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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 19 - dalle 02 alle 03


di Parrino
16.11.2022    |    698    |    1 8.7
"Aiutato dai residui di olio, la prima falange scivola con facilità dentro di te, strappandoti un gemito sottile..."
Ti volti lentamente, con me ancora a cavalcioni del tuo corpo. Il mio membro sfiora dapprima le tue cosce, poi i tuoi glutei, premendo contro la tua carne. Si adagia infine tra di essi quando ti abbandoni prona sotto di me.
Muovi impercettibilmente il bacino per amplificare il contatto fra le nostre intimità. Il mio scroto spinge contro il tuo perineo, mentre il mio membro allarga appena le tue natiche sfiorando quel piccolo antro violato solo poche ore fa. La stretta del tuo fondoschiena sodo e abbondante mi eccita oltremodo. I tuoi lievi movimenti, accompagnati dai miei, stimolano il mio sesso eretto. Il calore proveniente dal tuo interno cosce mi lascia intuire quanto sia presa anche tu da queste mosse lente, da questa sottile eppure esplicita opera di seduzione, svolta quasi in autonomia dai nostri corpi bramosi l'uno dell'altro a danno delle nostre menti soggiogate e stravolte dal desiderio.
Qualche goccia d'olio sulla tua schiena anticipa il tocco delle mie mani. Massaggio le scapole, risalgo sino ai deltoidi sciogliendo i tuoi muscoli con movimenti circolari dei pollici. Mi chino appena su di te per percorrere le tue braccia fino ad avvinghiare alle mie le dita delle tue mani. Poi sciolgo quell'intreccio, seguendo il percorso inverso sino a giungere al tuo collo. Ti scosto i capelli e, sporgendomi nuovamente nella tua direzione, distribuisco leggeri baci sulla tua nuca sussurrandoti, al contempo, quanto tu sia irresistibile. Mi sollevo sulle ginocchia e continuo a massaggiarti con le mani aperte. I pollici percorrono il perimetro della colonna vertebrale, le altre dita scivolano leggere sulla tua pelle. Risalendo, ti sfioro i fianchi con la punta delle dita. Hai un sussulto quando le stesse lambiscono lateralmente i tuoi grossi seni premuti sul materasso. Abbraccio l'intera area della tua candida schiena senza soffermarmi in alcun punto preciso, vago con cura dalla nuca alle ultime vertebre lombari, sino a che la rotondità delle tue natiche rompe la precedente linearità.
Allora, passo a bearmi del contatto con la parte inferiore del tuo corpo. Mi accovaccio ancora ai tuoi piedi, ti stringo le caviglie e risalgo deciso lungo i polpacci. Seguo il percorso a ritroso più d'una volta prima di muovere dalle gambe alle cosce. E decido di provocarti portando il mio membro all'altezza dei tuoi piedi. Le tue dita incontrano i miei testicoli, mentre la mia asta turgida si adagia tra le piante delle tue estremità.
Sospiri, e non riesci a fare a meno di stringerla fra di esse, saggiandone la consistenza e la ruvida superficie. Movimenti troppo articolati ti sono impediti dalla mia posizione, ma riesci comunque a sfregare appena la tua pelle contro la mia carne dura, sospirando nel sentirmi eccitato da te e per te.
Dalle tue cosce a raggiungere la tua intimità il passo è breve, e non resisto dal coprire quella distanza e giungere a sfiorare nuovamente le zone più private del tuo corpo inerme. Distribuisco sui tuoi glutei le ultime gocce di unguento e, dopo aver ancora una volta solo lambito le labbra gonfie del tuo sesso umido, a piene mani impasto quel tuo fondoschiena dall'attrattiva quasi magnetica. Divarico le natiche e, con un dito, percorro l'ingresso del tuo canale più stretto. Col polpastrello dell'indice lo forzo delicatamente, imponendo movimenti circolari per stimolarlo. Aiutato dai residui di olio, la prima falange scivola con facilità dentro di te, strappandoti un gemito sottile. Ti penetro lentamente con l'intero dito, per lasciarti vuota subito dopo. Ripeto l'operazione con esasperante lentezza, saggiando l'elasticità di quell'orifizio, simbolo per eccellenza di tabù e perversione. Quando lo sento abituarsi alla mia intrusione, mi sposto verso il basso, più per tormentarti che per darti sollievo. Fai per voltarti quando prendo a stuzzicare le tue labbra, ma l'imposizione della mia mano alla base della tua schiena te lo impedisce.
Mi sollevo per permetterti di allargare le gambe e lo fai senza che ti chieda nulla, quasi come mi leggessi nella mente. Percorro le labbra e ruoto la mano per solleticare il tuo clitoride col la punta dell'indice. Premo il dito su di esso, muovendolo ancora in circolo. Le altre dita premono contro il tuo sesso caldo e bagnato. Allungo anche il medio per poter afferrare la tua piccola appendice carnosa. Effettuo lievi torsioni e quel movimento, unito al contatto con parte delle mie unghie, ti fa emettere versi di piacere misti probabilmente ad un lieve dolore per le fitte che il mio tocco immagino ti stia donando. Non resisto all'odore dei tuoi umori che pizzicano il mio naso e al loro spandersi sulla mia mano. Gioco solo per pochi altri secondi, riempiendoti di un mio dito col medesimo ritmo cadenzato utilizzato poco prima. Poi, mi stacco per un istante e mi inginocchio per terra ai piedi del letto. Ti afferro per le caviglie e ti tiro vigorosamente verso di me. Ti sfugge un urletto sorpreso quando ti senti trascinare verso il basso, seguito da un grugnito di piacere allorché, gambe penzoloni, la mia bocca prende possesso di te senza preavviso e senza esitazioni. Ti avvinghi al mio collo e sembri quasi volermi stritolare intanto che divoro il tuo sesso stringendone il clitoride, mangiandone le labbra e lasciando che la mia lingua prima giochi con la tua pelle e poi penetri la tua carne il più a fondo possibile. Sospiri, gemi, tremi a causa della mia fame di te, del mio essere passato, in un istante, da un tocco tanto leggero da risultare a tratti impercettibile a un contatto quasi violento, deciso, istintivo. Dal mio trattarti un attimo prima con la cura riservata a una bambola delicata per poi tramutarmi in un animale voglioso della sua femmina, di sfogare su di lei i suoi istinti più bassi e primordiali. Continui a gemere, strisciando e dimenandoti sul materasso come una preda intrappolata, mentre senza ritegno mi nutro di te, dei tuoi sapori, dei tuoi odori, mentre sazio la mia fame, la mia sete, i miei bisogni gustando la tua carne e bevendo il tuo nettare da una fonte che mi inebria, incanta e stravolge.
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