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AI MATRIMONI DO SEMPRE IL MEGLIO DI ME...


di Fidanzati30
02.01.2022    |    4.458    |    40 9.6
"Non ci fece molto caso; sorrise con quell’espressione arrogante e iniziando a ricomporsi..."
Io non lo so il motivo, ma ai matrimoni riesco sempre a dare il meglio di me! Sarà l’atmosfera festosa, i ragazzi tutti tirati a lustro; oppure quel goccio di spritz che mi fa sparire le ultime inibizioni. O forse, tutte quelle leggende hot che girano attorno ai matrimoni: il bel cugino di qualche amico che prova a rimorchiare la damigella d’onore.. (si sa..a noi ragazze piace essere rimorchiate) o ancora quegli intriganti pettegolezzi sul “chi ha fatto le corna a chi”, che finiscono inevitabilmente a scatenare certe fantasie proibite.. Chi lo sa.. fatto sta che ai matrimoni perdo quella proverbiale timidezza che mi contraddistingue e mi lascio andare.

Era già capitato in un paio di occasioni già minuziosamente descritte nei nostri racconti; a essere sinceri era capitato anche prima che conoscessi questo bellissimo mondo di trasgressione e….lo ammetto! E’ stato più forte di me : è’ ricapitato anche ultimamente.

Va detto che è passato del tempo dal “fattaccio”, e se abbiamo deciso ora di raccontarvelo è stato perché…

Perché prima ho dovuto trovare il coraggio di raccontarlo al mio uomo…e ce n’è voluto di tempo. Eh sì! Stavolta ammetto di essere andata un po' oltre. Noi abbiamo un bellissimo rapporto, trasgrediamo tanto, ma tutto alla luce del sole. Nutriamo entrambi una fiducia smisurata l’uno dell’altra e questa fiducia si basa su regole ben precise. Quelle stesse regole che a volte ci portano a rifiutare certe vostre belle proposte su questo sito. Purtroppo in questa situazione io stessa ho violato queste regole e stavolta ho seriamente avuto paura di aver combinato un bel disastro.

Fortunatamente la sua comprensione è andata oltre le mie più rosee aspettative, il che dimostra con che tesoro di uomo io stia. E anche perché come vedrete, la situazione del momento non mi ha lasciato poi tutti questi margini di manovra.

Dobbiamo tornare indietro col tempo all’estate.
Il tempo era stupendo; cielo limpido ma non troppo caldo. La temperatura perfetta. E la location una favola. Un ristorante in aperta campagna con annesso agriturismo. Pranzo di matrimonio al coperto e un grande parco dove proseguire la festa. Il matrimonio era stato bellissimo e il prosieguo stava mantenendo le ottime premesse. C’erano un sacco di invitati e la festa era nel vivo. Indossavo un vestito che era la fine del mondo, avevo trascorso 4 ore dal parrucchiere e mi sentivo in gran forma dopo mesi di chiusura a causa della pandemia. Evidentemente non ero l’unica a pensarlo, dato che un paio d’occhi mi fissavano costantemente dal momento del mio arrivo al ristorante.

Il suo era uno sguardo intenso, lussurioso. Mi spogliava solo con quello, nonostante fossi arrivata in compagnia del mio Marco. La cosa lo ammetto mi intrigava. Mi faceva sentire speciale. E poi era un bel ragazzo: rasato, ben vestito, viso curato, come del resto il fisico che si intravedeva dalla camicia. Con quel bel paio di occhiali trasmetteva simpatia ma anche virilità. Anche nei modi. Mi aveva già rivolto la parola in più occasioni cercando di attaccare bottone con fare elegante ma deciso. Ma nonostante il suo garbo riuscii a cogliere i suoi pensieri e le sue intenzioni. E poi, il fatto che fosse il DJ del matrimonio gli dava quel qualcosa in più.

Lo ammetto, non ne parlai con Marco, ma del resto era sempre occupato a discutere con amici e parenti. E poi ero convinta che ne avrei avuto occasione una volta rincasati il giorno seguente. O forse non volevo ammettere che un po' di proibito mi eccitava. Lo ammetto, mi intrigava flirtare un po' con lui. Del resto sapeva che non ero lì da sola, ma la cosa non sembrava importargli. Anzi, forse era proprio quello a intrigarlo.

Io dal canto mio non lo respinsi, ma mantenni comunque una certa distanza. Mi intrigava quella sensazione di…pericolo che leggevo nei suoi occhi, mischiata al fatto che non avremmo comunque potuto far nulla per via della situazione. In fondo pur essendo da qualche anno in questo mondo swingers, non sono molti i singoli che ci provano con deciso savoir faire. E soprattutto, quando si organizza con qualcuno si sa già come potrebbe andare a finire, ma in questo caso la situazione era totalmente inaspettata.

Nonostante l’eccitazione a mille decisi di troncare la conversazione. Anch’ io avevo amiche e parenti a cui dedicare attenzione, e poi non volevo che venissero fuori certi discorsi tra le comari presenti alla festa (quelle non mancano mai).

“Ti lascio. Vado a cambiarmi le scarpe.” Gli dissi. Cosa tra l’altro vera. Avevo i tacchi fin dal mattino e non ne potevo più. Lo lasciai alla sua postazione per dirigermi nella camera dell’agriturismo che avevamo preso per la notte. Mi ero accorta solo salendo le scale di essere più brilla di quanto immaginassi. Cavoli se picchiava quel prosecco! Riuscii comunque ad arrivare senza troppi patemi. Il problema semmai fu infilare la chiave nella toppa, quello sì che mi portò via un certo tempo.

Dopo vari tentativi ci riuscii ma non feci in tempo a rallegrarmene che mi sentii improvvisamente afferrare da dietro e portare dentro la stanza da due braccia possenti. In quello spazio di tempo non riuscii bene a capire cosa stesse succedendo, ricordo solo che mi ritrovai in un lampo con il viso contro il muro della stanza, due mani che mi tenevano saldamente le braccia e il collo e un bel pacco che si sentiva puntarmi il sedere nonostante le ampie pieghe del vestito. “Chi sei?Che fai??Sei matto?”

Non rispose, non lo avevo visto ma…dentro di me sapevo esattamente chi fosse. Iniziò a baciarmi l’orecchio e il collo da dietro. “Sei matto??Non posso!”

Non si curò di rispondermi. Anzi, credo notasse che man mano che i suoi baci aumentavano io opponevo sempre meno resistenza alla sua presa, che i miei respiri si facevano più intensi, che iniziavo ad ondeggiare col sedere alla ricerca del suo pacco sempre più duro.

Anche il suo respiro si fece intenso. Mi mise due dita in bocca. Le succhiai socchiudendo gli occhi mentre ansimavo. La cosa che mi faceva impazzire fu capire che stavo praticamente gemendo senza che lui mi avesse ancora toccata lì sotto. Ma era questione ormai di attimi. Non volli dargli la soddisfazione di chiederglielo dentro (almeno quello) ma i miei movimenti glielo fecero capire. Mi alzò con una certa difficoltà la lunga gonna e mi scoprì bagnata. Scostò il perizoma. Finalmente lo liberò ma lo puntò un po' troppo in su. Sentivo la sua cappella grossa, calda e liscia quasi sul culetto.. Pensai che stesse sbagliando leggermente mira ma poi rinsavendo capii quasi subito. Lo stronzo mi voleva dietro. “No lì no!” gli intimai. Detto questo lo presi in mano e me lo puntai sulla patatina. Nel farlo lo sentii tremendamente duro e grosso al tatto. Non era lunghissimo, ma era tutto scappellato, (cosa che adoro) duro e turgido. In quei pochi attimi in cui l’avevo toccato ne avevo potuto apprezzare le vene; pulsavano di desiderio. Mi penetrò in un lampo e venni praticamente dopo 2-3 colpi. Mi spiace ammetterlo ma, non avevo mai vissuto una situazione così eccitante. Mi aveva presa senza dire una parola. Continuava a spingere ed io avevo un orgasmo dopo l’altro. Non mi era mai capitato di averne così ravvicinati. Cercai di trattenere quantomeno gli scrosci ma…spesso non ci riuscivo. Lo sentivo possente dentro di me. Nei rari momenti in cui era fermo tutto in fondo, sentivo le sue vene pulsare. Poi ripartiva, le sue palle che mi sbattevano sulla patatina, io che non capivo più nulla. Senza rendermene conto iniziavo a lasciarmi andare sempre di più anche coi gemiti. Lui che era comunque più freddo lo capì e passò dalle due dita nella mia bocca a coprirmela con l’intera mano per smorzarne i gemiti. Ma più passava il tempo e meno mi controllavo. Le voci di due persone che passavano per il corridoio ci portarono per un secondo alla realtà, e lui pronunciò la prima frase da quando aveva oltrepassato la porta di quella stanza : “Vieni di là porca!” Uscì da me per un istante. E già mi mancava. Mi spinse con decisione nel bagno della camera e ne chiuse la porta. Mi fece piegare leggermente in avanti appoggiata al lavandino e mi prese nuovamente. “Ora puoi gridare quanto vuoi!” L’orgoglio mi imponeva di ribattergli qualcosa ma..cos’avrei potuto dirgli? E poi ora la situazione era se possibile ancor più ingestibile. Mi vedevo allo specchio con quel bel vestito mentre mi stavo facendo sbattere di nascosto da uno sconosciuto, con un centinaio di persone a poche decine di metri da noi che avrebbero potuto scoprirci in qualsiasi momento. Eppure godevo, godevo sempre di più. Più vedevo il mio sguardo da vogliosa più avevo orgasmi intensi. Scrosciavo, ma lui non si fermava, non mi dava tregua. Ora aveva entrambe le mani libere, mi prese un seno con una mano, e con l’altra mi tirava i capelli. Avevo addosso un vestito che era costato un occhio della testa, per non parlare del parrucchiere. Eppure non mi importava. In quel momento volevo solo che non si fermasse. Che mi sbattesse ancora. Che mi facesse avere un altro orgasmo, e poi un altro ancora. Sempre un altro in più. Più mi guardavo allo specchio più capivo di essere senza freni. Mi vedevo troia. Una vera troia. Diversamente da tutte le altre volte in cui avevo condiviso queste esperienze con Marco, questa volta lo ero davvero. E la cosa mi piaceva. Da un lato avrei voluto che ci fosse lui a guardarmi, ma dall’altro, si faceva strada questa nuova passione per il proibito. In fondo se lui avesse saputo, sarebbe stata un’esperienza sì bella, ma sul filone di tutte le altre; mentre essendone all’oscuro era un passo nuovo, mai provato con lui. Un nuovo limite superato. Una nuova eccitazione. Pensavo egoisticamente lo so. Infatti mi sentivo terribilmente in colpa, ma non riuscivo a porvi fine. E poi effettivamente era troppo tardi. Avevo passato il limite non appena entrata in quella stanza. Avrei potuto ribellarmi o urlare. Il DJ non sarebbe andato oltre. Non lo feci. Oggi me ne pento. Ma allora in quel momento, in quella stanza stavo davvero vivendo l’esperienza sessuale più intensa mai provata. Questo lo scrivo apertamente senza remore. Marco lo sa. Con lui ci faccio l’amore, ed è bellissimo, pienamente appagante in quel senso. E’ completamente un'altra sensazione. Più completa. Ma se voglio delle emozioni più carnali è a queste cose che penso. E a volte con la fantasia vado oltre. Solo che quella volta andai oltre anche con i sensi. E avevo completamente perso la testa, non per il DJ in sé; era sì un gran bel ragazzo, ma non me n’ero infatuata. Avevo perso la testa per quella particolare sensazione. Sentirsi desiderata, corteggiata, presa. Senza una parola, senza quasi coscienza.

Non avevo mai permesso a nessuno di prendermi in quel modo, senza protezioni. Ci stavo da sempre molto attenta. Invece in quel bagno non stavo capendo più nulla. Se non fosse uscito lui al momento giusto mi sarebbe esploso dentro. Invece fortunatamente uscì. E mi ordinò di inginocchiarmi.

Mentre lo feci, ascoltai i miei battiti diminuire pian piano e dissi probabilmente la prima cosa sensata da diversi minuti a questa parte: “Attento a non sporcarmi il vestito!”

“Dai che non si vede.” Ribattè lui.

“Dico sul serio!”

“ Va bene. Ma allora c’è un solo modo…”

Sapevo già dove voleva andare a parare. O forse sapevo già cos’avrei voluto/dovuto fare.

Non esitai a prenderglielo in bocca. Era già stato dentro di me, eppure lo vedevo per la prima volta solo ora. Meritava eccome. Tutto depilato, con quella cappellona liscia e lucida, completamente intrisa del mio sapore. L’asta molto grossa e venosa. Avrei voluto gustarmelo un po' di più ma era ormai passato diverso tempo ed era ora di tornare. In più a lui mancava davvero poco. Gli feci comunque un paio di trucchetti di quelli giusti, volevo dimostrargli che anch’io ero in grado di farlo impazzire se volevo. E poi in fondo, nella sua stronzaggine se li era meritati. La cosa funzionò, prese a gemere come un porcello fino a che la sua cappella non si fece durissima e le sue vene s’ingrossarono. Ero indecisa se mandare tutto giù o comunque scongiurare il pericolo di una macchia per qualche schizzo impazzito e sputare di seguito nel lavandino. Lui involontariamente (?) mi tolse dai dubbi in quanto un istante prima di esplodere mi spinse la testa tutta verso il suo bel palo e i suoi infiniti schizzi mi andarono direttamente in gola. La cosa devo dire che mi eccitò, ma una volta ripulitogli la cappella finsi di prendermela perché così facendo mi aveva fatto lacrimare e colare l’eyeliner. Non ci fece molto caso; sorrise con quell’espressione arrogante e iniziando a ricomporsi.

Io feci lo stesso cercando di sistemare alla bell’e meglio il bagno, il vestito e per quanto possibile il trucco.

Si congedò con un provocatorio “Ci vediamo di sotto bambola!” che mi lasciò li per lì basita.

Come avrei fatto ora a stare lì fino a tarda sera con questo stronzetto indisponente e terribilmente accattivante il cui solo incrociarne lo sguardo mi avrebbe riportata a ciò che avevo fatto in questa stanza?

Come avrei fatto se questo avesse seguitato a provocarmi, magari proprio mentre ero con Marco?

E se si fossero parlati?? Oddio. Non ci volevo pensare.

Non sapevo cosa fare, ma non potevo più trattenermi. Di sotto si sarebbero chiesti che fine avessi fatto.



Stavo proprio pensando a questo quanto trasalii sentendo bussare improvvisamente alla porta.

Era ancora lui? O peggio era Marco? Mi avrebbe scoperta? Avrei dovuto confessare? Cos’avrebbe fatto? Avrebbe dato di matto? Rovinato la festa? Oddio che cosa dovevo fare ora?

Una voce mi tranquillizzò. Era Marta, la mia amica. Mi diceva di scendere che mi aspettavano. C’era la torta.

Finii di ricompormi e scesi con lei le scale. Ero bianca in viso. Agitatissima.

Arrivai nel salone. C’erano tutti presenti. Marco, gli amici i parenti. Tutti in festa. Tutti ignari. Tranne uno; quel DJ stronzetto che già mi guardava con fare provocatorio. C’erano tutti e tutti aspettavano la sposa…

E la sposa era appena arrivata. Era salita un attimo a cambiarsi le scarpe…e a farsi sbattere da uno sconosciuto..Il giorno del suo matrimonio..
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