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Dominata dall'amico di mio figlio. Cap.1


di Clelia_Rocco_coppia
03.05.2025    |    23.683    |    17 10.0
"E cioè che essere abusata, sottomessa, resa schiava e incapace di una qualsiasi reazione mi eccita, molto, troppo, esponendomi al piacere e al desiderio di essere trattata come una troia, una..."
Sono in spiaggia nella mia casa al mare. Giugno è appena arrivato e il sole di questo mese è subdolo perché la brezza proveniente dal mare ti dà refrigerio ma i raggi picchiano e dopo un po’ bruciano sulla pelle. In compenso non ho la rottura di coglioni di dover accudire marito e figli. Il primo è sempre al lavoro e l’unico momento in cui ci incontriamo è la camera da letto ma esclusivamente per dormire; i miei figli sono in giro o per studio o per lavoro. Sono quindi in una condizione ottimale anche se l’unico neo di tutta questa situazione riguarda il mio amante, il mio vero uomo, il mio maschio meraviglioso che starà anche lui lontano per tutta la settimana e siamo ancora a martedì. Sorrido, pensando a lui e dal cellulare vado a scavare tra le immagini e i video il suo viso, i suoi sguardi e mi stupisco sempre del fatto che i suoi occhi sanno coccolarmi e accendermi il fuoco addosso nello stesso momento. In quel momento immagino le sue mani che mi sfiorano il viso delicatamente, una carezza leggera, un tocco misurato e poi il suo sguardo cambia, diventa intenso, profondo, si indurisce quasi; la sua mano si fa decisa, stringe il collo mentre l’altra inizia a frugare tra le cosce, invadendo la fica, forzando la fessura e trovando un lago di umori che si espande. E la sua voce roca che mi apostrofa:
-“Puttana, sei già fradicia. Hai il fuoco tra le cosce e immagino che tu stia già pensando a quando tra un po’ ti fotterò fica e culo.”
Se le sue dita e il suono della sua voce mi hanno fatto bagnare come una cagna, le sue parole, i suoi insulti mi fanno subito sentire quella gran troia che sono diventata nelle sue mani e prendo sempre più consapevolezza di quanto sia vero quello che sostiene da sempre, da quando siamo diventati amanti, ma soprattutto da quando abbiamo scoperto di essere innamorati: che io in questi frangenti divento una lurida puttana, una vacca da monta, una troia da strada, la SUA!
E adesso, sento tra le cosce un fluido che scorre e, come sempre quando penso a lui e a noi, è sempre la stessa cosa: la voglia di fare sesso sfrenato, impudico, senza limiti, in modo osceno, lussurioso e perverso si fa impellente, irrefrenabile. Decido di andare a bagnarmi e placare il fuoco che mi arde dentro. Poi ritorno a distendermi al sole, con l'intento di godermi la tranquillità di quei momenti.
Ma è solo una illusione; una notifica sul cellulare mi distoglie e in un messaggio il mio figlio maggiore Gab, mi scrive:
-“Ciao Mamma. Tutto bene? Volevo avvisarti che tra un po’ saremo a casa e nel pomeriggio io e Davide verremo in spiaggia.”
E chi cazzo è Davide? Penso. Per cui rispondo:
-“Scusa Gab, chi è Davide e perché viene da noi?”
-“Davide è il mio tutor che mi ha seguito in questi tre mesi di Master e che mi ha assistito nell’elaborazione del mio curriculum, segnalandomi a diverse aziende di sua diretta e particolare conoscenza. Pertanto, mi è sembrato giusto sdebitarmi con lui, invitandolo per una settimana di vacanza, lì da noi, al mare.”
Il fatto che lui abbia un debito di riconoscenza con questo Davide non mi impedisce di manifestare tutta la mia disapprovazione.
-“Cazzo, Gab, sai bene che non amo questo genere di sorprese e soprattutto non amo ospitare a casa mia perfetti sconosciuti!”
-“Ma mamma, Davide è un mio amico non uno sconosciuto qualsiasi.”
Mi risponde quasi piccato. Capisco che tirarla per le lunghe non porterebbe a nulla e, certamente, non posso costringere mio figlio a dire a questo tizio ad andare in un B&B, dimostrandomi del tutto inospitale. Quindi rispondo che, pur dovendolo ospitare, almeno sia per il più breve tempo possibile.
La sua risposta è lapidaria: “una settimana”.
Cazzo, cazzo, cazzo! Sono furibonda. Ma ormai, cosa fatta, capo ha!
Cerco di calmarmi e vado ancora a bagnarmi tra le onde del mare, facendo una lunga nuotata.
Dopo circa mezzora sono decisamente più tranquilla e il mio pensiero corre al mio uomo e al desiderio di raccontargli le ultime novità. Ma so che sarà impegnato in una serie di riunioni. Quindi, decido di dedicarmi alla lettura di uno dei nostri racconti porno-erotici che abbiamo pubblicato su questa piattaforma specializzata.
La mia scelta cade su uno in particolare “Il culo di mia nipote.” Lo trovo arrapante, incestuoso, lussurioso, perverso. Mentre scorro le righe, godendomi le eccitanti descrizioni e i dialoghi osceni tra i protagonisti, la mia fica prima langue, poi diventa vogliosa, quasi famelica. Mi guardo intorno e, vuoi per il periodo, vuoi per l’ora, constatare che fortunatamente per me quel luogo e desolatamente deserto, mi spinge a infilare una mano sotto l’elastico del mio succinto costume e a masturbarmi con grande e lussuriosa lascivia. Quando arrivo al passaggio, secondo me più arrapante del racconto, un lento, intensissimo orgasmo mi travolge, facendomi gemere e guaire come una cagna, al punto da fremere e sussultare, violentemente.
Non mi rendo conto, travolta dal piacere, che mio figlio Gab è a dieci metri dal mio lettino e mi sta chiamando.
Mi giro verso di lui e posso constatare dalla sua espressione annoiata che non si è reso conto di nulla, ma non vedo il suo amico e quando mi volto dall’altro lato, purtroppo devo constatare che é a pochissimi metri da me e ho la assoluta certezza che lui, invece, si è reso conto di tutto. Non ho neanche fatto in tempo a tirare fuori dal mio slip la mano e ho solo avuto modo di coprire i miei movimenti col tablet. Ma le mie dita sono ancora fradice dei miei umori e mentre mi alzo per stringere la mano Davide, faccio un ultimo tentativo di asciugare la mia, sfregandola sul telo steso sul lettino, ma non è sufficiente. Il risolino da ebete sul suo volto e un baciamano strano che improvvisa fino a sfiorarmi le dita con le sue labbra, mi fanno capire che non gli è sfuggito niente delle mie manovre da troia vogliosa e impenitente. Dopo avermi sfiorato con quelle sue labbra belle e troppo carnose per un uomo, vi passa sopra la lingua col preciso intento di sentire il sapore dei miei umori vaginali e nel frattempo commenta:
-“Sembra che lei fosse immersa in una lettura coinvolgente e noi, da maleducati, l’abbiamo disturbata.”
Lo dice quasi con sarcasmo e spavalderia ma cerco di rispondere in modo ironico:
-“Direi molto rilassante, in realtà.”
Commenta le mie parole con un sorriso odioso, ma ormai so di essere stata sgamata in un momento di erotica debolezza.
Lo osservo con attenzione, sostenendo il suo sguardo e mi rendo conto che è completamente diverso da come lo immaginavo; anche se non avevo la minima idea di come potesse essere. É magro, appena più alto di me (io sono alta 174 cm.), dal fisico asciutto, ma ben muscolato. Capelli corti a spazzola, viso da adolescente, occhi scuri, grandi, tagliati che gli conferiscono uno sguardo profondo e, in alcuni momenti, tagliente. Sostenerlo mi inquieta e mi mette a disagio. In un attimo mi rendo conto della pericolosità di questo individuo. Per fortuna, penso, la presenza di Gab non permetterà a questo soggetto dall’aria perversa di nuocermi.
Vanno a tuffarsi e restano per una buona mezzora in acqua e io ne approfitto per recuperare il mio equilibrio. Quando vengono fuori il costume bagnato e aderente di Davide mostra la presenza sotto il tessuto di una sorta di “bestia”. Non saprei dire se è a riposo, in erezione o una via di mezzo, ma vedo che è notevole per lunghezza e spessore. Sono veramente sbalordita. Mentre mi guarda con insistenza, cercando di attirare la mia attenzione, lo vedo che, in modo sfacciato, si sistema il cazzo in posizione eretta con la parte superiore del costume che lo contiene appena.
Di certo deve essere un gran porco bastardo e la mia antipatia per lui cresce notevolmente. Sistemano i loro teli davanti al mio lettino e mentre Gab mi dà le spalle mettendosi a pancia in giú cercando di dormire, Davide, invece, si stende supino e ancora una volta, accarezzandosi il sesso, lo sistema lateralmente e non posso fare a meno di intuire che la grossa cappella arriva a sfiorargli il fianco. Un brivido mi corre lungo la schiena e per la gran troia che si nasconde in me é come ascoltare una sorta di osceno richiamo, che si trasforma in una fitta di eccitazione alla fica.
Lui ha notato le mie fugaci occhiate al suo corposo pacco e sorride beffardo e soddisfatto. Rabbiosa e frustrata, mi alzo e mi allontano, rientrando in casa a poche decine di metri dalla spiaggia.
In quel frangente ricevo la chiamata video del mio uomo e ne approfitto per raccontare tutto nei dettagli; dal mio orgasmo, dopo essermi quasi masturbata in pubblico, al brivido che mi ha sconvolta a seguito della vista di quella bestia tra le gambe di Davide, fino a rivelargli la mia inquietudine per la sua presenza nei prossimi giorni. A quel punto mi dichiaro confusa e incapace di interpretare i comportamenti di Davide, ma soprattutto i miei. Con la solita pacatezza il mio maschio mi risponde.
-“Amore, io non posso entrare nella tua testa e solo tu puoi sapere cosa vi passa e cosa è in grado di scatenarti questa persona. Inoltre, premesso che non corri alcun pericolo, non c’è nulla che in questi giorni tu sei obbligata a fare se non lo desideri. In fondo solo tu sei artefice del tuo destino.”
-“Cazzo, amore; così non mi aiuti per niente.”
Lo dico quasi con fastidio, ma mi rendo subito conto non ha senso scaricare su di lui le mie frustrazioni. Quindi, scusandomi per la mia reazione e constatando che Gab e Davide stanno per rientrare in casa, lo saluto in tutta fretta.
Rifletto sulle sue parole e mi convinco che come sempre il suo buon senso mi ha, comunque, fatto inquadrare il problema: devo tenere Davide a debita distanza e limitare al minimo i contatti con lui.
Una notifica sul cellulare costringe l’amico di mio figlio ad allontanarsi per avere un po' di privacy ed effettuare alcune chiamate. Quando ha concluso, passano un paio di minuti e sul telefono di mio figlio arriva una chiamata. Da quello che dice e dalle risposte che fornisce, capisco che si tratta di lavoro e quando chiude la comunicazione ci informa che deve recarsi a Roma per un paio di colloqui e che deve partire l’indomani col primo volo delle 7.00.
Dentro di me gioisco perché a quel punto Davide non potrà che seguirlo e andare con lui. Ma quando lui si offre di accompagnarlo, Gab interviene e senza ammettere alcuna replica, risponde che andrà con la sua ragazza e che lui può rimanere a godersi il sole e il mare, ma quello per cui lo prega è che, in sua assenza, dovrà prendersi cura della sua mammina!
Sono esterrefatta e una strana angoscia mi pervade. Cerco, invano, di dissuaderlo, dicendo che Davide potrà essergli di grande supporto pratico e morale. Ma lui non cede di un millimetro e taglia corto, dicendo che andrà a preparare il suo trolley per la partenza e che la sua ragazza che passerà a prenderlo domattina.
È come se il modo mi cadesse addosso. Incrocio lo sguardo di Davide appena mio figlio lascia la cucina e non posso non notare un ghigno di soddisfazione sul suo volto che rappresenta il segno del mio fallimento.
Per distrarmi inizio a preparare la cena, mentre Davide segue Gab nella sua camera. Il resto della serata mi vede del tutto assente in ogni loro discussione, mentre mio figlio non fa che parlare dei colloqui che lo attendono e il suo amico gli tiene botta, caricandolo ancora di più. Ogni tanto cercano di coinvolgermi, chiedendo il mio parere, ma io rispondo con sufficiente distacco e freddezza mentre il bastardo sembra gongolare per la piega che da adesso potrà prendere la sua vacanza.
Poco prima di mezzanotte Gab decide di andare a letto perché lo attende una levataccia e lascia me e Davide a guardare un programma tv. Da parte mia, adducendo una certa stanchezza, al fine di evitare ogni contatto col suo amico, comunico che anche io andrò a dormire. Tuttavia, una volta a letto non riesco a prendere sonno. A mezzanotte, mentre mio figlio russa profondamente, dalla cucina inizio a sentire dei suoni strani; inizialmente, penso che provengano dalla tv. Allora cerco di prestare maggiore attenzione e, finalmente, inizio a distinguere gemiti e urla che si fanno sempre più alti e sempre meno equivocabili. Mi alzo e appena entrata in cucina, ho chiara la percezione che la natura di quei rumori è di tipo sessuale. Impiego poco a capire che provengono dal tablet di Davide e che è intento a godersi uno squallido video porno.
-"Si può sapere cosa cazzo fai a quest'ora con un video porno a tutto volume? Sei per caso impazzito?"
Si alza e dopo la mia aggressione verbale, non mi dà il tempo di proseguire perché con una mano blocca le mie dietro la schiena e con l’altra mi stringe il collo, spingendomi contro la parete. Non mi aspetto questa sua reazione e vado nel panico. L'occhio mi cade sul video e provo a capire di che o di chi si tratta; Davide con la mano che stringeva il mio collo mi solleva la corta camicia da notte e infila una sua gamba tra le mie cosce, trovandomi senza intimo. Le sue dita si insinuano e iniziano a scorrere su tutta la fica, massaggiandola, facendosi largo tra le mie grandi labbra. Il senso di impotenza mi rende rabbiosa e cerco di liberarmi, ma Davide è stranamente forte e resistente e quando lo minaccio di urlare e chiamare Gab, mi risponde a muso duro:
-“Si chiamalo pure e magari gli facciamo vedere questo bel video in cui fai la troia, la cagna, la puttana, la schiava.
Mi si gela il sangue nelle vene e, pur cercando di convincermi che la sua minaccia è tutta una menzogna, nella mia mente inizia a farsi strada il terrore che la sua intimidazione possa essere realistica.
Quella mano, intanto, tra le mie cosce guadagna terreno e dentro di me il fatto di essere del tutto vulnerabile, indifesa e incapace di reagire, comincia diventare un alibi perché quell’atteggiamento del porco bastardo fa emergere ciò che conosco da sempre. E cioè che essere abusata, sottomessa, resa schiava e incapace di una qualsiasi reazione mi eccita, molto, troppo, esponendomi al piacere e al desiderio di essere trattata come una troia, una puttana, una cagna in calore. Se ne rende conto anche lui perché a un certo punto esclama:
-“Visto, non avevo dubbi sei proprio una troia, una cagna in calore, sei fradicia, eccitata, col fuoco tra le cosce, vogliosa e tra un po' sarai disposta a tutto perchè io non smetta di umiliarti. In compenso alla fine, forse, ti farò godere come una puttana.”
Ho le sue dita dentro mentre mi ravana tutta la fica, provocandomi un'oscena e lussuriosa eccitazione. Tira fuori le dita e le annusa, le lecca a qualche centimetro dalle mie labbra, poi mi ordina di leccarle in un barlume di lucidità trovo la forza ancora, per oppormi e giro la testa per evitarlo. Ma lui me la blocca, tirandomi per i capelli e obbligandomi a leccarle. Non trovo più scuse (o forse non ne cerco) per resistere alla sua violenza e ai suoi abusi. Quindi allento ogni freno inibitorio e inizio a leccare e succhiare con foga e fame; lui lo fa insieme a me. Le nostre lingue si sfiorano, si incrociano, si cercano. Poi smette all’improvviso e mi ordina di guardare il video che nel frattempo aveva bloccato. Appoggio le mani sul tavolo e mi piego per guardare meglio. Nel video noto me stessa e il mio amante. Sono a pecora, con un collare e sto leccando i piedi del mio uomo. Lui ha una cinghia in mano che usa per colpirmi violentemente sulla schiena, sulle natiche sui seni. Urlo, tremo in ogni fibra per il dolore, ma non smetto di lappare, leccare e succhiare. Il mio uomo si piega e con una mano raggiunge il mio culo, insinua tra le natiche e dopo essersi fatto leccare e insalivare le dita da me, mi penetra fino in fondo, iniziando a scoparmi così.
-“Cazzo quanto sei cagna, sei proprio una troia vogliosa.”
E la voce di Davide che mi insulta, ma le sue parole non fanno altro che aumentare la mia eccitazione. Amo essere insultata, umiliata e mortificata. Lui fa scorrere il video e poi lo blocca e lo riavvia a velocità normale. Adesso sono con la faccia sul pavimento, mentre il mio uomo me la blocca, schiacciandola con un piede per non farmi muovere. Prima mi colpisce con la cinghia più volte, poi prende un grosso fallo nero e, senza tante cure, me lo infila nel culo, scopandomi così per un po’. Il bastardo lo blocca ancora e poi lo fa scorrere per farlo riprendere su alcune immagini in cui ora é il mio maschio che mi incula e io ho infilato il grosso fallo nero che vibra in fica. In quel momento urlo per il godimento e per l’intenso orgasmo, pisciando sborra e urina contemporaneamente. Anche il mio uomo è al limite per cui mi prende per i capelli e mi sborra in bocca, sul viso, sui seni, tra i capelli. Ancora uno stop e un ulteriore avanzamento per poi riavviarlo nel punto in cui lui mi sta pisciando addosso, tenendomi per i capelli, invadendomi la bocca, il viso, il ventre con il suo liquido caldo con cui mi cospargo i seni, le cosce, la fica.
Sono sconvolta e quelle immagini riportano alla mente quei momenti di pura perversione per quell'intenso, osceno, lussurioso e perverso piacere. Davide dietro di me si rende conto della mia attuale condizione, mi obbliga ad abbassarmi sul tavolo, schiacciandomi la faccia sul piano e sollevando la camicia da notte, impugna il suo cazzo e senza preavviso mi penetra in un solo colpo. Per non urlare mi copro la bocca con la mano mentre il bastardo inizia a fottermi in modo lento, penetrante, con violenza. É grosso, fa male, ma perversamente realizzo che é proprio quello che desidero intimamente. Nel giro di pochi secondi perdo il controllo delle mie azioni e mi concentro su quella grossa minchia che mi apre in due la fica e mi fotte animalescamente. È questo che voglio e lo desidero da troppo tempo, solo che non ho saputo riconoscere questa mia insana, oscena e lussuriosa perversione. Essere sbattuta come una troia, umiliata, mortificata nella carne e nella mente; essere trattata come una puttana da strada, una vacca da monta, una cagna in calore, completamente abusata nel modo più laido, sozzo, schifoso e sordido. Porto le mani dietro e aggancio le sue cosce, cercando di imprimere un ritmo maggiore ai movimenti e muovendo i fianchi per farmi penetrare ancora di più.
-“Cazzo se sei troia. Immagino che non aspettassi altro, puttana; non è così?”
Sono tentata di negarlo. Ma appena penso al momento in cui ho notato il suo gran cazzo sotto il costume bagnato e alla fitta in fica che mi ha provocato quella scena, rispondo senza alcuna esitazione.
-“Si è così, e ora so che lo avevo negato a me stessa per timore di non riuscire a controllarmi e a resisterti se avessi ceduto ai miei istinti.”
Lo dico tutto d’un fiato e lui si concede una replica.
-“Tu non hai idea di ciò che ti aspetta, ma so che non vedi l’ora di provare tutte quelle esperienze che puoi solo intuire e che ho in serbo per te.”
Dei brividi intensissimi mi pervadono tutto il corpo a sentire quelle parole e devo riconoscere che, in fondo, sin dal primo suo sguardo, è quello che ho sempre voluto.
-“Non aspetto altro…mio signore!”
Non so se lo aspettava, ma sono certa che avrá apprezzato il riconoscimento dei rispettivi ruoli in quel momento e io gliel’ho fornito senza equivoci. Immagino che sentirlo dalla mia voce deve averlo caricato a mille perché inizia a fottermi con maggior violenza, afferrandomi per i capezzoli, strizzandoli forte; mi morde sul collo e sulle spalle, lasciandomi, sicuramente, il segno dei denti,
Non sono più in condizione di connettere e un orgasmo violentissimo mi travolge e mi fa godere come una cagna. Rantolo il mio piacere non potendo urlare, pisciando sborra e urina come un torrente e mi rendo conto dai suoi movimenti che anche lui è al limite e a quel punto lo imploro.
-“Mio signore voglio la tua sborra in bocca, riempimi tutta ti prego.”
Non mi delude, mentre sono ancora travolta dal piacere, mi inginocchio e inizio a segarlo, leccandolo in punta e, rantolando, mi sborra in bocca, in faccia, sui capelli una quantità inusitata di sperma. Lo raccolgo tutto, infilo la cappella in bocca e succhio, leccando fino all’ultima stilla. Poi lo imbocco ancora e lecco anche tutta l’asta e quelle poche gocce che sono arrivate sul suo ventre depilato. Mi accarezza i capelli e lo guardo con devozione. Percepisco un movimento strano nel corridoio appena fuori la cucina ma non mi attardo a capire da cosa o chi proviene. Ho solo voglia di godermi il mio primo atto di sottomissione verso questo nuovo padrone, magari lo sará solo per il periodo della sua permanenza. E anche se tutto ciò che mi aspetta mi crea angoscia e quasi mi terrorizza, per contro, so di certo che é proprio questo che lo rende eccitante in modo morboso e perverso.

Continua.
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