto strofinandomi gli occhi. Mannagia che incubo, non ne avevo mai fatti di cosi' reali. Quel sogno lo resettai cancellandolo dalla memoria, lo cestinai.
Dopo colazione mi ero ripreso e mi sentivo gia' meglio. Ero pronto ad a ffrontare le cinque ore di scuola.
Anche se non si è mai pronti per affrontare cinque ore di scuola...
Durante la lezione di Fisica mi vibrò il telefono nella tasca,non ero mica scemo, i telefonini vanno tenuti
spenti in classe e l'unico modo per non farsi notare è togliere la suoneria! Lessi il messaggio: "A ricreazione nei bagni! E stavolta cerca di esserci. Ho voglia di un limone!" Woow stavolta si era lasciato andare, non mi aveva detto mai "ho voglia di", sorrisi gratificatissimo tra me e me, sentivo che qualcosa stava cambiando. "Santini! Con cosa stai armeggiando sotto il banco?" Eh?? nulla nulla, mi era solo caduta una cosa." "Scommetto che hai in mano il cellulare, alzati dai, fai vedere!" Mi alzai in piedi e l'iphone non era poi così piccolo da nascondere, era grande quasi quanto la mano."Dai portamelo qui, e poi non è possibile che tutti giorni, tutti i dannati giorni qualcuno faccia il furbino mentre sto spiegando?? dai torna a posto adesso". Mi girai e tornai al banco. Ma la Cavicchi non aveva finito di sparare cazzate:"Se io fossi tua madre ti darei tante di quelle sculacciate che ti passerebbe la voglia di infrangere le regole."
Riprese a spiegare per fortuna. Questa era rimasta alle sculacciate, AIUTO, pensare che gli insegnanti
dovrebbero essere più maturi degli studenti...Suonò la campana di ricreazione.Corsi alla cattedra a riprendermi il cell, e via, più veloce della luce per raggiungere Adrian. Entrai. Non c'era nessuno..."BUUUHH" fece uscendo da dietro una porta. "Ti sembrano scherzi da fare questi? Mi hai fatto prendere uno spavento..." "Oh povero Alex!" replicò con tono leggermente canzonatorio. "Dai vieni qui". Entrammo nella porta di un cesso chiudendo la porta a chiave."Ma se ci beccano?""Zitto, apri la boccuccia!" Ubbidii e la lingua entrò più violenta e più porca che mai.Non contento del bacio mi passò le mani su tutto il corpo, mi toccava, mi pizzicava, mi facevail solletico. Il solletico mi manda nei matti, cominciai a ridere a crepapelle."Ehi c'è qualcuno li' dentro?" disse uno voce da fuori,non ci eravamo accorti che qualcuno era entrato nei bagni.Era la voce di Mirko, la riconobbi..."MIrko sei tu? Sono Alex" "Ma che fai? Ridi da solo??" "Niente, mi hanno mandato una foto che fa troppo ridere...Ahaha" "Bene, dopo la fai vedere anche a me allora!". Andò a sciacquarsi le mani e se ne andò. Adrian rideva."Che foto gli fai vedere?""Spiritoso!". Un altro bacio e uscimmo quatti quatti. Mentre facevamo finta di lavarci le mani Adrian mi disse solo: "Sabato notte. I miei non ci sono nel weekend, sabato dormi da me!".Si asciugò con la carta, facendomi l'occhiolino e scomparve.
Guardai lo specchio che rifletteva la mia faccia rincitrullita al pensiero di sabato. Cosa avrei raccontato ai miei? Non avevo mai dormito fuori, ma una balla la dovevo escogitare. Adrian voleva dormire con me. Che meraviglia!!! una notte tutta per noi!!!. Mi sciacquai la faccia per riprendere le sembianze di un ragazzo normale poi mi incamminai verso la quinta H. Fuori Mirko mi stava aspettando. "Allora me la fai vedere la foto?" "Ahhhh la foto? ma lo sai che prima stavo facendo pulizia nell'iphone ho cancellato anche quella per sbaglio?" dissi con aria "molto" dispiaciuta. Alzò il braccio in su come perfarmi segno di andare a cagare... Rientrammo per sorbirci altre due, lunghissime ore di latino. Sabato era lontano ma il fattore tempo quella volta gioco' in mio favore. Architettare una plausibile scusa per i miei richiedeva tempo.Non avevo mai dormito fuori di sera.Avrei dovuto rendere la farsa nel più credibile dei modi. L'occasione per tirare fuori l'argomento venne fuori durante la cena del venerdi'.
Mentre i miei stavano assaporando il delizioso arrosto ai funghi comprato in rosticceria intervenni avvisandoli che la sera dopo sarei andato a una festa di amici. "Va bene - disse mio padre a bocca piena- ma stai attento, lo sanno tutti cosa gira nelle feste al giorno d'oggi, comunque torna presto così noi staremo più tranquilli"."Mi hanno invitato a dormire là e mi sa dovrò accettare, il posto è a un pò di chilometri da qui e di notte non ci sono i mezzi per tornare" La buttai li' così senza guardare loro ma fissando il piatto ormai vuoto che stava sotto di me."E non c'è nessuno che riesca a riportarti a casa?" chiese mia madre. "Eh no! sennò mica stavo fuori a dormire..."."Così staremo in pena fino al giorno dopo!" esclamò mio padre. "Ma dai papà, vi chiamo, non voglio che stiate in pensiero per colpa mia e poi non credi che io sia già abbastanza grande??"."Ok Alessandro, chiamaci pero', e guardati intorno, non bere alccol e non farti mica offrire della droga, mi raccomando!". "Ma lo sapete che io odio l'alcool e poi la gente che frequento io è pulita, mica fa uso di droga, ci macherebbe".Ero stato esaustivo. Mi dedicai un applauso all'interno del mio io.
E il tanto agognato sabato sera giunse. Shampoo, doccia, vestizione, bacio ai genitori, casco in testa e corsa in motorino. La casa di Adrian era davanti a me. Posteggiai, suonai, entrai. "Dai vieni, sono di qua!". Adrian stava traficcando in cucina. Mi sorrise chiedendomi: "Ti piace l'Irish coffe?" "Che cos'è?" chiesi ingenuamente... "Caffè, panna e wisky, non l'hai mai bevuto ci scommetto!" "No, no, si, si lo conosco, è troppo buono, l'ho preso un sacco di volte, ma non sapevo si chiamasse così...". Mentivo spudoratamente ma e' sempre meglio mentire che fare a figura dei coglioni. Comunque era proprio una fissa quella del wisky, che schifo!! Il bicchiere era li' pronto, lo afferrai e mentre Adrian rimetteva a posto delle cose nel frigo mi chiusi il naso e lo ingurgitai in un botto. Quando si girò vide il bicchiere completamente vuoto. "Ma, l'hai già bevuto!!" "Eh si scusa, t'ho detto che vado pazzo per l'irish coffe!" Sorridendo mi imitò, prese il bicchiere e bevve in un colpo pure lui. "E' una bomba questo! Caffeina e alcool. Vedrai che fuochi d'artificio a letto!". Fuochi d'artificio? Ma che si era messo in mente questo? Forse era solo un modo di dire ma non mi lascio' il tempo per presagire altro. "Dai vieni, andiamo subito in camera mia, è il test finale, sei contento? E di dormire insieme con me che ne dici?" "Certo, sono ultracontento, non puoi conoscere la mia gioia Adrian!" Mi prese per mano e arrivammo in camera sua, pulita, ordinata, senza fronzoli ne' orpelli. E in mezzo alla stanza un favoloso letto a una piazza e mezza con lenzuola azzurre, mi stimolo' molte fantasie. "Spogliamoci, nudi, completamente nudi!" disse. Nemmeno un minuto e non avevamo più niente addosso. Mi prese e mi scaglio' sul letto e si mise sopra di me. La sua bocca inizio' la sua opera. Fu il bacio piu' intenso tra tutti quelli che ci eravamo dati, forse perchè eravamo completamente nudi e il profumo delle nostre pelli unite insieme liberava nell'aria un'aroma afrodisiaco che portò a sentirci immersi in un universo tutto nostro ad anni luce di distanza dalla vita quotidiana di tutti i giorni. Quel bacio fu talmente ipnotico per me che mi sembrava di stare nuotando nell'oceano di un pianeta sconoscito ma stupefacente.
Adrian mi passo' la lingua sulle labbra prima di dirmi: "Adesso mi giro, vediamo che sai fare col mio di dietro!". Ruotò lentamente come se fosse stato ripreso al rallentatore mettendosi a pancia in giù.Prima di passare al punto messo come oggetto della frase lo insalivai dal collo scendendo con lentezza estrema più giù. Gli bagnai le spalle, le braccia, la schiena arrivando fino alle natiche leccandomi pure quelle. Lui
rimaneva impassibile e immobile. Ma quando gli allargai i glutei cominciando a massaggiare la zona perianale qualche verso se lo lasciò scappare. Le mie dita ruotavano con movimento ritmico attorno al suo buchino al quale mi avvicinai con gli occhi esplorandolo da vicino. Era di un tondo perfetto, con pochi peli, rosa come il rosa delle sue labbra, liscio,senza una minima imperfezione. Anche lì odorava di quel bagno
schiuma inebriante di cui faceva uso. Fu un invito per la mia lingua che non vedeva ora di entrarci in contatto. E al contatto Adrian fece un "Uhhhmm" che era tutto un programma, un gemito che mi sprono' ad andare avanti, senza fermarmi, attuando una tortura che metteva a prova i tempi di resistenza.Lo spazzolavo, lo leccavo, succhiavo, lubrificavo abbondantemente senza mai staccarmi. Adrian muoveva gambe e braccia,
stringeva i pugni sul cuscino, aveva una mimica starordinaria. Stava godendo in modo silenziosamente sommesso.E osai fare ciò che probabilmente pensava avessi fatto. Gli infilai dentro l'indice, poco per volta, ma già al primo centimetro si udii il suo "Aahhh" e non era di dolore, bensi' di piacere. Il dito andò avanti per la ua strada, piano, un pò per volta fino a scomparire del tutto dentroi.Cominciò ad agitarsi notevolmente, si contorceva piu' di prima e dalla sua bocca i gemiti uscirono incessanti. Si mise a pecora d'un tratto e il suo buco apparve ancora di piu' in primo piano, carico di tutto il suo splendore. Iniziai ad andare avanti e indietro col mio indice, aveva un retto morbido,burroso,era un piacere muoversi dentro. Lo infilai e sfilai più volte fino a raggiungere qualcosa che al tatto sembrava un bottoncino piccolo e ruvido e lì,sulla prostata mi soffermai titillandola, picchiettando, spingendolo delicatamente. Si muoveva col bacino sempre più indietro volendo quasi fare in modo che il mio dito andasse in fondo più possibile, ma ero al limite, più di cosi' non ci sarebbe entrato. Il limite arrivo' anche per Adrian che con abominevoli versi fece capire che l'orgasmo era alle porte senza aver minimamente sfiorato il suo uccello. Da dietro vidi il suo cazzo sparare diversi fiotti sul lenzuolo, innumerevoli, densi e potentissimi. Lo masturbai ancora un pò nel culo accompagnato da quei sospiri di ragazzo appagato, poi gli estrassi l'indice, piano perchè non sentisse il benche' minimo dolore. Lui stava ancora a pecora col cazzo penzoloni e gocciolante. Mi sdraiai sotto di lui annusando prima quel pisello che aveva uno stupendo profumo di sborrato e poi me lo infilai in bocca per assaparare di nuovo quel suo sperma dolce. Sospiro' di nuovo quando capì che me lo stavo succhiando e lo avrei succhiato per almeno cinque minuti. Si alzo', esausto nelle forze e nel volto. Mi sorrise e venne a baciarmi. E nelle bocche fu un ribollire di saliva e di sperma. Amavo la sua saliva e nella stessa misura la panna che usciva dal suo uccello. "Sei pronto? -disse- Adesso tocca a te!"
Ma cosa voleva farmi??

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