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CHE GIORNATA! (Cap. 4: il dopocena, ciliegina sulla torta)


di Pistola45
17.06.2021    |    10.986    |    4 9.3
"Le sue mani entrambe piantate sul sedile, a destra e a sinistra dei fianchi di Lei, per tenersi su e dare più forza alle sue spinte, che a me sembrano…..."
...segue

Quando ritorna dalla toilette ci alziamo e ci dirigiamo verso il parcheggio:

Non capisco se lo sguardo che mi lancia sia di sfida o di gelo, non risponde, ma quando arriviamo alla macchina si dirige verso lo sportello posteriore.

Mi sento morire!

Inizio a guidare lentamente, è l’una circa e le strade a quell’ora sono affollate. Si ricomincia a parlare del più e del meno, io però non riesco a concentrarmi nè sui discorsi né tantomeno sulla guida, continuo a guardare nello specchietto per vedere se succede qualcosa che non riesco a vedere, so che Lei non ha le mutandine, cercherà di farglielo capire, di fargli… vedere? O terrà le gambe chiuse, strette? E se fosse, lui se ne accorgerà? E’ buio…
Di tanto in tanto mi giro, ma non capisco.
E’ seduta dietro di me, allungo la mano destra nella speranza di riuscire a toccarle una coscia ma mi dà uno schiaffetto e la respinge. Lascio perdere.

Dopo qualche minuto ancora, mentre Lei sta parlando, la sua voce ha una forte inflessione. Mi giro di scatto e vedo la mano di lui appoggiata sulla sua coscia, vicino al ginocchio.
Si schiarisce la voce e continua il suo discorso. Immagino che Lei stia lasciando quella manona fare pian piano la sua strada. Immagino lui che la spinge sempre più su, lentamente, quasi temendo di farsi cacciare. Immagino questo anche perché a tratti Le si rompe la voce, poi si riprende… E’ ipereccitata, la conosco bene!
Quando si trova in questo stato la sua passera diventa un lago e l’unica cosa che riesco a pensare ora è il momento in cui anche lui se ne accorgerà, a quando affonderà la sua mano proprio lì…!!!
Non voglio girarmi a guardare per paura di rompere l’incantesimo, ma non riesco nemmeno a guidare, cazzo.
Ora c’è più traffico, non ho nessuna idea di dove sto andando e non me ne frega niente. Devo prestare attenzione alla guida, si frena e si accelera continuamente, non posso distogliere lo sguardo ma non posso non pensare… Almeno riuscissi a vedere qualcosa da quel maledetto specchietto.

Di colpo Lei tace! Il discorso che stava facendo non era finito ma ora tace. Comincia ad ansimare piano: è arrivato, è arrivato al lago!!!
E’ più forte di me, devo vedere, sapere. Mi giro un microsecondo e realizzo: lui è ruotato verso di Lei, più vicino di prima, molto vicino, la sta toccando. E la sta baciando sul collo, Lei ha gli occhi socchiusi.
Torno con lo sguardo alla strada, ora immagino quel ditone medio nero, grosso quasi come il mio cazzo che la sta frugando. Le sfiora la clito, e la penetra piano. Lo immagino e sento i morsi della gelosia, mischiati ed inibiti però dall’enorme eccitazione. Un torrente in piena di emozioni che mi fanno impazzire.

Continuo a guidare a casaccio, mi impongo di non guardare più. Il silenzio continua, ogni tanto qualche leggero gemito. Poi il nitido rumore di una zip che si abbassa, e poco dopo dalle labbra di Lei esce un suono aspirato di sorpresa, stupore. (meraviglia?)
L’avrà visto?! Certamente toccato! Guardo nello specchietto e li vedo, stanno limonando.

In quel momento il traffico è scorrevole, mi giro per guardare meglio, capire...
Lui era nella stessa posizione di prima, la sua mano ancora tra le gambe di Lei. Lei invece ora stringeva con la sua mano destra quel bastone nero e durissimo, forse per la vicinanza, ma mi sembrava ancora più grande di come l’avevo visto quel pomeriggio.
Per coprirlo tutto ci sarebbero volute almeno altre due mani di Lei, oltre alla lunghezza anche la grossezza impressionava. Le dita di Lei che lo stavano stringendo, sottili ma lunghe, non erano nemmeno vicine a toccarsi tra di loro tanto la mano doveva restare aperta. La grossa cappella, scura come il resto del membro era strana, più corta del normale ma addirittura più larga dell’asta, ed era completamente fuori, palesemente circonciso. Uno spettacolo della natura!

Torno a gurardare la strada, dopo un po’ lo specchietto, limonano ancora, senza tregua. Guardo ancora la strada e poco dopo ancora lo specchietto. Lei non c’è più. Non c’è più nella visuale, vedo solo lui con la testa appoggiata allo schienale e gli occhi socchiusi, capisco che lei sia andata giù, giù a succhiargli il cazzo.
Adesso era lui che gemeva, piano.
Per lasciarle un miglior spazio di movimento, aveva smesso di masturbarla ed ora quella mano, con le prime due dita completamente bagnate, era appoggiata sulla sua testa, che si muoveva lentamente. Lei doveva avere la bocca completamente spalancata per poter ospitare dentro di essa non più della sola cappella, mentre con la sua mano destra scorreva su e giù su quella pertica con un movimento molto ampio.

Ero letteralmente impazzito, continuavo a girare la testa avanti e indietro, non volevo perdermi nulla, ma non potevo nemmeno rischiare un incidente. Quando guardavo nello specchio continuavo a vederci riflessa la sua faccia in estasi e i suoi occhi bianchissimi appena socchiusi. Se la stava godendo il maiale!

Cercavo disperatamente un posto isolato, in cui potermi fermare per godere meglio di quello spettacolo e perché no, salire dietro con loro e partecipare. Ma non era facile, avevo la testa in confusione e continuavo a svoltare in strade che mi sembravano sempre più affollate anziché il contrario. Ora mi sembrava che tutta la gente del mondo fosse in giro per strada a rompere i coglioni a me, e c’era un’illuminazione pazzesca. Non avevo idea di dove andare, giravo come un matto con l’ansia e la gelosia che crescevano e l’eccitazione che credevo ai massimi livelli. Non era così, perché raddoppiò di colpo quando la vidi dallo specchietto mentre cercava di posizionarsi sopra di lui sussurrando:
>

Un’altra violenta scarica di adrenalina mi brucia in tutto il corpo, non pensavo trovasse il coraggio di farlo, sinceramente pensavo si imitasse all’orale. La sottovalutavo! Gli accordi erano quelli da sempre: nessun limite imposto, ognuno si spinge fin dove gli sembra giusto senza che l’altro possa mai cercare di fermarlo. E Lei non sembrava aver nessuna intenzione di chiedermi cosa ne pensavo. In questo momento l’amavo come non mai, mi stava regalando emozioni violentissime. Ed io ne ho sempre bisogno.

Stava succedendo quello che avevo sempre sognato, la mia donna impalata da un enorme cazzone nero, solo che io non potevo guardare, vedere.
Tutto quello che riuscivo a carpire dallo specchio era una grande frenesia, lui stava cercando di sfilarsi i pantaloni, Lei era sopra, in ginocchio, girata verso di lui. Il vestitino abbassato fino a metà schiena, le tette scoperte puntate come armi cariche verso il nero, le mani aggrappate allo schienale del sedile posteriore.
Poi una mano si stacca, scende. So cosa sta facendo: lo prende in mano per posizionarlo bene, nel punto giusto, davanti a quella fessura inondata…

Sto guidando come un ossesso, alla disperata ricerca di quel maledetto posto che non vuole saltar fuori.
Ed è mentre sto cercando di capire dove cazzo potrei andare che sento il suo gemito… cupo, prolungato. Gli si sta calando sopra!!!
Mi giro di scatto e li vedo. Sono lì, al centro del sedile, lui seduto col bacino in avanti, sull’orlo, Lei sopra di lui. E’ scesa piano su quel poderoso cazzo e si è impalata, devo ricredermi sulle capacità elastiche della vagina. Vedo la sua schiena perfetta ed abbronzata muoversi lentamente su e giù e sento la sua voce che non smette di gemere, sempre più forte. Immagino sia piacere misto a dolore. Lui quasi completamente nascosto alla mia vista, con la testa appoggiata allo schienale e le braccia portate in avanti a cingerle i fianchi.
L’auto che ci segue in questo momento investe la nostra coi suoi fari, il fortunato che la guida non può non vedere ciò che sta succedendo e che un minuto prima poteva solo sospettare. Sto esplodendo, il mio cazzo pulsa e mi fa male, mi slaccio la cintura e lo libero dai pantaloni.

Non riesco a trovare un posto in cui fermarmi, cazzo, intanto loro continuano a scopare. I gemiti di Lei stanno lentamente aumentando d’intensità, ed anche lui ora, ogni tanto mugola qualcosa, non lo capisco. Sto andando fuori di testa, sempre di più! Vedo in lontananza un distributore e penso che mi fermerò lì anche se non è certo il massimo, potrebbe passare la Polizia. Decido di fermarmi lontano dalle pompe e spengo il motore, ma la luce investe l’auto quasi a giorno.


Cap.3

e mi giro. Mentre le carezzo la schiena già un po’ sudata:

Lei si ferma, senza dire una parola si sfila di dentro il grosso membro e si gira verso di me, ruotando sopra di lui di 180°, aggrappata con le mani ai due poggiatesta anteriori. Ora è sospesa con la sua figa sulla punta di quel palo, a qualche centimetro di distanza. Mi guarda dritta negli occhi mentre con la mano destra molla il poggiatesta e glielo prende il mano, per la solita operazione. Continua a guardarmi mentre scende piano, vedo la cappella iniziare la penetrazione, scende con una lentezza insopportabile, piano piano quel randello scompare dentro di Lei, fra le sue gambe, mentre le labbra della sua passera si tendono come non le avevo viste mai, quasi a spaccarsi, il suo viso ha una smorfia di leggero dolore (o intenso piacere) e non riesce a trattenere un altro gemito. Piano, piano scende fino in fondo, ora non ne resta fuori nemmeno un millimetro, mi sembra incredibile ma l’ha fatto sparire dentro di Lei, tutto, fino ai coglioni!!!

mi chiede con la voce rotta dal piacere mentre ricomincia a muoversi piano su e giù, dentro e fuori, fino a metà di quell’asta che sembra infinita. Lui le palpa le tette da dietro con quelle manone che le nascondono completamente. Non posso fare a meno di allungare la testa verso la sua e limonarla selvaggiamente, a lungo. Mentre lo faccio realizzo che dentro quella bocca un attimo prima c’era il suo palo, ma sono così arrapato che mi fa persino piacere pensarlo. Sì, adesso ho visto, e con sollievo ho visto anche che “indossa” il preservtivo, ne avevo dubitato.

Mi stacco, qualche secondo ancora di ammirazione, poi riprendo a guidare come un pazzo. Non guardo più indietro, ho visto anche troppo ed i loro gemiti sono più che sufficienti per tenere alta la mia… tensione. Ora sono in una stradina poco trafficata, svolto in un’altra ancora più piccola che porta ad una casa che spero disabitata. Non lo è, intravedo delle luci, dovrò tornare indietro e ripartire da capo. Anzi no, trovo uno spiazzo in terra battuta sulla destra ad un centinaio di metri dalla villa.
Perfetto!

Parcheggio, spengo il motore e mentre sposto entrambi i sedili anteriori avanti al massimo, Le chiedo se posso raggiungerli. Continua a dimenarsi su quel palo, mi guarda e, con la voce più roca e spezzata che mai:

Non mi considera proprio, è su un altro pianeta in questo momento, la capisco. Resto nel sedile davanti a guardarli scopare, a guardarla scopare. Ancora per poco, penso, perché Lei sta accelerando il ritmo e i suoi gemiti aumentano. Sta arrivando al suo primo orgasmo, mi guarda con gli occhi sgranati...:

E’ sempre stata abbastanza “rumorosa” nel godere ma questa volta ha superato tutti i limiti, tutti i suoi record. Si accascia con la schiena su di lui, che la abbraccia teneramente e la bacia sul collo, ancora dentro di Lei.
Poi lui lentamente ricomincia a spingere da dietro e a sollevarla e abbassarla con le mani, ma Lei lo supplica:

Si sfila da lui ruotando e scivolando sul sedile, mi guarda e mi invita, adesso, a passare dietro con loro.

Si spostano per farmi un po’ di posto, Lei continua a tenersi aggrappata con una mano a quel randello.
Le piace proprio, e tanto!
Comincio a spogliarmi affannosamente, Lei mi guarda mentre lui, sorridendomi con la sua bocca enorme e quei denti bianchissimi, la palpa con frenesia.

Ora sono nudo anch’io, il paragone tra i due cazzi è ingeneroso, ma non me ne frega niente. Sono felice per Lei, che le piace, e sono felice per me perché sono lì con loro, posso vivere la sua gioia e goderne a mia volta.

Lei continua a menarlo con la mano destra, mentre si china su di me e comincia a spompinarmi. Il mio cazzo le sparisce dentro la bocca, non riusciva certo a farlo prima con lui, sorrido mentre penso che in fondo, qualche piccolo vantaggio ce l’ho anch’io…
In quel momento lui la solleva per le anche e la fa inginocchiare con la gamba sinistra sul sedile, mentre l’altra gamba è distesa ad appoggiare col piede sul pavimento della vettura. Adesso, mentre me lo sta ancora succhiando, è spalancata alla pecorina verso di lui, che comincia a leccarla da dietro. Considerando i movimenti che fa con la testa, non le sta certo leccando solo la passera, e so bene quanto le piaccia sentire una lingua che le passa delicatamente sul buchino più stretto…

Dopo qualche minuto lui si rialza e si asciuga la bocca con la mano, si inginocchia anche lui e cerca di trovare la posizione giusta. Vuole scoparla.
Capisco il momento esatto in cui inizia la penetrazione, perché lei si sfila di bocca il mio pene e spinge la testa verso l’alto, stringendomelo forte con la mano ed emettendo un suono gutturale che è tutto un programma. Comincia subito a pomparla.
Prima piano, lentamente, lei era tornata a succhiarmi il cazzo. Che bello, i movimenti che le facevano fare quelle spinte, lente ma possenti, erano per me una manna dal cielo.
Dopo soli cinque, sei minuti però, quelle spinte avevano aumentato progressivamente di intensità diventando un uragano, la vettura si muoveva come fosse un fuscello al vento, Lei aveva smesso già da un po’ di dedicarsi a me, era solo “aggrappata” al mio pene ma non sapeva nemmeno più che esistessi. Non aveva più il controllo di sé, e dopo poco…:

Qualche pompata ancora con Lei praticamente morta e poi lui si ferma, mi sposto per farle un po’ di spazio. Ha bisogno di un po’ di tempo per riprendersi un’altra volta, poco ma necessario.

La sua faccia appoggiata alla mia coscia, come se dormisse, completamente abbandonata. Lui le carezza le gambe dall’altro lato dell’auto, aveva la visuale della sua passera spalancata, slabrata. Anch’io la sto accarezzando, sulla nuca, sulle spalle. E intanto non riesco a distogliere lo sguardo dall’ombra del suo fallo eretto, spettacolare nella sua forma e grandezza. Che invidia! Scaccio immediatamente la strana idea che mi piecerebbe toccarglielo, prenderlo in mano per capirne appieno la possenza.

Ora passo le mani sulla sua schiena, liscia come seta e bellissima, mentre lui Le struscia ancora le coscie, i fianchi, i glutei.
Anche le mie mani ora scendono piano verso il suo culo, lui mi lascia spazio e io Le massaggio le chiappe, e le sfioro il buchino. Comincio massaggiarglielo, con il dito medio della mano destra.
Da Lei, nessuna reazione negativa, anzi qualche fremito di piacere quando il mio massaggio si fa più insistente. Mi succhio il dito per bagnarlo per bene, lo riporto in posizione e ricomincio il massaggio, spingendolo però dentro: la prima falange…
Ma anziché ritrarsi inarca la schiena spingendo il bacino leggermente in alto. Per aprirsi meglio, creare un varco…
Lui nel frattempo, visto ciò che stavo facendo Le aveva afferrato i glutei e li allargava aiutandola a mostrarsi più aperta che mai. Infilo il medio più dentro che posso, poi lo sfilo per aggiungerci un altro dito, l’anulare.
geme Lei spingendo ancora di più il bacino contro le mie dita.
Continuo ancora un po’ nell’azione, Lei mugola sempre meno per il dolore e sempre più per il piacere, lo capirebbe un demente.
Sfilo le dita e lascio spazio a lui, dandogli il cambio nel tenere ben larghi i glutei.
Non si fa pregare, realizzo solo ora che ha le dita grosse quasi come il mio cazzo, inzuppa copiosamente il medio strusciandolo e infilandolo nella sua passera che è un lago bianco e poi lo fa scivolare su fino al buchino, già un po’ dilatato e lo spinge dentro, piano ma inesorabile, lento e insopportabile!

Poi lo tira fuori in parte, lasciando dentro solo la prima falange, e subito dopo dentro più deciso, con calma ma fino in fondo.


Completamente risvegliata! Ricomincia a succhiarmi il pene, mentre lui la incula con un dito (e che dito). Lei geme e succhia, succhia e geme.
Che splendida maiala!

Ma ero geloso di quel culo, lo volevo io:


Spinge via la mano di lui con dito annesso, alza il bacino e si posiziona su di me dandomi la schiena, dirige con la mano la punta del mio cazzo nel buchino, già abbondantemente dilatato da quel possente ditalino appena subìto.
l mio pene (che quella sera sembrava più piccolo del solito) e la saliva della quale era abbondantemente bagnato hanno fatto il resto, in un attimo era impalata.

mi sussurra girandosi con la testa verso di me. Era scatenata…
Mentre dico questo guardo lui, che aveva capito e sta provando ad organizzarsi. Un paio di tentativi e fummo costretti a lasciar perdere. Peccato.
Si china su di lui e lo prende fra la labbra, mentre continua a muoversi sopra di me. Ma non le veniva bene, era impacciata, così le alzo il bacino e la metto in ginocchio sul sedile, mi metto in ginocchio anch’io e la pompo da dietro, così può dedicarsi meglio al suo pompino.
Come uno stupido avevo spento la macchina quindi eravamo senza aria condizionata e con la nostra attività frenetica la temperatura era salita a livelli altissimi. Stavamo sudando come maiali, l’odore di lui era diventato pungente, acre, “selvatico” e questo rendeva la cosa ancora più eccitante.
La stavo inculando con violenza, l’eccitazione ai massimi livelli aveva fatto da catalizzatore al mio uccello che era diventato duro come il cemento. Non ricordo di averlo mai avuto in quello stato né prima né tantomeno dopo quella notte. Mai più.
Qualche minuto ancora e precipitai verso l’orgasmo. Le riempii le viscere del mio sperma, venni così violentemente che mi faceva male tutto: la cappella, le palle che si erano gonfiate a dismisura, l’orifizio da dove usciva a fiotte quella cannonata strabordante…

mentre diceva questo continuava a tenere in mano il palo nero, che però nel frattempo aveva perso di vigore. Sempre enorme ma molliccio, la cappella che prima si spingeve verso l’alto, ora scendeva leggermente di lato, segno tangibile di perdita di erezione.

Lo guardo ed era una maschera di sudore, molto più di noi due. Sembrava gli avessero lanciato una secchiata d’acqua, lo paragonai mentalmente ad un ciclista in cima a una salita e mi venne da ridere.
Intanto mi stavo ripulendo.

Ero sfinito e allo stesso tempo appagato e felice dell’esperienza fatta, di aver raggiunto un nuovo limite con la mia donna, di aver condiviso con Lei un’esperienza unica. Mi rivesto e risalgo alla guida, accendo il motore e di conseguenza il condizionatore. Era ora!!!
Lui è imbarazzato e continua con le sue scuse, non capisce che per me, per noi, è andato benissimo così, che non ci interessa proprio se lui è venuto o no, che è un problema suo.
E’ stato il nostro giocattolo, il nostro vibratore di una sera. E che vibratore…!





Cap. 4
Con calma metto la retromarcia e posiziono la vettura sulla strada, comincio a guidare piano nella direzione del distributore dove ha parcheggiato il furgone. Penso a tutto quello che è successo, in rapida successione e mi viene da fare una battuta ironica:

risponde con voce birichina.
Mi giro e capisco. Non aveva smesso di tenere in mano e menare piano quel pitone nero, che ora con la temperatura più bassa si stava riprendendo molto bene!
Diciamo pure che era di nuovo pronto.
Torno con lo sguardo avanti e sorrido. La capisco, armi del genere non ti capitano tra le mani tutti i giorni…
Mi sento appagato e felice, anche la gelosia ha lasciato del tutto la sua morsa, così decido di non girarmi più e di lasciarle un po’ di… intimità. Continuo a guidare piano, benedicendo il giorno che l’ho incontrata.

Qualche minuto ancora e Lei ricomincia a gemere. Stanno scopando? O la sta masturbando?
I gemiti si fanno più forti, dopo poco comincia a gemere anche lui anzi, più che gemere lui grugnisce. Grugnisce con lo stesso ritmo dei gemiti di Lei, sempre più forte. Nessun dubbio, stanno scopando!
La conferma definitiva mi arriva dalla macchina che inizia a sbandare, come ci fosse un vento forte. E di vento non ce n’è.

La sta sbattendo come un animale. Ha ritrovato energia e grinta, la sta scopando come si scopa la più grande puttana della terra, la puttana che Lei in questo momento è.
A questo punto però non posso più farne a meno e mi giro.
La trovo stesa di traverso sul sedile con la nuca appoggiata nell’angolo tra lo schienale e lo sportello destro, la gamba sinistra premuta lungo lo schienale e allungata verso di lui, la destra incastrata col ginocchio in mezzo ai due sedili anteriori e col piede poggiato sul pavimento, in modo da tenere il suo nido il più spalancato ed accogliente possibile.
Lui riverso su di Lei, col ginocchio destro piantato al pavimento e l’altra gamba allungata indietro, sotto il mio sedile che fortunatamente per lui tengo sempre in posizione molto avanzata. Le sue mani entrambe piantate sul sedile, a destra e a sinistra dei fianchi di Lei, per tenersi su e dare più forza alle sue spinte, che a me sembrano… letali!
Lei ha gli occhi girati indietro e le mani strette sui quei glutei di ebano, che si muovono avanti e indietro in una corsa mostruosa. Ad ogni pompata lui si sposta, dentro e fuori, di almeno venti centimetri. Glielo martella dentro tutto, fino in fondo!
I gemiti aumentano e aumentano finché:

E’ un orgasmo di violenza inaudita, ma lui come fosse niente continua a pomparla in quel modo animalesco. Vuole la sua parte, vuole venire anche lui anche se non sembra esserne vicino…


Continuo a guidare, non so più da quanto tempo guido, piano. Una, due ore? Ma non mi pesa, mi è tornata la voglia. Il modo che ha Lei di godere, quegli spasimi… insomma ce l‘ho durissimo di nuovo.

Lui si stacca da Lei e si siede al suo posto, immagino il suo palo eretto e duro svettare come una bandiera. Una bandiera della quale essere molto orgogliosi.
Con la mano sinistra continua a menarselo su e giù mentre con la destra Le carezza la coscia, vicino alla passera, sull’inguine ma senza mai arrivare a toccarla. Lei è molto abbronzata ma il triangolino che resta sotto il costume vicino al pube è bianchissimo ed il grande contrasto tra quel triangolino e la manona nera di lui mi fa impazzire.

E’ ferma nella posizione dell’amplesso, con la fica oscenamente spalancata. Sfinita!

Torno a concentrarmi sulla guida, piano, non ho più nessuna fretta di riportarlo al suo furgone, devio, faccio chilometri…
Dopo forse cinque/dieci minuti di totale silenzio sento dei movimenti e Lei che a voce bassa:

Non lo sento rispondere, ma alcuni istanti dopo i gemiti di Lei e i grugniti di lui ricominciano a sentirsi e la macchina ricomincia a sbandare.
Lei è allo stesso posto di prima, girata però alla pecorina, con le tette schiacciate contro il sedile e lo splendido culo spinto in alto da una schiena completamente inarcata (questo lo immagino perché la visuale è completamente coperta da lui, dalla sua schiena possente e dal suo sedere). La testa ora sbatte ancora più violentemente nello stesso angolo, girata verso destra, verso di me. Gli occhi chiusi, le labbra socchiuse. Con la mano sinistra stretta alla maniglia della portiera. Gode ancora come una maiala, come non fosse mai venuta prima.
Lui con le mani ben strette ai suoi fianchi per tirarsela contro mentre le spinge dentro il suo grosso membro, amplificando così la violenza dei colpi.
Un toro infuriato è l’unica cosa che mi viene in mente. Sorrido perplesso e butto un’occhiata distratta al cruscotto. Spalanco gli occhi:

sono in riserva cazzo e chissà da quanto tempo!!! Ho guidato come un matto è ho svuotato il serbatoio.:

Nessuna risposta, solo gemiti e grugniti, come se non avessi nemmeno aperto bocca.
Non posso nemmeno rallentare per consumare meno perché già sto andando piano... devo trovare un distributore. SUBITO!
Continuo a guidare piano ma ora concentrato sul nuovo problema, vedo in lontananza l’insegna dell’Agip accesa, sospiro di sollievo.
La strada che sto percorrendo è semideserta a quest’ora, metto la freccia ed entro nel piazzale. Loro continuano come fossero su un altro pianeta, forse lo sono.
Mi fermo e spengo il motore, solo in quel momento Lei sembra ritornare in sé e ha un sussulto di stupore, paura?


Spero che lo facciano davvero anche se sono scettico, la cosa mi intriga parecchio.
Avevo torto infatti, si guardano e lui ricomincia a spingere forte dentro di Lei, dietro di Lei.
Sorrido mentre inserisco la carta bancomat e digito il codice, poi vado a prendere l’erogatore, lo inserisco nel bocchettone e sono proprio lì, davanti a lei che sbatte con la testa nel bordo del finestrino, che mi guarda con gli occhi quasi chiusi e la bocca semiaperta a rilasciare i soliti gemiti.

Mentre aspetto che il carburante scenda nel seratoio, una vettura punta i suoi fari verso di noi ed entra nel distributore. Mi si gela il sangue.
Guardo dentro la mia e loro non accennano a fermarsi, sono tornati sull’altro pianeta. O forse non si sono accorti, visto che danno entrambi le spalle alla vettura in questione. La mia macchina si muove come un fuscello, non ci possono essere dubbi su cosa sta succedendo lì dentro, non so che fare...
La macchina in questione si dirige verso le altre due colonnine, a circa 3 metri da noi. Almeno, penso, non è proprio qui davanti. E i due amanti non possono vederla.
Ne scende una ragazza sulla trentina, mora, che sembra non essersi accorta di nulla. Mette le banconote e va a rifornire. E’ dall’altra parte della sua vettura quindi girata verso di noi. Io e lei siamo di fronte mentre Lei e lui continuano a scopare girati verso di me.
Nessun pericolo, penso, l’ansia adesso ha lasciato completamente il posto all’emozione del momento e, anche se ho già finito “il pieno” resto immobile fingendo di dover continuare.
La ragazza non può non aver capito cosa sta succedendo, l’illuminazione dell’area di servizio è molto forte e la mia macchina si muove con ritmo costante. A tratti più lento e morbido, a tratti violento e brusco. La “becco” un paio di volte che sbircia verso di noi e quando si accorge di essere scoperta si affretta a spostare lo sguardo. Che imbarazzo...
Ripone la pistola nella colonnina, si dirige verso il suo posto di guida, apre lo sportello e, prima di sparire dentro, mi lancia uno sguardo e un sorriso, accompagnato dal pollice in alto. Parte e va.

Risalgo in macchina e avvio il motore, dietro è ancora come se niente fosse e continuano come animali. Che razza di stallone!!!, penso.
Riprendo a guidare e mi libero l’arnese dai pantaloni, mi sta facendo male. Torno a pensare che quei movimenti così decisi, così violenti, non possono passare inosservati dagli occupanti delle auto che ci seguono e che ora, data la strada che sto percorrendo, sono tante. Mi sorprendo a pensare che uno di quelli che ci seguono possa essere un amico che riconosce la macchina e capisce che quella ragazza così... audace sia Lei, ma chi se ne frega, l’eccitazione è ai massimi livelli e in queste condizioni tutto passa in secondo piano.

Il ritmo aumenta ancora, pensavo non fosse possibile. Fatico di nuovo a far andar dritta la macchina, devo correggere continuamente col volante. I grugniti di lui sono sempre più forti, adesso sbuffa come una vecchia locomotiva a vapore, sembra dover essere al capolinea, sembra che da un momento all’altro…
Invece non viene mai, continua e continua. Io non so più che strade prendere e Lei geme sempre più forte, sempre più forte. Sono vicini entrambi questa volta, lo sento.:

Lo spinge via, fuori da lei, ancora con la bega durissima, non ancora sazio.



Altri cinque minuti di silenzio, poi sento il classico rumore del preservativo sfilato, mi giro ancora e la vedo che si china su di lui, con la sua verga stretta nella destra.
Provo a posizionare lo specchietto per guardare senza girarmi ma il buio mi impedisce di vedere bene.:

Qualcuno accende la luce dietro, Lei. Con una acrobazia si scambiano di posto, ora è lui dalla parte destra del sedile, così che io possa vedere meglio nel caso mi girassi. Mi guarda dallo specchietto, sconvolta ma maliziosa, ancora completamente nuda.:


Non mi risponde nemmeno, lascia la luce accesa e comincia a succhiarlo.

Lui è seduto col bacino in avanti, spinto verso il sedile anteriore del passeggero. Lei sopra come un avvoltoio ma attenta a non nascondermi, per quanto possibile, la visuale.
Con la mano lo mena su e giù lentamente, fino in fondo in entrambe le direzioni: quando sale la passa completamente anche sulla cappella per stimolarlo meglio, e quando scende arriva sino alle enormi e gonfissime palle cercando di prenderlo più possibile in bocca. Le riesce di inghiottire solo poco più della cappella. E’ uno spettacolo della natura, mi sento morire dall’eccitazione.
Lui fa delle smorfie come di dolore, ma immagino siano invece di immenso piacere.
Non accenna a venire e Lei accelera il ritmo.

Ma non viene, non viene mai cazzo!!!
Ho una voglia pazza di andare dietro ad aiutarla, leccargli le palle, che so, tenergli l’asta nel lungo pezzo libero dalla sua mano... Ma non posso, sto guidando e poi avrei vergogna. Ho vergogna solo a pensarci...
Lei accelera ancora e cerca di aspirarlo sempre di più dentro la sua bocca, qualche centimetro in più.

Ma continua a scoparLe la bocca, ancora e ancora, non viene mai quel toro, mai!
Sono passati altri 10 minuti di gemiti e grugniti, adesso però la sua voce si alza, sempre di più... comincia a urlare…:

Lei con la bocca incollata alla cappella, so che le piace bere il seme ma non pensavo volesse farlo anche con lui. Evidentemente mi sbagliavo.
Il primo schizzo Le riempie talmente la bocca che non riesce a trattenerlo, le esplode fuori dalle labbra, sulle guance, sul mento e sui testicoli di lui. Istintivamente si allontana con la bocca continuando però il lavoro di mano e lui spruzza per la seconda volta. Ne capisco la potenza e la quantità mentre la colpisce negli occhi, in fronte e nei capelli. Poi altri due o tre schizzi, il primo dei quali Le entra direttamente in bocca (che aveva riaperto dopo aver deglutito) e sulle labbra e gli altri, più blandi, gli scendono lungo l’asta e finiscono di sporcarle la mano. Adesso è lui che si abbandona sullo schienale, Lei continua a menarlo piano. Gli resta duro per almeno altri 3 minuti, mai visto niente di simile. Lei ricomincia a leccargli la cappella, a ripulirlo con la lingua da tutto quello sperma. Gliela passa ripetutamente attorno, prova con la punta a forzargli in foro di uscita cercando le ultime gocce di crema mentre con la mano continua a strizzarlo e a muoversi sempre più lentamente su e giù. Poi si ferma e si porta la mano alla bocca, succhiando avidamente tutto quello che c’era. Glielo riprende in mano, ora finalmente a mezz’asta e fa un sospiro...:

Non è finita, lui ha ancora il pube e le palle sporche del suo sperma e Lei scende a ripulire. Ingoia tutto, evidentemente Le piace ancor più di quanto pensassi. Lo stringe con tre dita con un movinento “a risalire” per fare uscire le ultime gocce, e le risucchia. Che maiala, penso.

Mi giro e li trovo entrambi accasciati, uno sull’altro, finiti, morti. Immagino il suo cazzone ancora un po’ duro ma esanime stretto ancora nella sua mano. Sono bellissimi, penso, potrebbero addormentarsi così.

Continuo a guidare piano, quando lui con un filo di voce:



Sorrido pensando che in effetti, una porca come è stata la mia donna stanotte non la si trova tutti i giorni.
risponde Lei,
azzardo.

Nel frattempo sono arrivato al suo furgone, sono le cinque e mezza di mattina e comincia ad albeggiare.
gli dico
Lei non risponde e sorride.
Sale sul suo furgone e ci saluta. Aspetto che avvii il motore e riparto verso casa, Lei è rimasta seduta dietro.


Con un’acrobazia passa davanti, divincolandosi tra i sedili mentre dice:
e ride.
Ha ancora il suo sperma appiccicato sui capelli e la faccia tutta imbrattata. Di sperma e di saliva. Si allunga verso di me e mi palpeggia il cazzo ancora al vento. Comincia a menarmelo e mi guarda, poi mi sorride e fa per scendere con la testa. La fermo e la bacio appassionatamente, voglio sentire anch’io il sapore di quel mandingo che ha scopato come un animale la mia donna davanti a me e mi ha fatto arrapare così tanto. E’ un sapore, acre, forte, maschio!

Quando sleghiamo le nostre lingue mi guarda negli occhi, sorride e...:

Sorrido e non rispondo, la spingo piano giù con la testa. E’ di nuovo il mio turno.

Mi fa un pompino spettacolare, lento ma intenso. Più appassionato del solito, forse il migliore che mi abbia mai fatto. E penso che è meglio così, avessimo scopato non mi avrebbe nemmeno sentito dopo quel carrarmato…

Sì, meglio così. E mentre entro nel cancello di casa Le spruzzo, violentemente, in gola. Quando si rialza sono lindo e pulito, “speriamo non faccia indigestione...”:-)

Non abbiamo mai più parlato di quella notte, e non abbiamo più cercato di ripeterla. E’ stato tutto troppo bello e non sarebbe più, mai più, la stessa cosa.

A volte però mi viene da pensare che Lei, nel suo telefonino, aveva memorizzato quel numero… e che spesso, troppo spesso, il mio lavoro mi porta lontano per giorni, settimane…
E che Lei ha sempre voglia.
Tanta voglia!
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