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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 11 - dalle 18 alle 19


di Parrino
11.11.2022    |    1.055    |    1 9.2
"Ma porterà con sé il ricordo del tuo magnifico corpo - dico, chinandomi appena per sfiorarti la bocca con un bacio - di queste labbra carnose, immaginandole..."
Ti rialzi e mi baci con la bocca impastata dei nostri sapori prima di riportarmi in camera e sederti sul letto, per guardarmi mentre mi vesto a mia volta.
Intimo, jeans, maglia, scarpe e, in pochi minuti, sono pronto per andare. Divertito nel vederti camminare incerta prima in casa e poi sul pianerottolo.
«Mi hai allagata, cazzo», imprechi pizzicandomi il braccio con veemenza, intanto che cammini strofinando le gambe per tentare di asciugarti.
«Così peggiori solo la situazione», ti dico ghignando.
«Non posso fare altrimenti, qualcuno non ha voluto che mi ripulissi!».
«Privandomi del piacere di lasciarti piena di me? Scherzi?».
«Porco pervertito», dici entrando in ascensore.
«Esatto. Per fortuna non ti piaccio solo per questo motivo», sibilo abbracciandoti da tergo.
«Hai la faccia come il culo, lo sai?».
«Anche tu - replico, staccandomi e squadrandoti da capo a piedi - decisamente interessanti entrambe le zone».
Ridi. «Cretino!».
Resti un momento in silenzio guardandoti allo specchio, mentre l'ascensore ha quasi terminato la sua corsa. «Pensi sia eccessivo andare in giro così? Si vede tutto».
«Con le luci al neon sparate dritte addosso è ovvio - ti rassicuro indicando le lampade poste sul soffitto - ma fuori saremo in penombra. Si vedrà abbastanza... non tutto».
Le porte si aprono ed esco dalla cabina lasciandoti per un attimo interdetta a contemplare la tua figura. La maglia è talmente leggera da sembrare un velo, che nulla cela dei tuoi grossi capezzoli e lascia persino intuire la pelle più scura delle areole. Il pantalone ha un'evidente chiazza bagnata in corrispondenza del cavallo, ma valuti che si veda poco o nulla camminando normalmente. Ti decidi a raggiungermi nell'androne qualche secondo più tardi. «Dove andiamo?», mi chiedi.
«A fare un giro in centro», rispondo prendendoti la mano.
«In centro...», ripeti.
«Si si. Dove ci sarà tanta gente che ci incontrerà o ci camminerà accanto», incalzo provocatoriamente.
«Ti diverti, vero?», domandi mimando un'espressione corrucciata.
«Ancora no. Fra qualche minuto, spero».
E, in effetti, non avrei potuto chiedere di meglio. Con le strade affollate come non mi capitava di vederle da un po', ci mascheriamo piuttosto bene tra i passanti. Ma, se visti da lontano non sembriamo che una delle tante, anonime coppie intente a passeggiare per le vie della città, chi incrocia il nostro cammino a distanza più ravvicinata non può non notare le particolarità che ci caratterizzano. O meglio, che caratterizzano te.
Diversi uomini, soli o in compagnia, non provano nemmeno a staccare gli occhi dal tuo seno mentre gli passiamo accanto illuminati dalle luci delle insegne e delle vetrine. Alcuni, con la giusta luce e dalla corretta prospettiva, riescono probabilmente a scorgere quei dettagli che tu stessa avevi notato poco prima in ascensore. Un gruppo di ragazzini su una panchina ti adocchia già a qualche metro di distanza, seguendo con lo sguardo il tuo incedere e ruotando la testa con bocche spalancate e sguardi ebeti a chiara testimonianza di quanto tu riesca ad attrarre individui di qualsiasi età, da quelli ben più adulti di noi a ragazzini con la metà dei tuoi anni.
Ti vedo camminare ignara di tutto quanto accade, guardando un punto indefinito davanti a te, imbarazzata e agitata.
«Allora? Come va?», domando per scuoterti dal tuo stato di trance.
«E'... non... non lo so... strano...», balbetti.
«Dicesti che è una tua fantasia quella di mostrarti, no?».
«Si... e mi piace. Dio, se mi piace. Ma è imbarazzante da morire».
«E perché? Tutta questa gente non sa chi tu sia, e non ti vedrà mai più. Ma porterà con sé il ricordo del tuo magnifico corpo - dico, chinandomi appena per sfiorarti la bocca con un bacio - di queste labbra carnose, immaginandole stringere il loro cazzo - continuo, avvicinandomi al tuo orecchio destro e mordendone appena il lobo - sai quanti di loro ce l'avranno duro a causa tua, in questo momento?», concludo baciandoti il collo fino a sentirti sospirare.
«Ma tu... sei la quintessenza della gelosia, come può eccitarti questa cosa?», chiedi in un attimo di lucidità.
«Non mi eccita questo, infatti. Mi eccita sapere eccitata te. E, se soddisfare la tua indole esibizionista serve allo scopo, perché non lasciarsi andare».
«Non ti dà fastidio?», continui incuriosita.
Replico sollevando le spalle. «Che m'importa, che guardino pure. Loro, al massimo potranno chiudersi in bagno più tardi a farsi una sega pensando a te. Soltanto io ti avrò per davvero, stanotte».
«Pensi sul serio che sia così attraente?», domandi fissando i tuoi grandi occhi nei miei.
Non faccio neppure in tempo a rispondere, che a pochi passi da noi scorgiamo bisticciare una coppia di mezza età. La moglie tira via il suo braccio da quello del marito, dandogli uno scappellotto quasi fosse la madre esasperata di un adolescente ribelle piuttosto che la morigerata consorte di un uomo adulto. «Ma che cazzo...», si ribella lui. «Così impari a fissare in quel modo la prima zoccola che vedi per strada, stronzo!», la sentiamo inveire a denti stretti.
«Ecco la tua risposta», ti dico ridendo e distogliendo lo sguardo da quella scena.
«Mi sa che abbiamo rovinato la serata a quel poveretto», incalzi allegra.
«E non solo a lui - replico strizzandoti l'occhio - goditi il tuo momento».
Finalmente più tranquilla e disinvolta, riprendi a camminare guardando me e, di tanto in tanto, le facce sorprese e incuriosite che incrociamo lungo il percorso. Anche il tuo passo si fa più sicuro, conferendoti un'aria assertiva che non fa che aumentare il tuo fascino.
«Ti fidi di me?», mi chiedi improvvisamente dopo alcuni minuti.
«Certo. Completamente. Perché?».
«Mi serviva saperlo».
«Non capisco», ribatto guardandoti dubbioso.
«C'è uno che non mi toglie gli occhi di dosso da un po'», dici indicando con un lieve cenno della testa un biondino poco distante.
«Fosse l'unico...».
«Ma no, intendevo che credo ci stia proprio seguendo».
«Uhm. E quindi?».
«Dovresti allontanarti per qualche istante».
Resto in silenzio per lasciarti continuare.
«Merita proprio che qualcuno demolisca quell'aria strafottente e quell'aspetto da damerino», concludi fermandoti a un lato della piazza nella quale eravamo appena giunti.
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