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Gay & Bisex

Pornopoly - Tutti al Via.


di Membro VIP di Annunci69.it GSAwNSA77
18.02.2018    |    14.460    |    16 9.4
"Fui sollevato dai miei timori e piacevolmente sorpreso dalla richiesta..."
"Pronti? Spero che indossiate tutti le mutande" esordì Claudio tornando nella stanza con un grande scatolone tra le braccia. Alcuni, tra cui anche il sottoscritto, lo guardarono con perplessità senza capire il senso della sua battuta. Altri che chiaramente già si conoscevano, si misero a ridere e tirandosi scherzosamente a vicenda l'elastico che sporgeva dai jeans dibattevano sulla preferenza tra slip e boxer. Dovetti dare una veloce occhiata nei pantaloni e fui veramente sollevato quando appurai di aver indossato un paio di boxer neri, poiché a me spesso piace girare con il sesso libero sotto i pantaloni.

Pietro, un ragazzo dall'altra parte della stanza, mi lanciò un'occhiata interrogativa accompagnata da un vago accenno di sorriso. Di questo tenebroso ragazzo ricordai il nome sin dall’inizio siccome, oltre alla bellezza, il suo restare in disparte e osservare tutti con distacco mi colpì da subito. Era un ragazzo sui trentacinque anni moro con i capelli mossi e spettinati. La sua abbronzatura gli faceva risaltare due occhi azzurri freddi come il ghiaccio. Il suo aspetto era in apparenza trasandato, indossava dei jeans macchiati di vernice bianca e una maglietta bucata vicino agli orli e sotto le braccia. Nell'insieme emanava un’energia da vero maschio che non mi lasciò affatto indifferente. Fino a quel momento non aveva parlato con nessuno se non all’inizio per presentarsi con il suo nome: Pietro. L’attrazione era probabilmente reciproca, ci lanciavamo entrambi delle occhiate focose in attesa dell’occasione giusta per conoscersi meglio, che non sarebbe sicuramente mancata.

Claudio, il padrone di casa e organizzatore di questo particolare pomeriggio, posizionò il tabellone di gioco in formato gigante sul pavimento al centro del salone, dispose sette pedine sul Via, contò i soldi (chiaramente finti) e li distribuì equamente in sette mazzetti. ”Forza! Avvicinatevi tutti e mettetevi comodi. Prima di iniziare spiego brevemente le regole del gioco, soprattutto a quelli che non hanno mai partecipato” disse invitandoci a sistemarci sul pavimento attorno al gioco. Oltre a Claudio, che avrebbe gestito la banca e fatto da giudice, eravamo in sette giocatori, di cui tre alla prima esperienza: tutti uomini tra i 20 e i 50 anni circa con caratteristiche e fisici molto diversi ma tutto sommato tutti di bella presenza. La maggior parte dei presenti conosceva Claudio, il nostro ospite, un bell'uomo sulla cinquantina con un fisico alto e possente. Indossava dei jeans scuri e una camicia azzurra aperta per metà che faceva risaltare la sua carnagione olivastra. Le maniche erano arrotolate sulle braccia pelose e mettevano in luce due bei bicipiti muscolosi.

Stavo per iniziare la mia prima partita a Pornopoly. Le regole erano semplici, uguali a quelle del Monopoly con solo alcune piccole ma essenziali differenze. Le probabilità e gli imprevisti non erano propriamente quelli del gioco classico e, cosa fondamentale, per iniziare a ognuno furono distribuiti pochissimi soldi, perché ogni nostro indumento aveva un valore: escluse le scarpe che ci togliemmo tutti prima di iniziare, indossavamo 100 Euro per calza, 200 per la maglietta, 300 per i pantaloni ed ecco svelato il mistero delle mutande che valevano ben 500 Euro. Per la prima volta trovai utile il fatto di aver indossato le mutande.
Eravamo in sette teste a seguire attentamente Claudio nelle sue spiegazioni. Lui non avrebbe giocato in quanto giudice e coordinatore con il compito di gestire la banca. “Ecco tre regole ferree. 1. Non è assolutamente consentito alcun contatto fisico intimo tra i partecipanti se non espressamente richiesto dal gioco. Pena: una multa salatissima. 2. Non si può sborrare prima della fine del gioco. Pena: la bancarotta. 3. Non si può assolutamente rifiutare alcuna richiesta dettata dal gioco ed espressa dal banchiere. Pena: l'esclusione." Concluse dandosi una sonora e orgogliosa pacca sul petto indicando che lui avrebbe fatto rispettare ognuna di queste semplici regole. "Se siete d'accordo, mettete le vostre pedine sul ‘Via’. Il resto ve lo spiegherò durante il gioco” disse con un’evidente voglia di iniziare la partita. Poi aggiunse “Dimenticavo… vince chi tra voi avrà più soldi al termine del gioco - inclusi i vestiti vostri o che avrete ricevuto dagli altri. La partita durerà al massimo cinque ore, poi si decreterà il vincitore. Il premio del fortunato sarà la realizzazione di un suo desiderio, qualcosa di realizzabile che dovrà essere esaudito in gruppo, coinvolgendo tutti, subito dopo la fine del gioco... qualsiasi cosa”. I veterani ammiccarono e si scambiarono agguerriti sguardi di sfida, noi novellini ci guardammo in giro un po' più perplessi e ignari di quello che sarebbe successo. Ma dagli occhi di tutti i presenti traspariva una certa eccitazione e voglia di iniziare a giocare. Personalmente all’inizio mi sentii leggermente a disagio e imbarazzato in quella situazione del tutto nuova, ma trovai conforto nell’atteggiamento festoso dei miei nuovi compagni di avventura e soprattutto nella complicità instaurata con Pietro.

Il gioco ebbe inizio quando Giovanni, un bel ragazzo poco più che ventenne (probabilmente il più giovane del gruppo, ma sicuramente non alla sua prima partita) seduto alla sinistra di Claudio, lanciò i dadi. Fece un doppio uno e finì sulla casella delle probabilità. Claudio lesse ad alta voce la carta pescata dal mazzo delle probabilità “Fai un pompino alla Banca e guadagni 100 Euro”. “Ottimo! Non potevo sperare in un inizio migliore…” aggiunse passandosi la lingua sulle labbra e pregustandosi il lavoretto di Giovanni. Accompagnato da un mormorio di approvazione generale, Claudio si alzò in piedi, disinvolto si slacciò i pantaloni e tirò fuori il suo cazzone che da moscio non aveva niente da invidiare a una proboscide. Il fatto di essere circonciso ne accentuava ulteriormente le dimensioni e mostrava una splendida cappella dall’aspetto vissuto. Restammo tutti a bocca aperta e in quel momento invidiammo Giovanni che si stava apprestando a prendere in bocca quel ben di dio. “Ipotecherei volentieri il mio buco con una Banca come questa” disse scherzosamente il ragazzo alla mia destra di cui non ricordo il nome. Il soggiorno si riempì di fragorose risate e tutti ci lasciammo andare in simpatici commenti e battute mentre Giovanni si guadagnava i suoi 100 Euro.
Nonostante la giovane età si capiva che Giovanni era un pompinaro esperto, se lo gustava con “gli interessi” quel bel cazzone. Gli faceva scivolare la lingua avanti e indietro lungo tutto il manico che si inturgidiva a vista, gli baciava il glande e gli esplorava il buchetto con la punta risucchiando tutto il liquido preseminale che riusciva a trovare. Con una mano accompagnava i movimenti della bocca sul cazzo e con l’altra gli massaggiava le palle che penzolavano in mezzo alle gambe. Con abili mosse Giovanni lo prendeva tutto fino in gola senza fare una smorfia mentre Claudio si lasciava lavorare il cazzo da quella bocca affamata. Eravamo tutti eccitati ad ammirare quel pompino, ognuno che si toccava il pacco nella speranza di avere la stessa fortuna con il lancio dei dadi. Si leggeva negli occhi di tutti il desiderio di aiutare Giovanni con quella mazza (come se ne avesse avuto bisogno) o la tentazione di lanciarsi su qualche compagno di gioco adocchiato in precedenza. Invece no, eravamo tutti composti senza allungare le mani perché sarebbe stato contro le regole, pena l’esclusione. L’eccitazione era palpabile nell’aria e il fatto che eravamo tutti costretti nei nostri posti e che non si poteva interagire rendeva la situazione ancora più intrigante.
Claudio aveva il cazzo durissimo con un rivolo di saliva mischiata al precum che gli scendeva lungo le palle. Era veramente enorme. Pulsava a ogni affondo del ragazzo e il glande aveva assunto un colore rosso acceso. Sul punto di esplodere nella bocca di Giovanni gli fermò la testa appena in tempo e soddisfatto gli diede 100 Euro in cinque pezzi da venti. “Con questo pompino te ne saresti meritati 1000, ma purtroppo il gioco ne prevede solo 100” disse infilando i soldi nei pantaloni di Giovanni compiaciuto per il guadagno e per il complimento.

L’erezione mi esplodeva nei pantaloni. Anche i segnali del mio buco bisognoso di esser saziato erano chiari, una familiare voglia mi provocava un penetrante formicolio, che mi saliva lungo le viscere fino a liberarsi nello stomaco. Capii da subito che per le prossime cinque ore sarei rimasto con il cazzo duro e una voglia matta di essere scopato. Avrei dovuto faticare a frenare i miei impulsi. Il desiderio incalzante sarebbe rimasto represso fino al mio turno e il timore dell’ignoto mi avrebbe accompagnato in quell’avventura piena di imprevisti e probabilità a ogni lancio di dadi. Il mio piacere era in mano alla fortuna che in altre più classiche occasioni di gioco non si era mai dimostrata mia alleata. Sospirai e aspettai il mio momento.

Dopo altri due giocatori che ebbero la fortuna di acquistare dei terreni, rispettivamente Vicolo Stretto (lasciamo stare le battutine) e Viale Vesuvio, fu finalmente il mio turno di lanciare i dadi. La dea bendata fece rotolare il mio destino sul tabellone sotto gli occhi di tutti. Tre e quattro… sette, il mio numero fortunato. Avanzai con la pedina fino alla casella degli imprevisti. Maledizione! Oltre ad aver perso un’occasione per comprare un terreno, mi sarebbe toccata una penitenza o qualcosa di simile.
Iniziai a sentire caldo, le guance mi bruciavano e anche senza vedermi ero sicuro che si erano colorate di rosso dall’imbarazzo. Chissà cosa mi avrebbe chiesto di fare Claudio? Chissà quale sarebbe stato il mio imprevisto? Lo fissai preoccupato in attesa del mio destino.
“Marco!” richiamò la mia attenzione e dopo un’inesorabile pausa iniziò a leggere il biglietto tutto d'un fiato “Sei stato scelto come giudice unico per un particolare concorso di ‘Mr. Cazzo’. Dovrai scegliere il cazzo secondo te più bello tra i concorrenti del gioco, cioè tutti voi - rivolgendosi agli altri. Il vincitore riceverà in premio dal giudice stesso, in questo caso Marco, 500 Euro”. Fui sollevato dai miei timori e piacevolmente sorpreso dalla richiesta. Anche se tanti, mi sembravano soldi ben spesi e avrei presto visto il cazzo di Pietro che nella mia testa era già il vincitore. C’era chi si sfregava le mani cosciente delle sue doti e chi si sfregava il pacco per prepararsi al mio giudizio. “Non ho finito” esclamò Claudio smorzando l’entusiasmo “Per giudicare potrai utilizzare solo la bocca. Verrai legato e bendato in modo che il tuo giudizio sarà del tutto imparziale”.
La maggior parte dei miei nuovi amici mi guardava con invidia mentre Claudio mi fece inginocchiare su una coperta, mi legò le mani dietro la schiena con un nastro e mi bendò gli occhi con una fascia di stoffa vellutata nera.
Quando Claudio terminò di controllare che veramente non potessi vedere, i miei sei compagni si posizionarono in fila davanti a me. Non vedevo niente, sentivo solo un gran rumore di cinture, sbottonamenti e un mormorio generale di voci. Claudio si raccomandò con il gruppo di stare in silenzio e io mi apprestai a prendere in bocca il primo cazzo. Il primo lo succhiai da molle e lo sentii piano piano crescermi in bocca. Prometteva bene ma nei pochi secondi a disposizione non riuscii a gustarmelo nella sua massima consistenza. Il secondo era già barzotto, nell'insieme un bel cazzo, profumato, forse un po' troppo per i miei gusti. Il terzo e il quarto erano normali sia per la lunghezza che per lo spessore. Quando li presi in bocca erano già duri, eccitatissimi e palpitanti. Uno addirittura si ritirò subito quando iniziai a roteare la lingua attorno alla cappella per paura di sborrarmi in bocca. Chiesi a Claudio di poter riassaggiare il primo sul quale ero indeciso, ma non me lo consentì dandomi della troia golosa e invitandomi a provare gli ultimi due. Il quinto non me lo ricordo nemmeno.
L’ultimo invece, appena preso in bocca, lo individuai subito e senza ombra di dubbio come il cazzo vincitore. Era perfetto, leggermente curvo verso l’alto e proporzionale nella lunghezza e grossezza ben al di sopra della media dei cazzi che ho succhiato. Era di una durezza spaventosa, distinguevo chiaramente le vene ingrossate su tutta la mazza al passaggio con la lingua. Anche la cappella era molto grande, proporzionata al resto, e l’odore di maschio che emanava era inconfondibile. Il vincitore del mio piccolo concorso era chiaramente il pronosticato Pietro. Non volevo più smettere di succhiarglielo, volevo che mi schizzasse in bocca, lì e subito, volevo gustarmi tutto il suo nettare. Purtroppo Claudio, severissimo giudice, ce lo impedì richiamandoci all’ordine più volte. Mi sentii apostrofare di nuovo come troia golosa.

Dopo i dovuti complimenti da parte di tutti al vincitore, Claudio mi invitò a consegnargli il premio di 500 euro. Anche se Pietro se li era decisamente meritati e io mi ero goduto quel momento molto eccitante, nei termine del gioco erano parecchi soldi e per poter sperare di vincere avrei dovuto pensare a delle strategie per recuperarli. Per non rimanere senza soldi all’inizio della partita, ebbi un’idea brillante. Decisi di liberarmi di qualcosa a cui non tenevo particolarmente. Così mi alzai in piedi, mi sfilai prima i jeans e poi i boxer, lasciando ammirare anche agli altri concorrenti la mia discreta dotazione che non dava segnali di voler scendere. Mi eccitava troppo questa situazione.

Mi rinfilai i pantaloni e lanciai i 500 euro di mutande a Pietro che le prese al volo e se le portò al naso inalandone profondamente gli odori di giornata. Mi lanciò uno sguardo infuocato di desiderio che immediatamente contraccambiai.
Finalmente mi sentivo l’uccello libero nei pantaloni ed ero sereno sapendo che i miei boxer erano custoditi da Pietro.

Continua
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