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Lui & Lei

La Cascina 2


di mezzasuora
25.11.2011    |    23.037    |    0 8.4
"Con due dita della mano sinistra divaricò le grandi labbra, puntando, a questo punto, il getto della doccia contro il clitoride..."
Ludovica era nuda sul lettone, sdraiata accanto a Silvio. I suoi capezzoli erano visibilmente eccitati al solo pensiero di quello che il suo vicino le avrebbe fatto di lì a poco. Silvio era disteso su un fianco e respirava calmo.
Sentiva il desiderio di lui aumentare, fitte di piacere le invadevano il basso ventre: un’ossessione le pulsava in ogni angolo del corpo, ossia essere penetrata per l’ennesima volta da Silvio.
Con il dito iniziò a stuzzicare la punta del clitoride, procurandosi sussulti che la avvicinavano ad un’estasi unica. Stufa di aspettare che Silvio si defaticasse dal lavoro, corse in bagno.
Entrò nella doccia.
Aprì il getto dell’acqua, indirizzandolo verso le pareti della doccia, nell’attesa che la temperatura raggiungesse almeno i 35°C. Si guardò intorno, in atteggiamento circospetto e si puntò il getto dell’acqua a ridosso del pube. Con due dita della mano sinistra divaricò le grandi labbra, puntando, a questo punto, il getto della doccia contro il clitoride. Una strana sensazione la avvolse: le tremavano le gambe, non sentiva più nulla all’infuori di un infinito piacere. Si appoggiò alla parete e chiuse gli occhi. Sempre tenendosi il getto dell’acqua contro il clitoride, si lasciò scivolare lentamente verso il fondo della doccia, fino a raggiungere, con un urlo di raggiante estasi, il punto di non ritorno. Si lasciò avvolgere da un intenso orgasmo, sempre desiderosa di essere penetrata.
Ad un tratto sentì un brivido di freddo e aprì gli occhi. Nella doccia era entrato con lei Silvio. Era visibilmente eccitato. Il suo pene si ergeva in tutta la sua lunghezza, in attesa di accedere in posti più caldi e umidi.
Ludovica lo desiderava: voleva far l’amore con quell’uomo. Avvicinò la mano alla tendina per uscire, ma lui la fermò e le disse solo: “Qui”.
La ragazza sfiorò con la bocca le labbra del suo vicino di casa, sollevò la gamba destra per consentire un più facile accesso al pene di lui e si lasciò spingere contro il muro. Silvio la spingeva, la penetrava con una forza sorprendente. L’acqua scorreva sui loro corpi e un getto le puntava sul capezzolo destro che si era indurito. Silvio continuava a penetrarla, sempre con maggiore foga, fino a quando il suo sperma la inondò completamente. Con una serie infinita di baci dal collo al capezzolo eccitato, Ludovica provò un’eccitazione ulteriore, che la spinse a rigettarsi l’acqua sul pube per raggiungere un’ulteriore orgasmo. Mentre Silvio continuava a baciarla, con due dita la penetrava in vagina. Dopo pochi secondi, un secondo orgasmo, più intenso del precedente, appagò la ragazza.
Ludovica si accasciò sul fondo della doccia, ma subito Silvio la tirò su.
Le fece appoggiare il petto contro la parete della doccia e le disse:
“Apri le gambe e non girarti”.
Sorridendo, Ludovica obbedì.
Silvio infilò un dito nell’ano della ragazza e le sussurrò:
“Bene, questa volta ti sei fatta premura di fare la cacca prima di venire qui!?”
Ad un tratto, qualcosa di molto più grosso di un dito le entrò in culo.
Non capiva se era un deodorante o un bagnoschiuma. Faceva male. Ludovica cercò di protestare, urlò, ma Silvio le disse, in modo brusco:
“Taci, troietta, che adesso ballerai…”
Ludovica, il volto rigato dalle lacrime, non capiva. Aveva male all’ano, lo sentiva pulsare. Era stato dilatato in modo spropositato. Poi, sentì il pene di Silvio entrarle nelle viscere con intensità e calore.
L’uomo la penetrava: prima aveva fatto di modo da “aprire” l’ano alla ragazza e ora la stava sodomizzando. Ludovica non piangeva più: anche avesse gridato, Silvio, con i suoi ansimi animali, avrebbe coperto la sua voce. Dopo una lunga serie di colpi, l’uomo venne e lasciò che il suo sperma finisse nell’intestino della ragazza.
Lui si spostò e le mollò una sculacciata sul sedere. Le disse:
“Grazie, troietta. Ora rivestiti e vattene”
Ludovica obbedì: le conveniva andare a casa prima che la mamma arrivasse da lavorare per evitare le sue domande.
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