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Lo sbruffone - parte 5


di ennese80
07.03.2018    |    11.861    |    5 8.8
"“Zitto, non ti ho dato il permesso di fare domande..."
Capitolo 5

Due giorni dopo Alessio si fece sentire. I suoi messaggi erano diretti e semplici. Mi ordinava di farmi trovare in casa quella sera alle 21. Risposi e ringraziai.
Mi preparai e, come di consueto, feci un clistere. Dovevo essere pulitissimo per accogliere il cazzo del mio padrone. Erano le 20.30, infilai il dildo che Alessio mi aveva lasciato, indossai solo un accappatoio e attesi il suo arrivo.
Alle 21 in punto il campanello suonò, andai ad aprire e Alessio mi salutò col suo bel sorriso da sbruffone.
Chiudemmo subito la porta. “Benvenuto padrone” gli dissi.
“Ciao puttanella mia” rispose, mi prese il viso con la mano facendomi aprire la bocca, mi sputò e mi baciò. “Oggi ho tanta voglia ed ho una sorpresa per te. Vedi il tuo padrone ti pensa”.
“Grazie padrone”.
“Andiamo in camera e spogliami ma prima togliti subito l’accappatoio”
Eseguii e le mani di Alessio mi palparono il sedere allargando le natiche. “Bene, vedo che non te ne sei dimenticato” disse vedendo il dildo infilato nel mio retto.
Entrammo e gli tolsi ad uno ad uno i vestiti. La mia lingua percorse ogni centimetro del suo bel corpo, seguii le linee dei suoi muscoli. Il mio lavoro di lingua era, ogni tanto, interrotto da Alessio con schiaffi più o meno forti e sputi, ad ognuna di queste sue “attenzioni” era pronto un mio “Grazie padrone”.
Dopo che il suo corpo, dalla testa ai piedi, era stato accarezzato dalla mia lingua Alessio mi ordinò di andare a prendere lo zainetto che aveva portato con se e di non aprirlo assolutamente. Eseguii.
Mi ordinò di distendermi sul letto, schiena sul materasso e di incrociare le braccia sul petto. Obbedii.
Alessio aprii lo zaino e vi estrasse un groviglio di corde rosse.
“Che vuoi fare?”
Alessio si avvicinò veloce a me e la sua mano colpii il mio viso. “Zitto, non ti ho dato il permesso di fare domande. Sei di mia proprietà e si fa quello che dico io. Intesi?”
“Sì padrone”.
Alessio prese una prima corda e legò insieme le mie braccia.
Mi ordinò di distendere le gambe e un paio di quelle corde cinsero le mie caviglie ed i miei polpacci.
Infine una corda più piccola e sottile andò a stringere i miei testicoli. Il mio cazzo quasi scoppiava dall’eccitazione, evidentemente quel gioco mi piaceva.
“Alza le gambe verso l’altro, voglio vedere bene il tuo culo”.
Feci quanto richiesto e Alessio prese il dildo che era dentro il mio culo ed iniziò a muoverlo dento di me.
Lo tolse e con due dita accarezzò le mie mucose diventate sensibilissime.
Inaspettatamente avvicinò la sua bocca al mio buco e iniziò a praticarmi del rimming.
“Non mi aspettavo che la tua fighetta fosse così buona”
“Grazie padrone mio per questo onore che mi state riservando”.
Durò poco il suo lavoro di lingua e subito dopo dentro di me entrò il suo bel cazzone.
Le mie gambe erano ancora legate e Alessio con una mano le teneva piegate verso di me il più possibile, faceva inevitabilmente un po’ di male ma, in quella situazione, mi era impossibile ribellarmi sebbene non ne avessi la minima voglia.
Il suo cazzo si mosse dentro di me con tutta la forza di cui il mio giovane e muscoloso dominatore era in possesso.
Dopo diversi minuti uscii da me e si avvicinò velocemente sul mio viso, due veloci colpi di mano e diversi schizzi di sperma arrivarono sul mio viso e dentro la mia bocca che avevo aperto.
M’infilò poi il suo cazzone per ripulirlo dalle ultime gocce di sborra e successivamente tornò al mio culo e iniziò a giocarci con le dita. Ne sentivo almeno tre. Gemevo di piacere.
“Brava puttanella che godi qualunque cosa t’infilo dentro”.
Quel gioco durò parecchi minuti, il mio culo si abituava sempre di più al suo lavoro di mano e credo che le dita diventarono quattro.
Suonò il citofono.
“Vado io, tranquillo”
“Mah… “
Non ebbi tempo di completare la frase che Alessio infilò velocemente il dildo nel mio culo e m’intimò di stare zitto.
Si avviò nell’altra stanza per andare ad aprire la porta.
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