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Lui & Lei

La nuova fiamma - Capitolo 2 - Fine dei giochi


di Parrino
24.11.2022    |    1.954    |    1 9.6
"Non mi aspettavo si sarebbe spinta così in là in quella sorta di gioco di ruolo..."
Restammo in quella posizione per un bel po’ di tempo, guardando singoli e coppie alternarsi sulla pista. Anche Vittoria si lasciò trascinare dal ritmo più d’una volta. Me la ritrovai in diverse occasioni a ballare a pochi metri da me, avvinghiata al suo ragazzo per i lenti o scatenata in solitaria per i balli di gruppo. Cercavo di non guardarla mai direttamente, ma sbirciavo spesso i suoi movimenti con la coda dell’occhio. La sua folta chioma le danzava intorno al volto al ritmo della musica, mentre il suo corpo tonico e slanciato si dimenava con grazia sul pavimento scuro e lucido. Non potevo vedere la sua espressione, ma nella mia mente avevo ben impresso il suo sorriso ingenuo e solare che tormentava da anni i miei pensieri. E i suoi grandi occhi castani, di cui mi innamorai perdutamente al primo vero sguardo.
In classe, Vittoria, non l’avevo notata subito. Di primo acchito, c’erano ragazze ben più attraenti di lei. Non eravamo neppure compagni di banco agli inizi. Lo diventammo in seguito, quando della nostra classe entrò a far parte una ragazza che divenne la più cara amica di entrambi. E questo finì con l’avvicinare anche me e Vittoria, sino a formare un inseparabile trio. Inseparabile almeno fino alla mia confessione di due mesi prima, certo.
Mi accorsi di lei, e ne rimasi stregato e scottato, quando me la ritrovai davanti all’uscita di scuola l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. Mi chiese un’informazione circa i compiti assegnatici. Nulla di insolito. Ma, averla davanti a me, a pochi centimetri, con i suoi splendidi occhi fissi nei miei, le sue morbide labbra ricoperte da un velo di lucidalabbra alla ciliegia, i capelli vaporosi che le ricadevano leggeri sulle spalle e un sorriso che definire incantevole vorrebbe dire sminuirlo, mi lasciò di sasso. Sentii la mia bocca seccarsi all’istante, la voglia di baciarla crescere in me fin quasi a consumarmi.
L’inesperienza e la timidezza, però, ebbero la meglio. Con espressione ebete e voce incerta mi limitai a rispondere alla sua domanda. Poi ci salutammo, dandoci appuntamento a dopo le feste natalizie. Passai ore a pensare a quando l’avrei rivista, a come mi sarei comportato, al modo migliore per sedurla. In quei giorni, però, conobbe quello che in breve divenne il suo fidanzato. E a me restò solo un crescente sentimento per lei, oltre che il rimpianto per non averlo espresso appena nato.
Mentre ero seduto sul basso divanetto in ecopelle rossa, quelle immagini scorrevano nella mia mente come un film. Valentina non tardò a rendersi conto del mio stato d’animo. Senza sciogliersi dal mio abbraccio, portò il suo viso al di sopra delle mie spalle, a pochi centimetri dal mio. Sentivo i suoi occhi su di me, carichi di affetto. Potevo ammirare la pelle del suo viso, liscia e setosa, mostrarsi ai miei occhi nella sua straordinaria perfezione. Mi sorrise lievemente, accarezzandomi una guancia col palmo della sua mano piccola e calda. Le rivolsi a mia volta un sorriso amaro, legato ai ricordi che mi attanagliavano. ‘La dimenticherai’, mi disse. ‘Tu dici?’, risposi, in tono quasi rassegnato. ‘Ne sono certa. Sei troppo per lei, e prima o poi se ne renderà conto anche il tuo cuore’. Dopo quelle parole, mi stampò un dolce e casto bacio sulle labbra. Un istante in cui non feci neppure in tempo a reagire. Le sue labbra, al contatto, erano più carnose di quanto apparissero. Un brivido mi corse lungo la schiena. Quando si staccò da me, sgranai gli occhi per la sorpresa. Non mi aspettavo si sarebbe spinta così in là in quella sorta di gioco di ruolo. ‘La smorfiosa ci stava guardando’, mi sussurrò, abbozzando un occhiolino e con un largo sorriso dipinto in volto. Restai a bocca aperta, sentendo il mio viso avvampare. Non ebbi il tempo di replicare, che le prime note di ‘Candela’, uno dei tormentoni di quell’estate, iniziarono a diffondersi dagli altoparlanti. Valentina scattò in piedi. Mi guardò sorridendomi. ‘Vado a prendermi i miei cinque minuti di celebrità’, mi disse, fiondandosi sulla pista da ballo. Iniziò a muoversi a quel ritmo latino come se non avesse mai fatto altro nella vita. Era un piacere vedere il suo corpicino esplosivo muoversi sinuoso durante il pezzo. Praticamente tutti i ragazzi erano rapiti dai suoi movimenti. Ballando, tentavano di avvicinarsi a Valentina che, però, sembrava non accorgersi neppure che tutti gli occhi dei presenti si stavano, pian piano, posando su di lei. Anche le ragazze la guardavano, alcune con ammirazione per le sue movenze feline, altre con invidia, per riuscire così facilmente a calamitare l’attenzione su di sé. Lei, però, non distoglieva mai i suoi occhi dai miei. E io facevo altrettanto.
Neanche a metà del pezzo, Vittoria abbandonò la pista e venne a sedersi accanto a me sul divanetto. ‘Carina la tua amica’, disse, con voce pacata e senza lasciar trapelare emozioni di sorta. ‘Già’, risposi, mentre il battito del mio cuore continuava ad accelerare, sforzandomi di non distogliere il mio sguardo da Valentina per non tradire le mie emozioni. ‘Vi conoscete da molto?’, incalzò lei. ‘Un paio di giorni’, tagliai corto. A stento riuscii a finire la frase, che la mia accompagnatrice, senza degnare di uno sguardo Vittoria, mi si avvicinò, prendendomi per mano e trascinandomi in pista.
‘Dai, no, non so ballare!’, le dissi, seguendola, comunque lieto di uscire da una situazione imbarazzante. ‘Lascia fare a me’, mi rispose sicura. Presto, iniziò a vorticarmi intorno, strofinando il suo corpo voluttuoso contro il mio.
Mi sentivo terribilmente inadeguato in quella situazione. Non avevo assolutamente la musica nel sangue, né ero stato dotato di alcuna capacità nel ballo. Avevo la sensazione di essere un palo metallico a disposizione di quella piccola ninfa, che si prodigava in una lap dance danzandomi tutt’intorno. Dopo qualche giro, mi diede la schiena, incollando il suo corpo al mio. Come un burattino, mi limitavo a seguire le sue indicazioni. Afferrò le mie mani, portandosele sul bacino, che muoveva a ritmo quasi frenetico. La strinsi dai fianchi, mentre le sue mani, sollevate in aria, andarono a cercare il mio collo, cingendolo delicatamente. Per quanto mi sforzassi di nasconderlo, il suo corpo incollato al mio mi turbava non poco. Le sue natiche erano premute contro il mio pube, impegnate in un movimento circolare che stimolava oltremodo il mio membro in parziale erezione. Sentivo crescere il mio pene fino a premere contro il tessuto dei pantaloni, quasi faceva male. I glutei sodi di Valentina lo accarezzavano ora dolcemente, ora in maniera più decisa, a seconda del ritmo impresso da Noelia alla sua canzone. Mentre quel piccolo mandolino di carne sfregava contro le mie parti intime e la mia erezione svettava prepotente al di sotto degli abiti, le mie mani allentarono la presa sui fianchi di Valentina, spostandosi appena verso il suo addome e risalendo, lentamente, lungo il suo corpo. Sotto il tessuto dell’abitino che indossava percepivo distintamente il suo pancino piatto e, qualche centimetro più su, le sue costole, messe ben in evidenza dalla posizione leggermente inarcata all’indietro assunta dalla mia accompagnatrice. Il cuore mi batteva all’impazzata mentre le mie mani vagavano su quell’esserino minuto e conturbante.
Quando, con la punta dei pollici, raggiunsi quello che ritenni essere il bordo inferiore del reggiseno, la musica cessò, sfumando rapidamente. Al ritmo latino si sostituì una lenta ballata a me sconosciuta.
Valentina si voltò. Ci ritrovammo, allora, faccia a faccia, sempre con i nostri due corpi quasi incollati. Ancora una volta, portò le sue mani attorno al mio collo, fissandomi negli occhi, mentre le mie tornarono ad adagiarsi sui suoi fianchi. ‘Scusami’, le sussurrai, abbassando lo sguardo. Mettendosi in punta di piedi, si sporse ancora verso il mio viso, regalandomi un altro breve ma elettrizzante bacio sulle labbra. ‘Sei così dolce’, mi disse, ‘Non devi scusarti. Anzi, mi lusingano le tue’ attenzioni’ soprattutto perché anche tu non mi sei affatto indifferente’. Ci guardammo per alcuni istanti, poi Valentina posò la testa sul mio torace, stringendosi ancor più a me, e anche le mie mani si serrarono più decisamente attorno alla sua vita. Durante quel lento, restai ad occhi chiusi a godermi le sensazioni donatami dal suo corpo stretto al mio. Sentivo il suo seno prorompente gonfiarsi al ritmo del suo respiro, la pelle morbida dei suoi fianchi scivolare sotto le mie mani e le mie dita. Per la prima volta quella sera, non mi importava nulla di quanto avessi intorno. Mi sentivo appagato per quei momenti e li vivevo senza secondi fini, senza chiedermi se qualcuno ci stesse guardando, se Vittoria fosse infastidita o meno dallo spettacolo. Per la prima volta quella sera e negli ultimi cinque anni, c’eravamo solo io e Valentina nei miei pensieri, Vittoria ne era chiusa fuori a doppia mandata. Ad un tratto aprii gli occhi. La vidi poco distante che ci guardava. Il mio sguardo non restò fisso su di lei come al solito. Chiusi nuovamente gli occhi, senza rimorsi, perdendomi ancora una volta nelle dolci sensazioni che la mia accompagnatrice stava riuscendo a regalarmi.
Alla conclusione del brano, Valentina si sciolse dall’abbraccio, prendendomi per mano e muovendo verso il divanetto. ‘Prendi la borsa e andiamocene di qui’, le dissi, impuntandomi per evitare di farla proseguire nel percorso intrapreso. Lei si voltò, sorpresa. ‘Ma’ Vittoria”. ‘Lascia perdere Vittoria. E’ il tuo ultimo giorno qui. Non è giusto che lo passi a far da balia, per me hai già fatto troppo. Il resto della serata è tutto per te’, conclusi sorridendole.
Qualche minuto più tardi, dopo aver salutato parte dei presenti e la festeggiata, io e Valentina uscimmo dal locale abbracciati, per perderci nel buio di quella notte di fine estate.
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