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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 18 - dalla 01 alle 02


di Parrino
16.11.2022    |    740    |    1 8.7
"La terza volta, invece, mi soffermo anche su di essi, impastandoli con vigorosa dolcezza e strappandoti un fremito di desiderio mentre il mio sesso eretto..."
Ci baciamo a lungo, alternando foga e dolcezza. A tratti sembriamo volerci mangiare a vicenda, un istante più tardi le nostre labbra sfiorano come piuma quelle dell'altro. Giochiamo con le nostre lingue, disegnando con la punta i contorni delle nostre bocche affamate mentre gli occhi, fissi gli uni negli altri, si scrutano nel profondo, fino a consumare un amplesso osceno e assoluto con le nostre anime.
Quando ci stacchiamo continuo ad accarezzarti il viso e i capelli, prima di allungare un braccio verso il comodino alla mia sinistra e, dopo aver fatto scattare l'interruttore dell'abat-jour, aprire il cassetto più in alto. Mi guardi incuriosita tirar fuori un piccolo flacone marrone con un tappo a pipetta.
«Vuoi mettermi il collirio?».
Rido. «Quale collirio! Ti avevo promesso una cosa e ho preparato l'occorrente...», dico sornione.
Strizzi gli occhi per enfatizzare una pausa di riflessione.
«Il tuo corpo nudo. E qualche goccia di olio per massaggi alle mandorle dolci».
«Mh. Interessante - replichi maliziosa - peccato solo che io non sia nuda».
«Ma a quello si può rimediare facilmente... e in un attimo», ti dico posando la boccetta sul materasso e ponendoti supina per poi troneggiare in ginocchio sul tuo corpo.
Slaccio la cinta del mio accappatoio e lo sfilo per restare completamente nudo davanti a te. Subito dopo faccio lo stesso col tuo. I miei occhi corrono sul tuo corpo con muta ammirazione, accarezzando forme piene e morbide e pelle liscia come seta. Ti guardo a lungo, col fiato corto ad evidenziare la mia voglia di te e il mio membro turgido al solo pensiero di averti ancora.
«Ti sei imbambolato?», chiedi senza trattenerti, a tua volta, dallo scrutare spudoratamente ogni piega della mia fisicità.
«Il termine incantato credo spieghi meglio ciò che provo in questo momento».
Sospiri felice. «Sei esagerato, lo sai?».
Sorrido. «Ti assicuro di no. Non hai la minima idea di quanto tu sia irresistibile. Unica. Perfetta».
Colta dall'imbarazzo, apri la bocca per parlare, ma non un suono sfugge da essa.
Estraggo la pipetta dal flacone, e lascio cadere poche gocce di olio all'altezza del tuo sterno e poi sull'addome. Le recupero col palmo delle mie mani, per poi spalmarle con cura sulla tua pelle. Risalgo lungo la clavicola per scendere dai fianchi e risalire a raggiungere la bocca dello stomaco, continuando ad accarezzarti fin quasi al pube. Per un paio di passaggi giro attorno ai tuoi seni senza lasciare che le mie mani ne prendano possesso. La terza volta, invece, mi soffermo anche su di essi, impastandoli con vigorosa dolcezza e strappandoti un fremito di desiderio mentre il mio sesso eretto preme a metà coscia sulla tua gamba destra. Le mie dita incontrano e stimolano i tuoi capezzoli già irti, per lasciarli subito dopo ancora vogliosi di un contatto quando sposto la mia attenzione su altre zone del tuo corpo.
Scivolo su di te fino ad accovacciarmi ai tuoi piccoli, delicati piedi. Cospargo di olio anche loro e li massaggio con cura, dal tallone, alla pianta, sino alle dita. Prima uno, poi l'altro, poi ancora il primo, e di nuovo il secondo. Mi soffermo a lungo sulle tue estremità, dopodiché ungo le tue gambe con altro olio profumato prima di risalire dalle caviglie alle ginocchia seguendo la direttrice segnata dagli stinchi. Il mio tocco scandisce il tuo respiro. Rilassata ed eccitata al tempo stesso, le due sensazioni si alternano e palesano rapidamente in virtù delle tue reazioni seppur appena accennate e piuttosto controllate.
Arrivato alle cosce, d'istinto divarichi appena le gambe per permettere alle mie mani d'insinuarsi decise tra di esse. Giungo fino all'inguine, poi distribuisco qualche goccia d'olio sui tuoi quadricipiti per riprendere da lì. Le tue cosce sode e tornite riempiono le mie mani, un po' come l'odore della sostanza con la quale sto idratando il tuo corpo riempie di un lieve e gradevole aroma la nostra inespugnabile alcova di una notte. Accarezzo e sfrego la tua pelle calda, spingendomi ogni volta più vicino a lambire le tue labbra bollenti. Non le incontro, ma a volte le sfioro appena con la punta delle dita. E, ognuna di queste, godo del tuo respiro che sembra bloccarsi e del tuo cuore che pare quasi perdere un battito.
Il calore della tua pelle, in deciso aumento man mano che mi avvicino al tuo sesso, il tuo odore misto a quello dell'olio che ti ricopre, la vista del tuo ineffabile corpo e del tuo volto dai tratti dolci eppure tremendamente sensuali, il tanto agognato contatto col mio angelo dalle fattezze tentatrici di un demonio, godere di tutto questo, improvvisamente, dopo averlo desiderato tanto a lungo, mi stravolge. La voglia di averti e la paura di perderti mi assalgono in contemporanea, creando un vortice di sentimenti intensi e contrastanti che mi donano energia e ne risucchiano ogni goccia allo stesso tempo. Come essere attraversati continuamente da scariche che, però, non ti lasciano nulla della loro potenza. E, in tutto questo, mi aggrappo alla fonte di quelle scariche, alla tua pelle, al tuo corpo, a te, a ciò che in queste ore mi sta facendo sentire vivo come mai prima d'ora. A queste meravigliose, irripetibili, devastanti ventiquattro ore che volgono inesorabilmente e irrimediabilmente al termine. A queste ventiquattro ore che non stanno placando ma solo facendo rompere gli argini alla mia voglia di te, portandola a debordare e travolgere tutto come il corso di un arrestabile fiume in piena.
Faccio risalire le tue mani lungo il tuo corpo sino ad avvolgere con esse il tuo volto. Mi allungo su di te per tornare a cercare le tue labbra con le mie, le sfioro. Apri gli occhi, guardandomi in silenzio e piegando appena le labbra in un sorriso lieve eppure radioso. «Voltati», ti sussurro adottando la medesima espressione.
«Non sei stanco?», mi chiedi lasciandomi distintamente leggere nei tuoi occhi il senso più profondo delle tue parole.
«No. E non lo sarò neppure fra... sei ore», replico dopo aver lanciato una rapida occhiata al quadrante della sveglia. "O fra sei mesi", rimugino in silenzio.
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