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L’Autista del Direttore


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
05.02.2020    |    17.937    |    8 8.8
"Soprattutto volli riprendere e mostrare al manager il suo volto cosi bello ed erotico..."
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“Che problema c’è? La faccio accompagnare e riprendere dall'autista della ditta”. La risposta del Manager mi lasciò di stucco. Situazioni strane ne avevo vissute molte. Ma questa mai! Il marito era partito alcuni giorni; il suo ruolo e le sue responsabilità professionali gli richiedevano una impegnativa trasferta. La Marchesina, povera, sarebbe rimasta sola a fare la mamma e la professionista. Chi l’avrebbe consolata? Chi avrebbe scaldato il suo corpo e le sue notti nel lettone coniugale? Potevo forse abbandonarla a una solitudine di forzata castità? Potevo non cogliere l’occasione di una esperienza che desideravo da molto, una serata intima, maledettamente intima? Lei e io. Soli. L’occasione era infine giunta.

Quello che a mio avviso è importante raccontare è il percorso con cui io, un singolo, era riuscito a ottenere un privilegio che molti sognano: passare un momento solo con una donna sposata. Non solo sposata; felicemente sposata. La Marchesina e il Manager, come ho già avuto modo di raccontare erano tutt’altro che una coppia distante o in crisi. Innamorati da vent’anni, erano per me un modello. La loro confidenza era totale. Vederli assieme permetteva immediatamente di percepire fino a che punto si completassero. Lui era un uomo deciso, sicuro di sé stesso. Nei sui occhi si leggevano intelligenza, carattere, curiosità e un luccichio malizioso. In lei colpiva la naturale elegante compostezza. Il suo contegno. Timida lei quanto sfrontato lui. Comprendevo istintivamente le loro dinamiche, così funzionali al loro equilibrio. Era stato lui, con pazienza, a portarla sulla cattiva strada. L’aveva gradualmente portata a superare le sue vergogne e i retaggi della sua educazione. La Marchesina prendeva coscienza di quanto desiderio e di quanta voglia trasgredire e sentirsi libera. Sono forse presuntuoso ma ritengo di essere arrivato nelle loro vite al momento giusto.

Il Manager ed io ci comprendevamo al volo. Eravamo alleati. Per quando sembri assurdo e paradossale dirlo ero diventato suo amico scopandogli la moglie. Nel complesso e intrigante rapporto tre che stavamo tessendo non vi era spazio per ambiguità né incomprensioni. Ero perfettamente a mio agio nel ruolo di “terzo”. Anche a lui piaceva il sesso ed io gioco, come aveva dimostrato quando ci eravamo incontrati casualmente in un club e aveva approfittato della generosa bocca di Bijou. Sono però convinto che il suo vero e segreto piacere fosse vedere la tua dolce e casta moglie percorrere il sentiero della depravazione fino a diventare la troia che lui desiderava. Lo tradiva il lampo nello sguardo che notai ogni volta che facevo godere sua moglie. Nessuna gelosia. Ero stato fin da subito molto chiaro e trasparente, come penso si dovrebbe sempre essere. La donna era la SUA donna. Il pensiero di rimettere in discussione questo fatto non mi aveva mai attraversato la mente. Così, solo così mi ero gradualmente conquistato la sua fiducia. La simpatia fra noi era scattata immediatamente, ma solo il tempo e gli incontri lo avevano indotto ad abbandonare qualsiasi diffidenza o sospetto verso di me. Quando comprese che nelle mie mani la Marchesina sarebbe stata protetta e rispetta quando nelle sue e quando comprese che questo alleato era lo strumento più efficace per arrivare ai suoi perversi obiettivi, mi lasciò carta bianca. Mi diede addirittura un aiuto logistico inviando il suo autista ad accompagnare la moglie e riportarla poi a casa.

Mentre attendevo l’arrivo della donna che sarebbe stata a mia disposizione lo spazio di qualche ora, immaginavo la scena che si stava svolgendo. Lei stava svolgendo il suo ruolo di mamma affettuosa, aveva fatto cenare i bambini affidandoli poi alla nonna. La vedevo con l’immaginazione rimboccare le coperte e dare il bacio della buonanotte ai suoi bimbi. Ma indossando già gli abiti sexy che le avrei ordinato di togliere di lì a poco. La vedevo salutare la nonna dandole le ultime raccomandazioni. Chissà cosa le disse per motivare la sua uscita mentre il marito si trovava a migliaia di chilometri? Chissà quanto batteva il suo cuore quando, coperta da un lungo cappotto che ne celava il cortissimo vestito, uscì di casa e si avvicinò silenziosa all’automobile aziendale? E ancora, cosa diavolo pensò l’autista che ben conosceva lei e il marito? La moglie del Direttore che si fa portare in una casa privata una sera, dicendogli di tornare a prenderla a mezzanotte. Molto, molto sospetto. Molto intrigante. Molto cinematografico. Godevo nell’immaginare l’imbarazzo di lei al pensiero che il fidato autista, quasi certamente, avesse compreso tutto. Sono sicuro che le sue guance erano rosse di imbarazzo quando salì a bordo. Ma non si fermò e non desistette. La sua voglia di trasgressione andava oltre tutto il resto.

Suonò il citofono. Finalmente la mia preda era lì. Era giunta alla tana del lupo per essere divorata. Entrò a casa con quel sorriso timido che mi aveva conquistato fin dal primo istante. Quando si tolse il cappotto ammirai una volta ancora il suo corpo elegante e apparentemente inaccessibile. Avevo già predisposto l’altalena per adulti fissata a un robusto tassello. La scena era rischiarata dalla luce rossa e da numerose candele disposte sul tavolino. Il modesto soggiorno era come trasfigurato da quella luce onirica e dalla bellezza della donna. Aveva portato un telefono per riprendere tutto ciò che sarebbe successo. Il Manager stava impazzendo all’idea di vederla. Li avrei volentieri accontentati. Tutto ciò che desideravo ora era fottere la Marchesina e godere di lei come di una cagna. Sentivo che anche lei si fidava completamente di me che non si sarebbe fermata. Dietro la sua imperturbabilità ero certo che il suo cuore fosse in subbuglio. Ero certo che la sua figa era già umida.

La presi fra le braccia e iniziammo a baciarci. Prima dolcemente, poi con passione. La moglie non attendeva che quello, il momento di lasciarsi completamente andare. Era docile creta nelle mie mani. La sua bocca cercava incessantemente la mia e le tue mani si posavano ora sul mio petto ora sulle mie spalle mentre io le accarezzavo la schiena fino a saggiare la consistenza eccitante delle sue natiche che, in un primo impeto di dominazione, afferrai con forza facendola sussultare. Le sfilai lentamente il vestito e la ammirai in autoreggenti e intimo verde petrolio che metteva in risalto la sua pelle bianca e delicata. Il ventre era piatto, il seno oscillava lentamente ai suoi respiri affannosi. I capezzoli già eretti. La Marchesina, come tutte le donne, non si vedeva né bella né sexy. Le riprese che stavo per effettuare, oltre a fare impazzire suo marito, le avrebbero plasticamente mostrato quanto si sbagliasse e quando fosse femmina!

Il nostro primo spezzone la mostrava inginocchiarsi lentamente al mio ordine. L’occhio indiscreto della telecamera ne vide l’espressione avida mentre apriva la cintura. Poi slaccio il primo bottone, prese fra pollice e indice la cerniera e la abbassò fino in fondo. Afferrare pantaloni e boxer con un movimento fluido fu un tutt’uno. Come spinto da una molla, già bagnato in punta, il mio cazzo sgusciò fuori sbattendo su quel volto delicato. L’odore del maschio le riempì l’olfatto e subito iniziò a leccare quelle prime gocce per poi dedicarsi a un delizioso pompino. Sapevo che le sue esperienze erano state limitate. Quanti cazzi poteva aver preso in bocca in vita sua? Una mezza dozzina, a dir tanto. Eppure, le piaceva. Le piaceva il Maschio. Le piaceva fare la succhiacazzi come se io l’avessi raccolta sul marciapiede di casa mia e le avessi allungato una banconota.
La piccola ingorda se lo gustò a lungo, cazzo e palle furono lavorati a dovere.

Ero pronto a occuparmi di lei. Quando le dissi di salire sull’altalena senza fare storie restò inizialmente perplessa. Si inerpicò tuttavia agilmente e presto fu a mia completa disposizione. Il culo era posato su una ampia fascia, una seconda le sosteneva la schiena mentre le caviglie erano appoggiate sulle staffe. Indifesa e totalmente esposta con le gambe aperte. Quando le leccai l’interno coscia gemette piano, quasi vergognandosi di desiderare la mia bocca al centro del suo essere. Era fradicia, completamente fradicia. La situazione aveva fottuto la sua testa ben prima che il mio cazzo fottesse la sua testa. In piedi di fronte a lei, ero all’altezza giusta. La feci dondolare lentamente e ogni volta strusciavo sul suo clitoride. Una, due, mille volte. Bastò cambiare l’angolazione e l’ennesimo andirivieni la portò a improvvisamente a prendere tutto dentro fino alle palle. Ancora volli riprendere la scena. Il movimento regolare dell’altalena, il primo piano del mio cazzo che ogni volta la riempiva, il luccichio viscido dei suoi umori, il clitoride gonfio. Soprattutto volli riprendere e mostrare al manager il suo volto cosi bello ed erotico. Esprimeva in ogni sua fibra il godimento che provava e il piacere che a squassava orgasmo dopo orgasmo.

Il Manager mi aveva chiesto esplicitamente di non risparmiarle nulla. Avrei obbedito. La aiutai a smontare da quelle meravigliosa giostra per adulti e prendemmo una breve pausa brindando assieme. Poi la portai in camera. La puttanella che era diventata non aveva più remore a prendere addirittura l’iniziativa; mi fece sdraiare e riprese il suo succoso lavoro di bocca, sbavando fiotti di saliva su di me, per poi iniziare a scendere. Avvertii la sua lingua impertinente sul perineo. Poi ancora più giù! La Marchesina mi stava viziando con un bacio davvero speciale e intimo. Godetti a lungo la sensazione di calda umidità e la il suo insinuarsi nel mio luogo più segreto. Anche quello venne accuratamente documentato, anche se temo la mia mano tremolasse parecchio.

Quindi ripresi il comando e fu la mia lingua a entrare nel suo culo. Le bellissime natiche erano divaricate. Il buco lucido di saliva e ormai pronto ad essere profanato. Il Manager, di lì a poco, avrebbe goduto di uno spettacolo osceno. Un primo piano ravvicinato del culo della moglie con la cappella del Lupo che iniziava inesorabilmente a spingere. Il Manager avrebbe visto quel buco cedere, aprirsi, dilatarsi. Avrebbe visto la sua timida mogliettina essere inculata da un altro uomo e godere profondamente di quella penetrazione così intima. La Marchesina amava essere inculata. Lo sapevo già. L’essere lì da sola con me le permise di concentrarsi unicamente su sé stessa, sui suoi desideri e sulle sue sensazioni. Godeva la troia; la sentivo godere e gemere mentre si faceva sfondare senza opporre resistenza e anzi, su mio suggerimento, iniziò a masturbarsi fra cosce. Avvertivo il movimento delle sue dita sulle palle nel momento in cui affondavo completamente in lei.

Finché.

Finché avvertii di essere arrivato al limite estremo. Ancora una volta il Manager si era raccomandato “voglio vedere che le vieni in bocca. So che fa fatica con questo e perciò mi eccita ancor di più”. La situazione così forte che la donna aveva vissuto l’aveva travolta al punto che non credo ebbe problemi a obbedire per l’ultima volta. Telecamera in una mano, mi masturbavo selvaggiamente davanti alla sua bocca aperta, alla sua lingua protesa. Ripresi ogni attimo. Il gonfiore spasmodico che precede l’orgasmo, il primo violento schizzo di sborra che le colpì le labbra aperte. Per quando mi fu possibile non sprecai una sola goccia cercando di indirizzare tutto direttamente verso la sua gola. Non aveva altra scelta se non ingoiare per non soffocare, come suo marito e il lupo desideravano. Fu brava e non sprecò una goccia.

Quando mi chiese di riaccompagnarla giù scesi con lei. In silenzio sul marciapiede aspettammo pochi istanti. La sagoma scura di un lussuoso Van si accostò. Ne scese un uomo, l’Autista. Non disse nulla e si limitò a salutarmi per poi aprire la portiera alla moglie del suo direttore. Ma se ancora avesse avuto un dubbio su ciò che la Marchesina, era andata a fare sono certo che svanì in quell’istante. Lei aveva gli occhi felici e il viso disteso di una donna che è stata scopata e che ha goduto profondamente. Io di certo avevo lo stesso sguardo appagato e soddisfatto. Aleggiò un non detto. Io non scorderò mai quella serata. Neppure lui, ne sono sicuro.
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