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Lui & Lei

L'ospitalità è molto sacra


di mezzasuora
04.11.2011    |    12.619    |    0 9.1
"Iniziò a penetrarmi dolcemente..."
Puntuale, alle 22 bussai alla porta di C. Ai miei genitori avevo inventato la scusa che Lo Squalo mi avrebbe spiegato diritto. Entrambi ci erano cascati.
La porta si aprì ed entrai. C. era davanti a me. Indossava solo un paio di boxer.
Il suo petto peloso e i suoi muscoli guizzanti mi eccitavano.
Si avvicinò a me e mi sussurrò:
“Spogliati”
Annuii ed iniziai a levarmi i pantaloni, la camicia e la biancheria intima.
C. mi fissava. Il mio imbarazzo lo stava eccitando.
“Coricati sul letto, per favore. A pancia in su.”
Obbedii rapidamente.
Un pensiero mi trafiggeva la mente: ora mi scopa, ora mi scopa…
A questo stavo pensando quando vidi che C. si era spogliato: un uomo nudo era davanti a me.
Si avvicinò al letto e si coricò sopra di me, portando all’altezza della mia bocca il suo pene.
“Leccami il cazzo e i coglioni”
Io con le mani portai alla mia bocca il suo pene. Non avendo mai avuto a che fare con gli organi genitali maschili, se non tramite illustrazioni sui libri di scienze, non sapevo se il suo era grande, medio o piccolo.
Solo qualche minuto dopo, avrei realizzato che era enorme per il mio corpo.
Leccavo con sempre maggiore foga il suo pene, che nel frattempo si era indurito. C. si muoveva col corpo simulando una scopata con la mia bocca.
Non riuscivo a leccargli i testicoli, ma a lui non sembrava interessare.
“Mettiti a 4 zampe, come i cani” mi disse e si allontanò dal letto verso la valigia.
Obbedii e lui tornò tenendo un paio di manette e due pinze per il bucato.
Non capivo a cosa potessero servire.
“Adesso stai zitta e lascia che sia io a comandare” mi sussurrò.
Con un dito sfiorò la mia vagina e, sentendola umida e bagnata, sorrise.
Mi mise le manette, bloccando ogni mio movimento delle mani. Adesso sembravo un cane ammanettato. Appoggiavo tutto il peso del corpo sui gomiti.
Sentii un dolore acuto dal seno. C. mi aveva pinzato i capezzoli con le mollette.
Stavo per protestare, quando lui disse: “Zitta”
Adesso non potevo più vederlo, non sapevo cosa voleva fare.
Cominciò a penetrare la mia vagina con la punta del dito e disse:
“Sei una porcellona! Nonostante tutto, sei ancora eccitata”
Il suo pene entrò nella mia vagina. C. iniziò a penetrarmi dolcemente. Avvertivo un bruciore, però il piacere che ne traevo era maggiore.
C. spingeva sempre, aumentando la foga. Sentivo che qualcosa di caldo e umido stava colando.
C. avvicinò la sua mano al mio viso, mostrandomi del sangue. Nel frattempo continuava a scoparmi.
“Questo per gli uomini è un tesoro prezioso” e si pulì le dita contro il lenzuolo.
“Intende eiaculare dentro? E se rimango incinta?”chiesi tutto d’un fiato
“Tranquilla, so come fare. Tu non pensare a queste cose” rispose.
Sentii il suo pene allontanarsi dal mio corpo. Stavo per protestare, per dirgli di continuare, quando con un colpo deciso, sentii il suo pene entrare nel mio ano. Mi stava inculando. Avevo male. Quello era un buco piccolo, che si dilatava meno. Volevo protestare, dirgli che mi faceva male, ma mi venne in mente che gli avevo detto che l’ospitalità è sacra. Subii silenziosa questa sofferenza. L’ano mi doleva, sentivo l’intestino infiammato.
Dopo un tempo interminabile, lui raggiunse l’orgasmo. Eiaculò all’interno del mio culo e si coricò di fianco a me.
Io ero ancora a 4 zampe, non osavo muovermi.
“Coricati ed allarga le gambe” mi sussurrò, togliendo le mollette dai miei capezzoli.
Mi coricai a pancia in su, grata di aver raggiunto una posizione comoda.
C. si mise a sedere ed iniziò a stuzzicare il mio clitoride. Lo sfiorava, lo tirava, lo accarezzava, strusciava il suo dito cambiando senso ogni volta.
Continuò per un bel po’ di tempo, non so dire per quanto.
Ad un tratto, una sensazione di piacevolissimo caldo mi invase, le gambe mi tremavano, tutti i miei muscoli si tesero e non percepii più sensazioni dall’esterno. I miei muscoli si rilassarono. Avevo avuto un orgasmo.
Mi girai nella direzione di C. e lo vidi soddisfatto. Mi sorrideva.
Si chinò verso di me e, cosa molto inattesa e strana, mi baciò per la prima volta.
Le sue labbra sottili e dure sfiorarono le mie. Sentivo la barba contro il mio viso. Poi la sua lingua si insinuò nella mia bocca e rimanemmo a baciarci e toccarci per ore sul letto.

Non so cosa volesse da me, amore o sesso o entrambi.
Io ero innamorata del mio primo uomo. Mi piaceva parlare con lui e pensavo ad un futuro con lui. In qualità di sposa o amante, non m’importava.
La sua presenza mi colmava, riempiva la mia vita.
Quando lo vedevo nella sala pranzo, quando lo incontravo capivo che lui era l’essenza della mia vita.
I suoi occhi e capelli color cioccolato fondente, il suo sorriso da squalo, il suo modo di fare coinvolgente… erano la mia vita.
Spesso, quando lo incrociavo, lo salutavo con un “Buongiorno, Onorevole”.
Lui sorrideva, sapevo che voleva far l’amore con me.
Volevo baciarlo, far l’amore con lui in ascensore, in camera, sul tavolo…
Al massimo potevo stringergli la mano, salutarlo, offrirgli le caramelle.
Non avevamo più avuto contatti intimi da quella sera, nemmeno un bacio.
Anni più tardi capii che lui aveva solo voglia di scopare, di me non gliene importava niente.
Solo la figa, niente di più.
D’altronde, l’ospitalità è sacra.
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