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La mia vita da escort - Le origini


di Membro VIP di Annunci69.it GSAwNSA77
02.04.2017    |    11.791    |    5 9.3
"Sin da piccolo tutti, compresi i miei parenti, esaltavano la mia bellezza e mi ripetevano che sicuramente avrei fatto strada nella moda o nello spettacolo, ..."
“Ciao, sono Luca, un manzo di pura razza napoletana. Sono molto passionale sia come attivo che come passivo. So essere dolce ma anche molto porco. Mi piace il sesso in tutte le sue sfumature e riesco ad accontentare anche i più esigenti. Sono anche un ottimo massaggiatore. Ospito in ambiente confortevole a Milano o visito in hotel. Se ti va di trascorrere un momento piacevole non esitare a contattarmi. Tel. +39XXXXXXXXXX N.B. non rispondo a numeri nascosti e messaggi.”

Dopo l’ennesima telefonata anonima in cui dall’altra parte sentivo solo respirare, mi decido ad aggiornare i miei vari profili online con un “nota bene”. Purtroppo esiste molta gente a cui piace perdere tempo e peggio ancora farne perdere a me. Questi segaioli di merda si eccitano con una voce maschile che dice un paio di volte “Pronto” ma alla terza li mando a fare in culo (come se gli dispiacesse) e appendo. Già che ci sono cambio la foto del culo, quella che c’era prima mi faceva il culo piatto, invece io ce l’ho bello sporgente e sodo; poi per guadagnarmi una nuova fetta di mercato aggiungo una foto dei piedi mentre mi sfilo una calza, ho da poco scoperto che ci sono molti feticisti dei piedi, allora perché non sfruttare anche i miei bei piedi? Premo l’icona “aggiorna annuncio” e chiudo il laptop prima di rispondere al cellulare che squilla.

Per chi non avesse ancora avuto il piacere di approfittare dei miei servizi, mi presento: mi chiamo Luca, ho trent’anni e faccio l’escort. Sì, Luca è il mio vero nome, che bisogno c’è di cambiare un nome come Luca se solo nel mio palazzo in periferia a Milano ne vivono altri quattro? E no, l’escort non è il mio lavoro principale, ma una temporanea esigenza per vivere meglio. Fino all’età di 25 anni stavo abbastanza bene economicamente parlando, ma poi sono iniziate le difficoltà. Mi sono trasferito qui al Nord all’età di 18 anni e ho subito trovato lavoro come modello: sfilavo, posavo in intimo e feci anche qualche pubblicità in televisione per un noto deodorante. Mi girava bene insomma.
Ho avuto la fortuna di nascere bello e mi sono sempre preso cura del mio corpo andando a correre, nuotare e regolarmente in palestra. Sin da piccolo tutti, compresi i miei parenti, esaltavano la mia bellezza e mi ripetevano che sicuramente avrei fatto strada nella moda o nello spettacolo, finché mi convinsi anch’io che il mio aspetto fisico sarebbe stata la carta sulla quale avrei puntato nella mia vita. Solo la mia povera nonna Pina non era d’accordo e mi ammoniva sempre dicendomi “Studia, Luca! Studia finché puoi. Ricordati sempre che quando il corpo appassisce la mente rimane viva”. Lei oltre ad essere stata una bellissima donna (perlomeno da giovane) era anche molto intelligente e saggia. Le avessi dato retta, povera nonna, non mi sarei trovato in questa situazione.
Comunque a Milano mi ambientai da subito e i primi anni li trascorsi serenamente lavorando e godendo della stima di colleghi e agenzie di moda. Passavano gli anni e gli ingaggi diminuivano, non ero più così richiesto come all’inizio. Ormai i canoni di bellezza nella moda cambiano come le borsette di Paris Hilton, i massicci corpi mediterranei scolpiti piano piano stavano lasciando il posto a quelli più efebici e slanciati del Nord Europa. Cercavo invano di contattare tutte le agenzie, ma spesso per un motivo o per un altro le risposte erano sempre una porta in faccia. Circa cinque anni fa mi trovai costretto a ridimensionare drasticamente il mio stile di vita: rinunciai a tutti gli sfarzi, mi trasferii in un monolocale e cercai un lavoro inizialmente part-time (in attesa della mia nuova occasione da modello) poi a tempo pieno. Certo che in Italia il duro lavoro fisico da magazziniere non paga bene e riuscivo a malapena a sopravvivere. Ma ero troppo orgoglioso per chiedere aiuto ai parenti, per loro ero diventato una star, uno di quelli che ce l’avevano fatta e deludere le loro aspettative mi avrebbe fatto troppo male.

Un anno fa ci fu la svolta, avevo veramente toccato il fondo. Mancavano due settimane allo stipendio e non avevo più un euro in tasca, il capo si rifiutò di darmi un altro anticipo che ormai ero solito chiedere ogni mese. Tutto iniziò quando un giorno mentre scendevo dalle scale incontrai Beppe, il mio vicino, sul pianerottolo di casa. Non sapevo molto di lui, avrà avuto sui 55 anni, gestiva una pasticceria ed era sempre incazzato con la moglie. Dal piano di sopra spesso li sentivo litigare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Anche in quell’occasione era molto alterato “Quella cornuta di mia moglie è di nuovo andata al lavoro dimenticandosi le chiavi di casa. Adesso mi tocca aspettarla finché finisce il turno, proprio stasera che sarei dovuto andare al bar a guardare la partita con gli amici. Secondo me lo fa apposta per farmi incazzare. Non sei d’accordo?” risposi con un sorriso senza dire niente, non mi piaceva intromettermi nelle questioni famigliari degli altri. Beppe andò avanti a maledire la moglie in tutte le salse, aveva un evidente bisogno di sfogarsi e io mi prestai ad ascoltarlo. “Si facesse almeno scopare quella cagna, ma è frigida come una suora. Non capisce che sono un uomo e che i miei coglioni hanno bisogno di essere svuotati di tanto in tanto?” disse palpandosi il pacco. Inevitabilmente il mio sguardo cadde su quella protuberanza e arrossii. Incrociai gli occhi eccitati di Beppe che mi fece la proposta che cambiò la mia vita “Me lo fai tu un pompino? Sembri un bravo ragazzo e sono sicuro che non lo dirai né a mia moglie né a nessun altro”. Rimasi di ghiaccio, non avrei mai pensato di poterlo succhiare a un uomo, infatti inizialmente rifiutai quasi offeso che avesse pensato a me per quella richiesta. Lui insistette “Dai… ti dò 10 euro se me lo succhi”. Non erano tanti ma quei soldi quel giorno mi avrebbero permesso di mangiare qualcosa. Contro tutti miei principi e le mia integrità morale accettai l’offerta.

Ci accomodammo in casa e ancora prima di chiudere la porta, Beppe era pronto con il cazzo duro in mano. Glielo guardai perplesso, mi chiesi se ero sicuro di quello che stavo per fare. “Forza! Succhiamelo!” mi spronò facendomi inginocchiare davanti a lui. Mi trovai a pochi centimetri dalla sua mazza svettante, guardai quel pezzo di carne e mi sentii da un lato affascinato (non avevo mai visto un cazzo da quella distanza ravvicinata) ma allo stesso tempo combattuto. Pensavo che in fondo sarebbe stato come prendere in bocca una salsiccia intera e che questo non mi avrebbe reso omosessuale. Mi ripetevo nella testa di non essere gay. Beppe mi picchiettava impaziente il suo cazzo sulle labbra finché vinto ogni dubbio, aprii la bocca e lo lasciai entrare. Lo sentii fremere a contatto con il calore della mia bocca. Teneva gli occhi chiusi, si lasciava coccolare il membro dalla morbidezza delle mie labbra, godeva del torpore delle membrane e si bagnava al delicato tocco della mia lingua. Inizialmente mi sentii impacciato con quell’ingombro in bocca ma poi vedendo il piacere che gli provocavo, mi lasciai andare e feci il mio primo pompino. Dopo un iniziale gusto di pipì che lavai via quando deglutii la prima volta, non sapeva più di niente, era pulito, sentivo solo in lontananza l’acre odore dei peli pubici sudaticci che in un certo senso mi eccitava.
Iniziai a muovere lentamente la testa come avevo visto fare da tante ragazze con me. I movimenti erano regolari e con la lingua stuzzicavo la cappella a ogni affondo e lubrificavo l’asta mentre ritiravo la testa. Lo leccavo e lo succhiavo, iniziavo a prenderci gusto o perlomeno non mi sembrava così schifoso come mi immaginavo. Soprattutto piaceva a lui che non riusciva a trattenere mugolii di piacere. Sentivo il suo cazzo pulsare, il suo corpo si era irrigidito ed estrasse il cazzo dalla mia bocca appena in tempo prima di abbandonarsi a rumorosi rantoli di piacere e schizzare tutto il suo succo. Non ci mise molto a venire e dalla quantità di sborra che mi sparò in faccia aveva apprezzato il servizietto. Si scusò per avermi sborrato in faccia (anche se non mi diede fastidio), mi diede 10 euro e mi invitò a passare a trovarlo anche l’indomani.

Le settimane successive incontrai Beppe praticamente ogni giorno per lo stesso trattamento e una volta in cui era particolarmente stressato mi chiese un doppio servizio per 15 euro (a dimostrazione di quanto era venale). All’epoca non mi sentivo assolutamente una marchetta, erano soldi facili e mi facevano comodo, non ci misi molto a far pace con la mia coscienza. Con il passare del tempo Beppe iniziò a “vendermi” anche a qualche suo amico, mi chiamava sempre a casa sua e per ogni pompino mi pagava in anticipo con i soliti 10 euro. A me non costava molta fatica, organizzava tutto lui, si vantava con i suoi amici per le mie doti che con il tempo si erano affinate e io incassavo la mia ricompensa.
Un giorno mi incontrai con Beppe per il solito pompino e mi fece una nuova proposta “Oggi non ho voglia di farmelo succhiare, voglio mettertelo nel culo.” Lo guardai sconvolto, come quando il primo giorno mi sentii quasi offeso dalla sua richiesta. Alla mia reazione mi disse “Dai non fare il santerello, lo abbiamo capito tutti che ti piace il cazzo e poi per il culo ti darò 30 euro”. Pensai all’affare, cosa sarebbe mai stato farmi sverginare il culo, in fondo lui e i suoi amici non erano particolarmente dotati (tranne un paio di eccezioni) e sborravano tutti abbastanza in fretta. Poi avrei guadagnato tre volte tanto per lo stesso lavoro - dargli piacere, mi sembrava quasi una promozione e ingenuamente accettai. Non vi descrivo il dolore che provai quella prima volta che Beppe mi scopò, perché più o meno ci siamo passati tutti. Lui fu abbastanza delicato, ma il bruciore fu lancinante e lo confermarono le tracce di sangue sul preservativo. Piano piano mi abituai anche alla sodomia cosicché gli amici di Beppe potessero apprezzare anche questo nuovo lato di me.

Dopo qualche mese di guadagni, avevo la bocca e il culo ben rodati e Beppe mi propose l’affarone. Sua moglie sarebbe andata a trovare la sorella a Firenze per qualche giorno e lui aveva in mente di organizzare una festicciola per i suoi amici. Mi spiegò quello che aveva in testa “Pizza, birra e partita a casa mia. Inviterò quattro o cinque miei amici, li conosci già tutti. E indipendentemente dal risultato della partita tu sarai la sorpresa finale. Se vinciamo festeggeremo con te, se perdiamo avremo un buon motivo per sfogarci”. Mi sembrava un’ottima idea. “Quanto mi dai?” gli chiesi. “Ti darò 100 euro” accettai subito senza obiettare, avrei dato bocca e culo per un’oretta al massimo e avrei guadagnato 100 euro in una sola volta.
Arrivò la sera della partita, il Milan vinse e a casa di Beppe erano tutti gasatissimi. Si eccitarono ancora di più quando mi videro arrivare e con Beppe gli spiegammo la sorpresa. Inoltre ebbe la splendida idea di farmi vestire da calciatore con la maglia della loro squadra del cuore.
Beppe era seduto sul divano tra Gino dell’edicola e il suo consulente finanziario Fabrizio (se non ricordo male il nome). Erano tutti uomini abbastanza massicci sulla cinquantina, non che mi interessasse particolarmente il loro aspetto fisico. Per me in pratica era diventato un lavoro su chiamata e come ogni altro impegno lo eseguivo con la massima professionalità. Sulla poltrona c’era Mario il gioielliere, nonostante la vittoria lui era il più cupo e taciturno, era un po’ più magro degli altri e aveva sicuramente superato i sessant’anni. Dalla cucina arrivava Ferruccio con un nuovo pacco da dodici lattine di birra, lui lavorava per Beppe in pasticceria, era il più giovane e il più cicciottello del gruppo. L’ambiente era veramente festoso, non riuscivo a contare le lattine di birra vuote sul tavolo. Figuratevi che appena entrai dalla porta, Beppe non ci stava più dentro e mentre spiegavamo la mia presenza agli altri, sotto gli occhi sorpresi di tutti tirò fuori dai pantaloni il cazzo già barzotto e mi fece segno di raggiungerlo.
Fu il primo che presi in bocca accovacciandomi davanti a lui che rimase seduto. Gli altri in attesa del loro turno iniziarono a spogliarsi e si misero attorno a noi con il cazzo duro in mano mentre io già glielo succhiavo. Volevano tutti la mia bocca, Gino e Fabrizio uno a destra e l’altro a sinistra sul divano spingevano i loro cazzi verso la mia bocca. Li succhiai tutti e tre, uno dopo l’altro, bramavano le mie attenzioni, la mia bocca vellutata. Il cazzo lungo e stretto di Fabrizio mi scendeva fino in gola, quello di Gino era più corto ma di un notevole spessore e mi costringeva a spalancare la bocca. Invece il più “classico” cazzo di Beppe me la riempiva alla perfezione. Le mie labbra si avvolgevano sinuose attorno a quei membri che lucidi di saliva entravano e uscivano dalla mia bocca. Mentre io succhiavo i tre sul divano, Mario e Ferruccio mi sfilarono i calzoncini. Ferruccio affogò la sua faccia paffutella tra le mie chiappe e con un bel po’ di saliva mi lubrificò il buco prima che Mario, il più cazzuto di tutti, mi inforcò. Nonostante tutto l’allenamento, il mio buchetto non era ancora abituato a quelle dimensioni e cacciai un urlo di dolore soffocato dal cazzo di Beppe che prontamente mi tappò la bocca. “Zitta e succhia, troia!” mi ammonì bruscamente. Questo fece aumentare l’eccitazione generale e da quel momento mi riempirono tutti di insulti facendo rivalere la loro virilità sul mio corpo che ormai si era abbandonato a soddisfare tutti i loro desideri. Uno dopo l’altro mi scoparono bocca e culo per una buona ora e mezza, non ebbi un attimo di tregua, ero esausto ma continuavo a focalizzare nella mia testa quella banconota da 100 euro che Beppe mi aveva dato nel pomeriggio insieme alla maglia del Milan. Tra di loro non si toccavano, avevano rispetto l’uno dell’altro e tutte le attenzioni erano rivolte su di me, la loro puttana. Notai che il sesso di gruppo aumentava la loro eccitazione, li metteva in competizione: facevano a gara per chi mi scopava più forte, chi mi faceva urlare di più, chi trovava gli insulti più pesanti fino alla sborrata finale. Il cazzetto di Ferruccio mi schizzò sulla guancia insieme a quello di Fabrizio che riempì il preservativo mentre mi scopava. ”Allarga il culo cagna che ti riempio di sborra calda!” urlò assestando gli ultimi colpi. Anche Mario mi sborrò in faccia mentre ancora lo succhiavo a Beppe. Gino mi schizzò sulle chiappe dopo avermi scopato un’altra volta e l’ultimo a venire fu Beppe che riversò il suo nettare diritto sulle mie labbra. Soddisfatti, ridevano e commentavano le azioni più interessanti - non quelle della partita, quella l’avevano già dimenticata.
Penserete che a quel punto mi ringraziarono per l’ottima prestazione e mi invitarono a bere una birra in compagnia, invece no, non finì proprio così. Gino con il cazzo ancora gocciolante di sborra disse “Ragazzi, devo pisciare” e si mise in posa puntando il cazzo sopra di me che ero ancora accasciato sul pavimento. “Anch’io” gli fece eco Fabrizio, io mi girai di scatto sulla schiena e appoggiato sui gomiti guardai con aria preoccupata Beppe che per fortuna intervenne in extremis. “No, ragazzi! No! Fermatevi…” così dicendo si abbassò verso di me e mi sfilò la maglietta “Non possiamo pisciare sulla maglia della nostra squadra”. Io rimasi scioccato e lui rialzandosi mi sussurrò “Ti darò un extra”. Un istante dopo cinque getti di piscio caldo si riversarono sul mio corpo nudo, chi mirava alla mia faccia, chi al petto, chi pisciava sul mio cazzo e chi come un idrante spostava il getto da un lato all’altro. Tenevo occhi e bocca chiusi ma l’odore amaro della pipì mi riempì le narici. I litri di birra filtrati in pipì mi lavarono tutto il corpo e mi ripulirono la faccia dalle ultime tracce di sborra. La sensazione non era male, la volli anche assaggiare leccandomi le labbra, aveva un qualcosa di afrodisiaco. Ma sicuramente la moglie di Beppe non avrebbe avuto la stessa impressione al suo rientro. Non avrei voluto essere nei panni di Beppe quando, oltre alle macchie sul pavimento, avrebbe dovuto giustificare gli schizzi che finirono sul tappeto e in parte sul divano.

Fu solo dopo quella sera di un annetto fa che la mia vita cambiò veramente, oltre ad aver avuto una conferma che il mio copro poteva sopportare situazioni estreme, smascherai le vere intenzioni di Beppe. Infatti sentii Gino rivolgersi a lui “Guarda scusami tanto, ma ho dimenticato il borsellino e non ho con me i soldi. Passa domani in edicola che ti darò il mio contributo di 100 euro”. Avevo sentito bene? Ognuno di loro avrebbe pagato Beppe 100 euro? Beppe avrebbe incassato 400 euro e a me ne offrì solo 100? Non brillerò per l’intelligenza, ma non ci misi molto a capire che stava lucrando sul mio corpo e non stava fregando solo me ma anche i suoi amici. Chiaramente Beppe non fece una bella figura con i suoi amici e per quanto mi riguarda, lo ringraziai perché mi fece aprire gli occhi su un nuovo mondo. Infatti quella stessa sera andai a casa e su Internet creai il mio primo profilo da escort con la tariffa minima oraria di 100 euro, quella da vero professionista del sesso. All’inizio lavoravo un po’ meno, ma guadagnavo molto di più. Poi grazie a qualche amico di Beppe che continuò a vedermi e al passaparola mi feci un bel gruppo di clienti affezionati.

Questa è la storia di come sono diventato un escort professionista. Oggi sono abbastanza conosciuto, faccio di tutto ma le mie specialità rimangono la bocca e il culo. Guadagno bene grazie alla passione che metto nel lavoro. È vero il mio lavoro ufficiale è quello di magazziniere, ma lo tengo giusto come copertura e magari un po’ per pulirmi la coscienza.
Ogni tanto ancora oggi Beppe mi chiede se gli faccio un pompino per 10 euro, la mia risposta è sempre la stessa “Beppe, basta saldi, i prezzi sono cambiati. Adesso grazie a te la mia tariffa è aumentata a 100 euro e devi pure prendere un appuntamento dato che sono molto richiesto”
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