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La scommessa...


di Giammarco1977
30.08.2023    |    588    |    0 8.7
"Lo feci fino a quando non fui quasi completamente svuotato..."
Ho sempre avuto un bel rapporto con il mio capo, per me è più un amico che un direttore, nonostante ogni tanto mi faccia girare le palle. Il telefono del mio interno squillò 2 volte, risposi, era lui. “Dimmi, Mino”. “Vieni da me, devo chiederti una cosa”, disse.
Entrai e mi sedetti davanti alla sua ampia scrivania, in cui campeggiava la foto incorniciata insieme alla sua splendida moglie, Lena.
“Se riesci, alla cena di stasera, potresti portare del nastro isolante nero?”, domandò. Lì per lì rimasi interdetto, ma risposi di sì, “certo, prima di venire passo a comprarlo”.
La giornata di lavoro fu lenta e uggiosa. Prima di rientrare a casa mi fermai a comprare il nastro, e lo lasciai in macchina per non dimenticarlo. Non amo le cene aziendali, le trovo noiose, poi Mino le fissava sempre il venerdì sera, e quindi mi sarei bruciato l’inizio del weekend, ma in quanto suo vice, non potevo esimermi.
A casa provai a rilassarmi un po’, feci la doccia, mi rasai e misi un completo scuro, leggero… sotto una camicia bianca, senza cravatta… non la porto quasi mai.
Ci andai da solo, la mia compagna non volle accompagnarmi, e col senno del poi, benedico la sua scelta. L’appuntamento era per le 21.30 in un hotel del centro, nella solita sala che l’azienda prenotava per le nostre convention. Una decina di tavoli, eravamo in tutto una quarantina di persone, oltre ai colleghi della centrale di Napoli, dove lavoravo io, anche quelli di una filiale della provincia. Sedevo al tavolo insieme a Mino - che si avviava verso i 60 -, a sua moglie, appena quarantenne. Mi avvicinai a Lena per salutarla, era stupenda come al solito. Abbronzatissima, capelli biondi raccolti in uno chignon dietro la nuca, un vestito lungo, a fiori blu su fondo bianco abbinato a scarpe col tacco celesti, un vestito che ne esaltava il décolleté del seno e il culo da puledra.
Stringeva un flute di prosecco, lo posò sul tavolo del buffè e mi porse la mano. Quando la salutai, Lena me la strinse in modo strano, poi mentre la lasciava, strisciò sensualmente il pollice in mezzo al mio palmo, cosa che mi sembrò un vero e proprio “invito”. La conoscevo da anni, avevo con lei una certa confidenza, con Mino eravamo usciti molte volte insieme alle nostre rispettive compagne, ma non avevamo mai affrontato argomenti sul sesso, né sull’intimità delle coppie. Comunque, al segnale di cui ho appena detto, a quelli che avrei avuto durante quella serata, se ne aggiunse subito un altro… “E la tua donna, non è venuta stasera?”, chiese Lena.
“No, non si sentiva molto bene, a proposito, mi ha chiesto di scusarsi con te e con Mino”, risposi.
“Figurati”, disse e aggiunse quasi trascinando le parole: “Forse, stasera… è meglio che non sia venuta”.
Dopo il discorso di rito di Mino per la nuova stagione che ci aspettava, e il brindisi inaugurale con i colleghi, finalmente ci accomodammo al tavolo. Non ero molto in vena di mangiare, piuttosto accompagnai qualche morso di pietanze al vino rosso, che tutti e 3, bevemmo in gran quantità, mentre parlavamo del più e del meno.
Tutto quel vino e l’acqua bevuta mi avevano riempio la vescica e alla fine della cena avevo urgenza di liberarmi. Mi alzai per andare in bagno, ma Lena mi fermò: “Scommettiamo? Il primo che cede dà 100 euro a testa agli altri due. Ce la fai a trattenerla fino a casa?”, disse. Anche questa mi suonò strana, ma accettai: “Ok, anche se per voi è più facile… visto che passerete la notte qui in hotel”. Mino e Lena sorrisero, e notai negli occhi di lei un’ombra di piacere perverso.
Poco dopo venne il momento di salutarci… prima toccò ai colleghi, poi ai miei commensali, che, con la sala ormai vuota, si avviarono in camera. Finalmente mi misi in auto, e subito notai il nastro isolante adesivo… lo avevo dimenticato nel portaoggetti. Mi stavo chiedendo a cosa poi sarebbe servito, quando squillò il cellulare… Era Mino, ma stranamente dall’altra parte, sentii la voce di Lena. “Scusa, Gia, per caso ti sei ricordato di prendere quel nastro?”. “Sì - risposi - ci stavo appena pensando, lo avevo lasciato in macchina. Di’ a Mino che se vuole, salgo e glielo porto”. “Sì, grazie… ci serve”.
La camera era al sesto piano, in ascensore si fece quasi insopportabile la necessità di pisciare. La porta era socchiusa, entrai, la richiusi alle mie spalle e fui nella stanza.
E a questo punto, mi si parò davanti una scena surreale. Mino era seduto su una poltroncina sistemata di fronte al letto. Indossava un cappuccio di stoffa nera con i buchi per gli occhi e la bocca, neri erano pure la sua t-shirt, le mutande e i calzini. Stavo per dire “che succede qui?”, quando Lena mi mise una mano sulla bocca. Il suo corpo da sogno era in una tutina rossa a rete a maglie larghe, aveva sciolto i capelli.
“Sta succedendo quello che ho sempre desiderato”, mi disse.
“Ora ascoltami, lega quel cornuto. E tu - disse rivolta al marito - non ti permettere di fiatare, puoi solo mugugnare in silenzio”.
Non senza imbarazzo misto a sottile piacere, immobilizzai il mio capo, assicurandone i polsi e le caviglie alla sedia, col nastro isolante. Ecco a cosa serviva il nastro…
Lena mi chiese di spogliarmi, dopo qualche secondo ero nudo, il cazzo in tiro, sembrava ancora più gonfio e grosso del solito, era forse, per il fatto che dovevo pisciare. Provai a raggiungere il bagno, ma lei mi fermò. “Dopo… altrimenti perdi la scommessa”… sorrise.
Sul comò aveva un cestello pieno di ghiaccio con dello champagne, aprii la bottiglia e riempii l’unica coppa che c’era. Gliela porsi, e lei, dopo averne mandato giù la metà, mi chiese di intingere la punta del cazzo nel resto del liquido. Appena lo feci, ripose la coppa, si mise ginocchioni sul letto e cominciò a farmi una pompa. I suoi lunghi capelli danzavano sul mio pube rasato, mentre lei si sollazzava con mio membro. Mi piegai e le strappai la tutina all’altezza del buco del culo e della figa rosa chiaro, anche lei era completamente rasata intimamente.
“Sì, porco, così… non credevi che fossi così zoccola, vero”, disse e poi mi sputò un paio di volte sulla cappella.
Mino nel frattempo agitava la testa, notai il rotolo ingrossato sotto le sue mutande, restava in silenzio, timoroso, ogni tanto un lamento.
Tolsi il cazzo dalla bocca di Lena, e le dissi di cacciare fuori la lingua e di aprire bene la bocca, quindi gli sputai in gola e la baciai. Salii sul letto e la misi a pecora. “Prendimi solo il culo”, mi chiese, e formando un cuneo con le dita se le bagnò con la saliva e si allargò lo sfintere. La mano, una volta dentro, si aprì quasi a ventaglio, dilatando il buco a dismisura. Prima di montarla gli leccai le dita, poi le salii su, poggiando le mani sulle spalle e cominciai a pomparle il lato B.
Mino respirava a bocca larga e disse qualcosa, Lena lo zittì con lo sguardo e mentre guaiva come una cagnetta, alternava ampi respiri e esortazioni a fotterle il culo più forte: “Dai, spaccamelo, fammelo sentire tutto dentro, infila pure le palle…”. Mentre la sbattevo più forte, mi fermai per un attimo, giusto il tempo per strapparle la tutina sulla schiena, infilare una mano e stringerle le tette, i capezzoli erano turgidi e rosso scuro… glieli strizzai e lei sussultò…
Continuai a sbatterglielo nel culo, cambiando posizione e dandole la possibilità di masturbarsi la figa… dopo qualche minuto stava quasi per venire, quando ci accorgemmo che Mino si era pisciato addosso.
Senza alcuna pietà, Lena lo guardò fisso e si mise a ridere: “Hai perso la scommessa, coglione, ci devi 100 euro a testa”.
“Adesso possiamo pisciare anche noi… ma andiamo in vasca, sennò facciamo un macello”, disse. Così facemmo.
Gettò un asciugamani nella vasca e ci si inginocchiò sopra. “Ricomincia a fottermi il culo e liberati…”, mi chiese. Non me lo feci ripetere, assestai un paio di colpi e poi finalmente cominciai a pisciare, ma nel suo buco del culo… la fottevo e pisciavo, estraendolo quando il sedere si era riempito. Lo feci fino a quando non fui quasi completamente svuotato. Lei nel frattempo, si penetrava la figa con 4 dita e venne in una maniera selvaggia, per giunta, durante l’orgasmo rivolse a Mino offese e parolacce che non oso riportare.
Giusto un paio di minuti di pausa, poi mi chiese di finire. Lo volle ancora nel culo, ero esausto ma ci provai lo stesso, cominciava a diventare floscio, lei non si perse d’animo e lo ristabilì a colpi di lingua e bocca. Di nuovo a pecora nella vasca… si fece “rientrare” nel culo… durai poco stavolta, quattro, 5 colpi al massimo e sborrai. Piegai le gambe e mi misi con la schiena contro il marmo freddo della vasca, ormai senza forze, Lena si alzò e mi puntò il sedere al petto… allargandosi le natiche con le mani, emise delle bollicine di sperma che uscirono gracchiando dallo sfintere e mi colarono addosso, poi si voltò di scatto, le raccolse con la lingua e le ingoiò tutte. “E adesso posso pisciare anche io”, disse infine, e mi inondò dei suoi copiosi fiotti caldi e giallo chiaro.

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