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Il Gioco della Bottiglia


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
12.10.2020    |    15.093    |    7 7.0
"Vi lessi anche altro, vi lessi l’Accoglienza..."
https://isentieridiunlibertino.blog/

Maya si alzò. I lunghi capelli biondi le incorniciavano le spalle. L’intimo nero che ancora (per poco) indossava valorizzava le sue curve. Tutti la ammirarono. Mi alzai a mia volta e guardai dritto i suoi occhi; vi lessi gioia, divertimento, voglia di vivere. Vi lessi la spontaneità della ragazza giovane quale era frammista alla consapevolezza di una donna che aveva già percorso un tratto importante nella sua crescita personale. Vi lessi anche altro, vi lessi l’Accoglienza. Mi stava accogliendo, nel quadro di un gioco nel quale lei e il suo compagno Marco avevano voglia di darsi.

Passo dopo passo la ragazza colmò la breve distanza fra noi; il cuore mi scoppiava in petto. Buffo vero? Io, proprio io che avevo provato le situazioni più estreme e trasgressive, ero emozionato come un ragazzino anche se la “penitenza” era davvero leggera. Ci trovammo faccia a faccia e successe. Successe come una magia. Le posi le mani sulla curva elegante e sensuale dei fianchi, brividi quando le sua invece si appoggiarono sulle mie spalle nude. L’ultimo tragitto era quello delle nostre bocche. Come in slow motion le sue labbra erano sempre più vicine, poi la scintilla. Quel bacio, che da regolamento sarebbe durato esattamente un minuto, mi fece battere il sangue nelle vene con forza. Le nostre lingue si toccarono, la tua bocca si schiuse immediatamente godemmo a occhi chiusi di quel contatto. Così maledettamente intimo. Per un breve istante esistemmo al mondo solo noi due e il nostro bacio. Il crudele timer si incaricò di concludere il nostro bacio. La vidi tornare a sedersi a fianco del suo uomo, avvertii la complicità che li univa e il gioco proseguì.

Già, il Gioco della Bottiglia. Quanti di noi vi hanno giocato (e chissà se si usa ancora, o se la realtà virtuale che appiattisce e distrugge tutto, lo ha fatto tramontare) nell’età sospesa tra fanciullezza e adolescenza, quando i primi fremiti misteriosi iniziano a cogliere corpi acerbi ma desiderosi di crescere? Quanti di noi lo ricordano con un sorriso? O invece (è il mio caso) ne serbano ricordi più amari, velati da un senso di rifiuto e di esclusione? Quanti ricordano con mai sopita invidia i compagni o le compagne più belli, più sfrontati; quelli cercati e guardati? Per me questo gioco evoca una frase allarmata che disse, anzi gridò una ragazzina piena di paure e diffidenza: “chiudi bene la bocca!” Dopo tanto tempo volevo giocarci ancora, volevo comprendere come, anni dopo e adulto fra gli adulti, fossero cambiate le dinamiche. Inoltre, avendo partecipato a mia volta a numerose feste private, avevo notato come il passaggio dalla fase più sociale (bere, presentarsi, chiacchierare…) a quella spinta qualche volta non fosse fluido come secondo me dovrebbe essere. Volevo gestire il passaggio in un modo scanzonato, leggero. Tornare un po’ tutti bambini dato che il Gioco è (anche) un tornare bambini liberi e spontanei per quanto possibile. Liberi da pregiudizi e blocchi. Avevo deciso la sequenza delle penitenze; sarei stato al tempo stesso giocatore e regista. Ma vantaggi non ne avrei avuti e non ne volevo. La bottiglia, il fato, il destino, l’Universo avrebbero deciso. Noi avremmo solo dovuto stare nell’accoglienza di ciò che sarebbe stato. Questo stavo imparando nel mio percorso tantrico. Questo avrei tentato di trasferire, nei limiti del possibile, alle mie feste.

Questa volta decisi per una situazione più intima rispetto alla prima serata. Ancora una volta curai che il bilanciamento energetico fra uomini e donne fosse perfetto. Nessun singolo invadente, nessuna ragazza a rischio di essere trascurata. Otto coppie, quattro donne e quattro uomini. La mia amica Akira era la mia donna quella sera, fremente di desiderio e di energia. Luke e Pulcina. Maya e Marco. All’ultimo si aggiunsero Francesco e Fabi. Mi scrissero poche ore prima dell’inizio del party. Non mi conoscevano personalmente ma, credo, ciò che dissi e soprattutto come lo dissi li convinsero. Cercai di trasmettere la mia idea di gioco: nessuno scannatoio, nulla di crudo. Nessuna “prestazione” (Dio, come odio questa parola oggi, dopo che ne sono stato io stesso schiavo! Una volta il senso del gioco era che la mia partner fosse soddisfatta e appagata. In teoria suona molto bene e di certo è meglio che essere egoisti. Oggi però colgo il pericolo insito in questo modo di pensare, ovvero essere schiavi dell’Ego e non del Sé. Oggi so che quel che conta davvero è la “presenza” il fluire, l’incontro dei corpi e delle energie. Spegnere il cervello e ascoltare il corpo, nel quale si cela la Verità). Le coppie erano tutte bellissime, tanto le donne (accade spesso) che gli uomini (ed è molto più raro). Curati, sensuali, profumati. Ma colsi subito anche la semplicità e la spontaneità di queste persone. Nessuno si atteggiava a fenomeno/a. Nessuno era venuto semplicemente a pavoneggiarsi per puntellare autostime traballanti. Non vidi maschere né ipocrisia. Seppi immediatamente che sarebbe stata una serata perfetta. Marco, il compagno di Maya, era un bellissimo ragazzo dal corpo armonico e dai tratti delicati seppur virili. Pulcina e Luke, i miei complici ormai abituali, erano perfettamente a loro agio. Francesco e Fabi si inserirono immediatamente nel gruppo. Lui era un bell’esemplare di maschio siciliano, dallo sguardo profondo e dai modi gentili. Fabi mi conquistò subito per la sua autoironia, quando ci raccontò che avrebbe dovuto presto togliersi i collant “ascellari” dovuti alla rottura improvvida delle sue autoreggenti. I suoi occhi erano incorniciati da lunghissime ciglia, il suo corpo magro e flessuoso, coperto di tatuaggi intriganti. Neppure lei era una donna che passava inosservata, tanto più che indossava un tubino stretto e, tolti i famosi collant, le sue lunghe gambe nude emergevano da stivali trasgressivi.

Feci sedere tutti in cerchio, uomo e donna alternati. Era un bellissimo Magnum di Prosecco millesimato (portato dalla mia amica Pulcina) a ruotare su sé stesso; prima un modo vorticoso, poi sempre più lentamente fino ad arrestarsi. Era affascinante vedere gli sguardi di tutti, speranzosi, osservare le rotazioni sempre più lente. Iniziammo… I primi giri prevedevano un rapporto sessuale simulato (ecco un vero gioco per bimbi grandi, come fingersi principesse o pirati). Akira venne prescelta ben due volte; volle dare prova della sua maestria nel muoversi (che ben conoscevo) prima strofinandosi lasciva sul corpo dell’uomo semi sdraiato sulla chaise longue e poi fingendo una pecorina. Il suo vestito si era alzato e solo un sottile filo ornava il suo culo nudo che roteava contro i pantaloni del fortunato. Toccò anche a due donne e lì la temperatura iniziò a salire in modo subitaneo. Perché il sesso, la vera energia primordiale, è della donna, non dell’uomo. Liberata da tutti i blocchi che ricevono (educazione, genitori, religione, pressione sociale…) la Donna, ogni donna, è un vulcano. Signori uomini, il vostro ruolo è di creare consapevolezza, creare le condizioni perché la vostra compagna esca dai suoi condizionamenti. Dopodiché, non vi resta che godervi lo spettacolo e accettarne le conseguenze. Tutte le conseguenze Perché l’energia primordiale e ctonia della donna, una volta risvegliato, è come un incendio indomabile. Una strada a senso unico, come dico spesso; si può decidere in quale tratto fermarsi ma non si può (se non a prezzo di una sofferenza estrema) tornare indietro. Non pensate una donna, dopo aver assaporato la Libertà, possa accontentarsi di tornare a un rapporto chiuso ed esclusivo. Per cui badate a voi e a quel che desiderate perché potrebbe avverarsi e voi non reggerne le conseguenze! (a quel punto potete solo venire da per delle sessioni di coaching!)

Vedere le due donne strofinarsi una all’altra baciandosi fu come uno zolfanello in un pagliaio… eravamo pronti per la seconda penitenza. I due prescelti avrebbero dovuto, sempre nel tempo canonico di un minuto, spogliarsi a vicenda lasciando solo l’intimo. Così fu, e anche io ebbi il privilegio di mani femminili che aprivano, slacciavano, sfilavano rendendo chiara a tutti (c’erano dubbi?) quanto io, al pari degli altri uomini, eccitato. Le donne, per ora, lo rivelavano solo attraverso il luccichio dei loro sguardi simili a lupe affamate di emozioni e di contatto. Venne il momento dei baci. Non i baci “a stampo” della mia bacchettona adolescenza. A nessuna donna venne in mente di gridare: “chiudi la bocca”. Anzi si avvicinavano al compagno o compagna prescelta già con le labbra socchiuse e tumide, pronte e desiderose di farsi invadere dalla lingua e dalla saliva dello Sconosciuto. Vissi il momento intenso che ho descritto all’inizio del racconto. Ero felice, le cose stavano andando nel modo giusto, nel modo migliore, nel modo più intenso. Eravamo pronti a passare alle cose serie!

La bottiglia mi premiò al punto che qualcuno, scherzosamente, disse che era truccata. Due volte consecutive venni scelto per dare vita a un sessantanove. Prima la bionda e poi la mora vennero da me e non appena mi sdraiai a pancia in su si stesero in senso opposto. Nessuna reticenza e nessuna esitazione. Maya era già nuda mentre fui io stesso a sfilare il minuscolo perizoma nero a Fabi. Vidi le loro fighe lucide di umori scendere inesorabilmente verso il mio volto, cercando avidamente la mia bocca. Non vedevo più nulla, ero immerso in un universo nel quale contavano gli altri sensi: il profumo di Femmina sulle narici, il sapore intenso della loro eccitazione sulla bocca, i movimenti sinuosi dei loro corpi, i piccoli gemiti di piacere che riuscivo a strappare loro. Di colpo, il paradiso. Bocche che non potevo vedere affondavano su di me. Era meraviglioso cogliere in ciascuna uno stile che le era proprio. Un modo di assaporarmi e dare piacere. Liberamente. Il loro modo di succhiare rispecchiava perfettamente le loro energie. Più morbida una, più decisa l’altra. Ennesima prova che il corpo non mente. Gustai e assaporai quei momenti, quel dono della vita. Senza aspettative, senza pensare a ciò che vi sarebbe stato dopo. Godetti il qui ed ora di quel dono prezioso. È il modo giusto di godere, oggi lo so con assoluta certezza.

L’ultima prova fu la più piccante; ne fui solo spettatore. Le due coppie sorteggiate si sdraiarono sul futon, davanti a tutti. Furono coperti da un lenzuolo ed ebbero un minuto per fare tutto ciò che desideravano. Gli spettatori potevano immaginare e intravvedere e la coppia aveva una sorta di intimità speciale. Prima, se ricordo bene, toccò ad Akira e Luke. Conoscendola, non credo resistette alla tentazione di toccare quella caratteristica che rendeva il mio amico riconoscibile e ambito. Poi ancora due donne diedero vita a una danza ipnotica, con gemiti e bacio soffocati dal tessuto. La bolla di energia che avevo, anzi che avevamo creato era colma. Nessuno avrebbe più potuto frenare i partecipanti. Nessuno li frenò.
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