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Gay & Bisex

Il pozzo e il pendolo


di Mitchell
29.07.2010    |    13.631    |    2 6.4
"Trovai il cardine e feci leva, sempre con piccoli movimenti, riuscii ad aprirla mentre sentivo le lame gelide e taglienti che mi ferivano le dita..."
Quel giorno mi svegliai strano. Avevo una sensazione di freddo che correva per tutta la schiena, le gambe, le braccia, il collo.
Poi era come se avessi dormito cent'anni, come ci si sveglia dopo una sbronza, mi sentivo senza forze, completamente down.
Mi guardai in giro, c'era una luce soffusa ma sufficente per vedere quel che c'era attorno. Vedevo tubi, cavi, tavoli d'acciaio, oggetti strani, taniche piene di liquido, motori, ingranaggi. Nell'aria un odore sgradevole, metallico misto a odore di oli meccanici e di sostanze chimiche. Dopo un primo smarrimento realizzai "ma questa non è camera mia, non è neanche un ospedale, dove sono??". Provai a muovere braccia e gambe ma rimasero immobili. Realizzai una cosa sconcertante ero nudo, completamente legato, e non ero su di un letto, ero su un tavolo d'acciao, ecco quella incredibile sensazione di freddo, un tavolo di metallo inclinato a 45 gradi. Poi mi accorsi di un'altra cosa: non riuscivo a chiudere gli occhi, rimanevano aperti, c'era qualcosa tra le palpebre chegli impediva di chiudersi. Quell'aria di torpore era svanita e avevo la completa ricezione di tutti i sensi. Il panico si impadroni' di me: DOVE SONO, urlai, DOVE CAZZO SONOOO?? DOVE CAZZO SONO FINITOOOOOO???
Si accese uno schermo, una specie di televisore, apparve il volto di un uomo con una maschera raccapricciante e una voce meccanica, contraffatta, computerizzata comincio' a parlare
"Hai passato 10 anni della tua vita appagandoti soltanto di quello che ti dava il sesso. Hai fatto sesso in tutti i modi, hai fatto sesso in continuazione, quasi ogni giorno. Hai fatto sesso contro natura, i maschi non devono andare con i maschi. Una donna non l'hai nemmeno mai sfiorata. Hai goduto come una troia per ogni cazzo che hai preso, hai trasformato la tua vita in una macchina del piacere. Ora dovrai pagare le tue colpe. C'è una specie di tagliola elettrica che aderisce tra i tuoi testicoli e il tuo pene. Sul video scorreranno le immagini che tanto apprezzi con passione. Ma sapendo qual'è quello che ti eccita di più ho scelto una compilation di cumshot. Durera' trenta minuti. Quando ti eccitarai, il tuo pene indurito andrà a contatto con un sensore che farà scattare la tagliola che trancerà di netto il tuo pene e i tuoi testicoli.
Il sangue che sgorgherà riempira' una bilancia che arrivata al peso dovuto sbloccherà le catene che ti tengono legato.
Sarai libero ma non avrai piu' i tuoi attributi sessuali che tanto hai usato nei tuoi anni di sesso sfrenato. Non credere di potere riempire la bilancia con la tua urina. Quando dormivi ho svuotato completamente la tua vescica con un catatere. Se resisterai alle immagini schifose che scorreranno e non avrai nessuna erezione, passati i trenta minuti si sgancerà una lastra di acciaio e cadra' sul tuo corpo mandandolo in frantumi. Lo spettacolo comincia. Vivere o morire. A te la scelta!".
Il suo volto spari' dallo schermo. Ero in una delle stanze dell'enigmista. Ma lui stava in America, io in Italia.
Come potevo essere finito li? Come?
Ma era la tragica realtà, ero finito in uno dei suoi giochetti, in una delle sue stanze diaboliche.
Conoscevo la sua tattica. Sapevo che l'enigmista era preciso e meticoloso nel programmare i suoi congegni sapevo che dalle sue trappole se ne si usciva vivi, si usciva anche mutilati. Non avrei tollerato una vita senza i miei testicoli e il mio uccello, meglio la morte in questo caso. Cominciarono a scorrere le immagini. Io non potevo non guardare perchè i miei occhi non potevano chiudersi. Aveva scelto bene il maledetto. Le sborrate piu' eccitanti, piu' intriganti, piu' notevoli, piu' inconsuete passavano su quel video.
Era difficile resistere, l'eccitazione sarebbe arrivata prima o poi, non ce l'avrei mai fatta. Vidi una scena di un ragazzo che succhiava un cazzo enorme fino a sfilarselo dalla bocca nel momento della sborrata che fu gigantesca, gli sporco' il viso
in pieno e continuo' fino ad arrivare alla parete della stanza. Sentivo il mio uccello che si stava alzando, sarebbe stata la fine.
Sentivo il ticchettio delle lancette del timer che avanzavano veloci e impietose. Mi venne in mente che abbi prima avevo fatto un corso di training autogeno. E' una sorta di autoipnosi che serve a controllare il dolore, le emozioni, le sensazioni, le paure.
Cercai di concentrarmi, anche se non era facile nel vedere tutti quei cazzi che sborravano in continuazione. Ma mi concentrai e acquistai un autocontrollo. Riuscii a impedire al mio uccello di diventare duro. Riuscii a comandare il mio subconscio che le immagini che scorrevano non erano niente di particolare, niente di piu' di immagini qualunque. Mi ricordai anche di aver letto un trattato di psicocinesi. E' la forza del pensiero che ti permette di muovere le cose. Ma non ci credevo piu' di tanto e non mi ero mai esercitato in questo. Ma avevo letto che piu' la situazione e tragica e piu' è forte lo stato di disperazione dell'essere che queste forze vengono alla luce. Anche se non ero convinto raccolsi tutto il mio io e feci un urlo di disperato, forte, potente, che si portava dietro tutta quell'energia latente che vive dentro di noi, quelle forze nascoste che forse ti vengono in aiuto quando sei in condizioni che non ti permettono vie di scampo. Urlai con tutto me stesso per qualche secondo, con rabbia, con odio, col desiderio incessante che dalla mia voce uscisse come una freccia, un colpo di cannone, una bomba a mano. Subito dopo senti' un boato e vidi una fiammata. Il video da cui usciva la carrellata di scene porno era esploso. Il vetro è una delle sostanze piu' suscettibili alle forze psicocinetiche, questo l'avevo letto. Ci fu una fiammata anche
su di una parete, doveva essere il quadro generale dell'energia elettrica. Le luci al neon nella stanza si spensero. Sopravviveva solo un leggero chiarore che proveniva da una piccola finestrella in alto. Sentii il rumore di ingranaggi che si muovevano, sentii come tanti click in successione. Le catene che mi tenevano stretto tutto a un tratto si sbloccarono. Ero libero. Il mio pensiero aveva funzionato. Riuscivo a muovere le mani, i piedi, il corpo. L'esplosione del video doveva aver causato un corto circuito che aveva mandato in tilt tutti i congegni. Mi ricordai allora della tagliola collegata ai genitali. Stavo ancora sdraiato, mi alzai piano, attento che non scattasse qualche meccanismo di riserva che l'enigmista era solito usare. Il debole chiarore della finestrella in alto illuminava poco e niente. In pratica dovevo muovermi al buio. Cercai col tatto quel meccanismo diabolico che circondava le mie parti intime. Arrivai all apice della tagliola e sempre con cautela ne trovai la bocca spalancata con le sue lame aguzze.
Trovai il cardine e feci leva, sempre con piccoli movimenti, riuscii ad aprirla mentre sentivo le lame gelide e taglienti che mi ferivano le dita. Percepii il rumore di uno sblocco, si era aperta, me l'ero tolta, cadde a terra. Mi alzai da quel fredda tavola di ghiaccio con le dita insanguinate, ma ero libero, ero salvo. Mi portai le dita agli occhi e mi tolsi quei due micidiali congegni che mi impedivano di chiuderli. Intanto sentivo provenire un altro ticchettio, avvicinandomi notai una specie di orologio a tempo anche se la luce era bassa ne riconobbi la forma e le lancette che si muovevano. Oltre al timer elettronico doveva averne piazzato un altro meccanico, infatti quello continuava la sua corsa. Ma che timer era? Si spalanco' una porta con violenza, entro' una piccola luce ma io ero in un punto buio e non ero rintracciabile da nessuno sguardo. Notai una sagoma nera, avvolta da un mantello scuro. Doveva essere lui, l'enigmista. Era venuto a controllare se avevo perso i genitali o se fossi morto.
Urlo' "Dove sei maledetto? Ti illudi forse di sfuggirmi?". Si avvicino' al tavolo d'acciao sul quale ero stato legato e mi cerco' con le mani. In quel momento cessarono i ticchettii dell'orologio meccanico. Udii un rumore violento, come qualcosa di grande che cade e squarcia l'aria. Successe tutto in un istante. Non fece in tempo ad urlare. Non fece in tempo a capire che sarebbe stato dilaniato in due. La lastra d'acciao che era stata posizionata per uccidermi cadde sull'enigmista. In quel momento stava rovistando sul tavolo cercando il mio corpo e cadde in pieno sulla sua testa e il suo busto generando schizzi di sangue ovunque. Il mostro era stato annientato dalla sua stessa trappola. Mi avvicinai e strappai quel pezzo di mantello che fuoriusciva dai suoi resti schiacciati. Rovistai nelle tasche dei suoi calzoni alla ricerca di qualunque cosa. Trovai un mazzo di chiavi e un cellulare. Li presi su. Poi comincia a prendere a calci le sue gambe che penzolavano da quel corpo senza vita. Lo feci con violeza, dovevo sfoagrmi, dovevo urlargli "Ti ho fottuto maledetto bastardo!
Ho vinto io malededettooo!" poi mi avvolsi in quella parte di mantello anche se insanguinata e uscii da quella stanza dell'orrore. Mi ritrovai in una stradina chiusa da un cancelletto. Era notte, ma le le luci della strada mi permettevano di vedere. Provai tutte le chiavi e una di questa apri' le porte di quella mia prigione, che avrebbe dovuto decretare la mia morte o la mia mutilazione. Chiamai la polizia col cellulare dicendo che era stato commesso un omicidio. Lascia la linea aperta, ci avrebbero pensato loro a rintracciare il luogo d'origine della chiamata. Arrivai in una via principale. La riconobbi. Era a 2 chilometri da casa mia.
La raggiunsi e aprii la porta con le chiavi d'emergenza che tenevo nascoste in giardino. Andai in bagno a curarmi le ferite alle dita e ancora in stato di shock mi buttai sul letto. Ripensai a quello che era successo, sconvolto, incredulo e come avevo potuto finire tra le mani di un pazzo che giudica e condanna le persone solo perchè è padrona la sua follia.
Mi toccai l'uccello e i coglioni.
C'erano ancora. Sorrisi, anche se a stento. Le mie avventure di sesso sfrenato sarebbero continuate. Alla faccia dell'enigmista!
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