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Gay & Bisex

Provocare per gioco


di ropot
05.06.2012    |    20.423    |    3 4.8
"- Avessi fatto qualcosa, non so qualche gesto per dargli di pensare che potrei essere interessato? Non credo..."
La scorsa estate con tre amici, partimmo per le vacanze destinazione Puglia. Avevamo trovato un grazioso ed economico hotel a due passi dalla spiaggia vicino al Gargano e quando arrivammo scoprimmo che era meglio di quanto avevamo immaginato. I miei amici erano Luca, con cui ho fatto il liceo, Paolo ed Enrico invece sono amici storici, e tra noi non c'è mai stato niente anche per il fatto che loro non sono a conoscenza della mia bisessualità. Il mio obiettivo della vacanza era solo rilassarmi e riposarmi, nient'altro, se ci fossero state delle occasione non ne avrei approfittato sia per la presenza degli amici, sia perché non era quella che cercavo. Ero molto sereno in quel periodo: il lavoro andava bene per quanto ancora precario, avevo scritto in questo sito i racconti della mia giovinezza e mi sembrava di essermi liberato di un peso e grazie a ciò avevo conosciuto, virtualmente parlando, Marco ( guardare racconto precedente ). I primi giorni furono meravigliosi, tanto sole ridevamo scherzavamo, la sera uscivamo e per quanto non conoscevamo il posto riuscivamo sempre a fare qualcosa in qualche locale, senza creare confusione o ubriacandoci fino a svenire, inoltre la conoscenza con Marco maturava con continui sms che mascheravo ai miei amici, come costanti controlli dei miei genitori e inutile pubblicità. Verso il quarto giorno, nel pomeriggio quando i miei amici erano andati a tuffarsi nel mare, mentre io gli avevo detto che li avrei raggiunto dopo, vidi un uomo sulla sdraio alla mia sinistra, sicuramente un padre di famiglia visto che nel suo stesso ombrellone c'era una donna e dei bambini piccoli che cercavano di far entrare nei loro giochi, che mi guardava. All'inizio notai il suo sguardo, ma lo credevo casuale, solo quando girai la testa nella sua direzione e lo fissai a mia volta, vidi un bagliore d'eccitazione nei suoi occhi. Era un uomo piacente, sui quarant'anni, forse un po' trascurato dalla moglie che sembrava completamente assorbita dai figli, ma io non volevo niente in quella vacanza, nemmeno del sesso, la spiaggia doveva essere il rifugio da tutto anche dalle avventure, dunque cercai di ignorare quell'uomo ed il suo sguardo. Passarono i minuti e casualmente girando lo sguardo vidi che lui continuava a fissarmi e appena vide i miei occhi rivolti nella sua direzione si passò la lingua sui denti lentamente, eroticamente oserei dire. Mi voltai, dandogli la schiena, senza pensare e solo dopo mi venne in mente che questo gesto poteva significare un invito: gli rivolgevo il mio fondoschiena. Mi adagia sulla schiena all'istante e per guardarlo e non farmi vedere infilai gli occhiali scuri. Senza farsi vedere dalla famiglia mi lasciava occhiate e quando lo faceva passava con fare naturale una mano nel costume. Mentre assistevo ad una di queste scene sentii altri occhi su di me, e notai più su di quell'uomo un altro che sdraiato sopra un asciugamano mi guardava con fare interessato. - Accidenti – pensai – ma che succede oggi? Possibile che piaccia così? - Non mi sono mai ritenuto bello, troppo alto e troppo magro per piacere, nonostante la palestra e particolarmente il nuoto aveva iniziato a disegnare il mio fisico e la cura ricostituente aveva aumentato il mio peso. - Avessi fatto qualcosa, non so qualche gesto per dargli di pensare che potrei essere interessato? Non credo. Adesso che cosa faccio? - Sembrava che ogni mio gesto era sbagliato, se andavo in acqua rivolgevo a quelli il mio sedere, se mi voltavo lo stesso e anche in modo più sfacciato, e scartai pure lo spalmarmi la crema, a mio avviso e la cosa più intima e lussuriosa che ci possa essere, di sicuro avrebbero attaccato. Nella mia mente mi aveva sfiorato un certo pensiero, ovvero giocare un po' con loro provocandoli e se fossi andato troppo oltre, i miei amici sarebbero stati la scusa per fermare il tutto, ma mi sembrava una cosa pazzesca anche se ogni tanto mi si affacciava in testa. Come dovevo comportarmi? Lasciai la decisione a qualcun'altro e preso il cellulare, mandai un messaggio a Marco, gli spiegai la situazione e chiesi che potevo fare e scrissi – Provoco? -. Marco mi rispose subito in modo affermativo. - Al diavolo, perché no? Almeno mi mantengo in allenamento per giocare un po'. Iniziai a muovermi sul mio asciugamano, come se volessi trovare una posizione comoda, ma era abbastanza chiaro che si trattava che erano movimenti languidi che accentuai con le mani che iniziai a far vagare nel mio corpo, toccandomi con fare ingenuo i capezzoli, l'interno cosce, il collo e le spalle. Osai di più leccandomi le labbra ripetutamente e piegando un pò le ginocchia in modo da sollevare il bacino. Presi la crema solare e con fare lento, me la versai sul corpo e me la spalmai su tutto il corpo con un massaggio lungo e cercai di esprimere con il mio viso il maggior piacere possibile. Non era del tutto simulato il piacere: i miei capezzoli erano già eretti, passandoci sopra le dita li sentii duri e frementi, il mio costume fortunatamente largo nascondeva qualcosa di eccezionalmente duro e fremente, che con delle evoluzioni stava raggiungendo il massimo dell'erezione. Guardando i protagonisti del mio gioco, vidi il padre di famiglia in preda ad una voglia incontrollabile; sì sicuramente non faceva sesso da diverso tempo, quella che avevo reputato come sua moglie non gli prestava la minima intenzione, era completamente assorbita dai figli, non aveva occhi che per loro. Questo padre era eccitato, il suo costume slip era completamente riempito e devo dire che se la mia vacanza avessi avuto altre finalità qualcosa con lui avrei combinato. L'altro capii che era del tipo “guardare me non toccare”, comunque approfittò del mio sguardo per farmi l'occhiolino e farmi un gesto con le labbra. Il gioco iniziava a piacermi, il mio cazzo ormai si ergeva in tutta la sua lunghezza e durezza e giuro che se fossi stato in un altro posto non avrei esitato ad abbassarmi il costume e masturbarmi, sentivo fremere anche il mio buchetto e per qualche interminabile secondo provai il desiderio di inserirci due dita e godere di quelle. Decisi di osare di più sempre continuando a massaggiarmi e come se volessi farmi baciare dal sole il più possibile, alzai il mio costume a calzoncino sulle gambe, quasi come uno slip, e lo abbassai sulla vita prima di poco, poi preso da una voglia di provocare irrefrenabile, lo portai ad un'altezza tale che il cespuglio di peli del mio pube era quasi completamente esposto, ed io lo esibivo senza alcun imbarazzo. Con il costume in quelle condizioni la mia erezione rischiava di saltare fuori in tutta la sua lunghezza, allora la sistemai di traverso con un gesto delicato che ebbe l'effetto solo di renderla ancora più evidente lasciando poco all'immaginazione. Il padre di famiglia adesso si era alzato dalla sdraio su cui era disteso e protendendo un po' i fianchi, e dando le spalle alla famiglia si portò una mano al costume stringendolo con la mano a coppa come a dare conferma delle sue dimensione già chiare visto come era attillato il suo costume. L'altro tipo, che credevo che avrebbe preso l'iniziativa solamente con un invito diretto, aveva un sorrisino in faccia e giratosi sulla pancia, si sistemò in modo da vere una visuale migliore. In quel momento capii che il gioco stava diventando pericoloso, forse era venuto il momento di dire basta, ma non sapevo come fare, qualunque tipo di movimento, anche il semplice riaggiustarsi il costume, poteva essere frainteso. - Oh cazzo – Pensai – E adesso che faccio? - Lo avevo sempre detto che il gioco è un'arte sopraffina e pericolosa e per quanto mi piace farla non posso dire di essere un esperto, provocare può portare a spiacevoli conseguenze ed io credo che stavo incappando in una di queste. Il padre di famiglia era più grande di me, non solo in peso ed altezza, si vedeva che era una persona forte, se le sua intenzione era quella di possedermi non avrebbe avuto problemi a farlo, e non si poteva nemmeno parlare di violenza dopo tutte le mia provocazioni. Mandai un sms a Marco spiegandogli in breve quello che avevo fatto e le reazioni che avevo suscitato, ma lui non capì bene la situazione e anzi mi chiese di mandargli una foto con il mio costume stupendamente abbassato, cosa che feci la sera ritornato in albergo. L'unica soluzione erano i miei amici, ma loro non avevano intenzione di tornare in spiaggia, anzi erano arrivati al largo, talmente lontano che a prima vista non li scorgevo. Che fare? La situazione stava in un certo modo peggiorando: il padre di famiglia stava arrivando nella mia direzione con uno sguardo e un'espressione del viso e delle labbra che erano tutto un programma, doveva proprio ad essere a digiuno da sesso da molto tempo. Da tempo avevo smesso di massaggiarmi e di spalmarmi la crema da quando avevo intuito che era ora di smettere, ma adesso stavo immobile con il mio costume abbassato e il mio cazzo che era ritornato nella situazione di riposo per il timore di quello che avevo provocato. L'uomo arrivò al mio asciugamano e mentre si metteva seduto mi disse: - Caldo oggi vero? - Non volli parlare, confermai solo con un gesto della testa – Troppo caldo – continuò – si potrebbe andare nella pineta, lì fa fresco, ci sono tante zone d'ombra – e nel dire ciò mi ammiccò con gli occhi e cominciò a tendere una mano verso la mia coscia. Mi alzai di scatto e mormorai – Io devi raggiungere i miei amici in acqua, non vado nelle pinete -. Credo che cosa più banale non potessi dirla, ma non sapevo come fare per sottrarmi alle sue attenzioni e alla sua mano e subito dopo fuggii tuffandomi in acqua sistemandomi il costume e raggiunsi i miei amici. Nei pochi giorni restanti di vacanza non feci più il gioco di provocare e in spiaggia stavo sempre in compagnia avevo paura a restare da solo, nonostante non mi volgevo nella sua direzione sentivo lo sguardo del padre di famiglia sul mio corpo, l'altro invece, poteva guardarmi quanto voleva, era inoffensivo. Una volta tornato a casa e alla mia vita, feci i miei giochetti provocatori di sempre, talmente innocenti che sembrano casuali.

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