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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 7 - dalle 14 alle 15


di Parrino
10.11.2022    |    928    |    1 9.2
"«E io non è solo da loro che voglio farmi scopare..."
Mi stacco da te soltanto il tempo necessario per farti accomodare sul telo recuperato dal bagagliaio. Ti siedi, e io dietro di te, circondandoti con le mie gambe che vanno ad incrociarsi alle tue. Adagi la schiena contro il mio torace e tieni le mani composte in grembo. Le mie, invece, finiscono ancora sul tuo corpo. Quella sinistra a cingerti in vita, quella destra a scostarti i capelli a un lato. Reclini il capo all'indietro e mi guardi per un istante. Sorridi.
«E' uno dei giorni più strani della mia vita», dici per poi voltarti nuovamente a fissare il mare di fronte a noi.
«Aspetta a stupirti, sono passate solo sei ore. Me ne hai promesse ben di più», replico sfiorando con le dita le linee del tuo viso.
Ridi di gusto a quelle parole. «Parole interessanti e inquietanti allo stesso tempo! In realtà intendevo per la situazione in sé. Immaginavo non ci saremmo risparmiati, ma non mi aspettavo che non ci fosse nessun imbarazzo o incertezza. Insomma, prima di stamattina non ci eravamo mai visti. Eppure...».
Resto in silenzio, in attesa che i tuoi pensieri apparentemente confusi riescano ad acquisire un nesso logico e tramutarsi in parole. Intanto ti accarezzo le braccia e i fianchi, lentamente e delicatamente.
«Non lo so, non c'è stato alcun convenevole, nessun tipo di rodaggio. E' stato come se ci conoscessimo da sempre».
«E questo non va bene?», chiedo seguendo con l'indice il contorno del tuo seno.
«Al contrario - rispondi con un leggero affanno - anche se un po' mi spaventa».
Ti sfioro con le labbra la nuca e il collo mentre pronunci le ultime parole. «Se così non fosse, non avremmo organizzato questa giornata. Non credi?».
Sospiri godendoti i miei baci. «Forse no», biascichi.
«Io me l'aspettavo», insisto mentre il mio tocco si fa più audace. La mia mano sinistra fa risalire il tuo vestito fino a lasciarti scoperte le cosce, l'indice della mano destra segue la clavicola sino ad insinuarsi nell'incavo tra i seni, oltre la scollatura.
«Ah, si?», annaspi immobile.
Avverto la morbidezza di quelle collinette di carne sotto i polpastrelli, ne percorro il perimetro lungo lo sterno, scostando la stoffa in modo tale da ampliare ulteriormente il già generoso scollo all'americana del tuo abito. «Sapevo che la tua indole, il tuo corpo, il tuo sguardo mi avrebbero fatto impazzire. E' così dal primo giorno, non poteva essere altrimenti avendoti qui davanti a me. E tu...».
I miei occhi indugiano sulle coppe dei tuoi seni, ormai scoperti fin quasi alle areole e preda delle mie mani. Sospiri più rumorosamente mentre continuo a parlare. «Tu non avresti attraversato il Paese e non ti saresti donata così completamente se, da qualche parte dentro di te, non fossi stata convinta che ne valesse la pena».
Deglutisci rumorosamente e schiudi le labbra, ma dalla tua bocca escono solo ansimi mentre mi lasci giocare col tuo corpo. Tiro il cotone fino a liberare il seno destro. Lo stringo in una mano, dopodiché le mie dita vanno a cercare il tuo capezzolo prominente e duro come un chiodo. Lo strizzo per strapparti un gemito, che non trattieni abbandonando la testa all'indietro sulla mia spalla. L'altra mano, intanto, risale lungo il tuo interno coscia. Docile, apri le gambe per permettermi di arrivare al tuo sesso nudo. Trovo caldo e umido il tuo inguine, e fradicia e bollente la mia meta ultima. Gioco col tuo clitoride, e mi diverto a spalmare i succhi del tuo piacere sulla leggera peluria che contorna il tuo pube. Ti penetro lentamente prima con una e poi con due dita. Tanta è la tua voglia che scivolo facilmente dentro di te, impregnandomi dei tuoi abbondanti umori. Al contempo, muovi convulsamente il bacino e provi a stringere le cosce attorno alla mia mano per bloccarmi e sentirti piena.
«Apri le gambe, troia», ti sussurro all'orecchio.
Gemi ad occhi chiusi, combattuta tra il seguire le mie indicazioni e abbandonarti ai dettami del tuo corpo. Ti mordo alla base del collo, per strapparti un gridolino e farti tornare in te quel tanto che basta per ascoltarmi. «Apri le gambe, ti ho detto. Da brava».
Mi guardi con rabbia e lussuria mentre esegui, puntando i talloni nella sabbia e arrendendoti a quella masturbazione cadenzata intanto che faccio sgusciare fuori dal tuo abito pure il seno sinistro. Quando anche l'anulare prova a farsi strada dentro di te, comincio a sentirti stretta. I tuoi gemiti si trasformano in versi gutturali di piacere e dolore mentre forzo la tua apertura. D'istinto, scivoli fin quasi a sdraiarti con la testa sul mio petto per poter divaricare ulteriormente le gambe e permettermi un più ampio spazio di manovra. Disegno piccoli cerchi, sprofondando centimetro dopo centimetro nel tuo antro bagnato.
Quando tre delle mie dita sono per intero dentro di te, ti guardo a bocca spalancata cercare di catturare quanta più aria possibile. Lascio che ti abitui a quelle dimensioni, poi prendo ad entrare e uscire dal tuo sesso, ancora con estrema lentezza. Solo qualche passaggio, e sei tu stessa a spronarmi, a chiedermi con voce spezzata di andare più a fondo, più veloce, mentre accompagni i miei gesti con secchi movimenti di bacino.
Ancora una volta, mi fermo prima che tu raggiunga il punto di non ritorno, prima che tu possa sfogare tutto quanto accumulato in queste ore.
Mi fissi con gli occhi lucidi, implorante, senza dire una sola parola.
«Era solo un allenamento... non è con queste che voglio riempirti», ti dico smettendo di masturbarti a ponendo le mie dita striate di rivoli biancastri davanti al tuo volto.
Prima che possa chiedertelo le baci, le lecchi, le fai scomparire nella tua bocca come si trattasse del mio membro. «E io non è solo da loro che voglio farmi scopare... non è solo loro che voglio leccare... ti supplico».
«Andiamo», ti dico dopo averti attratta a me per gustare i tuoi umori direttamente dalla tua bocca.
«Dove?».
«A casa. Sei stata brava».
«Solo brava? Io non sono brava, sono indimenticabile», precisi sottovoce
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