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Triangolo Imprevisto in Montagna


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
20.02.2023    |    17.822    |    10 9.4
"Troppo, troppo vicina al punto che lui poteva avvertire il suo delicato profumo di femmina..."

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Il sentiero si inerpicava faticosamente su per la montagna; serpeggiava sinuoso fra boschi e prati. Tratti ombreggiati si alternavano ad altri assolati. L’aria era calda, perché era estate, ma con quella freschezza leggera che solo in altitudine si può provare. Elena e Alberto si stavano dirigendo verso il rifugio in quota per godere appieno della loro giornata fra sole e gli incontaminati paesaggi della Valle d’Aosta. I muscoli sodi della ragazza si tendevano sotto i leggeri vestiti che indossava. La ragazza di quindici anni era definitivamente fiorita in tutto il suo fascino. Non era cambiata poi molto, solo lo sguardo tradiva che la metamorfosi era compiuta in lei. La ragazza aveva definitivamente lasciato posto a una giovane donna di poco più di vent’anni. Aveva ormai da tempo superato le timidezze e gli impacci dell’adolescenza. Aveva imparato ad accettarsi così com’era. Aveva accettato di essere diversa dalla maggior parte delle sue coetanee; più curiosa, più aperta, più libera. Più libertina, anche. Molto più libertina. Aveva già vissuto esperienze che la maggior parte delle donne si limita a immaginare e desiderare nel corso di una vita intera.

Quandu fu pronta, nella sua vita era arrivò Alberto. Dopo essersi sperimentata da sola, con il coraggio frammisto a incoscienza che la caratterizza; dopo essere maturata al fianco di uomini molto più esperti di lei aveva trovato l’Amore. Un ragazzo di pochi anni più grande. Elena lo amava, e lui ricambiava il sentimento con la stessa intensità. Si erano conosciuti (e come avrebbe potuto essere altrimenti!) nell’ambiente libertino. Troppo faticoso, lungo e complesso sarebbe stato per lei raccontare il suo stile di vita anticonformista a qualcun altro. Ancor di più venire accettata. Infinitamente di più convincere un eventuale partner a seguirla in questo mondo libero. Era inevitabile che, fra i molti incontri che Elena ebbe in quegli anni, trovasse la persona che avvertì essere giusta per lei. Alberto era anche lui uno spirito libero. I due si riconobbero all’istante nel loro essere simili. Avidi di vita e di emozioni. Aperti e onesti nel loro rapporto. Elena mi disse una volta che il peggior difetto che lei trova in un uomo è la possessività. Alberto non era possessivo. La forza della loro unione era tale che, qualora si presentasse la situazione, la condivideva volentieri con altri uomini. Erano capaci di triangoli tanto al femminile che al maschile. Erano una vera e bella coppia libertina. Quei giorni erano semplicemente partiti per trascorrere qualche giorno di vacanza in montagna, per godersi il relax e la compagnia reciproca. Il paesino dove alloggiavano non sembra offrire molto altro e loro cercavano solamente quello.

Io penso che una fantasia comune a noi libertini sia quella di creare e vivere una esperienza nata al di fuori dal nostro mondo. Una esperienza fuori dai siti, dai locali o dalle feste. Una esperienza che trae il suo fascino proprio dal fatto di essere imprevista e improvvisa. Quante volte Galatea abbiamo fantasticato di conoscere una bella coppia in un bar, un locale o una discoteca! Quante volte abbiamo immaginato fra noi di quanto potrebbe essere coinvolgente e stuzzicante un gioco di seduzione nei confronti di qualcuno che non ha mai vissuto il nostro ambiente. Che magari non immagina neppure possa esistere e che, tuttavia, ne prova un desiderio latente e segreto. A noi piacerebbe molto riuscire lentamente ad attirare in una trappola vischiosa e ricca di seduzione qualcuno. Irretirli, portarli a scoprirsi. Far sì che ammettano, anche solo implicitamente, il loro desiderio e accompagnarli con mano verso una prima esperienza. Come noi, penso che altri lo abbiano immaginato. Alcuni vi sono riusciti.

Altre persone percorrevano il sentiero. Elena notò un ragazzo alto e sportivo che si avvicinava e ben presto li raggiunse con passo agile e sicuro che più avere solo chi conosca i luoghi. Camminava solo, mentre tutti gli altri escursionisti erano in coppia o in gruppo; questo particolare incuriosì la ragazza che lo salutò con la consueta sfrontata simpatia. Iniziarono a chiacchierare; più esattamente era lei a condurre la conversazione, mentre Alberto era per lo più spettatore. Spettatore interessato. Il ragazzo era cordiale e gentile, ma c’era un che di timido e impacciato in lui. Vennero a sapere che si trattava di un ragazzo del posto, che approfittava di una giornata libera per salire al rifugio e passare una bella giornata di sole. Tutti gli altri, manifestamente, erano turisti come loro. Man mano che parlavano, la luce nello sguardo di Elena cambiava impercettibilmente. La combinazione di una fisico atletico e di timidezza che emana da Mattia (così disse di chiamarsi) era una calamita irresistibile per lei. Non poteva e non voleva sottrarsi a quella tentazione e non l’avrebbe fatto. Lei adorava le situazioni non scontate, la difficoltà della conquista. Benché fosse attratta da personalità molto più strutturate, il piacere di sedurre e scombussolare una persona più semplice e timida era per lei un desiderio insopprimibile. Questo aveva sempre a che vedere, ormai lo sappiamo, con il suo bisogno di controllo. Con il suo bisogno di potere.

Per un breve istante si voltò indietro verso Alberto che fece un leggero ma percettibile cenno di assenso con il capo. Fra loro non servivano parole. Non appena la sua ragazza aveva iniziato a intavolare quella conversazione aveva compreso tutto.
I due erano giovani e sportivi, ma faticavano a tenere il passo con il montanaro; iniziò allora un sottile gioco di Elena che gli diceva: “ma vuoi arrivare solo al rifugio oppure pensi di aspettarmi?”. Mattia doveva certamente essere perplesso dalla simpatia che le manifestava la stupenda ragazza; certamente non aveva compreso che il Gioco era iniziato. Si fermava, li aspettava. Ripartivano assieme ma dopo poco li aveva già distanziati e la provocazione poteva ricominciare.

Quando arrivarono assieme al rifugio Mattia si assentò qualche minuto; i due ne approfittarono che scambiarsi velocemente le loro impressioni. Erano concordi. Alberto adorava vedere la sua compagna così intraprendente e già pregustava quello che avrebbe potuto accadere. “Avrebbe potuto” perché in realtà nulla era sicuro. L’incertezza rendeva l’intera situazione più intrigante. Continuarono a conversare amichevolmente fra loro; come sempre era Elena a fare la parte del leone, conducendo abilmente il dialogo. Gli chiese della sua vita in montagna, così differente rispetto a quella che vivevano loro nella grande città. Come era facilmente prevedibile, Mattia espresse la noia di una quotidianità ben poco brillante. Certo, si trovava in un luogo incantevole ma come tutti i giovani lui avrebbe desiderato amici, serate locali. I giovani del paese, disse, erano una ventina in tutto e uscire comportava sempre lunghi tragitti per le strade di montagna. Dava la sensazione di invidiare profondamente la vita di città o, perlomeno, l’idea che se ne era fatta lui.

La proposta di Elena arrivò. Diretta, inattesa e improvvisa come un colpo di fucile: “Senti, la reception del nostro hotel chiude alle otto e mezza; noi abbiamo le chiavi. Dato che non c’è nulla da fare la sera, ti andrebbe di venire in stanza da noi per chiacchierare ancora?”. Al posto di Mattia io avrei compreso immediatamente; forse ciascuno di voi lettori avrebbe compreso. Ma lui no. Chissà cosa attraversò la sua mente in quel momento? Cosa pensò di fronte a un invito così amichevole e spontaneo nella forma, eppure profondamente ambiguo nella sostanza? Si affrettò ad acconsentire e concordarono di rivedersi più tardi.

Dopo aver mangiato, Elena si preparò accuratamente. Non poteva e non voleva accoglierlo in modo sfacciato. Ma neppure in una veste trascurata. Optò quindi per un pigiamino estivo. In fondo, cosa di più naturale che indossare un pigiama in camera? Peccato che l’indumento lasciasse intravvedere il delizioso seno della ragazza a ogni movimento. E che anche il pantaloncino fosse tutto meno che casto. I due predatori, ultimati i preparativi, attendevano la loro preda. Mattia si presentò puntualissimo, con la sua espressione simpatica ma incredula dipinta sul viso. Proposero una partita a carte e iniziarono a giocare. Le movenze di Elena divennero progressivamente più languide e sensuali. La posso immaginare passare distrattamente le mani nei capelli; la posso immaginare dondolarsi piano; la posso immaginare lanciare occhiate assassine al ragazzo.

L’imbarazzo di Mattia era crescente. Osava a tratti lanciare uno sguardo furtivo alla bellissima ragazza, per poi trincerarsi dietro le sue carte come dietro un muro, timoroso di essere scorto. Altri, sguardi, più nervosi, erano rivolti poi ad Alberto. Questi, sornione, fingeva disinteresse ma non perdeva un istante di quel gioco sottile. Era un triangolo in cui le energie sottili dei tre protagonisti di intrecciavano per dare vita a una caleidoscopio di emozioni e di attesa. La tensione cresceva minuto dopo minuto. Erano istanti magici, simili alla calma irreale che precede la tempesta; il vento si placa, gli insetti tacciono. Prima della tempesta l’aria diviene pesante, satura di elettricità. Il mondo stesso trattiene il fiato in attesa. Fra Alberto ed Elena la complicità era totale. I loro ruoli perfettamente delineati; lei seduceva davanti a lui mentre il suo ragazzo era perfettamente cosciente della dinamica e ne godeva intimamente. Non era ancora accaduto nulla, ma la tensione era ormai palpabile.

Lo divenne ancora di più quando Elena si produsse nel tuo affondo finale, nel suo piccolo capolavoro. Si trovava perfettamente in bilico e sapeva di dover pesare le sue parole una ad una. Prima gli chiese se trovasse facilmente ragazze con cui uscire; come era immaginabile la risposta fu negativa. Le ridotte dimensioni del paese e forse anche una mentalità chiusa, non gli lasciavano molte opportunità. Mattia vedeva i due immaginava con invidia la loro libertà. Poi la ragazza disse: “sai, da noi capita qualche volta ci siano situazioni in cui una coppia passa dei momenti con un ragazzo; così in modo spontaneo e senza premeditazione”. L’imbarazzo di Mattia crebbe: “non ho capito bene, cosa intendi?”. Ne frattempo continuava a guardare l’uno e l’altra, senza sapere come fare. Elena stava giocando al gatto con il topo e gli rispose: “ma sì, dai possono succedere anche situazioni intime”. Si alzò e si avvicinò a lui; era paralizzato, diviso fra desiderio, timore e incredulità. Con voce strozzata si rivolse ad Albero e gli chiese: “ma tu sei d’accordo?”. “Certo che sono d’accordo” gli rispose con un sorriso pieno di malizia e di complicità.

Elena era giunta di fronte a lui. Vicina. Maledettamente vicina. Pericolosamente vicina. Troppo, troppo vicina al punto che lui poteva avvertire il suo delicato profumo di femmina. “Perché non inizi a toglierti la giacca?” gli chiese con un lampo negli occhi. Lo sfiorò delicatamente con le mani e con la bocca. Ma lui restava rigido, incapace di qualsiasi reazione. Per un attimo sembrò che la tela tessuta con cura si strappasse che non riuscissero a portare a compimento la loro fantasia. Ma non risiede forse nell’incertezza il fascino di queste situazioni? La ragazza giocò il tutto per tutto spingendolo in un angolo da cui non si sarebbe potuto svincolare. “Guarda che se non ti va non ci sono problemi; ne hai voglia, te la senti?”. Mattia non poteva più eludere l’offerta che veniva sfacciatamente rivolta. Avrebbe potuto ascoltare la sua paura, rifiutare, uscire dalla stanza illeso. Ma avrebbe portato sempre dentro di sé il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere. Oppure poteva semplicemente accogliere quel regalo inaspettato della vita, che forse era un parziale risarcimento alla noia di troppe lunghe serate solitarie.

Ebbe un sussulto, un moto di audacia che forse neppure lui si sarebbe atteso e rispose: “certo che lo voglio!”.

Alberto fu il primo a spogliarsi parzialmente, rimanendo a torso nudo sulla sua sedia. Anche questo aiutò Mattia a sciogliere le ultime riserve. Iniziò quindi freneticamente a togliersi di dosso gli indumenti mentre dal canto suo Elena faceva lo stesso con ben maggiore grazia. Erano in piedi uno di fronte all’altro. Il montanaro esibiva un fisico atletico e ben formato. Ma Elena era un concentrato perfetto di femminilità e seduzione. Fu ancora lei a farsi avanti; lo baciò sul collo, sulle guance, e infine sulla bocca. Pian piano le labbra di lui si schiusero, si lasciarono invadere dalla lingua di lei che vi penetrò in modo morbido e deciso. Infine iniziò a rispondere al bacio. La tranquillità del loro spettatore lo aveva infine convinto che non correva pericoli. Per quanto gli potesse sembrare assurdo, prese coscienza della situazione in cui si trovava. Una coppia di sconosciuti lo aveva invitato nella loro stanza d’albergo e stava per fare sesso con lei con la piena approvazione del suo ragazzo!

Sempre in pieno controllo, la ragazza lo prese per mano e lo condusse sul letto dove lo fece sdraiare. Ancora la sua bocca ne percorreva il corpo muscoloso, assaporandolo. Giù, sempre più giù. Fino ad arrivare dove voleva; fino ad arrivare dove Mattia la aspettava spasmodicamente senza aver il coraggio di affrettare quel percorso. La sua erezione era parziale, ma rapidamente raggiunge il massimo della sua durezza. Chissà se nella sua giovane vita aveva mai incontrato una ragazza la cui bocca fosse abile, suadente ed esperta quanto quella della sconosciuta? Di certo la fissava con occhi sbarrati e ancora increduli, godendo ogni piccolo contatto con le labbra e la lingua. Poi fu lei a chiedere: “ti va di leccarmi?”. I due scambiarono posto e subito la testa di Mattia giunse fra le cosce perfette e aperte. Non era molto esperto, lei lo comprese subito. Eppure apprezzò il suo impegno e dedizione, finché decise di prenderselo, di infilarselo, di goderne. Ora Mattia è di nuovo sdraiato; è riuscito bene o male a indossare un preservativo e mantenere l’erezione. Il preservativo ovviamente gli fu dato dalla coppia. Forse fu addirittura Alberto, in una sorta di teatro dell’assurdo, a consegnarglielo. Elena, senza esitare, iniziò la sua danza lasciva, simile a una dea pagana. Gemiti riempivano la stanza.

Poco dopo la ragazza avvertì il contatto scivoloso di un oggetto puntare il suo ano; si trattava di un plug che Alberto, delicatamente, le infilò nel culo. Lo spingeva e muoveva per abituarla a questa seconda invasione. In seguito il piccolo dilatatore venne rimpiazzato da uno più largo. Il culo di Elena veniva progressivamente aperto e dilatato. Sapevano entrambi cosa sarebbe accaduto, ma di certo per Mattia fu una sorpresa. Alberto aveva adorato lo spettacolo sublime offerto dalla sua ragazza, ma ora intendeva partecipare. Ormai nudo si pose dietro di lei e senza esitare ficcò il suo cazzo nel culo ormai elastico della sua ragazza. Penetrata in entrambi i buchi lei era al culmine del suo piacere.

Avvertiva in sé la sensazione di potere; al centro di due uomini il suo corpo veniva adorato e onorato. Ma per Mattia questo fu troppo; resistette una manciata di secondi poi si arrese. Con un piccolo grido rauco e soffocato riempì il preservativo di sperma. Elena avvertiva nitidamente le contrazioni dell’onda orgasmica che attraversava il ragazzo e poté godere della visione del suo viso trasfigurato dal piacere.

Quando l’onda si quietò, rimasero immobili per un istante. Anche Alberto si fermò. Come accade sempre in queste situazioni, quello che avevano appena vissuto era la potente benzina che quando Mattia fosse partito avrebbe alimentato la passione reciproca. Si sarebbero cibati delle loro stesse emozioni per ritrovarsi loro due, soli. Avrebbero evocato a parole quanto accaduto. Avrebbero assaporato il loro essere complici. Avrebbero riaffermato con il linguaggio dei corpo che la coppia erano loro. Che Mattia era stato un bel gioco; eccitante ma pur sempre un gioco come tutti gli altri che avevano vissuto in passato. Perché il vero segreto di una coppia libertina è questo: usare le emozioni che procura l’incontro con gli altri per rendere paradossalmente più forte e stabile la relazione. Usare queste emozioni (perfino la gelosia, se ve n’è!) per non farsene dominare, ma per uscire dalla trappola del possesso e di ciò che si dà per scontato. Fra tutto, forse questo è l’elemento più difficile da comprendere dal di fuori e che è prerogativa delle coppie più evolute e consapevoli.
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