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Gay & Bisex

Il cugino di Guido - Parte 2


di Membro VIP di Annunci69.it GSAwNSA77
21.01.2018    |    9.689    |    5 9.6
"Distinguo due umori contrastanti dentro di me: quello più dolce e familiare di Guido nel culo e quello più amaro e selvaggio di Carlo in bocca..."
Guido e io siamo rimasti soli in casa, la passeggiata di Carlo non durerà molto, ma almeno possiamo approfittare di un momento di tranquillità e soprattutto di un po' di intimità. Lo vedo abbastanza turbato con lo sguardo perso a rimuginare sull'inaspettato arrivo del cugino. Mi avvicino a lui in piedi sulla soglia della cucina, lo accarezzo sulla guancia in un gesto di conforto e lo abbraccio forte. “Scusami tanto, ma non ho potuto evitare che entrasse, la porta era aperta ed è successo tutto talmente in fretta che non ho avuto la possibilità di scappare. Mi ha trovato proprio qui in cucina mentre facevo colazione. Nonostante la situazione equivoca, non dovrebbe aver sospetti sul nostro rapporto. Gli ho detto che siamo amici e ho inventato un sacco di altre palle sul fatto che mi trovavo a casa tua”, mi abbandono in un piagnisteo allucinante che il povero Guido subisce passivamente, sapendo che ho bisogno di giustificarmi più per me stesso che per lui. “Non preoccuparti. Non è colpa tua” mi consola Guido “Però non sopporto l’idea di mio cugino che senza preavviso si trasferisce a casa mia e approfitta della mia ospitalità” aggiunge in tono incazzato picchiando un pugno sul bancone. Tra me e me penso che per fortuna non sa che la sua ospitalità non è l’unica cosa di cui ha "approfittato". Stretto tra le braccia del mio uomo, chiudo gli occhi e ripenso con una certa eccitazione alle scopate di oggi con Carlo.

Non sarà prudente visto che Carlo potrebbe entrare dalla porta in qualsiasi momento, ma so esattamente cosa serve a Guido in un momento come questo in cui ha bisogno di sfogare un po' di tensione. Con un balzo atletico mi siedo davanti a lui sull’isola della cucina, lo avvinghio con le gambe all'altezza dei fianchi e lo tiro verso di me. Lo bacio con ardente desiderio, lo lecco sul collo e gli faccio capire di voler essere scopato, lì subito, in quell'istante. Sento crescere il suo sesso contro il mio. Una passione infuocata ci travolge e ci lasciamo trasportare dall’eccitazione. Senza mai separare le nostre lingue, con un colpo di mano fa pulizia degli utensili abbandonati sul piano dietro di me, mi sfila abilmente prima i pantaloncini poi le mutande e dopo essersele portate al naso per avere un'anticipazione del mio sesso, le lancia in un angolo della cucina. Con un inaspettato impeto mi trascina facendomi scivolare il sedere verso il bordo e mi fa quasi cadere dal bancone. Abbassa anche i suoi pantaloni quel tanto che basta per liberare il suo cazzo in perfetta erezione stile Guido e me lo appoggia sul buco pronto a penetrarmi. Si blocca per un attimo, ferma anche la lingua mentre la mia continua nel suo vorticare. Strano, colgo una leggera esitazione al contatto della sua cappella con la mia rosetta. Mi dice di sentirla particolarmente morbida, umida e più dilatata del solito. Si stacca dalle mie labbra e con un sorrisetto beffardo mi chiede “Hai giocato con le zucchine oggi?”. Lo guardo divertito dalla sua immaginazione, “Sì, non ho resistito a non infilarmene una” gli mento spudoratamente. Senza indagare oltre affonda la sua turgida mazza nelle mie viscere. La posizione è perfetta per la sua altezza. Mentre mi alza le gambe sopra le spalle, mi lascio cadere con la schiena sul piano di lavoro e mi faccio scopare con foga aiutandolo a scaricare tutta la tensione. Ogni affondo è accompagnato da un suo urlo. È evidente che sta sfogando la rabbia per la presenza del cugino e per tutte le abitudini (tra cui parecchie scopate come questa) a cui dovrà rinunciare nella sua stessa casa a causa di Carlo.
Mentre con una mano si appoggia al piano con l'altra si dedica in alternanza alle mie palle massaggiandole delicatamente e al mio cazzo segandolo con fermezza. Sono durissimo anch'io.
Lui sta per venire, non trattiene più il piacere. Ormai riconosco le sue inconfondibili espressioni facciali e la tensione che gli prende i muscoli addominali quando è prossimo alla sborrata. Infatti, sfila il cazzo dal culo e si abbandona al massimo piacere dell’orgasmo schizzando abbondantemente sul mio buco. Sento un susseguirsi di caldi fiotti di sperma accumularsi tra le mie gambe, uno anche sulle palle. Prima che la sborra inizi a colare sul piano della cucina, afferra abilmente una delle zucchine, con un'estremità raccoglie il suo seme cosparso sul mio buco e delicatamente lo spinge in profondità facendolo scivolare dentro di me. "Dato che ti piace giocare con gli ortaggi..." commenta con un certo orgoglio la sua fantastica idea. Ripete l'azione finché non mi ha completamente ripulito il buco spingendo tutto il suo succo bianco dentro di me. Ben lubrificato inizia a infilarmi la zucchina nel culo, la fa girare, entra ed esce prima lentamente poi con un ritmo sempre più serrato. Mi bacia, mi stritola i pettorali, mi scopa con quella cocuzza verde salda in una mano.
Questo inaspettato trattamento extra aumenta la mia eccitazione e con più di metà zucchina infilata nel culo sborro anch'io. Vengo in abbondanza sul mio ventre. Guido sfila delicatamente l'ortaggio con cui mi ripulisce la pancia dal mio seme per poi farmelo assaporare spingendomelo in bocca. Ancora in preda ai brividi di piacere, mi gusto tutti i sapori dei nostri orgasmi e golosamente assaggio un anticipo della cena.

Poco dopo aver ripulito la cucina, risistemato gli utensili (e le zucchine) ed esserci rivestiti, Carlo rientra dalla sua passeggiata. L’atmosfera in casa è decisamente più rilassata rispetto a prima. Una sana scopata per Guido e un po’ di aria fresca per Carlo hanno fatto sbollire gli animi ai due cuginetti.
"Marco, ti fermi a cena?" mi chiede Guido sapendo già che sarei rimasto. "Volentieri, ma prima posso farmi una doccia?" gli domando mentre la sua sborra ancora calda mi cola dal buco e mi bagna le mutande. "Certo, fai pure come se fossi a casa tua. Prendi un asciugamano fresco dall'armadio in corridoio" mi risponde mantenendo una certa formalità tra di noi. Carlo ci osserva con circospezione e dandosi una scrollata alle palle sotto la tuta si dirige verso la sua nuova camera per disfare i bagagli. "La cena sarà pronta tra quindici minuti" ci avvisa Guido dalla cucina. "Faremo in fretta" risponde Carlo nascondendo un ghigno da furbetto sotto la barba.

L'acqua ci mette un po' a raggiungere la temperatura giusta. Proprio mentre inizio a insaponarmi il buchetto e a svuotarmi completamente dai piaceri di Guido, fa irruzione Carlo. "Devo pisciare" esordisce entrando in bagno e chiudendo a chiave la porta dietro di sé. Anziché alzare il coperchio del water, apre la porta della doccia. Mentre con una mano si sfila l'uccello, con l'altra chiude l’acqua e mi forza la testa all'altezza di un orinatoio. A causa di un po' di sapone negli occhi non faccio in tempo a mettere a fuoco il suo splendido cazzo che un getto caldo di pipì mi riempie la faccia e mi costringe a richiudere gli occhi. “Apri la bocca che adesso ti disseto, puttanella!” mi comanda “Questa è la doccia che le vacche come te dovrebbero farsi tutti i giorni”. Senza più alcuna ombra di dubbio posso confermare che Carlo è il tipico maschio alfa, dominante in tutto e per tutto. Non provo neanche a obiettare e faccio quello che mi ordina. Sono praticamente soggiogato al volere di questo tizio. Accovacciato in un angolo della doccia con la bocca spalancata mi gusto questa pioggia dorata leggermente salata che sgorga abbondante dal suo cazzo che si sta visibilmente indurendo. Deglutisco quello che riesco e sputo il resto che mi scorre lungo tutto il corpo bagnato donandomi un'indescrivibile sensazione di torpore. Un gusto amaro mi riempie la bocca e un leggero pizzicorio mi pervade il corpo a contatto con questo liquido tanto repellente quanto benefico per la pelle. Il flusso diminuisce gradualmente di intensità e Carlo picchietta il suo cazzone sulla mia bocca ormai dissetata. Ora è in piena erezione e la sua cappella svetta orgogliosa davanti alla mia bocca. Gli ultimi getti di pipì mi finiscono diritti in gola, con il suo pisello che si è guadagnato l'accesso tra le mie labbra. Senza bisogno di parole o forzature di alcun genere mi lancio in un bel pompino che so piacergli tanto. Eccitatissimo, con il retrogusto di piscio in bocca gli pompo l’uccello come se volessi succhiargli fuori altro liquido. Con un movimento deciso di lingua gli titillo la fessura del glande, gli infilo la punta golosa, poi con uno sputo gli lubrifico tutta la cappella per farmela scivolare meglio in gola. La presa decisa di una mano sull’asta durissima e quella più delicata dell'altra sulle palle completano questo pompino aumentando il suo piacere già ben leggibile sul suo volto. Non ci resta molto tempo, la cena sarà pronta a momenti. Un gemito di godimento annuncia un’ondata di sborra calda che mi riempie la bocca, schizzo dopo schizzo. Tengo stretto l’esofago e lascio accumulare il suo denso seme nella cavità della mia bocca. Non ingoio, non sputo, ne assaporo il gusto peccaminoso tra la lingua e il palato. Trasportato dalla situazione, mi alzo in piedi, ancora in estasi raggiungo la sua bocca e condivido con lui il suo nettare in un lungo e profondo bacio, il nostro primo bacio. Ci passiamo vicendevolmente il succo di quell’orgasmo a colpi di lingua fino a quando si diluisce con le nostre salive e insieme piano piano ingoiamo. Ci stacchiamo e sospiriamo profondamente all’unisono, ci diamo un'ultima leccata alle rispettive labbra. I nostri corpi sono ancora abbracciati e i muscoli vibranti di piacere, quando dal soggiorno giunge il richiamo di Guido “La cena è quasi pronta”.
Senza perdere tempo Carlo sgattaiola fuori dal bagno e io finisco velocemente di farmi la doccia. Distinguo due umori contrastanti dentro di me: quello più dolce e familiare di Guido nel culo e quello più amaro e selvaggio di Carlo in bocca. Come farò a uscire da questa situazione ingarbugliata? Non riuscirò a resistere a lungo nel gestire due personalità così forti e contrastanti, entrambe anche se in maniera diversa decise a possedermi.

La cena trascorre serenamente e ci gustiamo l’ottima pasta con pomodori e zucchine che Guido ha amorevolmente preparato con il mio personale e intimo contributo. Infatti, Carlo apprezza in modo particolare le zucchine, le trova molto saporite. Guido ed io non riusciamo a trattenere una risatina complice che chiaramente Carlo non può (e non deve) capire.
I due cugini sembrano più rilassati rispetto a qualche ora prima. Sorseggiando la seconda bottiglia di vino ridono, scherzano e si raccontano vecchie storie che risalgono alla loro infanzia. Apparentemente fino alla loro adolescenza erano molto legati come pure le loro famiglie quando vivevano tutti in Puglia. Poi a causa di motivi a me sconosciuti le famiglie si sono allontanate. Il padre di Guido è il fratello maggiore del padre di Carlo e i due devono aver avuto un brutto litigio che ha spinto il padre di Guido a trasferirsi dall'altra parte del paese. Chiacchierando delle rispettive vite si intuisce come anche i due cugini siano stati coinvolti nel litigio dei genitori e a distanza di anni non siano ancora pronti ad affrontare i motivi del loro allontanamento e di quello delle loro famiglie. Sono curiosi di sapere tutto l'uno dell'altro, ma si trovano in evidente disagio quando parlano dei padri e quasi non osano confrontare le loro versioni dei fatti.

Chiuso in un imbarazzante silenzio, seguo la conversazione distratto da ben altri pensieri che mi frullano in testa. Mi sento in colpa nei confronti di Guido, nonostante l’apertura del nostro rapporto sia stato chiaro sin dall'inizio, sento di tradirlo... di tradire la sua fiducia. Come fa a piacermi uno come Carlo? Come posso sentirmi attratto da lui con i suoi modi di fare da perfetto stronzo arrogante?

“Marco, ti fermi anche a dormire?” mi chiede inaspettatamente Carlo. Ci coglie entrambi impreparati alla domanda. Guido mi lancia un'occhiata perplessa e per evitare la situazione imbarazzante, si alza di proposito e inizia a sbarazzare la tavola. Silenzio glaciale. “È tardi e hai bevuto troppo non vorrai mica tornare a casa” insiste Carlo. Effettivamente ha ragione. “Potrei dormire sul divano” sussurro rassegnato con un filo di voce. Passandosi la lingua sulle labbra e strizzandomi l’occhio, Carlo raccoglie con entusiasmo la mia decisione. Mentre Guido mi lancia un’occhiata preoccupata dalla cucina. Ma solo io so quanto in realtà potrà essere imprevedibile questa nottata.

Continua
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