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Filippo - Certe Volte I Sogni Diventano Realtà - 9


di ennese80
05.02.2018    |    2.833    |    2 8.2
"Capitolo 9 La storia con Michele era proprio quello che mi serviva..."
Capitolo 9


La storia con Michele era proprio quello che mi serviva. Stavo bene con lui, parlavamo a lungo, il sesso andava alla grande, eravamo in perfetta sintonia.
Eravamo giunti a metà settembre, le ultime due settimane e il lavoro al villaggio turistico sarebbe giunto al termine. Mi domandavo come sarebbe andata a finire con Michele, la distanza sarebbe stata inevitabilmente un problema ma avremmo trovato un sistema per farvi fronte.
Eravamo a casa sua quel giorno, Marco e Salvatore erano fuori. Nudi nel letto ci stavamo baciando. Adoravo sentire i peli del suo petto a contatto col mio, i nostri cazzi duri si toccavano desiderosi di un contatto ancora più intenso col corpo dell’altro.
Staccai le mie labbra dalle sue e feci roteare la lingua nel suo orecchio, adorava quando lo facevo ed il suo corpo che vibrava me ne diede un’ulteriore conferma. Scesi piano piano lungo il suo collo ed arrivai al suo petto. Mi tuffai su quel bel tappetino di peli, leccandolo e mordendo i suoi capezzoli. Gli presi la mano sinistra, gliela baciai e gli succhiai le dita. Iniziai con la lingua a percorrere le sue forme, l’avambraccio, il bicipite, l’incavo dell’ascella, l’omero, ritornai ai suoi pettorali, risucchiai i suoi capezzoli e scesi giù fino all’ombelico. Continuai a scendere, diedi un bacio al suo cazzo che svettava possente ma non era ancora il momento di dedicarmici e continuai a scendere. Leccai i suoi testicoli ed i muscoli delle cosce, i polpacci ed il tatuaggio con le stelle su quello destro, scesi ai piedi, li baciai, li leccai, succhiai le dita e poi ripresi a salire fino a tornare al suo cazzo.
Ora era il momento di prendermene cura. Lo strinsi con la mano destra e lo guardai, le vene in evidenza e la cappella violacea. Leccai con avidità e poi lo accolsi in bocca. Avvicinai una mia mano al viso di Michele che mi succhiò due dita, le stesse che poi portai a cercare il suo buchino e a violarlo.
Succhiavo il suo cazzo e nel mentre massaggiavo la sua prostata e questo doppio lavoro lo portò ben presto a venire. Bevvi ogni goccia del suo seme.
Ci baciammo e fu poi la sua bocca a dedicarsi al mio cazzo. Avevo voglia di penetrarlo, con una carezza lo feci allontanare dal mio cazzo, capii cosa volevo e si mise a 90, gli allargai le natiche, leccai il suo buchino e poi il mio cazzo si fece strada in lui. Gli venni dentro e restammo parecchi minuti a baciarci.
Ero stretto a lui, la mia testa adagiata sul suo morbido petto villoso. Ci guardavamo negli occhi e Michele mi disse “Ti amo”. Non riuscii a rispondere, non mi venne spontaneo ricambiare quelle parole, lo baciai solamente.
Quella notte non riuscii a dormire, troppi pensieri affollavano la mia mente. Mi chiedevo perché non mi fosse venuto spontaneo rispondere al suo “Ti amo” in fondo stavo bene con Michele, era dolce, intelligente e c’era un’ottima sintonia sia a livello fisico che mentale. Non lo amavo e in quella notte senza riposo capii che non sarei riuscito ad amarlo. Forse non ero pronto ad amare di nuovo dopo Filippo o forse ero troppo autolesionista per capire di aver trovato la persona giusta.
La sera dopo ci vedemmo e glielo dissi, lo lasciai e scrissi la parola fine a quella storia. Gli facevo del male ma sarebbe stato peggio, sentivo che non avrei mai ricambiato i suoi sentimenti e lui non lo meritava, era giusto che potesse essere libero per trovare qualcuno che potesse dargli quell’amore che io non ero in grado di provare.
Soffrii anch’io, parecchio e mi trovai anche abbastanza solo ad affrontare questo dolore visto che il mio amico trascorreva il tempo libero col suo ragazzo. Aveva tentato alcune volte di restare con me la sera ma gliel’avevo impedito perché lui e Stefano erano innamorati ed avrebbero dovuto affrontare la distanza di lì a qualche giorno.
Rividi solo una volta Michele il giorno della partenza. Marco mi aveva accompagnato a prendere il traghetto, lui si sarebbe trattenuto qualche altro giorno.
Chiesi scusa a Michele per il dolore che gli avevo procurato, questa volta fu lui a non rispondere mi fece solo un mezzo sorriso di circostanza ma, quello che mi stupii e mi rese felice, fu la sua richiesta di cercare di rimanere amici.
Salutai Stefano e salutai il mio amico Marco, lo ringrazia per quell’estate che mi aveva donato.
Tornai a casa con un bagaglio di emozioni e di ricordi e l’assoluta incertezza su ciò che mi avrebbe riservato il futuro. 
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