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Prime Esperienze

il nero è un colore che piace


di poeta57
16.01.2025    |    21    |    0 6.0
"Truccata, con un rossetto rosso fuoco e le unghie laccate..."
Perché una donna bianca che va con un nero eccita la fantasia degli altri bianchi?

E' vero, lo sapeva bene, che si dice che i neri lo abbiano più grosso, ma non era sempre vero. Non sempre. E neanche spesso. Spessissimo, insomma. Capitava, poteva capitare, come poteva capitare di no. Eppure sia con le amiche che con gli amici quando diceva loro che stava con uno di colore si scatenavano risatine, rossori, battute.

Era una stupidaggine. Poteva ben dirlo! Ne erano capitati di quelli, diciamo, insoddisfacenti. Anche se doveva ammettere, lei che di uomini di colore ne aveva avuti un po', che quando capitava che la prima volta si spogliassero e veniva fuori un palo fuori ordinanza, bè doveva ammettere che la prima ad eccitarsi un po' di più era lei. La pelle nera e la cappella così rosso carminio.

Forse perché le ricordava quella volta che in Germania era uscita una sera dopo una festa con un soldato degli stati uniti e si era ritrovata, forse per la prima volta, con un signore che aveva decisamente un arnese fuori ordinanza. Era in un albergo o in un motel. Ce l'aveva portata lui. Lei era ancora tutta in tiro per la festa. Truccata, con un rossetto rosso fuoco e le unghie laccate. Lo ricordava bene perché la sua immagine riflessa allo specchio dalla luce della abatjour che con la mano dalle unghie rosse menava quel bel cazzo (e quando ci vuole ci vuole) e aveva aperto le labbra, rosse anche loro, e aveva mangiato quel coso enorme e tutto nero, ecco quell'immagine le era rimasta fissa in testa e ogni volta che il suo nuovo amante si spogliava, se era nero e ben dotato, ecco quella tornava, tornava col suo sguardo un po' stanco, eccitato e stanco, inesorabilmente attratta a mangiare quel bel pezzo di maschio.

In effetti, odiava la parola pompini. Tanto le piaceva farlo, tanto odiava quella parola, che se uno sbagliava e la chiamava pompinara, o le chiedeva fammi un pompino, la piantava subito lì. Magari riprendeva dopo. Dopo un po'. Lei diceva a se stessa che non faceva pompini, ma assaggiava o mangiava un uomo. Per lei erano frutti, frutti maturi, pieni e colmi di vita, esattamente coma una pesca al suo massimo e lei, lei l'assaggiava e, se le piaceva, se il gusto era di suo gradimento, lo mangiava, lo mangiava tutto, fino a quando non ne rimaneva che la buccia.

E sì, alle volta, ma non sempre, assolutamente, quelli di colore erano belli saporiti.

D'altronde si dice no che la curiosità è femmina? Ecco lei era femmina, femmina al cento per cento. E la notte e le notti navigando su e giù per la rete, quando beccava un blog, come dire, appetitoso, di quelli nei quali non c'è solo sesso a carettate, ma anche delle belle storie, delle storie intriganti, ecco lì la curiosità si accendeva e iniziava a leggere, leggere, leggere e se era proprio il massimo mentre leggeva una carezza o due se la concedeva.

Era curiosa e la curiosità ogni tanto va soddisfatta, no?

E poi ero stato proprio io a proporlo. Anzi avevo dovuto insistere un bel po'. E c'erano stati scenate, minacce di abbandono, che non l'amavo più, che non me ne fregava più niente di lui e cose così, solo perché, dopo essercelo ripetuto un sacco a letto, un giorno mi ero messa di guzzo buono a dirgli che mi sarebbe piaciuto che le nostre fantasie diventassero almeno una volta realtà.

Non c'era stato verso. Non lo voleva capire che per me non cambiava niente, che tutto era come prima e lo sarebbe stato anche dopo. Che poi a ragionarci adesso, dopo che tutto è successo, forse aveva ragione lui a farsi tutte quelle menate, ché le fantasie sono fantasie e dovrebbero rimanere tali e che se uno inizia a fantasticare troppo forse, dico forse, è vero che qualcosa è cambiato, che l'amore vero non c'è più e che in qualche modo o maniera l'unica cosa che vuoi, che vuoi davvero, intimamente, è liberarti di lei. Ma poi non è neanche vero. Solo in parte, forse. Forse.

Fatto sta che quando poi siamo stati lì, la situazione mi è un po' scappata di mano e la cosa mi ha lasciato un po', come dire, interdetta, stupita, eccitata, certo, ma anche impaurita, come quando si dice che si vuole rompere un piatto e poi quando l'ha rotto si dice: cazzo!

Come dicevo, avevo dovuto insistere un bel po', ma alla fine aveva accettato, non di farlo in tre, come avevano sognato nel nostro bel lettone, ma di farlo in presenza di qualcuno. Io avevo proposto, ovvio, una ragazza, per essere accettata meglio, e lì si erano riaperte le dighe ed era uscito di nuovo il Vaiont. Che ero diventata lesbica e che quello era il problema! Allora avevo virato su un maschio e lì era rimasto un attimo indecisa, poi aveva ripreso a bestemmiare e per calmarlo c'era voluto del bello e del buono, compresa una scopata, scusate il linguaggio, nella quale avevo dovuto dare il meglio di me.

Dopo, dopo averlo fatto, ero tornata sull'argomento e lì, abbracciati, aveva accettato a patto che il terzo fosse un uomo e che stesse solo a guardare e che io non mi togliessi il reggiseno. Niente pompini. Niente leccate. Solo scopare. Anzi forse con me tutta vestita.

Va bé, che devo dirvi, accettai.

La ricerca del lui adatto fu lunghissima e dispendiosa. Discorsi. Discussioni. Scarti e riproposizioni, negazioni e affermazioni, sì, no, forse, no quello mai, ma figurati, dai!

Alla fine venne fuori che non dovevamo conoscerlo, che dovevo approcciarlo io e dirgli quel che dovevo dirgli facendogli credere che era una scommessa che avevamo perso con una coppia nostra amica. Lui, il suo compito era solo quello di stare a guardare, vestito, senza toccarsi, accettando di essere fotografato prima, durante e dopo la cosa. La storia della foto l'avevo inventata lì per lì per dar peso alla storia della scommessa, anche se poi alla fine ce ne dimenticammo, almeno di quelle durante e dopo. Ovviamente la scelta finale tra gli sconosciuti la fece lui, che se ne tornò a casa una sera con la foto di uno sul telefonino e un indirizzo di casa. Io mi insospettii un po', tant'è che ci misi un sacco a contattarlo. Prima, in quelle settimane, come dire, feci qualche indagine, stetti attenta, una volta la seguii pure, ma poi mi convinsi che davvero quello era lo sconosciuto che andava bene e in effetti quello che è successo poi confermò questa cosa.

Quando lo fermai per strada, lui non voleva crederci. In effetti non ci credevo neanche io. Di essere lì a proporre quella cosa. Incredibile. Poi gli feci vedere qualche mia foto diciamo in abiti comodi, gli raccontai un po' meglio la cosa, gli dissi che lui non doveva fare altro che stare fermo a guardare e alla fine lui si convinse. Cinquanta euro, gli promisi, che per non fare un cazzo non mi sembrano pochi.

La prima volta la cosa filò liscia. Arrivò. Lo facemmo accomodare in camera e poi noi nella stanza di fianco, con la porta chiusa ci lanciammo in un petting furioso, con relativo pompino e altre piacevolezze, poi di rivestimmo, entrammo, io mi tolsi solo le mutandine e scopammo. Dieci minuti, tutto finito. Io me ne andai di là e mio marito lopagò e quello se ne andò. Fatto tutto. Anche la seconda non ci furono problemi. Ovviamente non vi dico, la passione che tornò tra me e mio marito tra quelle due volte. Lo facevamo tutti i giorni. Almeno. Lui tornava a casa per pranzo solo per vedermi e scoparmi.

Fu la terza, anzi no, la quarta che la cosa mi scappò di mano. Avevamo cambiato ragazzo. E questa volta era un nero. Non avrei dovuto. Con i miei ricordi.

Fatto sta che quella volta lì, quando entrammo, belli caldi come al solito e mio marito si cavò i pantaloni e le mutande e rimase lì, seduto sul letto, col suo bel cazzone a fare bella mostra di sè, io mi tolsi le mutandine, certo, ma invece di sdariarmi per farmi prendere come facevo sempre, si misi seduta di fianco a lui e presi a menargli il pisello, mentre con l'altra mano, sotto la gonna, che non si era tolta, ma aveva solo alzato un pochino, sotto la gonna, aveva preso a toccarmi.

Io e mio marito ci baciammo. Le lingue. Le labbra.

Mi staccai e scesi a mangiarglielo. Mio marito chiuse gli occhi e in men che non si dica salii in paradiso.

Quando poi alla fine, mentre io ero di là che mi facevo una doccia, mio marito chiese a quell'altro che cazzo era successo, lui, tremando quasi dalla paura e dall'emozione, mi disse, scusandosi, che intanto che io glielo leccavo, lo guardava fisso negli occhi. Poi ad un certo punto mi era tolta il mio pisello dalle labbra e gli aveva sorriso, prima di riprendere a chiudere gli occhi nel succhiare il pisello.

Poi quel che è successo è facile da immaginare.

Mio marito era là con cazzo in lacrime, che io mi alzai sul letto in ginocchio e fece cenno a quell'altro di avvicinarsi. Dal rigonfiamento dei pantaloni intuivo un cazzo notevole. Io ricordavo i neri che avevo avuto. Lui titubava. Allora mi sdraia sul letto, tirandomi su completamente la gonna e aprendo le gambe, lo pregai di leccarmi.

Quella proposta, mi rendo conto, era irresistibile, specie per un ventenne.

Per la farla breve, lui mi leccò per bene, era davvero bravo, anche se più per entusiasmo che per tecnica, poi mi scopò, davanti e di dietro, con sempre il mio vestitino a mezz'aria e alla fine, quando mi fece ululare per l'ennesima volta, si beccò anche lui un pompino a vedere il quale, devo ammettere, il povero cazzo depresso di mio marito diede qualche segno di risveglio.

Ricordo che mentre mi scopava quell'altro lì, non mi guardai mai neanche una volta mio marito. Mi agitavo, ringhiavo, sospiravo, finalmente di nuovo un cazzo nero tutto mio, e quando glielo leccai, lo feci quasi senza tecnica, ma solo passione. Lui venne che sembrava una fontana e ci innondò il letto, che poi dovemmo cambiare tutto e lavare le lenzuola con la varichina.

Ero stravolta, sudatissima, con gli occhi sbarrati, stesa sul letto con le braccia abbandonate, aperte, a raggiera.

Quello si alzò e andò in bagno. Lo seguii e gli chiesi. Si scusò. So che quando alla fine se ne andò, non so com'è, ma mi dimenticai di dargli i soliti cinquanta euro.

Tornata in camera dopo la doccia, trovai mio marito piangente, che tremava tutto e mi diceva che ero una stronza!

Solo giorni dopo, a forza di carinerie e di tornare a fare la solita vita (meno vivace sessualmente, decisamente meno vivace), lui tornò normale e dopo un quindici giorni scopammo di nuovo anche noi.

Quasi mi veniva da piangere mentre ero dentro dentro di me, anche se, quasi sul più bello, non seppi resistere e gli chiesi qualcosa che aveva a che fare con quello che era successo. Lui scosse violentemente la testa, come a negare, a voler dimenticare, emise un suono roco di gola, come da animale e giurerei che il cazzo gli divenne più duro. Dopo poco, un attimo, mi innondò la figa.

Non capitò più, ma tutte le volte che ad una festa o per strada noto un bell'uomo o un bel ragazzo gli sussurro che quello sarebbe il tipo giusto per rifare quel gioco, di lì in capo a poco finiamo sempre da qualche parte a scopare.

Però nero no. Basta. Forse.














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