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Monica la mia Matrigna


di remida67
07.06.2021    |    39.060    |    4 9.6
"Io ero dietro di lei e la abbracciavo esplorando i suoi seni, pensai che potesse sentire la mia erezione premere dietro la sua schiena..."
Una sera di dicembre ricevemmo una telefonata dalla polizia stradale, l’auto che guidava mio padre era andata fuori strada a causa della pioggia.
Ci recammo in ospedale io e la mamma, ma ormai non c’era più niente da fare.
Sono passati due anni da quell'episodio, allora avevo diciassette anni, l’incidente aveva cambiato la mia vita in modo drammatico.
Io ero un normalissimo ragazzo alto quasi 1,80, ben fisicato ma parecchio timido, la mia madre naturale era dell’est europeo e viveva all'estero da quando io avevo solo sei mesi, ero stato affidato a mio padre poiché lei era dedita all'alcool.
Mio padre si era poi risposato quando io avevo 4 anni con Monica, ma già conviveva con lei da quando io avevo un anno, Monica la consideravo come la mia madre naturale, era ancora una donna molto attraente alta 1,70 con corpo ben proporzionato.
Vestiva con abiti un po’ più larghi per non evidenziare le sue forme attraenti, sicuramente lei aveva ancora desideri sessuali, visti i suoi trentotto anni. Io qualche volta la incoraggiavo a uscire, a rifarsi una nuova vita sia sentimentale che sessuale, la sua bellezza attirava da parte degli uomini diverse attenzioni perciò la spronavo ad uscire, e lei di contro mi spronava a conoscere ragazze della mia età.
Un giorno mi disse: “Io ho già un uomo, tu Dino” ed io le risposi: “Anch’io ho una donna, tu mamma” lei sospirò dicendo: “Siamo una bella coppia”. Confidenzialmente e un po’ imbarazzato le dissi che avevo baciato poche ragazze e tutto era finito lì senza un seguito. Lei mi disse che ultimamente mi aveva un po’ trascurato per il lavoro e desiderava dare più spazio al nostro rapporto.
Decidemmo di uscire un sabato sera, eravamo entrambi contenti per la decisione presa, poteva essere divertente.
Il sabato sera ci preparammo, ero in attesa che lei uscisse dalla sua camera e rimasi a bocca aperta quando la vidi con una gonna corta e nera, tacchi alti e una camicetta che teneva a stento i suoi seni, lei si accorse che aveva attirato molto la mia attenzione e disse che si era vestita così per apparire più giovane vicino a me. Le feci i complimenti per l’abbigliamento e il suo look, mi precipitai alla macchina, le aprii la porta e non potei fare a meno di guardare fra le sue cosce quando entrò in auto.
Andammo in un ristorante caratteristico sul lago, dove i tavoli erano imbanditi con delle tovaglie rosse e ognuno aveva una vecchia bottiglia di vino al centro con una candela inserita e accesa.
C’era un trio che si esibiva dal vivo, la cena andò bene, ci sentivamo un po’ brilli e rilassati, i suoi occhi azzurri brillavano al lume della candela fioca, il suo viso finalmente lo vedevo luminoso.
Quando uscimmo dal ristorante, lei era un po’ tremante sulle gambe, le aprii la porta della vettura e Monica scivolò dentro e i miei occhi andarono a sbirciare nella zona buia tra le sue gambe, quando lei per entrare in macchina, in modo quasi provocatorio per pochi secondi le aprì, vidi le calze di nylon fino a sopra le cosce con delle mutandine beige pallido, incrociammo i nostri sguardi e un brivido mi attraversò la schiena, il viso mi divenne scarlatto quando mi fissò intensamente con il suo sguardo magnetico.
Per terminare la serata andammo a vedere un film divertente e leggero e verso la metà del primo tempo quando le misi un braccio attorno alle spalle, la sua pelle fu percorsa da un brivido e si rannicchiò verso di me, la vidi sorridere per la mia audacia, si sentiva a suo agio e amata in quel momento.
Improvvisamente le mie dita incominciarono a toccare la sua pelle morbida nella parte superiore del suo seno e il mio cuore incominciò a battere rapidamente in petto, non mi potevo più concentrare sul film, il movimento delicato e quasi impercettibile delle mie dita in fiamme sul suo seno lei lo percepì come se fosse stato accidentale.
Monica pensò fosse stato un tocco innocente, mi guardò con un sorriso accondiscendente, quasi m’incoraggiava, era da tempo che nessuno le accarezzava la pelle in quel modo.
Mi feci più audace e le toccai completamente il seno e i capezzoli, ma lei mi bloccò la mano. Mi fermai un attimo e poi tornai nuovamente a palparle il seno e il suo capezzolo e sentii il suo battito cardiaco accelerato.
Lei chiuse gli occhi sospirando profondamente e incominciò quasi a tremare.
Quando terminò il film e uscimmo dal cinema, dovetti camminare dietro di lei nella speranza che nessuno potesse vedere la mia erezione.
Arrivati alla macchina coinvolta dalla mia erezione aprì più di prima le gambe per entrare in auto, e guardandomi con occhi penetranti m’invitò a salire. Ero confuso, guardavo le sue gambe e il suo seno prominente.
Mi avvicinai e le diedi un bacio sulla guancia, lei si girò piano e mi porse le sue labbra come per riflesso incondizionato, io mi limitai a darle un bacio a stampo, lei invece ricambiò con un bacio alla francese, sentii scivolare la sua lingua calda nella mia bocca e un tremito attraversò tutto il mio corpo. Il modo con cui giocai con la mia lingua nella sua bocca, la morbidezza e il calore, la fece impazzire, per un attimo ci perdemmo nel sapore dolce delle nostre bocche.
Poi con un fremito incontrollabile nella sua voce mi disse di tornare a casa.
Guidando verso casa le presi la mano e lei me la strinse poggiandola sulla sua coscia.
Arrivato, parcheggiai nel vialetto, rientrammo, io mi avvicinai e le baciai le labbra, Monica sentiva la mia eccitazione attraverso il mio pene duro che pressava sul suo stomaco ma mi fermò e mi spinse scherzosamente lontano.
Disse che per una prima uscita fuori di casa un bacio era più che sufficiente.
Io la incalzai e le chiesi di uscire qualche altra volta insieme, lei mi assicurò che era stata una bella serata e che desiderava uscire ancora con me dopodiché andammo a dormire. Quella sera era mamma che dominava tutti i miei pensieri, pensavo alla sua pelle morbida toccata dalle mie dita, al sapore delle sue labbra sulle mie e il sentire la sua lingua nella mia bocca.
Mi masturbai e poi andai a lavarmi nel bagno, e passando vicino la sua camera sentii dei gemiti di goduria, anche lei si stava masturbando.
Il mattino successivo a colazione non eravamo più brilli e Monica disse che mi doveva parlare, il suo viso era serio, pensai che avesse cambiato idea e fosse pentita di quanto successo la sera precedente.
Quando tornò la sera, bussò alla mia porta ed entrò.
Si sedette sul letto accanto a me con il volto dalle emozioni e incominciò a parlarmi con voce strozzata: “ho pensato tutto il giorno a ciò che è successo ieri, è tutta colpa mia”, si mise a singhiozzare, io la strinsi a me mentre le sue lacrime bagnavano anche il mio viso. Le sue emozioni represse sembravano venir fuori tutte in una volta.
Due anni di solitudine stavano avendo sfogo in quel momento.
Le dissi sinceramente: “Mamma ti voglio molto bene”.
Lei si appoggiò allo schienale del letto e si asciugò le lacrime, dicendomi che aveva sofferto molto per la perdita di mio padre ma ora si sentiva molto legata a me e aveva bisogno del mio affetto e che dovevamo essere sinceri nei nostri rapporti interpersonali.
Mi diede un bacio a stampo sulle labbra e mi disse che saremmo usciti di nuovo il prossimo fine settimana.
Passò la settimana velocemente ed io pensavo sempre a Monica e all'uscita di sabato, era venerdì sera e andai a fare una doccia con l’acqua fredda per smorzare i miei bollori, poi posizionai il miscelatore di nuovo sull'acqua calda, ma lei era sempre nei miei pensieri, così la mia mano scivolò delicatamente sul mio cazzo, chiusi gli occhi e non ce la feci più, incominciai a masturbarmi.
Nel frattempo Monica rientrò a casa, ma io non la sentii a causa dello scroscio dell’acqua, mi stavo lasciando andare, e mentre stavo avendo l’orgasmo ad alta voce pronunciai il suo nome dicendo: “succhiarmelo!”.
Monica assistette a quello spettacolo poiché la porta del bagno era aperta e vide quando il mio sperma arrivò sulle mattonelle, mi sentii degli occhi addosso, la vidi che dalla porta mi guardava sorpresa ma anche con occhi lussuriosi, incrociammo i nostri sguardi e lei si allontanò velocemente. Ero rimasto di stucco e ora ero nervoso per la reazione che poteva avere. Mi sentivo come un idiota.
Quando arrivai in cucina mi disse con un sorriso luminoso che la cena era quasi pronta.
Stavamo mangiando in silenzio, quando Monica con molto umorismo mi disse: “Allora com'è andata questa doccia? Su Dino, avevamo deciso di essere onesti gli uni con gli altri.
Ti ho visto e mi dispiace, non avevo capito che eri sotto la doccia, ho visto che ti stavi masturbando, tutti i giovani lo fanno, la prossima volta però chiudi la porta anche se nella nostra casa ti devi sentire libero.“
Ero sollevato dal fatto che lei avesse rotto il ghiaccio mettendomi a mio agio, e continuammo così a parlare come se niente fosse accaduto.
Decidemmo di noleggiare un film recente e andai dopo cena a prenderlo.
Dopo quasi mezz'ora rientrai a casa, accesi il lettore e mi avvicinai alla sua camera per chiamarla, la porta era socchiusa, lei era seduta sul letto e indossava un accappatoio mentre un asciugamano le avvolgeva la testa, si alzò e intravidi le sue belle cosce lisce mentre era intenta ad asciugarsi i capelli, si tolse l’accappatoio e mi apparve nella sua immensa bellezza, sapevo che non dovevo sbirciare ma non riuscivo a trattenermi, vidi che asciugava con il phone i suoi morbidi peli pubici aprendo le gambe e facendo affluire l’aria calda fra le sue cosce, chiuse gli occhi e vidi un’espressione di godimento sul suo viso.
Poi si mise di nuovo l’accappatoio e si infilò uno striminzito slip rosso.
Mi allontanai dalla porta e l’attesi nel salotto, lei si presentò poco dopo con un vestino estivo un po’ corto, io così andai a prendere del vino bianco e lo misi nel secchiello del ghiaccio, gliene versai un po’ e lei mi ringraziò.
Incominciammo a veder il film lei seduta sul divano ed io a terra sul tappeto accanto a lei, bevemmo altro vino, dopo un po’ mi assentai per andare un attimo in bagno e quando passai vicino alla sua camera vidi lo slip rosso sul letto, pensando subito che non avesse indossato nulla sotto l’abito.
Quando tornai in salotto, mi misi in una posizione tale da poter sbirciare tra le sue gambe, lei si accorse che il mio sguardo era riverso fra le sue cosce e ogni tanto le muoveva ma non in modo che potessi avere una buona visione, dopo un’ora di film mi accorsi che si era addormentata, lei non reggeva molto il vino.
Un pensiero mi balenò subito nella mente, mi alzai delicatamente e con le dita quasi tremanti e con il cuore in gola, incominciai ad alzarle l’abito, scivolai a terra, mi girai e un piccolo gemito uscì dalla mia gola quando vidi le labbra del suo sesso che mi fissavano, lei si mosse un po’ e il vestito si alzò ancora di più, ora potevo vedere molto meglio le labbra rosa della sua fica, così tirai fuori il mio cazzo scalpitante e incominciai a masturbarmi.
Credo di aver fatto un po’ di rumore perché la vidi muoversi e forse si accorse di cosa stava succedendo, tanto che aprì ancora le sue cosce ed io istantaneamente ebbi l’orgasmo.
In fretta pulii il mio sperma, lei si mosse, aprì gli occhi e sbadigliando sussurrò: “Devo essermi addormentata”.
Vidi che delle gocce di sperma erano arrivate sulle sue cosce, ma non potevo fare più niente per toglierle e il suo sguardo cadde proprio lì, ma non disse niente, mi salutò baciandomi e andò a dormire, il film era praticamente finito perciò andai a letto anch'io e passando a fianco della porta della sua camera, sentii dire: “mmmhhh come buono”, poi dopo alcuni minuti avvertii dei mugolii e poi un silenzio assoluto. Capii che si era masturbata e poi addormentata.
Ci incontrammo il mattino successivo per colazione, lei si presentò con un pantaloncino corto e stretto, le labbra della sua fica si evidenziavano enormemente.
Cercai di non guardarla lì, ma poi mi stupii quando vidi che non indossava il reggiseno.
Ero pronto per andare a disputare una partita a calcetto, lei mi accompagnava di solito se non aveva altro in programma.
Quando arrivammo al campetto, gli occhi di molte persone sia uomini sia donne erano puntati su di lei.
Monica per il dopo partita aveva preparato diverse cose per un picnic, e finita la partita arrivammo su un bel prato soleggiato stendemmo le coperte e mangiammo dei sandwich, mi stesi sulla coperta accanto a lei e dissi: “ti voglio molto bene”. Lei mi rispose: “Ti voglio bene anch'io molto intensamente ”.
Mi avvicinai e l’abbracciai. Lei si addormentò e la mia mano sfiorò il suo morbido seno, continuai a toccarla delicatamente, vidi la sua pelle che rabbrividire di piacere.
La toccai il seno e le strinsi dolcemente il capezzolo ormai diventato duro.
Il mio pene pulsava nei pantaloni, lei aveva gli occhi chiusi, ma il suo respiro non era regolare, la sentii fremere.
Io ero dietro di lei e la abbracciavo esplorando i suoi seni, pensai che potesse sentire la mia erezione premere dietro la sua schiena.
Appena si mosse tolsi subito la mano dal suo seno, lei si mise a sedere e si strofinò gli occhi, dicendomi: “Quando bevo un po’ mi addormento quasi subito, andiamo a fare due passi”.
Le presi la mano e c’incamminammo verso il lago. Raggiungemmo una piccola radura e ci sedemmo su una coperta che avevo portato con me, mi tolsi la camicia e lei vide la mia muscolatura e guardandomi con ammirazione, mi disse: “Hai un bel fisico, sei proprio bel ragazzo”.
La ringraziai e le misi un braccio attorno alle spalle.
Si vedevano sul lago delle barche con delle persone, mentre si udiva il suono debole di bambini che giocavano e ridevano.
Le chiesi se potevo baciarla, lei non si oppose, ma mi disse: “Però uno soltanto”.
La strinsi forte al mio petto e la baciai ardentemente, succhiavo la sua lingua e la sentivo fremere, il bacio durò a lungo trasformandosi in due e poi in un terzo mentre le accarezzavo il seno.
La mia mano tremava nel toccarle il capezzolo, e un gemito le scappò appena glielo strinsi.
Poi lei mi fermò dicendomi che poteva bastare, ma la sua voce non era convincente ed io la baciai di nuovo tornando a stuzzicare i suoi turgidi capezzoli.
Lei nuovamente mi dissuase a continuare, mentre guardava la mia patta gonfia.
Guardando delle nuvole che si avvicinavano disse: “Penso che sia ora di tornare”.
Prendemmo il resto delle cose e mano nella mano andammo verso l’auto.
Tornammo a casa e appena entrammo, si strinse a me e mi accarezzò dolcemente facendo scivolare la sua mano verso la patta, poi mi sbottonò i pantaloni e mise la sua mano dentro il boxer, accarezzò il mio cazzo e me lo tirò fuori iniziando a masturbarmi, venni copiosamente in qualche minuto, lei raccolse il mio seme in una mano, se la portò alle labbra e la leccò assaporando il gusto intenso del mio sperma, poi strinse il mio pene con una mano e mi abbracciò.
La settimana fu pesante per Monica, in quel periodo portava anche il lavoro a casa, mentre io ero indaffarato con l’università.
Quando giovedì sera le chiesi se volesse uscire con me il venerdì sera mi rispose dicendomi: “Dino, mi sento male per quello che è accaduto lo scorso fine settimana. Mi dispiace per quello che è successo quando siamo tornati dal lago, non avrei mai dovuto fare niente di simile. Ho bevuto troppo, non ci sono scuse, ero totalmente fuori di me” ed incominciò a piangere.
Io l’abbracciai e le dissi: “Monica è stata la più bella esperienza della mia vita, non importa di chi sia la colpa” lei mi strinse e fra le lacrime mi disse: “Non ti voglio far del male Dino, ma io ti amo” le asciugai le lacrime, la baciai sulle labbra e le dissi: “Cercherò di controllare più me stesso” un piccolo sorriso attraversò il suo volto e io: “Ma non dimenticare che sono sempre un giovane arrapato” Lei sollevò un sopracciglio e scoppiò a ridere. Le richiesi di uscire con me e lei mi rispose:
“Ad una condizione che tu ti comporta bene e poi dobbiamo controllare meglio noi stessi e sapere quando fermarci.”
“Ok te lo prometto" risposi eccitato e ancora una volta: "allora per domani va bene?”
Lei annuì con un cenno del capo.
Il giorno dopo uscimmo, e quando rientrammo io andai a prendere una bottiglia di vino mentre lei andò a cambiarsi nella sua stanza. Tornò poco dopo con un pigiama di seta rosso, molto sexi ed elegante, feci un fischio in segno di apprezzamento, versai del vino nei nostri bicchieri e poi conversando bevemmo quasi tutta la bottiglia.
Le chiesi se le potevo fare una domanda indiscreta.
Lei guardandomi interrogativamente mi disse:
“Si, certamente.”
Le chiesi se alle ragazze piacesse fare il sesso orale.
“Ho sentito dire che qualcuna lo fa ma non so se a loro piace o meno il sapore…?”
Monica mi rispose che a molte piaceva farlo, ma per il gusto dello sperma non era sicura che piacesse a tutte.
Poi aggiunse: “devi sapere che anche la donna ha le stesse esigenze dell’uomo.”
Mentre lo diceva le lessi negli occhi una voglia, che avevo da poco imparato a riconoscere.
La strinsi a me, lei mi baciò sul collo e sentì il mio pene che comprimeva verso il suo addome e si strinse a me ancora di più.
Le presi la testa fra le mani e la baciai sulle labbra, lei ricambiò con la lingua, nel mentre sentivo che la sua mano si avvicinava alla mia patta, incominciò a sbottonarmi e poi mi disse:
“Aiutami.”
Mi sbottonai velocemente e mi trovai con i pantaloni e i boxer abbassati mentre Monica con una respirazione difficoltosa dovuta all'eccitazione e con il fuoco negli occhi incominciò a strofinarsi sul mio pene. Le sfilai il pigiama e le palpai le tette.
Rimase a bocca aperta guardando il mio pene da vicino, vide pulsare il mio cazzo di fronte al suo volto, si avvicinò fino a pochi centimetri e poi lo prese delicatamente in mano come se fosse di porcellana.
Mi disse: “stai tranquillo perché per fare un buon pompino devo essere sensuale e non desidero che tu venga molto presto.”
Si portò il cazzo vicino le labbra e tirò fuori la lingua, leccandomi quel po’ di liquido per orgasmico che era uscito dal mio glande.
Non credevo ai miei occhi, fremevo tutto, lei mi prese con una mano le palle massaggiandomele con cura e con la lingua si divertiva a stuzzicarmi.
Poi prese il glande in bocca, succhiandolo delicatamente e me lo strinse un po’ con i denti per dargli più pressione.
Il modo in cui mi toccava era inebriante, la sua lingua lo leccava e poi lo risucchiava dentro la bocca.
Mi teneva sotto controllo e quando mi sentiva fremere, si fermava un attimo per poi riprendere dolcemente, ero andato in estasi era una sensazione incredibile che non avevo mai provato.
Mi tenne così in tensione per parecchi minuti, lei faceva letteralmente l’amore con il mio pene e quasi non desiderava che io venissi.
I suoi occhi erano estasiati la sua mente pensava solo a godere di quei momenti irripetibili, finché decise che era giunto il momento di portarmi all'apice del mio godimento. Strinse forte il mio cazzo alla base e mi leccò con la punta della sua lingua, poi mi guardò quasi stralunata, chiuse gli occhi, prese il glande in bocca e mosse la sua mano su e giù parecchie volte rapidamente, la mia testa stava per esplodere stavo per avere l’orgasmo.
Lei tenne la bocca sul mio glande ed io con un urlo poco soffocato le spruzzai la mia crema calda in gola, lei ingoiò ad uno ad uno tutti i miei copiosi spruzzi e qualche goccia le colò dagli angoli della sua bocca. Non mi rendevo ancora conto di quanto stava avvenendo, Monica era di fronte a me ed io ero intontito da quelle sensazioni che lei mi aveva fatto provare.
La guardai, ora mi fissava con i suoi occhi azzurri, le sue labbra erano leggermente bagnate del mio sperma, la presi e le baciai le labbra, ci scambiammo un bacio lunghissimo e molto intimo.
Ormai il ghiaccio era rotto e non c’era modo di tornare indietro. La mattina dopo lei era in bagno in reggiseno e mutandine e stava per vestirsi, mi sentì arrivare, fece un sospiro, si voltò e mi guardò, io la salutai ed entrai nel bagno, lei mi rispose con un: “Buongiorno amore” mi baciò le labbra in modo rapido e si voltò verso lo specchio per truccarsi.
Andai dietro di lei e le avvolsi le braccia intorno alla vita incominciai a guardarla attraverso lo specchio mentre i suoi capezzoli incominciavano ad inturgidirsi.
Le mie labbra si avvicinarono al suo collo, lei ebbe un lieve brivido, le slacciai il reggiseno e lei non si oppose, incominciai a palparle il seno e lei gemette di piacere, già sentiva il mio pene duro che premeva contro le sue natiche.
Spinse il suo culo indietro per aver maggior adesione al mio cazzo, poi si girò baciandomi le labbra, scivolò in ginocchio e mi tirò giù i pantaloncini e i boxer, prese il mio pene in bocca e cominciò a succhiarlo fino a portarselo in gola.
Le dissi che desideravo venire fra i suoi seni, lei annuì con un sorriso, prese una crema da una mensola e se ne spalmò un po’ fra i seni, si distese a terra e m’invitò a mettere il mio cazzo fra le sue tette morbide e calde. Lei muoveva il suo bel seno su e giù avvolgendo il mio cazzo, il glande arrivava alle sue labbra e lei lo leccava.
Incominciai a muovermi velocemente e lei capì che stavo per venire, e improvvisamente con dei gemiti le spruzzai il mio seme caldo sul suo petto e sul suo viso.
Lei se lo spalmò e si leccò le dita.
Poi mi disse di allontanarmi dal bagno, uscii subito, però sbirciai dal buco della serratura e vidi che si tirò giù di colpo le mutandine e cominciò a masturbarsi con la mano ancora intonsa del mio sperma, fino a raggiungere l’orgasmo. Mi allontanai subito molto eccitato per quanto avevo visto.
Era sabato e ci preparammo per andare ad una festa tra vecchi amici di mia mamma e mio padre, Monica si era vestita in modo non molto provocante ma in maniera elegante e dai suoi amici ebbe diversi complimenti, bevve troppo vino come sempre, e verso mezzanotte lasciammo la festa, lei volle fare due passi a piedi per smaltire un po’ l’alcol, si mise sotto il mio braccio e quasi barcollante ci incamminammo nei viali del quartiere, ogni tanto io la stringevo fra le mie braccia e le baciavo le labbra, poi allungai la mano sul suo seno e lei si strinse di più a me. Dopo un po’ tornammo all'auto, ed in pochi minuti eravamo a casa.
La desideravo e per strada non potevo fare niente.
Aprii la porta in fretta, la strinsi a me e le toccai i capezzoli, lei crollò fra le mie braccia, si inginocchiò, mi aprì i pantaloni e prese il mio pene in bocca, era annebbiata dal vino ma aveva molta voglia.
Il desiderio di entrambi era all'apice e lei mi stimolò come una pazza facendomi venire subito, ingurgitando ancora una volta ciò che lei amava molto.
Le serate si susseguirono con dei pompini che Monica mi faceva a regola d’arte, era diventata dipendente del mio sperma, quando si saltava un giorno diventava nervosa.
Una mattina bussai alla porta della sua camera da letto, mi fece entrare mentre era completamente nuda, ma non provava più imbarazzo, io le dissi che era bellissima, lei si chinò per prendere le sue mutandine ma prese molto tempo nel farlo, mi sentì ansimare, mi lanciò un occhiata nelle parti basse e notò la mia patta gonfia.
Con un sussurro rauco e soffocato mi chiese di masturbarmi, io non capii il perché di quella richiesta, ma mi spogliai e iniziai a menarmelo.
Lei mi osservava maliziosamente con gli occhi vogliosi che mi eccitavano ancora di più, mi avvicinai a lei accarezzandomi il cazzo, mi guardava affascinata, con un fil di fiato la avvisai che stavo per venire, misi il palmo della mano davanti per raccogliere lo sperma che stava per uscire, sborrai nella mia mano, lei mi prese la mano ed incominciò a leccarmela rapidamente, poi prese il mio cazzo in bocca e se la riempì di quella calda delizia.
Monica mi faceva godere molto con le labbra e la bocca, però io desideravo avere un rapporto completo e già immaginavo che sarebbe stato bellissimo.
La sera del giorno successivo, avevamo tutti e due voglia, ma non sapevo come coinvolgerla in quelli che erano i miei desideri.
Lei era seduta alla sua scrivania con il computer acceso e stava pensando, le chiesi se avesse ancora molto lavoro da svolgere, mi disse che aveva appena terminato, la baciai sulle labbra e poi dissi che le dovevo parlare. Rimase in silenzio perché non sapeva ciò che desideravo dirle.
Girai la poltrona verso di me e guardando i suoi occhi penetranti, che quasi mi ipnotizzavano le dissi: “Tempo fa mi riferisti che in un rapporto non bisogna essere egoisti ma bisogna dare e avere. In me si è sviluppato un desiderio che solo tu puoi soddisfare, mi piacerebbe ricambiare tutto il sesso orale che mi hai fatto in questi giorni leccando il tuo fiore” Lei incominciò quasi a tremare, il suo respiro divenne quasi affannoso, era una situazione nuova che prima o dopo avrebbe dovuto affrontare.
Mi rispose che ci doveva pensare e per il momento le cose rimanevano così.
Andammo entrambi a letto con le nostre voglie e i nostri pensieri.
Io ero su di giri perché avevo intuito che era anche un suo desiderio, ma ciò avrebbe comportato un rapporto molto più intimo per entrambi.
Il mattino successivo a colazione, le rifeci la richiesta e lei con un sorriso mi rispose: “Vedremo”. Era quasi un sì ed ero molto felice.
La sera decidemmo di uscire per andare in un ristorante molto carino. Lei si era vestita con una gonna molto corta ed una camicetta trasparente coperta da un leggero pulloverino, in macchina la gonna salì un po’ su e vidi le sue mutandine rosa, le misi la mano sulla coscia e l’accarezzai fino a raggiungere le mutandine, lei mi tirò giù la mano solo quando mi stavo distraendo dalla guida. Arrivammo al ristorante che aveva diversi separé, era proprio l’ideale per le coppiette, lei si assentò per andare in bagno e quando tornò, mi diede qualcosa che aveva appallottolato nel suo pugno, me la porse, aprii la mano e vidi che era la sua mutandina rosa, ebbi subito un’erezione e divenni rosso come un peperone.
Stava arrivando la cameriera ed io nascosi subito la mutandina in tasca, e lei sorrise per il mio imbarazzo.
Ordinammo la cena alla cameriera, poi presi le sue mutandine, le odorai e poi le leccai, Monica chiuse gli occhi e tirò un profondo sospiro.
Era la prima volta che sentivo l’odore di fica, e inalai profondamente quel profumo inebriante nei miei polmoni.
Verso metà pasto si tolse il pullover e rimase con la camicetta trasparente, si potevano vedere i seni sodi e i suoi capezzoli duri che spingevano contro il tessuto sottile. Terminammo la cena ed io le chiesi di tornare a casa subito, lei mi rispose: “Penso che sia un'ottima idea, del resto, ti devo una lezione."
Avevo il cazzo che mi tirava come non mai, in macchina avevo difficoltà a guidare poiché i miei occhi erano sempre riversi sulle sue cosce e al resto che immaginavo.
Arrivati le aprii la porta dell’auto, lei allargò le gambe per scendere, rimasi di stucco vedendo che non aveva i peli sulla fica, se si era rasata un motivo ci doveva essere e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, pensando quasi che lei lo potesse sentire.
Quando uscì dall'auto e mi vide in quello stato, sorridendo mi disse:” Come mai sei così impalato?”
Conoscendo già la risposta, si avviò verso casa ed io mi affrettai a seguirla.
Appena entrammo, mi chiese di portarle un bicchiere di vino nel salotto, giunsi da lei con il bicchiere di vino e la mano tremante, ma anche la sua quando prese il bicchiere non era stabile, mi sedetti accanto a lei senza parlare, lei prese la parola dicendomi: "Sono così confusa, Quello che abbiamo fatto è così sbagliato, ma ... ma non posso resistere, potrebbe essere pericoloso per entrambi, è tutto così folle." Stavo per dire qualcosa, lei se ne accorse e mi mise un dito sulle labbra facendo "shhhhhh."
Stava in piedi davanti a me, si tolse la camicetta mostrando i suoi seni nudi, io la guardavo estasiato, poi tirò su la gonna fino alle cosce. Per stuzzicarmi, fece una pausa per un secondo quando era appena sotto il livello del pube, poi la alzò del tutto e in quel momento si sentì nella stanza un mio rantolo, rimasi a bocca aperta nel vedere la sua fica completamente depilata e umida, le sue labbra erano splendenti e lisce, sulle sue piccole labbra sporgenti faceva capolino un po’ di liquido appeso precariamente, pronto a gocciolare sul pavimento.
Indossava ancora le scarpe con i tacchi alti, andò a sedersi sulla poltrona, alzò le gambe appoggiandole sui braccioli, mostrandomi la sua fica quasi in modo osceno.
Poi mi chiese di inginocchiarmi fra le sue gambe, pensando che quella fosse la posizione migliore per me, mi spogliai a tempo di record gettando i vestiti a terra, ero completamente nudo e lei guardò la mia erezione pulsante. Ero fra le sue gambe con la bocca vicino al suo sesso gonfio, misi le mani fra le sue cosce per distanziarle un po’, ma lei mi disse: “aspetta un attimo, hai bisogno di qualche lezione di anatomia femminile prima di mangiarmela.”
Mi sedetti sul tappeto con gli occhi fissi sulla sua fica in attesa del suo dire.
Monica usò le dita per aprire le labbra rosa, vidi i suoi umori che spumeggiavano nel suo buco aperto, indicandomi il clitoride, mi disse che quello era il centro dell’eccitazione sessuale di una donna: “E’ molto sensibile e ha bisogno di essere trattato con grande gentilezza.” Poi allargò le labbra interne per farmi vedere com'erano flessibili e sensibili, mentre quelle esterne lo erano di meno, la sua voce era controllata ma sentivo in lei l’eccitazione, proseguì dicendomi: “Nel buco destinato al cazzo però ci sta bene anche l’incunearsi di una lingua birichina e soffice.” Poi tornò al clitoride ribadendomi che era molto sensibile e ogni volta che lo toccava vedevo l’eccitazione nei suoi occhi, proseguì con: “Ora che sono molto eccitata ogni piccolo tocco mi può far venire.” Si mise prima un dito poi due e poi tre dita nella sua fica mostrandomi che poteva accogliere cose molto grandi, quando tirò fuori le dita gliele andai subito a leccare, il suo sapore era molto particolare, era dolce e più intenso di quello gustato sulle sue mutandine. Dopo la spiegazione mi disse: “ora è il tuo turno metti in pratica ciò che ti ho detto, mangiami la fica, ora ho voglia di essere leccata e di godere.”
Mi avvicinai a lei quasi timoroso, ma lei mi prese la testa e l’avvicinò alla sua fica gocciolante, il suo profumo mi eccitava moltissimo, appena la leccai, lei emise un gemito ed io assaporai i suoi umori, mi teneva la testa ferma vicino al suo fiore, erano sensazioni nuove e belle quelle che stavo provando.
Mi lasciò la testa ed io continuai a leccarle l’interno delle sue labbra gonfie, poi mi disse: “Succhiami labbra e clitoride finché hai forza di farlo!” incominciò a muovere i fianchi quando le leccai il suo clitoride gonfio.
Mi strinse la testa fra le sue gambe e imprigionò la mia lingua nella sua vulva fradicia.
Improvvisamente si lasciò sfuggire un lungo lamento e chiuse gli occhi, tremando e urlando ebbe un orgasmo potente. Tirò ancor di più la mia testa verso la sua vagina e quasi mi soffocò. Il mio viso era inondato dei suoi umori quasi come quando mangiavo una grossa fetta di succosa anguria. Lei era ancora in preda agli spasmi e io continuai a leccare l’interno delle sue labbra.
Monica stava avendo molti orgasmi, in special modo quando differivo la zona dove leccavo, era caldissima e molto eccitata, ora respirava a bocca aperta.
Ormai sapevo dove era il suo clitoride e lo accarezzavo con tanto amore, con tutto il talento di un amante esperto.
Mi disse che non aveva mai avuto tanti orgasmi consecutivi che durassero anche così a lungo, ma soprattutto che erano stati i più belli della sua vita. Ora stava accasciata sulla sedia, mi guardò e sorrise vedendo il mio viso ricoperto dei suoi umori e con amore mi disse: “Ti amo e ti voglio succhiare il cazzo, voglio il tuo nettare. Vuoi che te lo succhi? Vuoi che ingoi tutto il tuo delizioso sperma? Dimmi, dimmi che vuoi essere succhiato fino a schizzarlo nella mia bocca!” "Sssi” le risposi gemendo, e mettendoglielo in bocca le ordinai: “Succhiamelo!”.
Concludemmo così la serata con il suo ennesimo pompino.
Fu una notte che avremmo ricordato per sempre.
Andammo avanti così per settimane, lei m’insegnò come si fa a portare al massimo godimento una donna, mi mostrò come accarezzare e succhiare i seni e i punti più sensibili delle donne ed essere un amante tenero e premuroso. Io ero sempre attento a imparare tutto ciò che c’era da imparare. Entrambi sapevamo che la nostra relazione forse avrebbe avuto un futuro limitato ma eravamo tanto presi e innamorati.
L’ultima settimana Monica ebbe problemi di lavoro e non avemmo nessun tipo di rapporto, era sabato e decidemmo di rimanere a casa per la cena, dopo aver cenato lei andò in doccia e al suo ritorno si presentò con il solo accappatoio e con i capelli ancora umidi della doccia.
Ci sedemmo sul pavimento attorno al tavolino del salotto e ci mettemmo a giocare a carte.
Lei mi guardava con uno sguardo affettuoso, aveva il viso affaticato ed era stanca e mi chiese di massaggiarle la schiena, perciò lasciammo le carte sul tavolino e andammo in camera sua, si spogliò completamente e si stese sul letto, le massaggiai per un po’ la schiena, le spalle e il collo, poi si girò dicendomi di massaggiarle il seno e i capezzoli nel modo che mi aveva insegnato.
Le sfuggì un gemito e strinse le gambe, allungò una mano all'indietro e spense la luce lasciando accesa solo l’abat jour, io mi chinai e le diedi un bacio.
Mi spogliai anch'io, ci scambiammo molte coccole, i baci erano sempre più appassionati, seguii tutti i consigli che mi aveva insegnato, lasciandola senza difese, le baciai dolcemente le labbra, poi il collo e il suo corpo caldo incominciò ad avere dei brividi, arrivai all'orecchio e le dissi: “ti voglio bene Monica”.
La mia lingua scese lentamente verso il basso raggiungendo i suoi seni gonfi e i capezzoli già belli turgidi, scesi ancora con la lingua sempre a contatto con il suo corpo, mi soffermai un istante sull'ombelico, ma il traguardo era a pochi centimetri e quando le sfiorai il clitoride ebbe un fremito di piacere.
Mi misi in ginocchio e sollevai le sue gambe sulle mie spalle e lentamente leccandole le cosce ritornai a sfiorare leggermente il suo fiore già umido e aperto. La stuzzicavo soffiando delicatamente sulle sue labbra bagnate, ma il suo profumo inebriante mi portò inevitabilmente a succhiarle le labbra, “finalmente, Dino” mi disse gemendo quando senti la mia lingua andare su e giù fra le sue labbra rosa.
Lei aprì ancor di più le gambe per espormi il suo clitoride palpitante, alzai la testa e attesi, lei mi pregò: “Per piacere cosa aspetti”, io allora le alzai di più le gambe e vidi il buco del suo ano.
Lei non mi aveva mai parlato e insegnato niente del suo culo, sentii un impulso e il bisogno di baciarglielo, lo feci prima che lei potesse reagire e ansimando mi disse: “Che cosa stai facendo?” feci finta di non sentirla e continuai a leccarla.
La sua pelle era sensibile anche lì e la sentii tremare.
Poi le misi la lingua dentro e lei m’incitò a continuare dicendomi: “Non ho mai provato niente di simile, è così eccitante.” Ero orgoglioso di me stesso, avevo trovato qualcosa che Monica non mi aveva insegnato, la mia saliva sbavava intorno al suo ano, Monica ora era quasi al massimo dell’eccitazione, e quando le chiesi se potevo avvicinarmi con il mio cazzo alla sua fica, lei mi rispose: “Non lo so, non credo sia giusto, però ti amo.” Lo presi come un sì, e in un batter d’occhio avvicinai il cazzo alla sua fica fino a toccare le sue labbra gocciolanti di umori. Poi con il glande le stuzzicai il clitoride, lei gemette, scesi con il pene lungo le sue labbra, lei ansimava e quasi mi tratteneva la penetrazione, io continuavo ad andare lentamente su e giù lungo le sue labbra toccandole poi il clitoride, le sue mani mi trattenevano i fianchi, ma la sua voce tradiva la sua passione e la voglia di essere penetrata.
Corsi il rischio e le inserii il cazzo solo un po’, sentii che stavo quasi per venire, ma ciò avrebbe compromesso tutto, avevo bisogno di concentrarmi su qualcos'altro e diminuire la mia voglia come mi aveva insegnato lei, così pensai a tutt'altro mentre sentivo la vagina calda di Monica che accarezzava il mio cazzo.
Tenni a freno la mia eccitazione, lei aprì gli occhi e mi guardò ardentemente con il suo sguardo amoroso, “No, no, no” sussurrava vogliosa e sempre più a bassa voce, ma non si mosse per arrestarmi, i suoi umori favorivano la mia penetrazione e con decisione entrai dentro di lei completamente. Sentivo il calore della sua vulva avvolgere completamente il mio membro, involontariamente strinse un po’ la vagina, il suo desiderio era molto forte, stava incominciando a tremare tutta e con una voce roca e lussuriosa quasi implorandomi disse: “per favore Dino, per favore!” Subito replicai: “per favore cosa?” Lei ancora: “per favore, per favore!”. Sapeva quello che desiderava ma non voleva dirlo. Io non capendo cosa volesse feci il gesto di indietreggiare, ma lei mi afferrò i fianchi e mi tenne fermo dentro il suo corpo, implorandomi di nuovo: “per favore!” Io allora le chiesi ancora: “per favore cosa?”. E lei disse “continuaaaa”. “Sei sicura?” Le chiesi “Si per favore scopami!” lei replicò. Avevo vinto questa battaglia emotiva e sorridendo ora reclamavo il mio premio.
Lentamente iniziai a muovermi avanti e indietro, il mio corpo era in fiamme, lei abbracciandomi accompagnava i miei movimenti con il bacino, poi sentii un urlo di piacere, era molto tempo che non aveva un uomo dentro di lei.
Io ero in lotta con me stesso per controllare il mio orgasmo, feci ricorso a tutte le mie forze, ero in estasi, sentivo il mio cazzo nel suo guanto di velluto.
Guardai il suo bel viso e le diedi un bacio sulle labbra, soffocando i suoi gemiti, la mia lingua andò in profondità nella sua bocca come il mio cazzo stava nel suo buco caldo e accogliente.
I nostri corpi ora erano in simbiosi ed erano collegati sia fisicamente che emotivamente.
Eravamo entrambi all'apice del piacere, la sua mente aveva perso ogni controllo del suo corpo, io avevo trovato una fantastica capacità di resistenza e la stavo utilizzando per far diventare Monica pazza di desiderio.
La sua estasi era dipinta sul suo volto, stavamo vivendo dei momenti magici e avevamo toccato dei picchi di godimento che non avevamo mai raggiunto prima.
Lei mi teneva bloccato dentro di sé con le sue gambe avvinghiate alla mia schiena mentre il mio sperma le irrorava il suo grembo.
Crollai su di lei e mi rotolai di lato.
Quando provai a baciarla, mi guardò e mi disse: “perché può essere sbagliato quello che abbiamo appena fatto se io mi sono sentita quasi in paradiso vivendo con te questi momenti magici?”.
Quella notte facemmo l’amore fino all'esaurimento delle nostre forze con immensa soddisfazione per entrambi.
Il mattino successivo mi alzai tardi, Monica non era più accanto a me nel letto, andai in bagno e la raggiunsi in cucina, lei mi salutò con un ampio sorriso, mi preparò la colazione e si sedette accanto a me.
Aprì di nuovo il suo cuore e mi disse: “Ti amo come non ho mai amato mai nessuno, non ho rimpianti per quello che è successo. Sto cambiando il mio modo di pensare, cerco di essere libera da ogni condizionamento sia religioso sia sociale e non avere tabù. I condizionamenti di qualsiasi tipo da tempo scivolano come l’olio sul piano inclinato del mio essere, desidero essere libera, mi attengo alle regole della nostra società, anche se qualcuna non la condivido, non desidero reprimere le mie pulsioni sessuali e di cuore, altrimenti diverrei nevrotica. Mi chiedo perché due persone maggiorenni che si amano non possano esprimere apertamente il loro amore?”. Mentre lei parlava, le baciai il dorso della mano e delle lacrime cominciarono a rigare il suo viso. Ci baciammo teneramente sulle labbra, gustai il salato delle sue lacrime e poi la strinsi più vicino a me e le diedi un bacio appassionato.
Passarono mesi e la nostra unione era sempre più forte.
Un giorno Monica si mise un paio di leggings che evidenziavano le sue belle natiche, mi avvicinai e gliele accarezzai. Lei mi disse: “ti piace il mio culo non è vero? Le risposi: “si certamente”. E lei: “lo vorresti?” La guardai sbalordito e aggiunse: “sono ancora vergine lì.” Le chiesi come mai mi stava facendo questa proposta e mi rispose: “ti voglio anticipare il mio regalo per la prossima settimana quando sarà il tuo compleanno”. Ci recammo nella camera da letto, si tolse molto lentamente il pantalone e la camicetta, rimase con le scarpe con i tacchi alti il perizoma e il reggiseno.
Allora che ne dici “vuoi sverginarmi il buchetto?”
Io non stavo più nella pelle, lei si distese sul letto e mentre si toglieva il poco rimasto mi invitò a spogliarmi, poi prese due cuscini e se li pose sotto le natiche, e fece cenno di avvicinarmi. Mi disse di metterglielo prima nella sua fica già bagnata e poi nel culo, la penetrai nelle sue labbra bagnate e poi tentai di metterglielo nel suo buchino stretto ma nonostante gli sforzi non riuscivo a infilarlo, misi così il mio indice nella sua umida patatina e poi dopo averlo inumidito per bene glielo misi nel culo, lei ebbe un sussulto, ma la mia azione continuò e le dita da una diventarono due, giocai per un po’ in questo modo per rendere più elastico il suo sfintere, tolsi le dita, rimisi il cazzo in fica per bagnarlo nuovamente e poi puntai il mio glande verso il suo orifizio anale.
Inserii la punta piano piano, lei ebbe un sospiro ma mi invitò a spingere, e così spinsi dentro tutta la cappella, lei mi fermò dicendomi: “aspetta stai fermo lì, mi devo abituare" io rimasi immobile e dopo qualche secondo mi disse di spingere ancora e così centimetro dopo centimetro lo spinsi lentamente tutto dentro il suo culo.
Lei con gli occhi quasi spalancati, mi disse: “Si vai avanti così è bellissimo”. Poi si toccò il clitoride e incominciò a masturbarsi, io scopavo il suo culo e lei si masturbava, arrivammo all'orgasmo in simultanea e in poco tempo, rimanei dentro di lei dopo essere venuto e le sue molteplici contrazioni vaginali andavano ad urtare la parete del retto provocando sensazioni per me nuove e piacevoli.
Passarono due anni e furono gli anni più belli mai trascorsi, il suo lavoro andava bene e noi eravamo diventati amici-amanti, mi ero trasferito nella sua camera da letto e il nostro rapporto era sempre più intenso.
Era difficile desiderare qualcosa di più dalla vita, io ero insaziabile e lei mi teneva testa soddisfacendo pienamente le mie voglie con enorme piacere anche da parte sua. Frequentavo l’università con successo e l’esperienza con Monica mi aveva reso più maturo dei ragazzi della mia età.
Capitò un giorno che lei dovesse andar via per lavoro per tre settimane, la lontananza mi pesò tantissimo, ma ci vedevamo via skipe tutti i giorni.
Tornò la sera prima del suo compleanno e quando entrò in casa il mio pensiero nel vederla fu solo uno, ma lei dopo avermi dato un lungo bacio per salutarmi mi disse che era stanchissima per il viaggio e dopo un rilassante bagno sarebbe andata a dormire e così fece, lasciandomi solo con le mie voglie.
Il giorno seguente, quello del suo compleanno, lei aveva preparato una cena con i fiocchi e delle candele adornavano il tavolo sul quale erano disposti i vari manicaretti, uscì dalla propria stanza come una principessa, era bellissima, attorno al suo collo risplendeva una collana di perle e le sue labbra erano tinte di rosa, i suoi occhi brillavano come non mai e il suo abito le calzava a pennello mettendo in evidenza i suoi meravigliosi lineamenti.
Ci accomodammo a tavola e cenammo, ci tenemmo la mano per lungo tempo, poi lei sempre con quel sorriso dolce mi disse che mi doveva parlare seriamente.
Nella mia mente si sovrapponevano molti interrogativi su quello che dovesse dirmi di così serio, ma lei prima di parlare mi porse un pacchetto pregandomi di aprirlo, lo aprii, ma non era un regalo, era la scatola delle pillole anticoncezionali completamente piena.
Lei mi guardò e mi disse: “Quando sono partita per l’uscita di lavoro, ho volutamente lasciato a casa le pillole perché al mio ritorno ti avrei esposto il mio desiderio di avere un figlio, tuo padre non ne desiderava ed anch'io all'epoca ero d’accordo con lui, forse perché provavo solo affetto per lui e non l’amore profondo ed incommensurabile che provo per te, perciò con tutto il mio amore, ti chiedo di avere la possibilità di avere un figlio da te.”
Mi guardò negli occhi quasi per leggere subito una mia risposta, rimasi scioccato ascoltando le sue parole, i suoi occhi brillavano di una luce nuova e intensa, non potevo credere a quello che Monica mi stava chiedendo.
Lei quasi con le lacrime agli occhi aggiunse: “Spero dal profondo del mio essere che questa mia richiesta sia anche un tuo desiderio. Se desideri non avere un figlio con me restituiscimi le pillole, altrimenti buttale via”.
La guardai intensamente, lei mi temeva la mano, la sua era un po’ sudata e tremante, aspettava con ansia un mio gesto.
Io presi le pillole e le buttai lontano, la abbracciai e ci baciammo teneramente.
“Monica, ti amo più di quanto io pensassi di poter mai amare qualcuno, tu sei tutto per me e farei qualsiasi cosa per te. Voglio questo. Desidero anche io avere un figlio ed in special modo con te”. Lei mi disse: “Sei sicuro di questo”. Mi commossi anch'io e la baciai di nuovo.
Ribadendo le mie intenzioni le dissi: “Lo desidero anch'io fortemente, ciò ci legherà ancora di più per tutta la vita”.
Lei prendendomi per mano mi accompagnò nella nostra camera da letto dicendomi: “Questo è il periodo in cui sono fertile”.
Eravamo quasi al buio, la luce della luna filtrava attraverso la finestra a vetri e ci spogliammo, vedevo attraverso i suoi occhi l’estasi e l’amore che la stava coinvolgendo, si mise un cuscino sotto i fianchi e mi disse: “Questa notte saremo uniti profondamente sia nel corpo che nell'anima, la nostra unione avrà lo scopo del vero amore”. Ero molto coinvolto e percepivo come anche lei lo fosse.
Ora potevo diventare padre e questo mi faceva sentire diverso, eccitava tutti i miei sensi.
Misi tutto me stesso nel fare l’amore, il sudore imperlava la mia fronte ma ero deciso a portare avanti i nostri intenti.
Monica quando le irrorai il cavo uterino si emozionò dicendomi: “Sto per diventare mamma”.
Lo sperma stava facendo il suo viaggio e avrebbe trovato il suo ovulo da fecondare.
Il mattino successivo eravamo sfiancati ma felici di portare a compimento ciò che avevamo preventivato.
Dopo nove mesi, il 3 gennaio nacque Stella, la nostra Stella.
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