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Una giornata perfetta al club


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
17.09.2019    |    11.166    |    6 8.6
"Dopo aver scambiato battute maliziose con lei mi allontanai..."
Ero eccitato. Ero particolarmente eccitato quel giorno. Sentivo qualcosa nell'aria e dentro di me. Non ha importanza quante esperienze ho vissuto né quante donne ho conosciuto. La magia si rinnova. Ogni volta. Uguale eppure diversa. Diversa perché diversi sono i compagni di giochi. Diversa perché ogni situazione è unica e irripetibile. Diversa perché noi stessi siamo diversi. Diversa perché cresciamo e impariamo. Diversa perché non siamo macchine e di volta in volta il nostro stato d’animo influenza il nostro modo di giocare. Tutte le esperienze meritano di essere vissute, se lo si fa con consapevolezza. Da tutte impariamo qualcosa. Non tutte sono perfette o memorabili. Talvolta lo scarto inevitabile tra fantasia e realtà ci può deludere; talvolta il feeling non scorre come avremmo voluto. Eppure… eppure vale la pena di vivere anche le esperienze imperfette. Ogni cosa trae significato dal suo opposto. Come potremmo apprezzare la luce se non esistesse il buio? Come potremmo godere del caldo se non esistesse il freddo? Come potremmo infine capire che una esperienza è stata davvero stupefacente se non avessimo un termine di confronto?

Ci sono quei momenti nei quali, inaspettatamente, tutti i tasselli si incastrano nel modo giusto. In cui tutto va secondo le nostre aspettative. O addirittura oltre, con bellissime sorprese. Esistono i giorni perfetti. Esistono le congiunzioni astrali che ci permettono di vivere la giornata perfetta. In cui siamo in armonia con noi stessi. Le tensioni e i pensieri ci abbandonano. Entriamo in una bolla magica e perfetta. Corpo, anima, cuore e pancia. Tutto allineato. Armonia. Quel giorno, non lo sapevo ancora, sarebbe stato così. Un lungo giorno di complicità e divertimento. Un giorno di sesso. Tanto. Forte. Potente. Sesso.

Eravamo in quattro: le mie super amiche Messalina e Akira mi avevano invitato a passare il pomeriggio e la sera in un noto locale di Cologno che già conoscevo. Vi avevo tuttavia passato solo qualche serata, ed era la prima volta che mi recavo li nel pomeriggio. Il quarto era Vittorio, un amico speciale di Messalina. Non lo conoscevo. Era un ragazzo giovane, ma già ben consapevole e molto simpatico. Entrammo assieme in un clima di allegria di relax. Akira e Messalina sono due ragazze fantastiche, di cui ho già parlato in molti racconti. Un concentrato di simpatia e voglia di vivere. Due porcelline che vivono la loro sessualità libere da tabù e condizionamenti. Sono belle, bellissime. Sono sensuali. Sono femminili e provocanti. Non passano mai inosservate; tutti le guardano, tutti le desiderano. Ma non tutti possono avere il privilegio di giocare con loro. È un onore che va meritato. La loro amicizia mi onora.

Le ampie vasche esterne erano già affollate. Coppie, donne uomini che si godevano l’idromassaggio, chiacchieravano nudi e flirtavano. Alcuni erano chiaramente degli habitué. Altri più nuovi si guardavano attorno. Messalina e Vittorio sparirono. Non era difficile immaginare dove fossero. Ancora meno difficile immaginare cosa stessero facendo. Io mi immersi fra le bolle assieme ad Akira. Era tutto esattamente come doveva essere. I suoi occhi brillavano, la sua bocca morbida sorrideva. Una donna che amava la vita e la voleva assaporare fino alla fine. La sua pelle bagnata scivolava sulla mia. Le nostre bocche si cercavano ripetutamente. Adoravo baciarla! Facevo scivolare le mani lungo le sue cosce sode, sui piccoli seni appuntiti da ragazzina. Di tanto in tanto la prendevo in braccio in acqua. Le sue gambe attorno ai miei fianchi, i nostri sessi si sfioravano. Mi stavo eccitando. Al contempo non avevo fretta; assaporavo il momento. Il qui ed ora. Ero per una volta davvero centrato. La confidenza con la mia amica mi faceva sentire del tutto a mio agio. Non era la mia donna. Apparteneva (ed è il termine giusto!) a un altro. Un mio caro amico. Fra me e lei c’era davvero un rapporto bello e profondo. Di amicizia e rispetto e in cui i ruoli erano chiari. Senza ambiguità. Amici e complici.

Una coppia passò al nostro fianco. Lei aveva i capelli biondi tagliati corti e un sorriso dolce e malizioso, un corpo pieno di promesse. La sua fessura depilata si mostrava fra le cosce. Lui era alto, magro…e munito di un ottimo argomento. Ci eravamo scritti sul sito, e sapevo che li avremmo incontrati. Ci eravamo dati appuntamento senza impegno per nessuno. In libertà. Quando li vidi seppi che avremmo giocato con loro. L’intuito del Lupo me lo disse. Tuttavia, non volli correr loro dietro subito. Per una volta ebbi la capacità di vivere le cose come vengono, qualità che troppo spesso mi era mancata e che stavo lavorando per riuscire a raggiungere. Avremmo giocato. Avremmo scopato.

Ma non subito. In fondo alla zona del solarium intravvidi una figura che riconobbi subito. Lei era mora, bella sensuale. Un corpo magro e tonico. Un culo piccolo e sodo. Mi aveva provocato in passato, più volte, sulla pista di un altro noto club milanese. Ma non ero mai riuscito ad andare fino in fondo con lei, benché la desiderassi. Lei apparteneva a quel tipo di donna che gode più a suscitare nell'uomo un desiderio inappagato piuttosto che godere con lui. Anche se, ne ero certo, piacevo anche io a lei. Presi per mano Akira e ci avvicinammo ai due. Lei era nuda e alla luce del sole ammirai il suo corpo. Maturo ma piacente. Chiacchierammo un po’ e scherzai sul fatto che proprio non mi volesse. Lei mi guardava fra il divertito e il provocante. Voleva certo vedere fino a dove mi sarei spinto. Pensava forse ti avermi trovato nelle patatine? Pensava che fossi timido? Sorridendo mi avvicinai e senza preavviso iniziai a leccarle i capezzoli. In fondo, la cosa peggiore che potesse succedermi era di venir respinto. Non mi respinse. Chiuse gli occhi e si godette quel tocco delicato, mentre il marito guardava sornione e Akira di certo si stava iniziando ad eccitare. Mi sentii incoraggiato. Lei era seduta comodamente. Scesi lungo la sua pancia e scivolai fra le sue cosce. Le aprì per esporre la sua figa rosa e liscia. Il messaggio era chiaro e mi dedicai a lungo al suo piacere, mentre uno dei tanti fastidiosi singoli, un uomo dall'aspetto volgare si avvicinò e stette in disparte. Trovai inopportuno il suo avvicinarsi. Ma non era la mia donna. Non avevo alcun diritto di escluderlo.
Volli rendere più piccante il gioco, nella speranza di riuscire infine a sbattermi la bella sconosciuta che avevo ammirato più volte ballare in modo lascivo vestita con abiti succinti che la esaltavano. Così dissi ad Akira: “vieni un tu a leccare adesso?”. Volevo creare la situazione, portarla al limite. Akira era la complice perfetta. Lo sapevo. La mia amica adora la figa e non si fece pregare. Sapevo che era bravissima e non ebbi alcuna sorpresa quando i sospiri della donna crebbero di intensità e chiuse gli occhi. Lo spettacolo delle due donne era sublime. Akira era a pecorina, il volto affondato fra le cosce dell’altra mentre lasciava ammirare ai presenti il suo culo offerto. Le persone intorno a noi iniziarono a notarci. Le cose stavano andando per il verso giusto quando il singolo si intromise con prepotenza. Mi sarei aspettato che la coppia gli dicesse di restare a distanza. Ma non accadde. A lei piaceva troppo la parte del miele che attira le api. Invece ai miei occhi si ruppe la magia. Dato che il marito non sembrava partecipante, avrei giocato volentieri con lei e Akira. Ma ho sempre detestato i singoli per il loro modo untuoso di insinuarsi cercando disperatamente un pertugio, in senso proprio e figurato. Per me la situazione finiva così. Non ero lì per aumentare l’ego ipertrofico della donna. I singoli erano ben più adatti di me a questo ruolo. Che stessero pure lì a uggiolare come cagnolini.

Il Lupo si alzo con Akira e andammo in cerca dei nostri amici. Nelle stanze al piano terra, appena dissimulati dalle leggere tende chiare si muovevano dei corpi in modo inequivocabile. L’energia sessuale stava iniziando a salire. Il desiderio cresceva in noi. Messalina e Vittorio, dopo aver giocato fra loro erano caldi e pronti per andare oltre. Ci guardammo in volto. Nessuno parlò. Le parole erano superflue. Il desiderio ardeva in noi e salimmo lungo le scale in penombra. Nei lunghi corridoi vedemmo il consueto via via. Coppie decisamente in là con gli anni che di certo non suscitavano il nostro interesse. Uomini soli che si aggiravano tristi da un locale all'altro. Nella piccola sala cinema una donna matura intratteneva numerosi uomini. Non era un bello spettacolo e ci allontanammo. Non trovammo alcuna situazione che ci invogliasse a partecipare, così trovammo una stanza tutta per noi. Avevamo tutto ciò che occorreva per dare vita alla nostra magnifica festicciola privata. Le donne erano bollenti. Nude. Vogliose. Nella consueta atmosfera irreale la piccola orgia ebbe inizio. Bocche, mani, corpi. Nella penombra i nostri corpi si muovevano in ogni direzione sul gigantesco letto. Di tanto in tanto qualcuno si affacciava alla porta, sperando di essere invitato al nostro prelibato banchetto. Io ero in quella condizione magica. Che solo chi ha vissuto queste situazioni può capire. Ero fuori dal tempo e dallo spazio. Stavo trascendendo il mio ego. Ero nel qui ed ora. Ero puro istinto. Ero davvero me stesso. Quasi non vidi entrare nella stanza la coppia che mi aveva salutato all'inizio di quel magico pomeriggio.

Di colpo fummo in sei. Fu surreale, come sempre. Non parlarono. Si limitarono a togliere gli asciugamani che li cingevano e con la massima naturalezza si unirono a noi. Tutto fluido. Tutto spontaneo. Tutto naturale. Maledettamente naturale. Ciò che in qualsiasi contesto sociale sarebbe stato visto con indignazione, riprovazione e scandalo qui si poteva. Nel mondo del gioco l’unico limite è la libera volontà di tutti. All'interno di questo recinto è tutto lecito. Vertigine. Pura vertigine. Ricordo bene: ero sdraiato sulla schiena. La donna con i corti capelli biondi passò sopra di me la sua testa protesa verso qualcosa di agognato. Non vedevo se si trattasse di un cazzo o di una figa. So che improvvisamente ebbi le sue cosce aperte proprio sopra la faccia. L’odore del sesso, l’odore della femmina eccitata mi colpì le narici. Perfettamente depilata. Liscia. Profumata di donna. L’invito era sfacciato e lo adorai. Senza esitare protesi il viso verso quella meravigliosa fessura di carne viva e pulsante, con i suoi bordi frastagliati e il piccolo cappuccio che sovrastava tutto. Sapevo esattamente cosa fare. Nessuna esitazione. Fra l’istinto e l’azione non si frapponeva alcuna barriera, alcun limite né alcun pensiero. Istinto. Azione. La assaggiai come si assaggia il frutto proibito dell’Eden. Leccai, baciai, succhiai, penetrai con la lingua indurita. Diedi tutto. Tutto me stesso, ancora una volta. Perché dare piacere è il vero piacere.
Intorno a me le cose erano sempre più confuse. Vidi Messalina, che adora i grossi calibri (la troia!) godere del compagno della bionda e del suo cazzo durissimo. La sentivo gemere con voce strozzata e invitarlo a continuare a darle piacere. Lo cavalcava come sa fare lei. Con forza. Senza ritegno. Anche Vittorio e Akira godevano in ogni modo. Gemiti, sospiri. Ovunque allungassi le mani toccavo corpi femminili eccitanti e ansanti. Presi l’iniziativa e mi sottrassi da sotto la bionda pulcina per presentarle a mia volta il cazzo. La sua bocca non attese un solo istante per ingoiarmi. Mi attaccai ai suoi corti capelli, le tenni la nuca per affondare fino alla sua gola. L’affascinante sconosciuta non fece una piega, non si sottrasse. Ingoiò fino alle tonsille e sbavò fiotti di saliva. Ero al settimo cielo, ormai infoiato. Il lupo dominante in me prese il sopravvento. Senza violenza, ma con decisione la afferrai e la feci voltare per scoparla a pecora. Tutto il mio desiderio stava erompendo con forza. I miei colpi erano dapprima misurati, ma compresi presto che la pulcina amava la decisione; la mia presa sui fianchi divenne più stretta. I miei affondi sempre più profondi. La volevo scopare cazzo!, volevo entrarle dentro a fondo. La volevo sbattere. Lei voleva esattamente lo stesso. Eravamo sconosciuti, avevamo scambiato solo poche parole. Ma l’intesa dei nostri corpi era perfetta. Non mi bastava la sua figa. Il suo ano occhieggiava fra le sue chiappe sode e tonde, dalla pelle setosa. Era scuro, quasi invisibile nella luce scarsa. Ma c’era. Nascosto, segreto. Chiuso. C’era. C’era e lo volevo. Non disse nulla quanto appoggiai la punta. Aveva la capacità di rilassarsi e bastò un solo fluido movimento a incularla. Era divino…e ancor più divino fu quando la voltai. La afferrai con decisione per le caviglie per avvicinarla. Le alzai completamente le gambe. Volevo ancora il culo. Volevo vederla in faccia mentre la profanavo. Vedevo chiaramente la tua figa e sotto il suo buco profanato. Di tanto in tanto uscivo per vederlo completamente aperto; poi via di nuovo dentro. I miei occhi fissavano i suoi. Il suo piacere era riflesso nel mio finché non arrivai al limite. I miei schizzi le coprirono le labbra.

Avrei già potuto ritenermi più che soddisfatto di questa magnifica orgia. Avrei potuto essere appagato dopo un’esperienza che la maggior parte delle persone si limita a sognare e desiderare per una vita intera. In una situazione così anche il mio corpo mi avrebbe segnalato di aver raggiunto l’appagamento. La soddisfazione dei miei desideri. Eppure. Eppure quello era solo l’inizio. Per quanto avessi giocato in modo magnifico con la bionda c’era altro in serbo. Mi voltai. E vidi una donna. Una singola. Non vedevo bene il suo volto nella penombra, ma il suo corpo era minuto e sodo, disegnato dallo sport. Stava lì sulla soglia, assieme ai vari curiosi che speravano di essere ammessi al banchetto. Ci guardava. Attendeva di essere notata. Vittorio la notò e con un cenno la invitò a unirsi a noi. Il ruolo di una singola in queste situazioni è delicato. Ma lei aveva capito che nel nostro gruppo c’era rispetto e voglia di gioco. Di certo la tranquillizzò la presenza di altre donne. Insomma, non le sembrammo pericolosi, e aveva ragione! Il mio corpo reagì all'istante. L’erezione emerse potente di nuovo. Mentre nuovi intrecci si creavano nel resto del gruppo, lei iniziò a giocare con il mio giovane amico. Era disinvolta. Era troia. Li ammirai qualche minuto e mi aggiunsi. Subito la nuova sconosciuta mi accolse nella sua bocca. Era delicata, esperta. Avvertivo i movimenti della sua lingua, delle sue labbra mentre Vittorio la stava montando dietro di lei. Quando si staccò, mi occupai io del suo piacere, leccandola e ricambiando il piacere che mi aveva donato poco prima. L’odore del sesso riempiva la stanza. Il sudore rendeva i nostri corpi scivolosi. Salii su di lei. La donna non era lì per fare l’amore dolcemente. Era lì per essere presa e sbattuta. Era lì per sentire la passione e la forza gentile del maschio dominante. E le diedi ciò che voleva. Senza che parlasse, senza che chiedesse. Nessuna parola era stata scambiata fra noi; non serviva. Parlavano i corpi nella lingua del desiderio. Quando poi la girai per penetrarla a pecorina il suo culo mi apparve in tutta la sua tonda e maestosa bellezza. Non potevo resistere neppure questa volta. Quando puntai la cappella sul suo ano, lei passo la mano dietro la schiena. Fu lei a metterlo nel punto esatto. In apparenza passiva, era lei a comandare il gioco. Ancora una volta affondai nel paradiso e andai avanti a lungo. Avrei potuto andare avanti all'infinito, dato che ero venuto da poco. Ma pian piano le mie forze vennero meno. Il caldo era insopportabile e di comune accordo ci alzammo per andare a rinfrescarci.

Adoro il momento che segue l’orgia fra sconosciuti. Quel momento in cui le convenzioni sociali si riaffacciano. Ci si presenta come se fossi al bar durante l’aperitivo. Si torna civili. Si torna persone dopo essere stati animali. Così strano e surreale. Di lì a poco ci sarebbe stata la cena, e la serata sarebbe proseguita. Negli ampli spogliatoi c’era molto fermento. Uomini e donne, si lavavano, si profumavano. Si vestivano. Apparivano pantaloni e camicie per i maschi. E per le femmine? Un tripudio di seduzione: le vedevi truccarsi ornate da perizomi audaci, reggiseni trasparenti. Scarpe con tacchi a spillo slanciavano le loro figure. Pantaloncini stretti, maglie scollate. Vestiti provocanti. Gonne corte. Era meraviglioso ed emozionante vedere come si trasformavano per esaltare la loro femminilità. Le ammiravo tutte; erano diverse, giovano e meno giovani, magre o in carne. Tutte profumavano di provocazione. Era il paradiso. Anche noi ci preparammo, fra scherzi e risate, urtandoci nel poco spazio esistente fra le lunghe file di armadietti. Notai fra le altre una ragazza. Molto giovane. Mora. Alta. Passai al suo fianco e lei mi guardò sfacciata. La scintilla passò fra noi come una scarica elettrica. Capii immediatamente che il predatore era diventato esso stesso preda. Mi desiderava. Mi disse qualcosa per rompere il ghiaccio ed io risposi malizioso. Il suo compagno, un uomo scialbo, restava in disparte. Dopo aver scambiato battute maliziose con lei mi allontanai. Non sarebbe certo fuggita. Quando una donna vuole un uomo ci sono poche possibilità che non lo ottenga. Durante la cena scherzai con i miei amici. Vedevo al tavolo la giovane dello spogliatoio assieme a suo marito e alla singola che si era unita al nostro gruppo in precedenza. Ci guardavamo. Era eccitante flirtare in modo così sfacciato mentre lei ignorava il compagno ostentatamente.

Iniziarono le danze: la pista si riempì progressivamente di belle donne che ancheggiavano nei loro vestiti. Le più audaci, le più esibizioniste si radunavano sul palco sopraelevato al centro della pista, seminude, godendo il piacere di essere guardate, ammirate, desiderate. Si baciavano e strusciavano fra di loro. I maschi accalcati ai loro piedi protendevano le mani per toccarle. Quel momento durò poco. La pista venne abbandonata da tutti. C’era terrazza sul tetto del locale. Il fresco della sera concedeva refrigerio dopo una giornata di sole cocente.

Mentre ci stavamo avviando, noi quattro e la nostra nuova amica dell’orgia, incrociammo la ragazzina dello spogliatoio e il suo anonimo marito. Dissi loro semplicemente: “noi andiamo sulla terrazza, venite anche voi?”. Senza attendere la risposta mi unii al mio gruppo. Non volevo insistere. Non volevo forzare le cose. Stava a loro decidere cosa fare. Non era una coppia esperta di locali. Si capiva. All'atteggiamento deciso di lei faceva contrasto la titubanza di lui. La terrazza era deserta. Le stelle brillavano sopra le nostre teste e una brezza gentile spirava. Ci sedemmo in cerchio sulle sdraio, chiacchierando, fumando, rilassandoci. Vidi la sconosciuta accoccolarsi accanto a Vittorio. I suoi short erano così corti che quasi lasciavano vedere le labbra gonfie della sua figa. Le mani del ragazzo la accarezzano lentamente. Improvvisamente i due si sedettero con noi. La ragazza si mise accanto a me, non casualmente. Scherzammo e li mettemmo a loro agio. Lei disse che desiderava si divertisse anche il suo uomo. In realtà, lo compresi, desiderava uscire dalla sua attenzione e controllo per dare vita alla sua fantasia. Ridendo dissi: “che problema c’è? Akira, vuoi occuparti del signore?”. La mia amica fu perfetta, come sempre. Si alzò, si pose dietro l’uomo seduto e iniziò a slacciargli la camicia. Nulla qual punto avrebbe potuto fermare la ragazza, che seppi si chiamava Tatiana. Era libera.

Ci alzammo, lei ed io, e ci spostammo di qualche metro. Ci baciammo subito ed avvertii distintamente il fuoco che le ardeva dentro. Seduti su una sdraio le aprii le gambe. Scesi, scostai il perizoma per accedere alla sua figa. Mi lasciava fare e iniziai a leccarla, lentamente. Volevo farla bagnare, eccitare. Mi interruppi un istante per ordinarle di togliersi tutto; sfilò il vestito, slacciò il reggiseno e mi apparve il suo seno pesante e pieno. La assaporai a lungo. Gustai il sapore della sua pelle, la durezza dei suoi capezzoli, la morbidezza bagnata della sua figa. E anche il gusto proibito del suo ano scuro. Giocai senza fretta, con la bocca e le mani. Quando la sentii pronta mi sedetti a mia volta spogliandomi. “Mettiti in ginocchio” furono le mie parole. Obbedì senza una parola e inizio a succhiare con desiderio, come una troia. La sua lingua era instancabile, dalla punta fino alle palle. Per Tatiana era la prima volta. La prima volta dopo chissà quanti anni che veniva scopata da un uomo che non era suo marito. Da un perfetto sconosciuto. Chissà quali emozioni provò nell'istante in cui, rovesciata sulla schiena e con le cosce completamente spalancate, venne penetrata. La osserva negli occhi mentre conquistavo il suo corpo centimetro dopo centimetro. Godeva. Godeva di me. Godeva del mio cazzo. Godeva della sua libertà. Godeva e basta mentre il marito, un’ombra confusa fra le altre ombre, cercava goffamente di entrare nello spirito di quella serata speciale. Sua moglie si stava facendo sbattere da un altro per la prima volta. Chissà cosa provò lui. So cosa provai io: godimento e perversione. Adorai vederla perdere ogni controllo, bambola obbediente nelle mie mani. Troia e felice di esserlo. Fu magnifico prenderla prima a quattro zampe sulla sdraio e poi in piedi, appoggiata su un tavolino, le gambe esaltate dai tacchi che portava. Le coprii infine il seno di sperma.

Fu tutto. Raggiungemmo gli altri. Avevamo dato fondo alle nostre energie e al nostro desiderio. Ero in pace con me stesso.


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