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Gay & Bisex

eravamo dei ragazzini 3


di ropot
14.06.2011    |    33.055    |    0 7.7
"Quel contatto fece gemere entrambi, io cercai di sbottonarmi i calzoni per segarmi, ma Giacomo mi prese le mani e se le mise su i suoi fianchi e iniziò a..."
La scuola era iniziata, ed io che al quel tempo ero un secchione, non facevo altro che studiare già dal primo giorno, così con Giacomo ci furono solo fuggevoli incontri giusto il tempo per un saluto. In quel periodo entrambi ricominciammo con i nostri sport: lui nuoto ed io arti marziali, tre volte a settimana, dunque non avevamo tempo per i nostri giochi. Quando andavo in palestra iniziai a guardare i ragazzi più grandi che si spogliavano per fare la doccia, il mio sguardo era calamitato dalle loro parti intime e la mia eccitazione saliva a livelli enormi nonostante facevo di tutto per non pensarci. Non volevo ammettere che mi piaceva guardare dunque dicendo a me stesso che il mio sguardo era solo per curiosità. Nello spogliatoio vidi dimensioni e forme diverse nonostante tutti i peni che osservavo fossero in stato di riposo e non so cosa avrei dato per vederli nel loro stato di massima erezione. Venne l’inverno e quando potevo andavo da Giacomo, ma tra il fatto che dovevamo stare dentro casa per il freddo, tra il fatto che avevamo i minuti contatti tra noi ci furono solo giochi in cui io lo segavo e lui rimaneva passivo facendo solo un grugnito quando veniva e naturalmente le sue eiaculazioni erano poche gocce niente rispetto a quello successo nella stalla, alla fine eravamo tutte e due non appagati e per questo anche irritati tanto che i nostri incontri diventarono ancora più sporadici. In quel periodo inizia anche a masturbarmi ed a eiaculare, ormai avevo tredici anni così iniziai quella pratica che molti dicevano che portava alla cecità, e mi bastava pensare a Giacomo ed ai nostri incontri che con pochi colpi di mano venivo, con grande gioia. Questa conquista, mi fece sperare che nel caso avremmo iniziato nuovamente con i nostri giochi, anche Giacomo avrebbe potuto masturbarmi come io facevo con lui. Un'altra scoperta fu la trasformazione del mio corpo, l’aumento di peli, la definizione dei primi muscoli, i vari centimetri presi in altezza e la consapevolezza di diventare adulto di avere un corpo che stava diventando di un uomo mi eccitava, bastava che toccavo i miei pettorali appena accennati per farmelo venire duro.

Ritornò la bella stagione, ma io continuavo a studiare fino all’ultimo giorno di scuola e la palestra, mia fonte di piacere, finiva a fine giugno, dunque tornai a incontrare Giacomo verso la prima settimana di luglio e la prima volta che andai mi accolse con una sorpresa: non ricordo bene come, ma era riuscito a procurarsi dei giornalini porno. Quel fatto lo fece sentire per una volta superiore a me e per me vedere quelle immagini fu un vero e proprio shock, tutt’altro che negativo. Quei corpi nudi, sia maschili che femminili, i rapporti e fu grazie a queste riviste che capimmo che cosa era il pompino. Guardando i modelli vedevamo che non solo l’uomo, ma pure la donna godeva nel mettersi in bocca il cazzo, e noi più volte ci domandammo se fosse stato vero, la curiosità maggiore ce l’avevo io, mentre quella di Giacomo era rivolta alle sensazioni maschili. una volta eravamo nel suo garage, dove dietro dei pannelli di compensato nascondeva i giornaletti e ci mettemmo a sfogliare qualche pagina, come facevamo sempre. Appoggiavamo la rivista aperta sulla pagina preferita sul banco da lavoro di suo padre, iniziavamo strusciandoci i fianchi, bacino contro bacino e poi ci abbracciavamo, ma come sempre ero io quello che abbracciava, accarezzava, ovvero l’attivo che toccava, e come sempre io mi inginocchiavo e lo segavo eccitati dalle immagine sul giornaletto e quando tornavo a casa avevo sempre le mutande bagnate e anche una nota di frustrazione per non avere avuto niente, tanto che mi dovevo masturbare selvaggiamente per avere un minimo di soddisfazione. La colpa era mia in fondo, a Giacomo non chiedevo niente, ma di sicuro lui avrebbe detto di no ed io sarei sottostato alla sua risposta. Dopo qualche tempo, quando ormai i giornaletti li conoscevamo a memoria, e quando anche Giacomo iniziò a farmi discorsi strani in cui mi sembrò di capire una certa insoddisfazione, facemmo un passo avanti. Eravamo nel giardino di casa sua, come sempre soli, ma in vista, per questo andammo dietro dei pannelli messi dai muratori che gli stavano costruendo un muretto di cinta. Stando in piedi ci vedevano, ma ben presto mi fece inginocchiare, era una cosa che facevo sempre, ma quel giorno aveva una certa impazienza, irruenza oserei dire, quasi una sorta di violenza, che non m piacque e mai mi è piaciuta. Una volta inginocchiato, quando stavo quasi per protestare si sbottonò con foga i pantaloni e mi mise il suo cazzo quasi violaceo per la tensione a pochi centimetri dalla bocca e con un ringhio mi disse: - Usa la lingua – Io non sapevo cosa fare, avevo capito che voleva che imitasse quelle modelle che se lo mettevano in bocca, ma ero ancora inesperto non sapevo bene che dovevo fare, così che partii dal suo inguine cospargendoli di piccoli e delicati baci che non so nemmeno chi mi comandava, e poi provavo a mettere dentro piccole porzioni del suo uccello che sembrava una molla visto che appena piegavo un po’ ritornava subito nella sua posizione eretta originale. Giacomo, dopo qualche minuto stufo di questo gioco disse in tono imperativo: - La lingua – Ed io rendendomi conto dello stato di eccitazione in cui ero con la punta del mio pene che aveva oltrepassato l’elastico delle mutande, feci uscire la punta della lingua e cominciai a passarla delicatamente lungo la sua asta. Quel contatto fece gemere entrambi, io cercai di sbottonarmi i calzoni per segarmi, ma Giacomo mi prese le mani e se le mise su i suoi fianchi e iniziò a muoversi verso di me con una sorta di spasmi. Cominciai a rendermi conto che più andavamo avanti più lingua tiravo fuori dalla bocca e usavo e che Giacomo Gridando stava arrivando in orbita dal godimento. Continuava a non toccarmi, ma come al solito ripensandoci dopo me ne resi conto, in quel momento volevo fare contento Giacomo e mi chiedo come ho potuto sottostare senza pretendere lo stesso servizio. La lingua iniziava a farmi male e lo disse a Giacomo, ma fu come se non sentì, allora glielo ripetei con più voce e lui approfittò della ma bocca aperta per infilarmi il suo pene , grazie a Dio non fino in gola visto che le dimensione dei quattordici anni erano piuttosto esigue, altrimenti mi avrebbe strozzato. Avere quella specie di sbarra incandescente in bocca, mi fece venire inondando le mutande, ma quasi non me ne resi conto, Giacomo fece un urlo fortissimo e poi trattenne il fiato. Non sapevo cosa dovevo fare, mossi un po’ la bocca, ma credo che gli diedi un po’ di fastidio con i denti, non usavo la lingua, l’unica cosa è che con i suoi movimenti del bacino mi andava avanti ed indietro. Nonostante le mia incapacità, Giacomo provò tantissimo piacere a giudicare dai suoi grugniti quasi animali che gli uscivano di bocca. Quando ormai mi ero abituato a quella presenza in bocca, ed anzi iniziavo a provarci gusto, Giacomo mi disse tra un gemito e l’altro: - Sto per venire -. Lo disse in ritardo, prima che finì la frase qualche getto mi arrivò in bocca poi fece qualche salto di lato e eiaculò alla mia destra, io immediatamente sputai con una sorta di conati di vomito, mi sembrava la cosa più sporca del mondo, lì vicino c’era una fontanella più volte mi sciacquai la bocca per poi bere litri di acqua. Nonostante tutte queste cose sentii il sapore della sborra di Giacomo e devo dire che non mi ricordo cosa ne pensai l’unica cosa certa era che dovevo tornare a casa e cosi feci salutando frettolosamente Giacomo che non si era ancora né ripreso, né rivestito.
Corsi a rotta di collo nella strada tra le nostre due case e come un razzo andai al bagno e li mi spogliai. Arrivato alle mutande mi accorsi che ero venuto, ma il mio uccello era ancora duro, mi masturbai e venni una seconda volta copiosamente. Presi il sapone liquido e me ne riempii la bocca e poi lo sputai, mi sentivo ancora sporco, andai sotto la doccia e ci restai per mezz’ora. Non mi sentivo sporco tanto per quello che avevo fatto, ma per la considerazione che mi era piaciuto e che ero gay, adesso non potevo più negarlo come avevo fatto in palestra quando guardavo i ragazzi nudi farsi la doccia.
Giacomo mi cercò dopo quel giorno, io mi feci negare per un po’ di tempo, ma poi cedevo, così ci rivedevamo ed io lo segavo lo sbocchianavo ed esaudivo i suoi desideri sempre dopo chiedendomi che dovevo pretendere che lo facesse anche lui, ma ogni volta non lo facevo. Finita l’estate finì pure la nostra storia, non volli più incontrare Giacomo, anche perché lui cambiò tutto, anche giro di amicizie perché iniziò le superiori, ma la vera ragione fu che io con lui non mi sentivo una persona, ma un giocattolo sessuale, ormai non parlavamo più quando ci incontravamo, mi prendeva mi faceva sdraiava sul divano o per terra, oppure mi faceva stare in piedi e lui si metteva su un rialzo, la conclusione era sempre un servizio fatto dalle mie mani o dalla mia bocca.
Un altro motivo può essere suo padre, da qualche tempo avevo visto che mi guardava in modo strano, so che erano occhiate di libidine, ma io a quel tempo credevo che avesse capito che facevo con Giacomo e smettere di andare a casa sua e di fare i nostri giochi era la cosa più ragionevole da fare. Ho concesso tutto a Giacomo tranne la mia verginità anale, anche perché credo che lui non lo avrebbe fatto, e un po’ me ne pento perchè la mia prima volta fu … Qualcosa. E’ un’altra storia.
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