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Mia Cognata


di remida67
11.09.2012    |    45.696    |    2 9.3
""Accidenti, proprio adesso che me ne stavo tranquillo per i fatti miei..."
Quella notte il temporale non smetteva di mostrare al mondo la sua forza...
Quella sera il cielo non voleva smettere di mostrare al mondo la sua forza: boumm, badaboumm, katapoumm... e le saette si rincorrevano nei cupi addensamenti di stratocumuli che correvano veloci sopra alla mia testa... un vero spettacolo, che suscitava in me stupore e paura, la paura di quello che l'uomo non può controllare. E in tutto quell'agitarsi sopra di me, io mi ero fatto piccolo piccolo e, rannicchiato sulla mia sedia a dondolo in un angolo della veranda, mi lasciavo trasportare da questi fenomenali giochi della natura, odorando il fresco profumo della pioggia... Fu proprio mentre una scarica terribile tagliò il cielo in due, e si scaricò all'orizzonte che Sarah, mia moglie, mi chiamò dalla cucina: "Seth!" gridò con forza per farsi sentire in mezzo tutto quel frastuono, e si sporse dalla finestra per vedere dove mi ero nascosto. "Accidenti, proprio adesso che me ne stavo tranquillo per i fatti miei... Ci sarà di certo qualche odioso mestiere di casa da fare" pensai tra me e me, e pigramente tirandomi su con le braccia, mi diressi in cucina. "Senti," - mi disse con tono deciso- "ha appena chiamato Estelle, che è in panne con l'auto e sta per arrivare qui. Valla ad aspettare in garage, e vedi se riesci a capire cos'ha combinato" e, senza perdere altro tempo, si rimise a tagliuzzare un mazzetto di prezzemolo, che teneva fermo sul tagliere di olivo. Certo occuparsi della sua sorellina non era cosa facile e lei lo sapeva bene, e così con inerte obbedienza mi portai nel garage dove avevo un pò di attrezzatura per il fai da te. Con mia cognata non ero mai andato veramente d'accordo, forse per una incompatibilità percepita a pelle, che per un motivo preciso, ma sta di fatto che le poche volte che ci eravamo parlati era più per lanciarci frecciatine che per fare discorsi seri. Lei, una ragazza piacente e con un fisico snello e ben tornito, era l'eterna ragazzina, con un fare da maschiaccio e nella testa un sacco di stramberie da sedicenne, che usava forse più per fare scena con gli altri che per vera convinzione personale... Non avevo ancora aperto la basculante del garage che scorsi i suoi fanali puntare nel vialetto, e in battibaleno la vidi entrare nel garage con la macchina singhiozzante. Scese dall'auto con il suo solito fare agitato, al limite dello schizofrenico, e mi domandò con tono innocente: "Ma se metto 20 euro di gasolio nella mia auto, che va a benzina, cosa può succedere?". Lì per lì faticai a dare un senso alla frase e, quindi, le chiesi prontamente: "Ma com'è che hai messo il gasolio anzichè la benzina?". Lei, con grande scioltezza mi snocciolò l'ultima perla del suo repertorio: "Sai, mi hanno detto che se non ne metti troppo la macchina funziona lo stesso e quindi mi sono detta, perchè non faccio ogni tanto un pò di gasolio che costa meno e così risparmio sui pieni di carburante!". Avevo veramente voglia di mollarla li e di tornare a gustarmi la mia tempesta...

Fortuna che avevo una tanica di benzina bella piena, e in quattro e quattro otto staccai il tubo del carburante dalla parte del carburatore e con l'aiuto di una siringa, iniettai quasi un litro di benzina nel tubo, ripulendo i condotti dalla schifezza che si era depositata. Mentre armeggiavo sotto alla macchina con i miei attrezzi, gli occhi indugiavano sulle gambe di Estelle, lunghe e ben tornite, e fu veramente per caso che mi soffermai un istante, che mi sembrò lunghissimo in quel momento, ad ammirarle le cosce, senza accorgermi che lei mi stava osservando e, praticamente, mi aveva beccato sul fatto. Si spostò, dapprima lentamente come se volesse giocare, e mi lasciò intravedere le mutandine di pizzo nero, poi si allontanò dalla macchina rapidamente, come per chiudere quella parentesi equivoca. Sta di fatto che io, in quel momento, avevo decisamente perso il contatto con la realtà, e l'involontaria eccitazione mi aveva giocato un bello scherzetto, facendo trasparire un evidente gonfiore dai pantaloni, che pur ritraendo le gambe non fui in grado di nascondere, e provai un notevole imbarazzo. Fu così che mi spostai, uscendo da sotto al motore, e mi alzai in piedi per versare il resto della tanica nel serbatoio. I miei pantaloni non accennavano a sgonfiarsi. Saltai in macchina, e dopo vari tentativi a vuoto, riuscii ad accendere la macchina, che fece una fumata nera e, reiniziò a singhiozzare. Spinsi il piede deciso sull'acceleratore e dopo una ventina di secondi il motore ricominciò a cantare con la giusta intonazione. Estelle mi aveva osservato con stupore e interesse, e io che provavo n pò di vergogna per quello che mi era appena successo, non avevo il coraggio di alzare gli occhi verso di lei. Dopo che fui sceso dall'auto, lei fece finta di niente e mi si avvicinò, e offrendomi un sorriso di approvazione e ringraziamento mi abbracciò, appoggiò le sue labbra carnose alla mia guancia e mi baciò dolcemente. Rimasi basito, ma in qualche modo qualcosa dentro di me scattò come una molla: ero ancora più eccitato e il suo bacio mi fece provare una stretta allo stomaco e un senso di formicolio. Non riuscivo a capire cosa mi stava succedendo. Per la prima volta la vidi con altri occhi, bellissima e dolce e, soprattutto, desiderabile...Il mio imbarazzo fu ancora più evidente quando lei smise di abbracciarmi e mi vide eccitato come un ragazzino al suo primo bacio. La guardai dritto negli occhi, e percepii che il mio desiderio inconfessabile era ricambiato. Mi avvicinai ancora, senza sapere esattamente cosa stavo facendo, l'abbracciai e non potei fare a meno di cercare la sua bocca: la baciai profondamente come se entrambi sapessimo da sempre che sarebbe accaduto. Le labbra morbile e il sapore dolce fecero nascere in me mille sensazioni nuove. Le nostre lingue si inseguivano con ingordigia in quel mescolarsi di sapori. La strinsi a me, e con le mani a premere sulle sue natiche per farle sentire la mia eccitazione, le sussurrai "voglio fare l'amore con te!". Non rispose, ma i suoi occhi mi dicevano tutto. Continuammo a baciarci e, bramoso di desiderio, le passai le mani sui fianchi e poi sui seni, pieni e sodi. Non mi bastava più, avevo bisogno di un contatto con la sua pelle. Le sfilai la camicia dalla gonna e ci infilai la mano destra per accarezzarle il ventre. Era liscio e piatto e la sua pelle sembrava di seta. Proseguii risalendo fino ai seni, costretti in un balconcino rigido che, neanche a farlo apposta aveva lo sgancio sul davanti. Con due dita, premetti i lembi verso l'interno e sfilai il gancio lasciando scivolare tutto sotto la camicia. Infilai sotto alla sua camicia anche l'altra mano e le accarezzai l'ombelico. Senza indugiare oltre, salii con entrambe le mani e con decisione afferrai quei seni generosi. Stavo letteralmente impazzendo. Erano sodi e morbidi allo stesso tempo, e i capezzoli turgidi puntavano verso l'alto come se volessero uscire allo scoperto. Li strizzai con garbo e lei ansimò sottovoce. Era completamente mia. Con delicatezza passò la sua mano sul mio ventre, scendendo fino al turgore che spingeva nei pantaloni, e lo accarezzò stringendolo poi con decisione. Il mio sesso pulsava come se il sangue fosse pompato tutto lì. Le slacciai la camicia e mi staccai per un attimo per ammirare il suo petto armonioso e il suo ventre liscio. Non avevo più vergogna, e neppure mi sfiorava il pensiero di tutti i guai in cui mi stavo cacciando: ero preda della mia carne e non volevo assolutamente liberarmi. Lei mi riprese e mi baciò ancora. Anche Estelle, che fino a quel momento pensavo una donna di ghiaccio, era totalmente in balìa di questa fantasia erotica. Le ripassai la mano sul ventre, e la infilai nella gonna, e dentro alle mutandine. La mano si insinuava dolcemente, ma con decisione, sulla pelle setosa e, finalmente, mi trovai tra le dita un curatissimo ciuffo di peli che svettava sul suo pube rigonfio. Lo esplorai delicatamente, sembrava la prima volta che toccavo una donna, e l'intimità di questi gesti e la complicità dei nostri corpi mi trasmettevano brividi di piacere senza fine. Non ci volle che un attimo per sentire tra le dita le labbra carnose della sua patatina. Era un lago di umori caldi... La mia testa scoppiava di eccitazione e desiderio. Le dita scivolarono dentro di lei rapidamente, e i suoi gemiti si fecero più intensi. Chiuse gli occhi lasciandosi quasi cadere tra le mie braccia. Con le dita accarezzavo il suo clitoride bagnato, e ritmicamente le infilavo due dita fino in fondo alla patatina. Le nostre lingue ripresero ad inseguirsi avidamente. Continuammo senza fermarci per qualche minuto, e lei esplose in un gemito prolungato, aprì gli occhi lucidi e il suo sguardo dolce, mi diceva che era mia per sempre. Ritrassi delicatamente la mano dalle sue mutandine, completamente inzuppate. Le mie dita erano ancora bagnate del suo orgasmo. Le portai alla bocca e golosamente ne succhiai il nettare caldo. Un brivido mi corse lungo la schiena e lei, che mi guardava pendendo dalle mie labbra inerme, mi prese con entrambe le mani i pantaloni, li sfilò fino al ginocchio trascinando con essi anche le mutande pregne del mio sesso, e si fermò un attimo ad ammirare la mia asta turgida e pulsante. Lo afferrò decisa con entrambe le mani, e scivolò sulle ginocchia davanti a me. Lo guardò ancora un istante, e lo prese in bocca tutto. Iniziò a succhiarlo con gusto, e mi guardava dritta negli occhi. Le sue labbra correvano avanti e indietro su quell'asta durissima. Passò poco più di un istante, di interminabile piacere, chè io esplosi nel più profondo orgasmo che avevo mai provato. Le spruzzai in bocca un getto violento del mio succo caldo. Mi guardò compiaciuta, e continuò a succhiare facendomi espellere tutto lo sperma che avevo. E lo ingoiò senza perderne neppure una goccia. Ero inebetito dalla forza travolgente di quello che avevo provato e le gambe cominciavano a cedere. Lei mi guardò, si alzò, e mi prese delicatamente le mani. Mi baciò profondamente, mescolando gli umori dei nostri orgasmi in quell'unione che ci legava per sempre.
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