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Il Caramba Del Quinto Piano


di santoBEVITORE
09.11.2011    |    18.780    |    11 9.7
"Gli misi la cravatta in tasca e gli sbottonai la camicia mettendo in evidenza un petto muscoloso e coperto da una peluria fitta e corta, probabilmente..."
Gabriele viveva al quarto piano (senza ascensore) di un vecchio palazzo nel centro città. nonostante il palazzo fosse particolarmente bello e ben posizionato, la scomodità di farsi 4 piani di scale ogni volta si faceva sentire.
l'appartamento era piccolo ma grazioso e ben curato, in ogni angolo trasparivano la creatività e lo stile di Gabriele, all'epoca fresco pensionato ma con un passato da visagista delle grandi dive degli anni '60; ogni mensola era disseminata di cornici e scatti in bianco e nero in cui il mio vecchio amico era abbracciato a una donna di successo, dalle cantanti alle attrici,vecchie glorie di un mondo ormai scomparso.

era stato un giovedì come mille altri.
ero arrivato presto, avevo affrontato la scalinata con ottimismo e avevo suonato il suo inconfondibile campanello "é il suono del canto dei cigni di balalaika" diceva sempre sorridendo.
ci eravamo messi sul balconcino che dava sulla corte interna per fumarci una sigaretta e ci aggiornavamo sugli ultimi pettegolezzi. da qualche tempo tutte (e dico tutte) le esternazioni del mio amico avevano un unico soggetto: il caramba.
il caramba, si intuisce, era un carabiniere calabrese appena trasferitosi nell'appartamento di sopra, e stando a quello che raccontava Gabriele era alto 3 metri, aveva un torace grosso come un frigorifero e un pacco nei pantaloni lungo come l'autodromo di monza.
allegorie a parte capivo che il nuovo venuto doveva essere un bel torello mediterraneo.
e carabiniere.
"è bello da morire ma dev'essere uno stronzo… ieri mattina l'ho incrociato sulle scale e l'ho salutato… gli ho detto benvenuto se ha voglia uno di questi giorni scenda per un caffè e mi ha a malapena salutato… "
"magari aveva fretta… oppure è timido" provai a dire
"macché… li conosco io quelli… sanno tutto loro… sono tutto loro… pensano d'essere chissachì… odiano i froci e finiscono con donne che non gliela danno!"
contro le certezze di Gabriele c'era poco da fare: prendere o lasciare.

Dopo cena guardammo un vecchio film (per il mio amico il mondo finiva nel '78, quando Mina abbandonò le scene) e più volte il nuovo inquilino si inserì nel nostro discorso "guarda che cosce quello li… sembra il caramba" oppure "mamma che begli occhi ha quell'attore… il caramba però li ha più belli…".
a dire la verità io il caramba non l'avevo mai visto né sentito.
nemmeno il normale scricchiolio di una sedia spostata, il clamore di una porta sbattuta, niente.

insomma, finita il film tornammo sul terrazzino per l'ultima sigaretta
"è tutto spento… non è ancora tornato… chissà dov'è… secondo me ha una fidanzata frigida e si finisce dalle seghe…"

in realtà dopo l'ultima sigaretta ci fu l'ultimo bicchiere di vino… e un'altra sigaretta.
finalmente all'una e mezza uscii da quell'appartamento, un po' brillo e con il passo leggermente incerto.
mentre ero ancora al terzo piano sentii il portone sbattere, segno che qualcuno stava rientrando a quell'ora.
scesi ancora e lo incontrai appena sotto al pianerottolo del secondo piano.
era lui.
non poteva essere che lui.
alto, massiccio, con due enormi sopracciglia nere e folte e una barba disegnata alla perfezione, aveva le braccia grandi come le mie cosce, il collo di un cinghiale e uno sguardo scuro e penetrante.
"… buonasera…" mormorai
lui non disse niente, ma non smise di puntare i suoi occhi nei miei; non accennò nemmeno un sorriso e mantenne lo sguardo fisso su di me, passo dopo passo, mentre gli passavo davanti e continuavo a scendere le scale.
feci tre scalini e mi voltai.
era ancora li e mi guardava.
altri tre scalini… più lentamente però.
stava immobile e non smetteva di guardarmi.
feci per scendere ancora ma fummo sorpresi dal timer dell'impianto di illuminazione e in un istante fu tutto buio.
seguendo la parete con le mani giunsi al pianerottolo inferiore e feci scattare l'interruttore.
il caramba era ancora li, gli occhi puntati nei miei.
sembrava che mi avesse visto spostarmi nell'oscurità, come fanno i gatti.
senza dire niente risalii le scale, lentamente, i miei passi erano l'unico suono percettibile.
gli fui di fronte… mi decisi a parlare
"va tutto bene?"
il caramba guizzò in avanti come un felino e mi ritrovai sbattuto al muro con mezzo metro di lingua in bocca.
il colosso mi placcava con tutto il corpo e mi bloccava i polsi.
sul mio ventre la sua formidabile erezione era evidente.
baciava avidamente, mi offriva la sua lingua da succhiare, mi mordeva delicatamente le labbra, tutto senza smettere di roteare il bacino per farmi sentire il giocattolo che aveva fra le gambe.
finalmente mi liberò le mani e subito gli afferrai la testa per accarezzargli i capelli, poi scesi al collo, ai fianchi… e quel fantastico torace.
a pensarci bene sarebbe stato molto più comodo (ed intelligente) salire fino al suo appartamento e lasciarci andare… ma in quel momento eravamo troppo eccitati per interrompere quel gioco pericoloso, e senza smettere di baciarci iniziammo a spogliarci vicendevolmente.
li, sul pianerottolo, davanti alla porta di casa di qualcuno. due piani sotto a Gabriele.
gli misi la cravatta in tasca e gli sbottonai la camicia mettendo in evidenza un petto muscoloso e coperto da una peluria fitta e corta, probabilmente scorciata con il rasoio elettrico, lui mi sfilò la felpa e la maglietta.
scesi a leccargli i capezzoli e subito mi mise la mani sulle spalle. leccavo tutto il suo corpo scendendo verso l'ombelico… sulle mie spalle la pressione aumentava lenta ma decisa, finchè fui davanti alla patta dai suoi pantaloni.
mi schiacciava la faccia sul suo pacco, ed io aprivo le labbra e simulavo un bocchino sopra alla tela tesa dei suoi calzoni. si capiva che aveva un cazzo di tutto rispetto, indubbiamente largo e perfettamente dritto.
allungai le mani per sbottonarlo ma il caramba mi tirò su e prese ad armeggiare con la mia cintura.
ci ritrovammo entrambi con i pantaloni calati alle caviglie e le mutande tese dall'euforia e dall'ardore reciproco.
il bronzo di riace mi mise due dita in bocca
"succhia…" che splendido imperativo!!!
leccai e succhiai avidamente quelle falangi forti e callose, fingendo di leccare il più gustoso degli uccelli.
di colpo il timer scattò di nuovo e ci ritrovammo al buio.
sempre senza dire nulla il carambà mi infilò una mano nelle mutande… raggiunse il buchino e affondò l'indice praticando una leggera torsione. fece ruotare il dito per qualche secondo in senso orario ed antiorario, poi l'estrasse e titillò il bocciolo con il polpastrello… di nuovo mi offrì le dita da leccare e di nuovo leccai avidamente avvertendo gli umori del mio culo sulla sua mano, infine mi penetrò con forza utilizzando l'indice ed il medio insieme.
come lo sentii spingere fra le mie natiche mi avventai istintivamente sul suo collo taurino.
con una mano mi allargava il culo e con l'altra tornò a spingere sulle mie spalle, fino a che non mi trovai di nuovo davanti al suo inguine.
con gli occhi abituati all'oscurità ero in grado di intravedere i dettagli.
liberai il suo uccello dalla gabbia degli slip e mi ritrovai in mano un bel cazzo, davvero massiccio e dritto come avevo intuito.
dalla punta della cappella vidi sgorgare timidamente una goccia lattiginosa seguita da una seconda, le lasciai scorrere fino all'incavo sotto al glande e le leccai.
poi lo accolsi in bocca.
"bravo… pompalo…"
il carabiniere gradiva il pompino e senza smettere di ravanarmi dentro al culo prese a ondeggiare il corpo per scoparmi la gola.
"pompalo… pompalo… poi ti apro il culo"
in quella semioscurità immobile e silenziosa noi eravamo luce, movimento e suono.
coi sensi amplificati dalle tenebre appena rarefatte mi avventavo sul suo uccello con un'avidità senza precedenti e lo sentivo gemere e vibrare.
quando mi accorsi che stava cercando di recuperare un profilattico dalle tasche dei pantaloni capii che stava per farlo… e stava per farlo li.
appena lo sentii rompere l'involucro del condom mi divincolai agilmente e mi appoggiai alla parete porgendogli il culo.
"aspetta, bagnalo"
il caramba forse temeva temeva di farmi male, e mi offriva il cazzo inguainato nel lattice da leccare.
tornai ad inginocchiarmi e percorsi tutta quell'asta poderosa con la lingua umida di saliva, poi lo spinsi in gola e detti qualche affondo.
tornai a mettermi al muro, inarcando il bacino indietro ed offrendogli le mie chiappe senza nessun ritegno.
lo sentii avvicinarsi e appoggiare appena la punta della cappella al mio sfintere.
sentii la sua bocca sul collo… piccoli morsi famelici.
poi sentii la pressione del cazzo… misurata ma persistente, continua e feroce… lo sentii entrare e penetrare, lo sentii farsi largo e affondare.
"che culo fantastico!"
ero completamente in sua balìa.
con le sue enormi braccia mia avvolgeva e mi stringeva con bramosia, senza smettere di mordicchiarmi il collo.
muovendo ritmicamente i lombi mi infilava e mi scopava senza sosta, facendomi sbattere la testa al muro.
eravamo completamente persi nei nostri gemiti quando sentimmo sbattere il portone al piano terra e di colpo la luce si accese.
"ssssssssst!"
mi mise una mano sulla bocca e restò immobile, con tutto il suo uccello conficcato dentro di me.
non mossi un muscolo. non tentai nemmeno di dire qualcosa.
ci fu il rumore di qualche passo, poi una porta che sbatteva.
per fortuna era rientrato un inquilino del primo piano.
restammo così, immobili e in silenzio, con le braghe calate, appiccicati al muro come insetti, in una bolla spazio temporale che trovava il proprio nucleo nei miei muscoli anali.
finalmente fu di nuovo buio e fu come se il mondo tornasse a ruotare.
in un attimo il toro si risvegliò e riprese a sbattermi al muro.
"ti apro il culo troia… ti apro il culo… te lo apro"
il caramba sembrava impazzito e mi scopava all'impazzata tenendomi per le spalle.
"questo bel culetto te lo rompo… te lo rompo tutto"
mi cavalcava con foga e ad ogni colpo lo sentivo affondare il cazzo nel mio retto.
come mille scintille senza controllo ad ogni suo colpo vedevo accendersi la luce di infinite stelle e mi dimenticavo d'essere schiacciato al muro nell'androne delle scale.
"non fermarti… non fermarti" riuscii a sibilare.
rinvigorito dalle mie parole lo sentii prendere un respiro profondo… poi fui assalito da una scarica di affondi che mi tolsero quasi il fiato.
"eccomi… eccomi… aaaaaaaaaaaaaaaaaah!"
preso dalle convulsioni lo sentii scuotere e dimenarsi senza smettere di trombarmi… sentii la vibrazione partire dalle sue caviglie, raggiungere l'uccello, esplodere e poi diffondersi per tutto il suo corpo.
il suo orgasmo mi investì e mi attraversò come un'onda sulla risacca.
lo sentii rallentare senza smettere di infilzarmi… lo sentii cambiare ritmo senza rinunciare a farsi largo nel mio culetto umido.
poi si abbandonò completamente su di me.
restò sulle mie spalle alcuni secondi, poi si ritirò.
mentre si toglieva il condom mi inginocchiai per ripulirgli l'uccello ancora mezzo duro
"mmmm sei una troia… apri la bocca"
mi fece reclinare indietro la testa e mi versò il contenuto del preservativo sulle labbra
"bevi troia… bevi tutto"
ingoiai smaniosamente tutto il suo seme, poi con le labbra ancora sporche del suo latte tornai a sbocchinarlo con ingordigia, fino a che fu completamente moscio.

ci rivestimmo in silenzio, poi nel buio mi fece cenno di seguirlo fuori, in strada.

il vialetto era deserto, i lampioni mascheravano a malapena lo sconcerto accaldato sui nostri volti… ma non importava.
"vengo spesso qui" dissi "un mio amico abita al quarto piano"
"forse dovresti venire più spesso" aggiunse lui "io sto al quinto, quando passi fammi uno squillo"

dopo circa 5 anni Gabriele si è trasferito… io in quel palazzo ci vado ancora abbastanza spesso.
naturalmente salgo sempre fino al quinto.

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