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Gay & Bisex

Lo sbruffone - parte 2


di ennese80
24.02.2018    |    13.547    |    5 9.3
"Andammo in bagno e mi fece entrare nella vasca ed inginocchiare..."
Capitolo 2

Avevo da poco ingoiato la sborra di Alessio ed ero ancora lì sul letto con lui intento ad esplorare il suo corpo con la lingua. Al ragazzo piaceva dominare ed io stavo scoprendo che mi trovavo bene nell’obbedire ai suoi ordini, il mio viso era pronto a ricevere i suoi schiaffi e sputi, la mia lingua obbediente nel leccare piedi e ascelle sudate, la mia voce pronta nel dire “grazie padrone” ad ogni suo maltrattamento. Senza che l’avessimo concordato si era instaurato un gioco fra di noi in cui ognuno era consapevole della parte che avrebbe recitato.
“Muoviti e seguimi” ovviamente obbedii.
Andammo in bagno e mi fece entrare nella vasca ed inginocchiare. Si prese il cazzo in mano, era ancora semi-eretto. Iniziò a pisciare su di me, era la prima volta che mi trovavo a fare quella pratica, non l’avevo mai considerata fino a quel momento ma a lui dovevo obbedire.
“Troia apri la bocca!” lo feci e immediatamente lo schizzo di urina raggiunse il mio viso e la mia bocca.
“Bevi!” fu il suo ordine e quel liquido dorato scese nella mia gola. Ammetto che una sensazione di disgusto mi assaliva ma era in parte zittita da una strana eccitazione dovuta a quella sottomissione, ad essere completamente in suo potere.
“Adesso sciacquati e col tubo della doccia fatti un clistere che fra un po’ con questo” e si strinse il cazzo “ti spacco quel culo da puttana che hai”.
L’acqua calda scivolava sulla stessa pelle su cui, pochi istanti prima, era caduto un altro liquido caldo. In quel momento pensavo alla situazione in cui mi trovavo e mi domandavo cosa sarebbe accaduto e come sarebbe finita. Lasciai da parte dubbi ed ansie ed eseguii quanto mi era stato ordinato poi tornai in camera da lui.
“Le puttane mi piacciono così, ubbidienti. Vieni che ti premio spaccandoti il culo col mio cazzo”.
“Distenditi sulla schiena e allarga bene le gambe” lo feci.
Il suo cazzo era durissimo mentre ammirava il mio buchino. Si spalmò un qualcosa sulla mano ed iniziò a penetrarmi con due dita, gemevo. “Sentite la puttanella come gode, ora vedrai appena avrai la mia minchia dentro”. Le dita divennero tre e si mossero con forza.
“Poggiò poi la sua cappella sul buchino e con un colpo secco entrò dentro”
Mi scappò un’esclamazione di dolore. “La troia si sta facendo male? Ancora siamo all’inizio” disse.
Iniziò a muoversi in me con tutta la forza che aveva in corpo, ogni affondo era un’esplosione di dolore e di piacere. Mi scopò per diversi minuti e poi un grugnito ed una smorfia del suo viso mi dissero che aveva scaricato la sua sborra nel mio retto.
Si distese accanto a me, mi guardò in faccia “Il tuo culo è meglio di una figa, da oggi sarai il mio svuota palle personale. Non è una domanda è un ordine”.
“Certo padrone, farò tutto quello che lei mi chiederà” risposi.
“Brava troia, così ti voglio. Mettiti a 90, voglio vedere bene il culo che ho appena sfondato”
Eseguii, chinai la testa sul materasso ed alzai il più possibile il culo per offrirlo alla vista del mio padrone. Alessio mi allargò le chiappe ed osservò il buco che, pochi minuti prima, aveva ospitato il suo cazzo. La sborra usciva dal mio ano, Alessio ci poggiò due dita che, grazie sia alla lubrificazione sia al suo cazzo che prima l’aveva allargato per bene, scivolarono velocemente dentro. Le uscii e mi diede una sculacciata.
“Ahi!” esclamai.
“Zitto, devi ringraziarmi quando ti sculaccio, per te deve essere un piacere e quando il tuo padrone ti fa un regalo devi ringraziare”.
“Certo padrone. Mi scusi se ho sbagliato” risposi.
Un'altra sculacciata raggiunse le mie natiche, era più forte della precedente. Ringraziai.
Ne partì una terza, una quarta, una quinta, una serie continua di sculacciate. Le natiche mi bruciavano e le lacrime solcavano il mio viso ma assecondai le voglie di Alessio e ringraziai per ogni colpo ricevuto.
Non avrei mai creduto che una situazione del genere e che il dolore fisico che ricevevo potessero farmi godere. Soffrivo ma, incredibilmente, ero felice di quel trattamento.
Quell’insolito pomeriggio giunse al termine con quella sequenza di sculacciate. Ci ricomponemmo e Alessio mi chiese il numero per potermi chiamare non appena il suo cazzo avesse avuto bisogno di me.
Glielo diedi e, inaspettatamente, mi baciò. Era irruento, violento, era un ulteriore modo per sottolineare che ormai ero di sua proprietà.
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