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Bibbidibobbidibù! (ossia Cinderella's True Story)


di mezzasuora
03.02.2012    |    22.204    |    0 5.9
"Cenerentola avvertì un desiderio profondo..."
A mille ce n'è
nel mio cuore di fiabe da narrar, da narrar…
Venite con me
nel mio mondo fatato per sognar, per sognar!
Non serve l'ombrello,
il cappottino rosso o la cartella bella
per venire con me…
Basta un po' di fantasia e di bontà, e di bontà! (da Fiabe Sonore, 1966, Fabbri Editori)
C’era una volta, tanto tempo fa…
La storia è nota, arcinota, ma il suo retroscena è molto, ma molto sconosciuto…
Ricominciamo…
C’era una volta, tanto tempo fa, una signora cattiva e odiosa, acida come il succo di limone, antipatica come la sabbia in bocca, Lady Tremaine, che aveva in seconde nozze sposato un uomo ricco e vedovo. Mentre Lady Tremaine aveva due figlie, Anastasia e Genoveffa, l’uomo aveva una sola figlia, Cenerentola. Anastasia e Genoveffa erano oggetto di mille attenzioni da parte della madre, ma erano la copia identica della genitrice. Forse un pelino più brutte e crudeli, ma tra di loro si adoravano e facevano comunella. Cenerentola era l’esatto opposto: una bella ragazza, gentile, educata, amorevole verso il prossimo… e, proprio per questo, era stata obbligata dalla matrigna e dalle sorellastre a svolgere le mansioni più umili nella casa.
La storia, come vi dicevo, è risaputa… Le sorellastre brutte e cattive andarono al ballo, convinte di aver lasciato Cenerentola a casa. Ma la fata Madrina Smemorina, tra un Salagadula e un Bibbidibobbidibù, aveva preparato tutto l’occorrente per la buona Cenerentola per andare al gran ballo: zucca e topi divennero una carrozza trainata dai cavalli, i cenci che la ragazza indossava si trasformarono in uno splendido abito da sera…
Ma cosa successe alle sorellastre al ballo e dopo esso? Cosa combinò Cenerentola è cosa nota, ma ad Anastasia e a Genoveffa?
Beh, innanzitutto ballarono tutta la sera con dei galantuomini che le due donne avevano convinto con la forza… (lascio a voi indovinare l’entusiasmo dei poveretti coinvolti in una danza ridicola da due oche sgraziate). Quando arrivarono a casa, Lady Tremaine, che in carrozza non aveva detto nulla, disse alle sue figlie sgraziate di sedersi sul letto e di sollevare la gonna e tutte le sottane.
“Perché, Maman?”, chiese Anastasia.
“Perché si. Voglio controllare che siate ancora vergini per il vostro principe!”, disse la signora.
Le ragazze obbedirono. Lady Tremaine infilò nel bocciolo di Genoveffa la punta del dito artritico, poi lo annusò.
“Mmh… brava figlia mia, che non hai combinato pasticci con il galantuomo che ti ha fatta ballare e ben sperare! Così facendo potrai essere ancora candidata come sposa per il principe”, disse la signora con un sorriso di soddisfazione (e speranza) sulle labbra.
“Ora tocca a te”, disse Lady Tremaine.
Il dito materno entrò nelle viscere di Anastasia e la signora annusò.
“Mmmh, brava, anche tu non hai odore di seme maschile!”, sorrise soddisfatta Lady Tremaine.
“Ora, figliuole mie adorate, andate a riposare perché domani vi voglio belle e fresche che c’è mercato!”
Anastasia e Genoveffa andarono nella loro camera da letto.
Cenerentola, che era stata indaffarata in cucina e non aveva assistito alla scena, sentendo chiudere la porta della camera da letto delle sorellastre, andò al pozzo a tirare su l’acqua. Così facendo le ragazze non avrebbero dovuto lavarsi il viso l’indomani con l’acqua gelata, lei non si sarebbe dovuta sorbire l’ira funesta di quelle due antipatiche e avrebbe potuto dormire qualche minuto in più visto che era stremata.
Con il secchiello si avvicinò alla porta che non era chiusa a chiave. Sentendo dei rumori strani, sbirciò dalla serratura: ciò che vide la lasciò… dire stupita non rende l’idea. Scioccata.
Anastasia e Genoveffa erano completamente nude sul letto. La prima era messa come un cane e l’altra sorella le stava leccando il buchetto dal quale uomini e donne espletano i loro bisogni corporei solidi.
“Oh mio Dio…”, pensò Cenerentola.
Genoveffa lappava golosa con la lingua il buco santo di Anastasia. Dall’espressione compiaciuta di entrambe, l’atto doveva essere piacevole e non doloroso.
Ad un tratto Genoveffa iniziò a sfregare le dita contro il bocciolo di Anastasia e, distaccando il volto dalla natiche della sorella, si sollevò per appoggiarsi alla sua schiena. Ora Genoveffa giocherellava con il tesoro di Anastasia e nel frattempo le accarezzava i seni. Anastasia mugugnò di piacere e iniziò a contorcersi. Genoveffa si spostò stando in ginocchio di fronte alla sorella per vedere cosa intendeva combinare questa. Anastasia si mise supina con le gambe aperte e larghe e iniziò a titillarsi quel puntino fattore di tanto piacere corporeo. Genoveffa avvicinò il suo volto e iniziò a leccare con voracità. Anastasia si contorse di piacere e, gemendo come poche volte Cenerentola aveva sentito udire, si lasciò andare al godimento di quell’atto. Genoveffa continuava a lappare come un cucciolo vorace. Anastasia si allontanò dalla sorella. Disse qualcosa che Cenerentola non capì. Genoveffa si sollevò in piedi vicino al letto e Anastasia, stando in ginocchio sul pavimento, dopo aver spostato il cespuglietto della sorella, iniziò a leccare il bocciolo della sorella. Con la mano libera titillava quelle deliziose protuberanze rosa scuro che sporgevano dai seni di Genoveffa. Cenerentola avvertì un desiderio profondo. Sollevò la gonna e iniziò a coccolare con le dita il suo bocciolo, in particolar modo concentrandosi sul puntino delicato che tanto piacere può dare. Dalla serratura vide Genoveffa contorcersi di piacere tra le attenzioni della sorella e un rivolo di liquido scendere in mezzo alle sue gambe.
“Ora andiamo a dormire!”, disse Anastasia a Genoveffa.
“Hai ragione, sorellina, sono stanchissima!”, rispose l’altra.
Cenerentola allontanò la mano dal suo bocciolo e aspettò che le due sorellastre avessero spento le rispettive candele. Entrò nella loro camera e lasciò il secchiello vicino al letto di Anastasia.
Soddisfatta e stanca, Cenerentola andò a sedersi nel suo angolo di fianco al focolare. Riprese a giocherellare con il suo bocciolo, ma la stanchezza ebbe la meglio. E poi chissà? Magari il principe avrebbe potuto farle le stesse cose… Avrebbe potuto riempirle il ventre con il suo potente bastone… Avrebbe potuto farle le stesse cose che le ragazze avevano fatto vicendevolmente… Con questi pensieri e un sorriso speranzoso sulle labbra Cenerentola si addormentò.
Conosco tanti altri segreti sulla storia di Cenerentola… ma ve li racconto la prossima volta!
Buona Notte!
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