Tre amiche

In tre in vacanza. Dopo anni. Dopo matrimoni, famiglie, figli. Noi tre. In vacanza. Lasciato l'inverno. Caldo. Mare. Spiaggia. Sole. Noi tre sole.

In spiaggia, Luisa attacca bottone. Lui è notevole. Lo invita a passare da noi a cena. Lui chiede se può portare un amico, degli amici. Luisa ci guarda. Io e Marina diciamo di no. Già lui non si sa chi è. Figurati. Sì, simpatico. Un gran fisico. Neanche un filo di grasso. Solo muscoli. Tesi. Guizzanti. Ma chi è? Chi lo sa?

Fatto sta che viene a cena una sera. E poi anche l'altra. I giorni passano e lui è spesso con noi. Io e Marina a dirci che Luisa prima di tornare avrebbe assaggiato il biscotto.

Chi lo sa? Lei, lei nega. Ride e nega. Ci dice stupide. Noi le diciamo che non ci sarebbe nulla di male. Suo marito è lontano. Non significherebbe niente. E poi noi sappiamo e lei no. Suo marito. Sarebbe solo ridargli un chilo contro un quintale. Ma lei non lo sa. E noi ce ne guardiamo bene dal dirglielo. In paese tutti lo sanno quante se ne scopa quello. Solo lei non lo sa. Quindi l'invogliamo un po'. Che male c'è? La prendiamo anche in giro. Le diciamo che l'abbiamo vista come gli guarda gli addominali piatti. O il culo sodo. O il costato muscoloso. Lei ride e ci dice che siamo delle stronze. Noi le diciamo che è una troietta. Lei dice che siamo noi delle troie. Che lei non ci aveva mai neanche pensato. Naso che si allunga. Attenta. Diciamo.

Poi una sera la cena va per le lunghe. Vino. Tanto. Sonno. Non so chi. Per primo. Finiamo tutti e quattro in camera. Lui dice che deve fare una doccia. Noi ridiamo come cretine. Lui esce completamente nudo dal bagno dicendo: "opss". Tra le gambe gli scodinzola il cazzo bello scappellato. Ridiamo. Si butta sul divano. Nudo. E noi gli siamo addosso. Tutte e tre. Ridendo. Come una specie di orgia. Non ricordo, ora, e non ricorderò mai, di chi fosse la mano che per prima gli ha preso il cazzo. Marina o Luisa? So che era bastato prenderlo per vederlo crescere a dismisura.

Tre donne. Tre amiche. Tre signore, come pensai dopo, spesso. In ginocchio. Ridendo. Davanti al cazzo di un uomo. Duro. Grosso. Che sembrava enorme rispetto a quello di mio marito. A passarcelo. A slinguarlo. Senza particolare eccitazione. Fisica, intendo. Fino a quando lui non ha preso a fare. A essere attivo. A baciarci. A baciare. A toccare. Tutta un'altra musica. La figa mi si innondò immediatamente. Io che non avevo conosciuto nessun altro. Forse solo io ebbi quella reazione immediata. Ma non credo. L'affanno mi tradì. Le altre ridavano. Io le spostavo e cercavo di fargli un pompino ben fatto. Impossibile.

Ci scopò una alla volta, mentre le altre stavano lì di fianco, a toccarsi, mezze nude e mezze no. Quello che serviva a tenersi calde prima che lui si servisse e ci servisse.

Io forse fui la prima. Forse mi aveva visto più eccitata delle altre. Come ho detto un cazzo così non lo avevo mai visto. E poi la situazione. Comunque prima di scoparmi, ricordo, mi baciò a lungo la figa. Era già un lago prima. Figuriamoci dopo. Ancora di più. Incredibile. Bagnata fino a bagnarmi le cosce. Quando mi prese, il cazzo entrò che non me ne accorsi neanche tanto ero bagnata finché non toccò il fondo e non iniziò a darmi colpi secchi, potenti. Allora, allora, sentii quanto era grosso e urlai, ricordo urlai, e lo stesso fecero dopo Marina e Luisa, chi più chi meno. mentre lui ci scopava, urlavamo, scuotendo la testa, di qua e di là. Cazzo, che scopata.

Il mattino dopo a colazione eravamo imbarazzate e decidemmo di non parlarne più, neanche tra noi. Io ricordavo le loro urla di piacere e i loro gemiti e loro, loro i miei. Meglio così.

Devo dire che da allora capii meglio gli harem e la religione musulmana. Un cazzo, davvero, quante bene può fare a quante?