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Gay & Bisex

Filippo - Certe Volte I Sogni Diventano Realtà - 7


di ennese80
29.01.2018    |    3.430    |    1 9.4
"Adoro il suo modo di penetrare e quella smorfia che fa quando raggiunge l’orgasmo..."
Capitolo 7


Salimmo sulla sua macchina e, da Cagliari, ci dirigemmo alla cittadina non distante in cui sorge il villaggio turistico.
“Ho fatto in modo che fossimo in camera insieme. Ho il sospetto che non dispiaccia anche a te”
“Beh, certo che no” e con fare malizioso feci una veloce carezza al suo pacco.
Arrivati al villaggio, andammo subito in camera. Dopo il viaggio sentivo la necessità di una bella doccia e poi avrei sbrigato le pratiche burocratiche per il lavoro.
“Vado a fare una doccia che ne ho proprio bisogno”
“E pensi di farla da solo?” fu la risposta di Marco seguita da un lungo bacio passionale.
Ci spogliammo velocemente e ci fiondammo sotto il getto dell’acqua. Le nostre bocche continuavano a baciarsi mentre le nostre mani ritrovavano la confidenza con un corpo conosciuto da tempo.
Ci baciavamo e ci masturbavamo, c’insaponavamo e ci accarezzavamo. Marco s’inginocchiò e prese il mio cazzo in bocca. Nella sua bocca il mio cazzo mi trasmetteva sensazioni meravigliose, avvolto dal suo calore, rivestito dalla sua saliva, accarezzato da quella lingua che ormai, dopo anni, sapeva esattamente ogni singolo punto che mi faceva vibrare.
Gli accarezzai i capelli e poi iniziai a gestire il ritmo anche se, con lui, il sincronismo era sempre stato perfetto.
Venni nella sua bocca e lui ingoiò avidamente fino all’ultima goccia. Si alzò, ci baciammo e m’inginocchiai io di fronte a lui. Iniziai prima a leccare le sue grosse palle, a prenderle una alla volta in bocca e poi lentamente, con la punta della lingua gli accarezzai l’asta arrivando al frenulo. Lui tremò. Guardai il suo bel cazzo e leccai la sua cappella poi iniziai a succhiarlo. Il su e giù della mia bocca lo accompagnai prima con carezze ai suoi glutei sodi e poi all’indice che affondò nel suo buchino. Lo guardavo negli occhi e lui guardava me che gli donavo piacere. Lo sentii esplodere nella mia bocca e, senza ingoiare, mi alzai e lo baciai. Sapevo che lui amava essere baciato mentre in bocca avevo il suo seme. Mischiammo saliva e sperma passandocela da una bocca all’altra grazie alle lingue e a qualche sputo. Con Marco non avevamo più nessuna inibizione e non c’era più bisogno di chiedere se l’altro gradisse qualcosa, conoscevamo i gusti e le fantasie dell’altro e facevamo sempre in modo di donarci il massimo del piacere.
Ancora bagnati andammo subito in camera. Lo feci distendere sulla schiena, avevo voglia del suo culo. Gli allargai le gambe e misi in mostra la sua rosellina. La mia lingua andò subito ad accarezzarla. Dieci minuti di rimming e giochi con le dita e fu il mio cazzo ad entrare in lui, ad essere avvolto dal calore della sua carne.
Il mio cazzo nel suo culo, le sue gambe sulle mie spalle. Le mie mani toccavano ovunque riuscissero ad arrivare. Gli venni dentro. Era il mio turno però, ora ero io a volerlo sentire in me.
Conoscevo la sua posizione preferita. Mi distesi sulla schiena ed allargai le gambe, lui s’incastrò, una gamba per lato da me ed il suo cazzo entrò subito, il mio buchino non chiedeva altro. Ci guardavamo negli occhi e nei limiti del possibile, in realtà quella posizione agevolava molto, ci baciavamo. Adoro il suo modo di penetrare e quella smorfia che fa quando raggiunge l’orgasmo.
Dopo essere venuto si affianca a me e mi bacia.
I nostri corpi non erano mai sazi l’uno dell’altro, l’alchimia fra di noi era incancellabile ed inarrestabile. Velocemente i baci mutarono in carezze, celermente le bocche andarono alla scoperta del corpo dell’altro.
Scivolavo con la lingua sui suoi pettorali, sentivo i peletti in ricrescita punzecchiare.
Gli alzai il braccio e la mia lingua si mosse prima sui bicipiti torniti e poi nell’incavo dell’ascella. Sapevo quanto amasse quella pratica e le contrazioni del suo corpo me lo confermarono un’altra volta. La lingua corse lungo il fianco e risalii sul suo ventre, le linee della tartaruga e poi roteò nell’ombelico.
Poi non so cosa accadde e la mia mente, per torturarmi, mi fece ricordare Filippo. Tentai d’ignorare quelle immagini, tentai di zittire il cuore ma non ci riuscii. Mi sentivo addirittura in colpa, come se stessi tradendo qualcuno che non voleva stare con me.
Dai miei occhi iniziarono a sgorgare lacrime.
“Che succede?”
“Niente” risposi “Ora passa”.
Non restò contento della mia risposta e aprendo le braccia disse “Vieni qui”.
Stretto a lui mi lasciai andare e fra le lacrime gli raccontai tutto.
“Passerà” mi diceva.
Non gli credevo ma le sue carezze riuscivano a confortarmi almeno un po’.
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