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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 1 - Dalle 8 alle 9


di Parrino
08.11.2022    |    2.930    |    1 9.3
"Scalo ancora di marcia, in seguito accarezzo col dorso delle dita la tua guancia..."
L'abito che indossi accarezza il tuo corpo come una sapiente, leggera pennellata su una tela intonsa. La tua pelle si scorge attraverso le pieghe del leggero tessuto, richiamando il mio sguardo e accendendo la voglia di appropriarmene, di sentirne l'odore, la consistenza, di accarezzarla per constatare se è setosa come appare, stringerla per sentirti fremere.
Mi avvicino a te mentre discendi i pochi scalini che dal treno ti conducono alla banchina. Quando alzi lo sguardo e incontri il mio mi sorridi appena. Schiudi le labbra per parlare, ma il mio dito indice corre a premere sulla tua bocca per impedirtelo. Abbiamo un patto, e intendo fartelo rispettare. Baci il mio dito, umettandolo, mentre mi fissi dritto negli occhi. Lo lascio scorrere lentamente su di te, dal mento lungo il collo, fino alla clavicola. Il mio sguardo segue lo stesso percorso sino a posarsi nell'incavo tra i tuoi seni, complice l'ardita scollatura che li lascia intuire morbidi e candidi.
La mia mano risale ad accarezzare il tuo viso, la guancia, si sposta sulla nuca per finire a cingerti le spalle. Ed è così che ci ritroviamo a camminare per lasciare la stazione, abbracciati, senza una parola. Con solo lo sfregamento delle ruote del trolley sull'asfalto a rompere il nostro silenzio complice.
Lungo il tragitto fino all'auto un tiepido sole primaverile illumina il tuo volto all'apparenza angelico, sul quale spicca uno sguardo dal quale traspare la tua vera natura. Dopo averti fatta accomodare sul sedile del passeggero e aver riposto la valigia nel bagagliaio, mi siedo al tuo fianco. Lascio scorrere una mano sulla tua coscia sinistra prima di impugnare la leva del cambio. Sorpresa mi osservi mentre avverti il mio tocco su di te, e il cotone azzurro risalire lungo le gambe dischiuse. Mi interrompo solo quando sento il tuo calore investire le mie dita e scorgo la tua bocca aperta cercare dell'aria che inizia a sembrare rarefatta. Avvio il motore e, dopo una breve retromarcia, inserisco la prima per immettermi in carreggiata. E' a seguito di questa manovra che afferro la tua mano. Inerme, incerta, quasi tremante. La poso sulla mia gamba, per un po' ne accarezzo rassicurante il dorso. Inserisco la seconda, poi con le dita sfioro il tuo braccio procurandoti un brivido. Solo allora ti riscuoti e inizi a muoverti, risalendo verso la mia intimità. Scalo ancora di marcia, in seguito accarezzo col dorso delle dita la tua guancia. Inclini appena il capo per mantenere quel contatto, intanto che le tue di dita arrivano a sfiorare l'evidente rigonfiamento dei miei jeans.
La fitta ragnatela di vie cittadine comincia a diradarsi per lasciare il posto a lunghe, desertiche strade di periferia quando la tua piccola mano riesce finalmente a liberare dalla costrizione del tessuto la mia imponente erezione. Guardi alternativamente me e il mio membro, cingendolo con delicatezza. Lasci scorrere con studiata lentezza la pelle che lo circonda, non mancando di giocare con un glande rosso e pieno.
Intanto, l'altra tua mano scompare per un istante tra le tue cosce. Scostate le mutandine, un dito raccoglie gocce del tuo nettare. Lo porti davanti al mio viso affinché possa annusarlo e, ridendo come una bimba impertinente, lo depositi sulle mie labbra per permettermi di assaporarlo. Un primo, fugace assaggio del tuo sapore.
Dopodiché sei tu a saggiare il mio. Afferri il mio membro con entrambe la mani e ti dedichi a leccarne la punta. Poi la baci con devozione, senza smettere di usare le mani per massaggiare quell'asta resa turgida dalle tue attenzioni. Con la lingua ne percorri tutta la lunghezza, ogni vena in rilievo, ogni centimetro di pelle. Quando spalanchi la bocca per riempirla della mia carne mi doni una scossa di piacere. Il tuo accogliente calore mi eccita più di quanto non lo fossi già. Abbasso al minimo il volume della radio per godere del suono bagnato e osceno delle tue labbra che sfregano lungo la mia virilità, già pregna della tua saliva.
Intanto che l'auto procede a velocità sostenuta lungo una lingua d'asfalto circondata dal nulla, con la mano destra torno ad insinuarmi tra le tue cosce. Stavolta in maniera più rude, decisa. Mentre quasi soffochi tentando di imboccare il più possibile il mio membro ormai nel pieno del suo vigore, ti allargo le gambe con forza per cercare il tuo sesso bollente, aperto, voglioso di un contatto. Il tuo intimo bianco non ferma la mia corsa, che termina tra le tue labbra. Le percorro forzando appena l'apertura e soffermandomi su un clitoride gonfio e sensibile. Lo stringo tra le dita, lo tiro, lo premo con l'indice imponendo lievi movimenti circolari. I tuoi gemiti risuonano nell'abitacolo, attutiti dalla mia presenza dentro di te.
Rallento, scalo di marcia e imbocco un'uscita della statale. Terminata la rampa, afferro i tuoi capelli strappandoti via da me. Un sospiro di disapprovazione segue un sonoro schiocco. I tuoi occhi fissi nei miei. Le tue labbra mostrano un rossetto sbavato e rivoli della tua saliva imperlano la tua pelle sino al mento.
«Può bastare, per ora», ti dico, rivolgendoti la parola per la prima volta.
«Opinabile», mi rispondi, mentre il respiro accelerato ti gonfia il petto.
Accosto, ti attiro a me per cercare le tue labbra. Le sfioro, ma tu sei lesta a stringere tra i denti il mio labbro inferiore strappandomi un gemito di dolore. Ti tiro i capelli per farti desistere.
«Questa me la pagherai», sussurro.
«Non vedo l'ora», replichi con un ghigno.
«Disposta a tutto...».
«Credo di avertelo dimostrato donandoti la mia bocca senza neppure un saluto».
«Sei stata brava», ti dico riprendendo ad accarezzarti il volto.
Mi sorridi.
«Ma sei venuta meno ad una richiesta. Bisogna rimediare», concludo, prima di serrare la mia mano attorno alla tua nuca e attirarti per un lungo bacio al quale, stavolta, non puoi e non vuoi sottrarti. Mi afferri il capo con le mani per impedirmi di allontanarmi intanto che, avvinghiati in un parcheggio con ancora i nostri sessi esposti, ci scambiamo morsi e saliva, impegnando le nostre lingue in una danza frenetica.
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