Prime Esperienze
il nero è un colore che sfama

16.01.2025 |
8 |
0
"Poi gli feci vedere qualche mia foto diciamo in abiti comodi, gli raccontai della scommessa persa, gli dissi che lui non doveva fare altro che stare fermo a..."
Perché una donna bianca che va con un nero eccita la fantasia?È vero, lo so bene che si dice che i neri lo abbiano più grosso, ma non era sempre vero. Non sempre. Spesso. Eppure, quando da ragazza dicevo che stava con uno di colore si scatenavano risatine, rossori, battute e le amiche mi chiedevano di farglielo conoscere.
Era una stupidaggine. Poteva ben dirlo! Ne erano capitati di quelli, diciamo, insoddisfacenti. Anche se devo ammettere che quando capitava che si spogliassero e veniva fuori un palo fuori ordinanza, bè devo ammettere che era un bel vedere. La pelle nera, scolpita e la cappella così rosso carminio. Metteva appetito. Con i miei fidanzati bianchi non capitava la stessa cosa, anche con quelli meglio dotati.
Forse perché mi ricordavo la prima volta, quando in Germania per studiare il tedesco ero uscita con un soldato degli stati uniti e mi era ritrovata, forse per la prima volta, con un un arnese decisamente fuori ordinanza. Era in un albergo o in un motel. Mi ci aveva portato lui. Ero ancora tutta in tiro per la festa. Truccata, con un rossetto rosso fuoco e le unghie laccate. Me lo ricordo bene perché l’immagine del suo grosso cazzo riflessa allo specchio dalla luce della abatjour chiuso prima dalla mia mano dalle unghie rosse e poi dalle mei labbra, rosse anche loro, e glielo avevo mangiato, enorme e tutto nero, ecco quell'immagine mi è rimasta fissa in testa.
E sì quelli di colore erano belli saporiti. Ricordo.
Poi il matrimonio, il cambio di città e un marito così affettuoso, passionale e fedele che per un bel pezzo quei ricordi finirono in soffitta. Però con l’andare degli anni, qualcosa mi tornò alla memoria. Curiosità di rivederne qualcuno. Di cazzo, intendo.
D'altronde si dice no che la curiosità è femmina? Ecco io sono femmina, femmina al cento per cento. E la notte e le notti, mentre lui russava (ha sempre dormito tanto) navigando su e giù per la rete cercavo foto e se erano belli grossi e scappellati come quello del soldato in Germania ogni tanto mi toccavo. Poi le foto non mi bastarono più e iniziai a leggere i racconti su un sito, come dire, appetitoso, di quelli nei quali non c'è solo sesso a carrettate, ma anche delle belle storie, delle storie intriganti. Ecco lì la curiosità si accendeva e iniziavo a leggere, leggere, leggere e una carezza o due me la concedevo anche lì. Tanto lui dormica sempre. Mi incuriosivano soprattutto le storie di donne con due uomini. Due uomini tutti per me? Un brivido. Se poi uno era nero venivo solo a sfiorarmi.
Era curiosa e la curiosità ogni tanto va soddisfatta, no?
Una sera ne parlai con mio marito. Erano fantasie che ogni tanto a letto facevamo, ma non ne avevamo mai parlato al di fuori della passione. Quella sera iniziai a parlagliene a cena. Non direttamente dei neri, così in generale. Presi la cosa un po’ alla larga. Lui sbuffò dicendo che erano tutte stupidaggini. Anzi si offese anche un po’. Ho insistito e c'erano stati scenate, minacce di abbandono, che non l'amavo più, che non me ne fregava più niente di lui, che evidentemente non mi bastava più e cose così, solo perché, dopo essercelo ripetuto qualche volta a letto, quel giorno mi ero messa a dirgli che mi sarebbe piaciuto che le nostre fantasie diventassero almeno una volta realtà.
Non c'era stato verso. Non lo voleva capire che per me non cambiava niente, che tutto era come prima, che lo amavo e che l’avrei amato anche dopo. Che poi a ragionarci adesso, dopo che tutto è successo, forse aveva ragione lui a farsi tutte quelle menate, ché le fantasie sono fantasie e dovrebbero rimanere tali e che se una inizia a fantasticare troppo forse, dico forse, è vero che qualcosa è cambiato, che l'amore vero non c'è più e che in qualche modo o maniera l'unica cosa che vuoi, che vuoi davvero, intimamente, è altro. Ma poi non è neanche vero. Solo in parte, forse. Forse.
Fatto sta che quando poi, come vi dirò, siamo stati lì, la situazione mi è un po' scappata di mano e la cosa mi ha lasciato un po', come dire, interdetta, stupita, eccitata, certo, ma anche impaurita, come quando si dice che si vuole rompere un piatto e poi quando l'hai rotto si dice: o cazzo!
Come dicevo, avevo dovuto insistere un bel po', ma alla fine aveva accettato, non di farlo in tre, come avevamo sognato nel nostro bel lettone mentre scopavamo, ma di farlo in presenza di qualcuno. L’avevo preso come un primo passo, come in effetti poi fu.
Io avevo proposto, ovvio, una ragazza, per essere accettata meglio, e lì si erano riaperte le dighe ed era uscito di nuovo il Vaiont. Che ero diventata lesbica e che quello era il problema! Allora avevo virato su un maschio e lì era rimasto un attimo indeciso, poi aveva ripreso a bestemmiare e per calmarlo c'era voluto del bello e del buono, compresa una scopata nella quale avevo dovuto dare il meglio di me.
Dopo, dopo averlo fatto, ero tornata sull'argomento e lì, abbracciati, aveva accettato a patto che il terzo fosse un uomo e che stesse solo a guardare.
Va bé, che devo dirvi, accettai.
La ricerca del lui adatto fu lunghissima e dispendiosa. Discorsi. Discussioni. Scarti e riproposizioni, negazioni e affermazioni, sì, no, forse, no quello mai, ma figurati, dai!
Alla fine venne fuori che ovviamente non doveva essere un nostro amico o conoscente e che dovevo approcciarlo io e dirgli quel che dovevo dirgli facendogli credere che era una scommessa che avevamo perso con una coppia nostra amica. Mio marito, disse, si vergognava troppo. Lui, il prescelto, doveva solo stare a guardare, vestito, senza toccarsi, accettando di essere fotografato prima, durante e dopo la cosa. La storia della foto l'avevo inventata lì per lì per dar peso alla storia della scommessa, anche se poi alla fine ce ne dimenticammo. Ovviamente la scelta finale tra gli sconosciuti la fece mio marito, che se ne tornò a casa una sera con la foto di uno sul telefonino e un indirizzo di casa. Io mi insospettii un po'. Magari c’era qualcosa sotto perché era un tipo che non era entrato nelle nostre selezioni. Tant'è che ci misi un sacco a contattarlo. Prima, in quelle settimane, come dire, feci qualche indagine, stetti attenta, una volta lo seguii pure, ma poi mi convinsi che davvero quello era lo sconosciuto che andava bene.
Quando lo fermai per strada e gli spiegai la cosa, lui non voleva crederci. In effetti non ci credevo neanche io. Di essere lì a proporre quella cosa. Incredibile. Poi gli feci vedere qualche mia foto diciamo in abiti comodi, gli raccontai della scommessa persa, gli dissi che lui non doveva fare altro che stare fermo a guardare e alla fine lui si convinse. Cinquanta euro, gli promisi, che per non fare un cazzo non mi sembrano pochi.
La prima volta la cosa filò liscia. Arrivò. Lo facemmo accomodare in camera e poi noi nella stanza di fianco, con la porta chiusa ci lanciammo in un petting furioso, con relativo pompino e altre piacevolezze, tanto per scaldarci, o, meglio, per scaldare mio marito che io ero già bella calda. Poi ci rivestimmo, entrammo, io mi tolsi solo le mutandine e scopammo. Dieci minuti, tutto finito. Io me ne andai in bagno e mio marito lo pagò e quello se ne andò. Fatto tutto. Anche la seconda non ci furono problemi. Ovviamente non vi dico la passione che tornò tra me e mio marito. Appena quello usciva, mi riprendeva, una, due, tre volte. Davanti, dietro, alla missionaria o alla spegnicandela. Lo facevamo tutti i giorni più volte. Lui tornava a casa per pranzo solo per scoparmi. Dopo qualche giorno io ero un po’ stufa, ma quella folata di gioventù tra noi almeno era qualcosa.
Fu la terza, anzi no, la quarta che la cosa mi scappò di mano. Avevamo cambiato ragazzo. E questa volta era un nero. Non avrei dovuto. Con i miei ricordi.
Fatto sta che quella volta lì, quando entrammo, belli caldi come al solito e mio marito si cavò i pantaloni e le mutande e rimase lì, seduto sul letto, col suo bel cazzone a fare bella mostra di sè, io mi tolsi le mutandine, certo, ma invece di sdariarmi per farmi prendere come facevo sempre, mi misi seduta di fianco a lui e presi a menargli il pisello, mentre con l'altra mano, sotto la gonna, che non mi era tolta, ma avevo solo alzato un pochino, avevo preso a toccarmi.
Lasciando un attimo il suo cazzo, baciai mio marito, girando la mia testa in direzione del ragazzo. Lo guardai intensamente. Lo vidi agitarsi sulla sedia.
Mi staccai e scesi di nuovo a mangiare il cazzo coniugale. Mio marito chiuse gli occhi e in men che non si dica incominciò a non capire più niente. Ero brava. E avevo un piano in testa.
Intanto che io glielo leccavo, ho guardato di nuovo negli occhi il ragazzo. Il fatto che fosse nero mi aveva dato un poco alla testa. Poi ad un certo punto mi sono tolta un attimo il cazzo di mio marito dalle labbra e avevo sorriso a quell’altro, tirandomi su il vestito scoprendo il culo che per un gioco di prospettiva il ragazzo poteva vedere sia direttamente, bello aperto, che riflesso in uno specchio. Poi ho ripreso a spompinare il pisello di mio marito. Dopo poco mio marito mi venne in bocca. Ci sdraiammo vicini l’uno all’altra, stretti, con il ragazzo impalato sulla sedia di fronte. Il respiro di mio marito si fece pesante.
Sentendo il russare di mio marito, il ragazzo si era alzato in piedi. Pensava di doversene andare. Aveva la patta bella gonfia. Dal rigonfiamento dei pantaloni intuivo un cazzo notevole. Il ricordo dei cazzi neri mi rese ancora più ingorda. Quello titubava. Allora in silenzio per non svegliare mio marito con una mano gli feci segno di leccarmi la passera.
Quella proposta, mi rendo conto, fu irresistibile, specie per un ventenne col cazzo duro.
Per la farla breve, lui mi leccò per bene, era davvero bravo, anche se più per entusiasmo che per tecnica, poi mi scopò, davanti e di dietro, sempre col mio vestitino a mezz'aria e alla fine, quando mi fece ululare per l'ennesima volta, mio marito si svegliò. Gli chiesi di sedersi vicino a mio marito e presi a leccarli insieme. In breve, anche il cazzo di mio marito era di nuovo in tiro, anche se il confronto era impietoso.
Ricordo che mentre mi scopava quell'altro lì, non guardai mai neanche una volta mio marito, che peraltro credo dormisse ancora. Credo. Forse. Mi agitavo, ringhiavo, sospiravo, finalmente di nuovo un cazzo nero tutto mio, e quando glielo alla fine glielo leccai, insieme a quello di mio marito, lo feci quasi senza tecnica, ma solo passione. Lui venne che sembrava una fontana e ci inondò il letto, che poi dovemmo cambiare tutto e lavare le lenzuola con la varichina.
Ero stravolta, sudatissima, con gli occhi sbarrati, stesa sul letto con le braccia abbandonate, aperte, a raggiera. Dopo essere venuto per la seconda volta mio marito di nuovo apparentemente si era assopito.
Il ragazzo si alzò e andò in bagno. Lo seguii e gli chiesi di aiutarlo a lavarlo. Il suo lungo cazzo nero scivolava tra le mie dita. Scappellandolo e coprendolo in breve tornò duro. Mi chiese di girarmi e mettere le mani contro il muro, cosa che feci subito con piacere. Credo che i rapporti anali siano la norma tra i neri. Non lo era per me. Ma quella prima volta sentirmi allargare e riempire così, mentre la sua mano nodosa si era portata sul davanti, ecco mi fece venire di nuovo intanto che il caldo mi riempiva.
Tornata in camera dopo aver accompagnato il ragazzo alla porta, trovai mio marito piangente, che tremava tutto e mi diceva che ero una stronza!
Solo giorni dopo, a forza di carinerie e di tornare a fare la solita vita (meno vivace sessualmente, decisamente meno vivace), lui tornò normale e dopo un quindici giorni scopammo di nuovo anche noi.
Quasi mi veniva da piangere mentre ero dentro di me, l’astinenza era stata dura e il ricordo di quella volta lì con quel ragazzo nero era quasi doloroso. Sul più bello, non seppi resistere e gli chiesi se si ricordava quel che avevo fatto con quel nero. Lui scosse violentemente la testa, come a negare, a voler dimenticare, emise un suono roco di gola, come da animale e giurerei che il cazzo gli divenne più duro. Certamente subito dopo, mormorando un “sei mia”, mi inondò la figa.
Non capitò più, ma tutte le volte che ad una festa o per strada c’è un nero gli sussurro che quello sarebbe il tipo giusto per rifare quel gioco. Mio marito scuote la testa, ma poi a casa il suo cazzo è di marmo.
Basta neri, però. Forse.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per il nero è un colore che sfama:
