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Lui & Lei

Il professore di Filosofia


di mezzasuora
04.11.2011    |    44.626    |    3 7.8
"Le sue labbra ruvide ballavano con le mie, la sua lingua, dapprima timida, ora si insinuava nella mia bocca, esplorando ogni interstizio..."
Mi ricordo come se fosse ieri. Erano le 13.20 di un sabato pomeriggio. Il sole entrava nella classe vuota. Io stavo finendo di rispondere al questionario di 20 domande su Hegel. Con me c’era solo il professore che assisteva che io non copiassi. Era fine maggio e faceva un caldo memorabile. Quel giorno, io e le mie compagne, avevamo scelto come look di presentarci tutte in minigonna e top.
La mia giornata sarebbe stata passabile se non fosse stata per quella stronza di Loredana. Eravamo nell’intervallo, quando lei mi disse:
“Vieni in bagno, Lu, devo parlarti”
Io la seguii in bagno e lei chiuse la porta a chiave.
Mi ritrovai davanti il trio più figo della scuola: Loredana, Samantha e Paola. Samantha teneva in mano un vibratore enorme.
“Taci e non gridare. Tu sei una persona molto equilibrata e ci piacerebbe averti nel nostro gruppo. Ti proponiamo una sfida: se riuscirai a tenere il vibratore fino alla fine delle lezioni di oggi, potrai essere membro del nostro gruppo”
Io accettai.
Samantha mi sollevò la minigonna e Paola mi sfilò gli slip. Paola li prese in mano e se li infilò in tasca, dicendo:
“Questi li avrai, a prova superata”
Loredana iniziò a toccarmi il clitoride e mi sentii avvampare. Samantha mi sollevò una gamba e Loredana mi penetrò con il vibratore. Oddio, pensai, era fantastico…

Mi alzai e raggiunsi la cattedra.
“Luisa, come mai cammini così?”
Il professore mi guardava incuriosito, ed in quel momento non riuscii a trattenere l’orgasmo intenso che mi invase dopo due ore di attesa.
Il professore era incuriosito e mi si avvicinò:
“Fanno quest’effetto le mie lezioni?”
Mi sollevò la gonna ed infilò la mano sotto sotto.
“Ehi, ma qui c’è un vibratore!?In classe fai queste cose?!”
Il professore sfiorò con le labbra il mio collo, e sfilò il vibratore. Lo posò su un banco e si spinse contro di me. Potevo sentire la sua erezione mastodontica pulsare verso il mio inguine. Si sbottonò i pantaloni e li lasciò cadere a terra. Con un rapido gesto della gamba li spostò e mi sollevò di peso su di lui. Tenendomi così sollevata, iniziò a penetrarmi. Il suo pene era lungo e sottile, lo sentivo penetrarmi duramente le viscere. Poi successe una cosa strana: mi baciò sulla bocca. Non uno di quei baci con un copioso scambio di saliva: un bacio a labbra chiuse, dolce e tenero. Fui io ad iniziare a succhiargli il labbro inferiore e lui, iniziò a spingere il suo pene con maggior foga. Si fermò all’improvviso:
“Prendi qualche precauzione?”
“Si, prendo la pillola anticoncezionale”
I suoi occhi si illuminarono e ricominciò a penetrarmi, aumentando la foga con cui mi scopava. Lo sentii venire: il suo pene pulsava dentro di me e il professore si rilassò. Si allontanò da me. Sentii il suo sperma scendere lungo le mie gambe.
Mi avvicinai a lui, che era inebetito, come sconvolto dall’accaduto e lo baciai sulla bocca. Io mi ero coperta tirandomi giù la gonna, lui indossava solo camicia e maglione. Fu il momento più eccitante della mia vita: il suo bacio era coinvolgente ora. Le sue labbra ruvide ballavano con le mie, la sua lingua, dapprima timida, ora si insinuava nella mia bocca, esplorando ogni interstizio.
“Mai più”, sussurrò il professore allontanandosi per rivestirsi.
“Mai più”, dissi io, allontanandomi.
“Arrivederci professore, buon fine settimana”, dissi io allontanandomi, dopo aver preso il mio zainetto.
“Idem a te”, mi disse, tirandosi su la zip dei pantaloni.

Pensavo a questa mia avventura ieri pomeriggio. Ero seduta a riflettere su uno scalino al castello della Manta, dove vado a riflettere da qualche mese. Il bimbo scalciava nel mio ventre, probabilmente poiché avvertiva il mio stato d’animo. Ad un tratto, un signore anziano mi si è avvicinato.
L’ho riconosciuto: era il mio professore di filosofia delle superiori.
“Tu sei Luisa?”, mi ha chiesto.
“Si, sono io”
Si è avvicinato a me e mi ha abbracciata, poi mi ha sussurrato:
“Eravamo come Abelardo ed Eloisa…”
“No professore, non come loro. Eravamo complici di un segreto molto più profondo. Direi più come Diabolik ed Eva Kant!”
Lui mi ha guardato ed ha sorriso con lo stesso sguardo beffardo che gli avevo visto negli occhi quando aveva scoperto il vibratore nella mia vagina.
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