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Gay & Bisex

Il cugino di Guido - Parte 1


di Membro VIP di Annunci69.it GSAwNSA77
14.01.2018    |    16.245    |    9 9.5
"Non devo fare nulla, faccio finta di niente..."
Sono ormai trascorsi diversi mesi da quando ho conosciuto Guido (vedi racconti “Passione lui&lui”). La passione che ci unisce non è mai calata, anzi. Io già da tempo lo consideravo il mio ragazzo, invece per lui io sono sempre rimasto un amico "speciale". Mi sono rassegnato ad accettare questa relazione con un bisessuale non dichiarato, dove la sua parte gay rimarrà sempre quella repressa.

Mi sono alzato da poco e sto tranquillamente finendo di fare colazione quando all’improvviso suona il campanello. Resto immobile senza fiatare con il cucchiaio pieno di latte e cereali fermo a mezz’aria tra la ciottola e la mia bocca aperta. Non batto un ciglio. Guido prima di uscire si è raccomandato di non rispondere al telefono e soprattutto di non aprire la porta a nessuno. Visto che oggi non lavoro, mi ha permesso di stare a casa sua, alzarmi con calma e approfittare di qualche ora di sonno in più (dopo le follie di ieri notte). Suona ancora e ancora con insistenza. Il rumore del campanello, amplificato nella mia testa dallo spavento, riecheggia in tutti i locali della casa. Fisso la porta in perfetto silenzio con gli occhi spalancati, sicuro del fatto che da fuori nessuno potesse vedermi o sentirmi.
Quando la maniglia inizia ad abbassarsi e la porta si apre lentamente, mi viene quasi un colpo. Il cuore mi batte a mille e mi sento pervaso dall’agitazione. “Cazzo e adesso cosa faccio?” penso tra me e me. D’istinto salto dallo sgabello senza fare rumore e mi nascondo dietro l’isola della cucina al riparo dal raggio visivo dell’entrata ormai spalancata. Una voce maschile molto profonda (e sexy) rompe il silenzio “C’è nessuno?” dopo una breve pausa “Guido, sei in casa?”. Non so cosa fare, mi sento in trappola. Guido non ha chiuso a chiave la porta, infatti avrei dovuto chiudere io e lasciargli le chiavi sotto il vaso del giardino quando sarei partito. Troppo tardi, adesso mi trovo in casa da solo con uno sconosciuto e per di più sono completamente nudo con indosso solo un’aderente vestaglia di seta (un po’ atipica per lo stile di Guido, probabilmente il ricordo lasciato da una sua ex).
Sbircio da dietro la cucina e intravedo un bel ragazzone intento ad armeggiare con bagagli di diverse dimensioni. A fatica sta trascinando dentro casa una valigia che sembra bella pesante. Ma cosa sta succedendo? Chi è questo tizio e perché si presenta qui da Guido con tutte queste valigie?
Mentre retrocedo gattoni sul pavimento per non farmi notare, urto accidentalmente lo sgabello dietro di me, che inevitabilmente attira l’attenzione dell’intruso viaggiatore. In pochi istanti percepisco la sua presenza imponente sopra di me. Con estrema esitazione e con il terrore negli occhi sollevo piano piano la testa e faccio una scansione della figura che mi sovrasta: infradito Havaianas verdi e gialle, due polpacci come prosciutti (ma ricoperti di folti peli scuri), un paio di calzoncini corti aderenti alle cosce, una maglietta gialla in tinta con le ciabatte che esalta un fisico possente e due braccia muscolose. Mi soffermo sul viso e incrocio il suo sguardo incuriosito dalla mia presenza. “Ma tu non sei Guido?!” esordisce lui con tono interrogativo e sorpreso. “Ehm… no…” gli rispondo con un certo imbarazzo alzandomi in piedi “Sono Marco… un amico di Guido… Stavo... stavo cercando… ehm, mi è caduto il cucchiaio.... eccolo” gli farfuglio alzando la mano con in pugno il cucchiaio. Mi squadra dalla testa ai piedi e con un sorrisetto malizioso e la stessa strafottenza di Guido mi interrompe. “Non ha importanza, comunque hai un bel cazzetto” dice mettendosi a ridere e puntando l’indice diritto in mezzo alle mie gambe. Paonazzo dalla vergogna mi chiudo la vestaglia, che dev’essersi aperta senza che me ne sia accorto, e lo fisso impietrito con le braccia serrate ermeticamente sul corpo per non lasciare intravedere niente, soprattutto l’erezione che mi sta crescendo alla vista di questo manzo. “Non preoccuparti, sto scherzando! A me piace la figa” spezza l’imbarazzo con un’altra sonora risata. “Sì, sì, a chi non piace la figa…” gli faccio eco per assecondarlo, prendendo in giro anche me stesso.

Superato il disagio iniziale, ci mettiamo comodi sul divano e facciamo conoscenza. Si chiama Carlo, ha 30 anni, fa l'idraulico ed è il cugino di Guido. Ha guidato tutta la notte da Bari fino a qui per venire a trovarlo. I due però non si vedono da quando erano adolescenti. Non c'è molta somiglianza tra loro. Carlo è leggermente più basso, ha una corporatura più robusta ma comunque soda. Con interesse noto che è molto peloso sia sulle gambe che sulle braccia; ha un ciuffo di peli neri che gli esce anche dalla maglietta e si congiunge a una bella barba folta che gli copre tutto il viso. Oltre a essere un bell'orsetto, Carlo dà l'impressione di essere un ragazzo estroverso e sicuro di sé da cui traspare quel tipico temperamento meridionale. Nonostante la sua strafottenza, di primo acchito mi piace come persona, come mi piace il suo modo di ravanarsi in continuazione il pacco, tipico dei maschi quando sono soli tra uomini. Si interrompe mentre mi sta raccontando del suo lungo viaggio e mi lancia un'occhiata perplessa, devo essermi fatto notare a fissargli il pacco. Però non sembra dispiacergli, anzi ho l'impressione che lo stia facendo con più vigore apposta per provocarmi.
"Quando torna Guido?" mi chiede stirandosi le braccia e lasciando intravedere una bella pancia pelosa. "Non lo so, non penso prima di sera. Lavora tutto il giorno. Tra un attimo sarei uscito anch'io per delle commissioni, ma vista l’inaspettata sorpresa, mi sa che dovrò rinunciare per restare qui con te“ gli rispondo fingendo un tono di sacrificio. Con aria seccata ribatte “Non mi serve una balia, posso tranquillamente aspettarlo da solo, ma fai come preferisci”.
Ancora un po' scocciato per la mia provocazione ma tranquillo e completamente a suo agio, si alza dal divano e inizia a spogliarsi, come se fossimo due vecchi compagni di spogliatoio. Si sfila prima la maglietta, mostrando un fisico massiccio ricoperto da un tappeto di peli, poi slaccia e lascia scivolare a terra i calzoncini. Non riesco a evitare di ammirare quel corpo da giovane orso trentenne: un bel fisico nella sua selvaggia naturalezza, robusto e possente, muscoli forgiati da una vita di duro lavoro. Carlo con quello spogliarello improvvisato sta di nuovo (inconsapevolmente) risvegliando i miei desideri. Rivolto verso di me e compiaciuto dal mio interesse, con un gesto plateale si sfila anche i boxer, mostrandosi in tutta la sua virilità. Alla vista del suo cazzo flaccido che gli ballonzola tra le gambe in segno di saluto, deglutisco rumorosamente e ingoio la saliva che mi si era accumulata in bocca durante lo spettacolino. Ha proprio un bel cazzo il cuginetto di Guido, non lunghissimo, ma sicuramente molto grosso con una sorprendente cappella che sporge bella invitante dal prepuzio. La mia eccitazione è di nuovo palpabile. Quella visione è come un viagra per le mie voglie mattutine. Con movimenti impacciati delle mani e accavallando le gambe cerco di nascondere la mia eccitazione per non incappare in altre figuracce.
“Vado a farmi una doccia. Dov’è il bagno?” si rivolge a me con ostentata sicurezza, mentre si dà una sistemata all'uccello che assume ancora più spessore. Senza dire niente, imbambolato gli indico la porta da parte alla camera da letto. Lui si gira mostrandomi due chiappe pelose e proporzionate a tutto il resto. Raggiunge il bagno con passo deciso e entrando lascia socchiusa la porta dietro di sé.

Con molta cautela spostandomi in punta di piedi mi apposto dietro alla porta del bagno, sento scorrere l’acqua della doccia. Allungando la testa cerco di spiare Carlo dalla fessura che (accidentalmente) ha lasciato aperta. Attraverso un leggerissimo strato di vapore nell’aria scorgo la sua figura dietro alla porta in vetro della doccia.
Quel corpo peloso completamente insaponato, rivestito di schiuma bianca dalla testa ai piedi mi manda su di giri. Si passa le mani dappertutto sul petto, sotto le braccia, in mezzo alle gambe e nelle profondità più intime. Afferro il mio cazzo che già sporge diritto da sotto la vestaglia e inizio a masturbarmi ammirando ogni istante di quella doccia spettacolare. Mi concentro sul lavaggio delle parti intime, dove i movimenti si fanno più sensuali. Con una mano si massaggia le palle dando loro un movimento rotatorio; con l’altra scende sinuoso dal petto sulla pancia fino ad afferrare l'asta da cui zampilla l’acqua della doccia come se stesse pisciando. Non mi dispiacerebbe farmi riempire di piscio da quella mazza. Senza mollare le palle, si spreme, si strizza e si allunga il cazzone. Al tocco familiare della sua mano le vene si riempiono di pulsazioni, aumentano la circonferenza e la consistenza, e la cappella si scopre completamente svettando sotto il getto della doccia in una lucentezza e una rotondità straordinarie. È davvero enorme e di un rosso acceso. Coccolato dal torpore della doccia, indisturbato inizia a segarsi il cazzo lubrificato dal sapone. Si sofferma con orgoglio sulla cappella, massaggiandola come se stesse spremendo un limone.
Il rumore di un tonfo proveniente dalla doccia mi riporta alla realtà. “Vuoi venire a raccogliermi la saponetta?” esclama all’improvviso sarcasticamente Carlo. Intento a fantasticare su tutto quello che avrei potuto fare con una cazzo così, non mi accorgo che lui, senza smettere di masturbarsi, sta guardando nella mia direzione attraverso il riflesso dello specchio. Ignorando l’invito mi riparo dietro la porta. Non può essere vero. Non può avermi visto, magari ha percepito la mia presenza. E adesso cosa faccio? È il cugino etero di Guido, ufficialmente etero pure lui.

Silenzio. Immobile. Spaventato. Non devo fare nulla, faccio finta di niente. Inutile. Fa tutto lui, è velocissimo e deciso. Succede tutto in un secondo. Chiude l’acqua, esce dalla doccia e senza neppure asciugarsi scatta verso di me che sono rimasto nascosto dietro alla porta. L'azione si svolge talmente in fretta che mi lascio trasportare dagli eventi senza opporre resistenza. Chiudo gli occhi e in cuor mio spero che Guido non verrà mai a saperlo.
Spinto da una voglia animalesca, Carlo mi precipita addosso e mi travolge con tutto il suo peso. Mi spinge con la faccia verso la parete del corridoio, mi prende entrambe le mani e le fissa contro il muro. Con due colpi di piede mi allarga le gambe che si divaricano sul pavimento bagnato dal suo corpo gocciolante e con una leggera pressione mi inarca la schiena come per farmi una perquisizione corporale con un bel manganello puntato al culo.
Alla prima lieve pressione della cappella sul mio orifizio chiudo gli occhi e stringo forte i denti. Non può scoparmi così senza nessuna preparazione, senza prima lubrificarmi il buchetto. Vabbè che di solito mi bagno al solo pensiero di un cazzo, ma almeno il primo tratto dell’ano deve essere adeguatamente preparato per prendere un cazzo di quello spessore. I miei timori svaniscono con un suo sputo tra il mio buco e la sua cappella che scivola dentro di me come una palla da biliardo in buca ad angolo. A denti stretti e con qualche gemito di dolore sopporto il bruciore iniziale. Mi sento sfondare gli sfinteri uno dopo l’altro fino a sentire le sue palle sbattere contro le mie chiappe. Una scossa mi sale lungo la schiena fino a scaricarsi nella punta delle dita serrate contro il muro. Non sembra voler darmi il tempo di lasciar abituare i miei intestini alla nuova soglia di dolore e inizia a pompare prepotentemente il suo cazzo nel mio buco. Senza indugio. Senza pietà.
Raccolgo tutte le mie energie mentali, mi rilasso e mi lascio coinvolgere in questa passionale violenza. A ogni affondo la sofferenza assume una forma sempre più simile a quella del piacere. Adesso sono io a volerne sempre di più, godo come un riccio, spingo fuori il culo alla ricerca di ogni centimetro di godimento. Come risposta alla mia spavalderia Carlo scoppia a ridere “Preparati! Guarda che non ho ancora iniziato a fare sul serio. Preparati a essere sfondato”. Detto ciò, sfila del tutto il cazzo dal mio culo e di colpo mi inforca un'altra volta con la cappella ancora lubrificata dal brodo anale. Colto alla sprovvista, lancio un urlo di dolore misto a piacere. Eccitato dalla mia reazione, mi stantuffa il buco con il cazzo saldo in mano. I colpi si susseguono, entra ed esce incurante delle mie urla di piacere con una punta di dolore. Il buco si dilata sempre di più. Mi scopa ininterrottamente “solo” con la cappella e metà del manico fino a quando il buco perde di elasticità e rimane aperto in attesa dell’affondo successivo. Carlo geme a ogni stoccata, prova una sensazione indescrivibile e gode di quell'unico piacere che si ha quando si slabbra un buco di culo a colpi di cazzo.
Al limite dell’eccitazione allunga un ultimo colpo in profondità e si svuota dentro di me accompagnato da un potente sospiro liberatorio. Durante l’orgasmo sento la sua cappella pulsare e i fiotti di sperma che mi inondano l’intestino. Con questo nuovo stimolo non trattengo il mio godimento e cinque miei schizzi imbrattano la parete bianca.
Senza alcun segno di cedimento sfila il suo cazzo ancora duro come il marmo seguito da un rivolo del suo sperma. Si sofferma ad ammirare soddisfatto il mio buco ancora ben aperto che squirta il suo seme. “Non ho ancora finito con te” mi dice in un tono lussurioso. Senza esitare raccoglie con due dita il liquido che sta colando dal buco e me lo fa assaggiare. Ne cerca di più raschiandomi il buco all'interno per poi infilarmi le dita imbrattate in bocca. Ripete l’azione un paio di volte con evidente eccitazione, come se volesse lubrificarmi la bocca. Non termino il pensiero che mi ritrovo il suo splendido cazzo fungino davanti alle labbra. Di riflesso spalanco le fauci e lo lascio entrare. Dapprima assaporo il gusto del sesso ancora cosparso sul suo cazzo. Poi inizio a leccare e succhiare la cappella golosamente come una grande palla di gelato. La pompo inesorabilmente. La lavoro avidamente con le labbra e la lingua. Poi me lo spinge in profondità tenendomi ferma la testa con le sue mani forti. La penetrazione in gola è tale da avere la sensazione di soffocare e mi fa colare dalla bocca un ruscello di saliva che si mischia con l'acqua e lo sperma sul pavimento. Carlo si sta godendo ogni istante di questo pompino, lo capisco dalle sue espressioni di piacere e dal contorcersi delle dita dei piedi sul pavimento che mi ricordano molto il modo in cui gode Guido.
Mi dedico al suo cazzo come se fosse la cosa più preziosa che abbia mai avuto. Intervallo delle pause per riprendere fiato e ammiro questo splendore massaggiandolo con la mano completamente insalivata. Una serie di movimenti serrati e decisi e abili giochi di lingua lo fanno sborrare una seconda volta abbastanza in fretta. In questo secondo orgasmo inarca la schiena e mi schizza direttamente in gola. Ingoio tutto avidamente e ripulisco le ultime gocce dalla sua cappella. Senza alzarmi mi pulisco la bocca con il dorso della mano. Lui mi guarda dall’alto esausto e con un filo di voce mi dice “Sei stata abbastanza brava, troietta. Adesso vado a riposare. Ho guidato tutta la notte e sono proprio stanco”. Ancora un po' stordito, annuisco senza dire niente mentre lui si allontana con aria soddisfatta. Tra me e me penso scocciato "Solo abbastanza bravo??? Ma cosa si aspettava questo qui?".
Si dirige verso la camera da letto di Guido e lo sento lasciarsi cadere di peso sul letto. Prima di addormentarsi con un tono leggermente ironico mi avverte a voce alta in modo che lo sentissi dal corridoio “Dato che hai gentilmente rinunciato alle tue commissioni per stare con me, svegliami tra un paio d’ore che più tardi voglio sturare un altro po' i tuoi buchi”. Non gli rispondo e mi lascio scivolare lungo la parte con la testa tra le mani in un gesto sconsolato.

In serata, appena rincasato Guido, scopro che l’arrivo del cugino è stato del tutto inaspettato e non particolarmente gradito. Pur non vedendosi da parecchi anni, a quanto pare i due cugini non vanno molto d’accordo a causa di scaramucce adolescenziali. Carlo è alla ricerca di un lavoro qui al Nord e si fermerà da Guido fino a quando troverà un impiego per pagarsi un affitto proprio. Non oso ascoltare oltre. Mi basta questa fantastica notizia: il mio ragazzo “pseudo etero” vivrà a tempo indeterminato con suo cugino altrettanto “pseudo etero” che mi ha appena scopato (per ben tre volte in poche ore) e i due sono assolutamente ignari l’uno della situazione dell’altro.
Carlo mi fa incazzare ancora di più quando, prima di uscire per una passeggiata, si congeda da Guido dicendo provocatoriamente “Ah, cuginetto! Il tuo cesso era otturato, da buon idraulico ci ho pensato io a sturarlo. Offre la casa”. Fulmino Carlo in segno di disprezzo e gli faccio capire di non aver apprezzato l'allusione rivolta a me (sapendo che non era vero e che l'unica cosa che ha sturato è stato il mio buco). “Grazie” gli risponde Guido. “È stato un vero piacere, cugino” conclude Carlo richiudendo la porta dietro di sé.

Continua
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