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Bari nord, benedetta stazione.


di passbari
27.05.2014    |    25.321    |    9 9.5
"Inizialmente indossavo un cappotto ma che per via del caldo eccessivo all'interno di quello spazio minuto era di troppo, un maglioncino blu, scarpe da tennis..."
Non amo fare ritardo, sono sempre puntuale anzi in anticipo ad ogni appuntamento, che si tratti di lavoro o di semplice uscita con gli amici ma mai e dico mai riesco ad arrivare in stazione prima del treno. Se potessi descrivere la mia vita con semplici parole, potrei dire "treno in corsa!". Spesso sono costretto a muovermi grazie all'aiuto dei mezzi pubblici. Percorro le solite strade, incontro la solita gente e mi ritrovo nella solita stazione. Treni spesso nuovi, puliti, climatizzati, radio sempre accesa e tanti bei maschietti al lavoro. La stazione è ricca di macchinisti davvero stra fighi e in quei casi riesco poco a nascondere (non che io voglia) la mia omosessualità.
La storia che sto per raccontarvi, risale ad una fredda sera d'inverno ed ero ormai da solo in attesa che il prossimo treno potesse condurmi nel mio quartiere. Attorno a me non vi era più nessuno. Gli ultimi passanti avevano ben deciso di lasciarmi li solo, così decisi di rinchiudermi nella stanza d'attesa della stazione. Inizialmente indossavo un cappotto ma che per via del caldo eccessivo all'interno di quello spazio minuto era di troppo, un maglioncino blu, scarpe da tennis bianche, jeans grigi e un perizoma nero. Ero assorto nei miei pensieri quando mi accorgo che la porta dinanzi a me si apre ed entra un uomo che avrà avuto all'incirca 25 anni e con esso uno dei dipendenti della stazione. L'uomo sconosciuto si siede difronte a me, mentre il bel macchinista mi chiede quale treno stessi aspettando. Data la risposta, sorridendomi fa per uscire, ricordandomi però che mancano ancora 60 minuti e che se non avessi nient'altro da fare, sarei potuto salire nel bar per poter sgranocchiare qualcosa.
Io però non avevo molta fame, l'unica cosa che poteva farmi star bene in quel momento sarebbe stato un bel cazzo. Quello si che lo vorrei sempre.
Comincio a guardarmi attorno e ad osservare con molta più attenzione il corpo del nuovo arrivato. Noto il suo abbigliamento: jeans, felpa e giubbino aperto. Con la coda dell'occhio mi fermo sul pacco. Noto un certo rigonfiamento e i miei pensieri cominciano a vagare.
Il viso squadrato, i capelli alzati dalla gelatina e la barba incolta.
Braccia muscolose e cosce possenti.
Quanto desideravo essere tra le sue grandi gambe a farmi riscaldare dalla foga di un bel pompino fatto a regola d'arte. Quanto sarebbe stato bello poter succhiare li un cazzo duro e grosso col rischio magari che qualche bel dipendente entrasse e mi scopasse!!!
Questi e tanti altri pensieri mi invasero la testa al punto che non mi resi conto di essere stato tutto il tempo a fissargli il pacco. Fortuna volle che la sua voce mi fece tornare li dov'ero. Una voce possente, rauca, da uomo.
E: scusa, hai d'accendere?
IO: no, mi dispiace non fumo.
E: peccato, avevo voglia... di fumare.
IO: eh si, ti capisco.
Torna a guardare fuori ed io torno a rilassarmi sulla scomoda seria.
In quel momento, la parte vogliosa di me decide di darsi da fare quindi comincio a incrociare le gambe e a posizionarmi in modo tale che il mio perizoma esca fuori. Non m'importa assolutamente che i ferrovieri possano vedermi, anzi! Amo provocare ed essere provocato.
Lui nota il pizzo del mio mini perizoma e comincia a guardare senza farsi notare.
Due occhi grandi mi osservano. Ormai sono in gioco e voglio giocare. Lui si alza e comincia a fare avanti e indietro nella stanza. Mi passa davanti e mi guarda. Io sospiro rumorosamente e lo guardo. Nessuno dei due decide di rompere il ghiaccio. Dal canto mio, aspetto che sia lui a fare la prima mossa. Io devo essere provocato per poter agire.
Un forte rumore interrompe il suo passo e il mio pensiero. E' ancora il macchinista che passa dalla piccola stanza per annunciarci un'ulteriore ritardo del treno.
Il tempo sembra dalla mia parte e con lui anche l'uomo dalle cosce troppo grosse e le mani possenti.
A prendere parola è ovviamente lui.
E: sti maledetti treni... c'è un tabaccaio aperto qui?
IO: quello della stazione è ormai chiuso. C'è la macchinetta poco più avanti!
E: io sono di un altro paesino non so muovermi qui in centro. Potresti accompagnarmi?
IO: andiamo però veloce. Fa freddo.
E: ti offro qualcosa di caldo da bere..
IO: bene, allora accetto. Ho una gran voglia di bere qualcosa di caldo...

Finalmente i doppi sensi cominciano a farsi vivi e così la mia voglia sale. Sono già pulsante di voglia e già pregusto un getto denso e caldo di sperma sul mio volto.
Camminando ci presentiamo e parliamo del più del meno. Si chiama Enzo, ha 28 anni e abita in provincia di Bari. Si trova a Bari per dei servizi e come me attendeva un treno per tornare a casa.
Dopo essere andati dal distributore automatico di sigarette mi chiede di accompagnarlo al bagno pubblico in piazza.
Li riprendo a fantasticare e devo agire.

IO: bhe non dovevi offrirmi qualcosa di caldo?
E: si, cosa vuoi?
IO: ma non so, qualcosa di molto caldo..
E: sicuro? Senti basta. Ho capito che ti piace la ciola.. mi vuoi fare un pompino??

Abbassarmi è stata la mia risposta. Un bagno pubblico sporco e puzzolente in quel momento mi sembrava la cosa più eccitante di questo mondo.
Inginocchiato tra le sue grandi gambe, gli sbottono la patta dei jeans e comincio a leccare le sue mutande.
Odore di fresco, di pulito.. odore di cazzo!!!
Sento crescere quello che ho sempre desiderato. Il suo cazzo si fa duro e lui sempre più voglioso. Mi blocca la testa con le mani e mi mette la sua cappella in gola. Succhio, risucchio e tocco quel cazzo duro. I suoi centimetri mi scopano la gola. Le vene le sento pulsare nella mia bocca e le sue forti mani mi tengono contro i suoi peli pubici. Continua a farmi succhiare per 10 minuti. Dice che sono nato per succhiare, dice che vorrebbe scoparmi li ma quel dannato treno a breve dovrà partire. Succhio, continuo a succhiare come se quel nettare fosse di vitale importanza. La cappella si gonfia e le sue mani mi bloccano facendomi mancare il fiato. Sta per arrivare, lo sento. Sento che i suoi gemiti diventano sempre più forti e sento che sta per esplodere. Puttana, vengooooooooooooooooooo!! E mi sborra direttamente in gola! Cinque fiotti di calda e densa crema vanno nel mio intestino. Staccandosi mi porge un fazzoletto. Mi ripulisco e andiamo velocemente in stazione.
Rieccomi alla barinord. Rieccomi su quel treno e riecco il mio distributore di sperma che parla al telefono con una donna.
Sto per scendere, lo saluto e mi saluta, dicendomi che venerdì prenderà questo treno. Dovrà prendere il regalo per sua figlia...!
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