Racconti Erotici > Prime Esperienze > Non dire nemmeno una parola!
Prime Esperienze

Non dire nemmeno una parola!


di DoubleSide
07.09.2023    |    3.713    |    5 9.2
"Lei rispose con mugolii soffocati: sembravano lo scricchiolio di una diga che con molta fatica riesce a trattenere l’acqua turbolenta che si agita al proprio..."
Ogni giorno, aspettavo quelle ore di tranquillità serali: era il tempo per me, quello prezioso, quei momenti in cui finalmente la giornata di lavoro restava chiusa fuori.
Quasi come in un consolidato cerimoniale, accendevo il portatile e andavo sempre dritto alla mia casella di posta elettronica. Leggere il suo indirizzo in grassetto era come ricevere un sorriso, un concreto segno di presenza. L’email di Alberta era presente ogni volta, puntuale, lunghissima, scritta sempre con attenzione. Sapevo che le mie emozioni erano le stesse anche per lei. Quello stretto rapporto epistolare andava avanti ormai da più di un anno con una frequenza talmente regolare da diventare una parte insostituibile del nostro quotidiano.
Tutto iniziò su un gruppo Facebook nel quale iniziammo a scambiare qualche dialogo inerente al tema del contesto. La sintonia fu immediata e da allora iniziammo a scriverci. Ci scambiammo centinaia di email affrontando ogni tipo di argomento: problemi personali, gioie, tristezze, pensieri, traguardi, fallimenti, persone conosciute ma anche confidenze più intime.
Nel tempo si era stabilita una consolidata amicizia che però ebbe una caratteristica peculiare: non ci sentimmo mai telefonicamente. Decidemmo infatti di mantenere una comunicazione esclusivamente di tipo epistolare senza mai fare intervenire la voce. Questa scelta fu fatta di comune accordo per preservare gli aspetti più riflessivi e profondi dei nostri dialoghi. Concordavamo che, quando ci si legge, i tempi sono diversi: si dilatano, ci si ascolta di più, si riflette meglio e si riesce ad andare più in profondità cogliendo quelle sfumature che l’incalzare di una conversazione orale non consente di trovare. Rivivemmo insomma ciò che accadeva ai tempi delle lettere cartacee, quando semplicemente si pensava a ciò che si scriveva.
Ci piacque inoltre molto l’idea di lasciare volutamente un piccolo angolo di mistero fra di noi.
Questa posizione fu messa a dura prova: sospinti dalle reciproche confidenze intime, nacque l’impellente desiderio di avere un rapporto fisico. L’esigenza diventò sempre più irrinunciabile portandoci a definire realmente i dettagli dell’incontro ed in breve prenotammo due diverse camere dello stesso hotel fissando una data. Concordammo inoltre di raggiungere l’hotel in tempi diversi e di comunicare utilizzando solo Whatsapp.
Finalmente il giorno arrivò.
Appena installato nella stanza consultai subito il telefono trovando il suo puntuale messaggio: “sono pronta nella 307”. Le risposi con un laconico “ok, sto arrivando”.
Trovai la sua porta socchiusa e questo mi permise di entrare senza avere bisogno di bussare. Vidi Alberta nuda, alla pecorina: la schiena inarcata con il culo sollevato. Fui sorpreso ed eccitato da quella scelta meravigliosamente priva di preamboli e di inutili convenevoli. Vidi le sue natiche piene, divise dall’ano inequivocabilmente in vista. Più in basso i cuscinetti della sua figa gonfi e depilati alla perfezione, bellissimi. La sua testa era sollevata, e mi diede l’impressione che volesse conferire volutamente al proprio corpo l’atteggiamento di chi è pronto. Di fronte a lei individuai uno specchio che avrebbe potuto permettere di guardarci negli occhi: ne approfittammo per scambiarci un sorriso rigorosamente silenzioso ma carico di malizia e complicità.
Mi accorsi di avere il cazzo durissimo per l’eccitazione. Senza perdere tempo mi spogliai e mi misi subito in ginocchio, afferrai quelle meravigliose natiche che allargai mettendo oscenamente in mostra la sua figa. Rimasi per lunghi attimi a guardarla: mi piacque vederla così esposta. Presto però iniziai a leccarla facendo immediatamente penetrare a fondo la lingua in modo subito urgente ed intenso.
Lei rispose con mugolii soffocati: sembravano lo scricchiolio di una diga che con molta fatica riesce a trattenere l’acqua turbolenta che si agita al proprio interno.
La mia lingua non le diede pace; mi piaceva quel gioco dominato dal divieto di usare la voce, fu una piccola costrizione provocante e coinvolgente.
Alberta era fradicia, sorprendentemente bagnata: dalla sua figa colava il piacere ed io non ne persi nemmeno una goccia. Anche io tradivo un’eccitazione pressante: sibili d’aria entravano ed uscivano dalle mie narici mentre la mia bocca, incollata al suo sesso, premeva cercando un contatto sempre più urgente e profondo. Percorsi con la lingua anche il tratto di pelle che separa la figa dall’ano leccando con paziente attenzione anche quello. Poi tornai alla figa avendo cura di affondarle contemporaneamente un dito nel culo. Il mio gesto le provocò uno sbuffo improvviso di piacere.
Presto raggiungemmo quel momento in cui non è più possibile attendere. D’improvviso mi alzai e le infilai il cazzo nella figa. Lo feci con un solo movimento che permise al mio cazzo di arrivare subito in profondità agevolato dalla sua figa bagnata che conferì notevole fluidità al mio gesto. Alberta si sorprese per quella penetrazione inaspettata e di riflesso irrigidì il corpo emettendo un suono indecifrabile ma denso di piacere: un gridolino molto acuto disegnato fra sorpresa e piacere. Cogliere quel pezzetto della sua voce, seppur minuscolo, fu come togliere l’ultimo impalpabile indumento prima della completa nudità.
Attraverso lo specchio ci guardammo capendo entrambi di aver appena infranto la nostra regola anche se in modo ancora criptico. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. Rimanemmo fermi, congelati in un lungo istante senza sapere cosa pensare. Poi io chiusi gli occhi interrompendo quella linea di comunicazione visiva. Quando li riaprii il suo sguardo era cambiato: vidi la consapevolezza di avere un cazzo spinto fino in fondo alla figa, vidi piacere e malizia: vidi una meravigliosa porcella.
In un attimo tutti gli equilibri furono spostati su una dimensione nuova, più eccitante per entrambi. Sorprendendola mi ritrassi per poi assestare un’altra spinta decisa nella sua figa, L’affondo le fece quasi perdere l’appoggio sulle braccia: volevo provocare un altro gridolino che arrivò infatti puntuale. Questa volta però la guardai negli occhi attraverso lo specchio, alzai il mento in segno di sfida e le assestai una sculacciata sulla natica. Lei sorrise gradendo il gioco e sottolineando l’apprezzamento con una spinta del proprio culo indietro. Ripetemmo quella sequenza più volte: affondo energico del cazzo, gridolino, sguardo, sculacciata. Poi però non resistetti oltre: le afferrai saldamente le natiche iniziando a scoparla senza delicatezze. Il mio cazzo spingeva con un ritmo incontenibile entrando completamente ad ogni spinta e facendo sobbalzare in avanti tutto il suo corpo. La complicità dei nostri sguardi tradiva il profondo coinvolgimento reciproco e quando l’orgasmo iniziò ad affacciarsi abbandonammo ogni limitazione lasciando esondare rantoli sconnessi di piacere.
Al termine dell’amplesso rimanemmo immobili, spossati da quel rapporto travolgente nel silenzio della stanza interrotto solo dai nostri respiri ancora gravati dall’affanno. Lei rimase prostrata sul letto con il culo sollevato e la schiena curva ancora per qualche istante. Poi, con movimenti sinuosi, si girò assumendo la posizione supina mostrando tutto il proprio corpo. Era davvero attraente! Senza smettere di guardarmi ed in modo plateale si mosse consapevole di essere guardata. Spalancò le gambe e, dopo un lungo momento che le permise di farsi guardare, fece lo stesso con le braccia. Colsi subito l’invito stendendomi su di lei per stringerla in un abbraccio al quale seguì un bacio appassionato.
Dopo un tempo lunghissimo lei si alzò e, ancora completamente nuda, si sedette alla scrivania iniziando a scrivere sul computer volgendomi le spalle. Mi ritrovai a guardare la sua schiena nuda mentre il rumore della tastiera iniziava a farsi sempre più serrato.
Senza proferire parola mi rivestii e raggiunsi a mia volta il computer nella mia camera.
Ognuno scrisse una email molto lunga. Ci scrivemmo ogni sensazione provata, ogni parola non detta confessandoci i pensieri e le sensazioni più intime e sfacciate.
Scrivere quelle parole, consapevoli che sarebbero rimaste per sempre, conferì loro un peso ed una consapevolezza maggiori. Ognuna delle nostre email si concluse con il desiderio di rifarlo immediatamente.
Questa volta però fui io ad aspettarla nudo in camera, con il cazzo già duro.
Quando lei entrò, iniziò con un pompino che mi tolse il fiato.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.2
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Non dire nemmeno una parola!:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni