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Gay & Bisex

Trasformato in troia - Troia (cap.12)


di shinigami83ge
11.03.2014    |    18.232    |    2 9.8
"Che risveglio meraviglioso” mugugna, tra l’eccitato e l’assonnato Scosta via le coperte dal letto e posandomi una mano sulla testa inizia a darmi il suo..."
(Storia di fantasia. Contenuto: sentimenti, pissing, orgia, sborra in bocca, uomo dominante.
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Sì, ormai non ci sono più dubbi: sono una troia, i miei aguzzini sono finalmente riusciti a raggiungere il loro torbido intento.
Ho resistito a tantissime prove, ma ora lì, in quella stanza piena di cazzi, ho ceduto. Parlo di cazzi e non di persone perché è di quello che sono circondando, 14 cazzi che sbucano da altrettanti buchi nelle pareti. Li ho succhiati, li ho presi in culo ed infine mi sono nutrito della loro sborra senza dimenticarne nessuno, ed ora esausto mi siedo sul pavimento, appoggiando la schiena contro una delle pareti, ed immergendo mani e culo in quasi un centimetro di urina che ormai ricopre il pavimento. L’odore di sperma e di piscio mi invade le narici, ma non è un qualcosa di sgradevole, anzi, è il linea con il mio essere interiore e continua ad eccitarmi, è odore di uomo, di virilità.
Poter far godere tutti quei cazzi è stato bellissimo; appagante ed è questo che più di ogni altra cosa mi fa sentire troia, ormai non è più importante la persona, l’importante è poter sentire il getto di sborra calda che mi scivola in gola o mi bagna il corpo.
Se dovessi descrivere il colore della mia anima in questo momento sceglierei i colori rosso e nero.
Alzo le mani, grondano di piscio di 15 uomini e con uno strano senso di divertimento decido di iniziarmi a pisciare addosso per scaricare il desiderio di urinare che mi viene dopo ogni orgasmo. Mentre lo faccio guardo negli occhi il poliziotto, per provocarlo, per incitarlo a scoparmi ancora una volta e con la mano muovo il mio cazzo descrivendo delle “z” di urina sul mio corpo.
Mi sento come se fossi precipitato in un baratro di perversione da cui ormai non posso più rialzarmi, ormai troppi cazzi hanno violato il mio corpo e mi hanno dato piacere. Mi sento sporco ed eccitato di sentirmi così: il mio lato oscuro è stato portato allo scoperto.
Il poliziotto mi guarda con un’espressione di trionfo, leggendo nel mio volto il raggiungimento del suo obiettivo.
Tira un calcio al pavimento lanciandomi addosso un abbondante getto dell’urina che è sul pavimento, poi avvicinandosi a me e sovrastandomi mi piscia nuovamente in testa; un getto breve, ma che rappresenta un ultimo segno della sua supremazia sulla mia persona.
Ormai succube di me stesso, della situazione e di quell’uomo; ancora assetato di cazzo, mi aggrappo alle sue gambe massicce e mettendomi in ginocchio inizio a succhiarlo nuovamente.
“direi che sei diventata proprio una brava troia… avanti succhia come sai fare tu… fammi vedere come sei brava a far sborrare un uomo ancora, ancora e ancora… siii.. succhia troia.. succhia… aaaaaaah”
Eccitato dai suoi insulti e dalle sue parole lo succhio a lungo, avido di sentire nuovamente il sapore del suo sperma in bocca ed infine vengo premiato e nuovi schizzi del suo caldo e denso seme mi riempiono la bocca, ma a questo giro non voglio subito ingoiare, la tengo in bocca, ci gioco, la assaporo e gli faccio vedere quanto trovi sublime il suo nettare di vero uomo, continuando a provocarlo, ma ormai lui è soddisfatto, quindi denigrandomi più di qualsiasi insulto, si limita ad ignorarmi, come fossi un essere insignificante e ricomponendosi mi dice
“direi che ormai sei diventata una troia perfetta … qui il mio compito qui è finito”
E afferrandomi per il collare mi scaraventa con violenza sul pavimento inondato di piscio per farsi strada e dirigersi deciso verso la parete alle mie spalle dove ora mi accorgo esserci ben nascosta una piccola fessura con la funzione di maniglia.
“aprite” grida il poliziotto e la porta si apre.
Ormai incurante del piscio che mi ricopre mi alzo e mi dirigo verso la porta, ma quando sono praticamente sull’uscio il poliziotto mi ferma e mi dice
“forse mi sono spiegato male… IO ho finito, non tu”
E spingendomi di nuovo per terra mi chiude la porta in faccia e mi accorgo che alle pareti hanno preso posto nuovi 14 cazzi con cui giocare e perso nella mia perversione mi metto subito all’opera.
Diverse bevute di sborra, inculate e bagni di piscia successivi finalmente vengo liberato dalla mia prigionia, o forse dovrei dire dal mio paradiso di lussuria. Se non fosse per l’estrema stanchezza, l’idea di abbandonare quel posto così carico di mascolinità mi riempirebbe di tristezza, non capita tutti i giorni di poter fare un bagno di uomini.
Mentre esco e vengo condotto alle docce, intravedo parte delle persone con cui ho giocato e mi accorgo che l’assortimento è più vario di quanto avessi immaginato, per etnia, fisicità ed età e l’idea di essere stato posseduto da quel miscuglio di maturi, giovanissimi, grassi, muscolosi e altro mi fa sentire ancora più troia e senza limiti.
Sento che questa esperienza mi ha cambiato profondamente, ormai non esiste quantità di cazzi in grado di soddisfare le mie voglie, mi basta avere un uomo nelle vicinanze e la mia parte troia prende il sopravvento facendomi desiderare di poter bere la sua sborra.
Incappucciato nuovamente vengo portato sotto casa che è circa mezzanotte, e nel viaggio sento piombarmi addosso tutta la stanchezza di quella maratona forzata.
Arrivo davanti al portone di casa mia, tiro fuori le chiavi dalla tasca e mentre le rigiro tra le mani cercando quella giusta mi attraversa la mente il pensiero che intanto il giorno dopo sarò svegliato da Giorgio, già nudo e con il cazzo in tiro pronto per essere succhiato. Guardo la porta del suo appartamento e mi accorgo che non ho voglia di sentirmi solo quella notte e dopo un istante di esitazione suono al suo campanello.
Mi viene ad aprire in mutande e maglietta, assonnato, scazzato e grattandosi il pacco
“che cazzo vuoi a quest’ora troia? Yaaaaw” sbadiglia sonoramente
“volevo ottimizzare i tempi: io non ho voglia di dormire solo stanotte e tu domani mattina dovresti alzarti prima per venire nel mio appartamento a farmi bere la tua sborra, quindi ringraziami per la premura, rompi poco il cazzo e fammi entrare”
Sorpreso dal mio nuovo tono, diretto e sboccato, e concludendo che quello che ho detto non è una cazzata, con tono scherzoso fa un inchino a braccia aperte e mi fa entrare
“prego madame, faccia come se fosse a casa sua”
Entro nel suo appartamento pressoché immerso nell’oscurità e seguendo le sue indicazioni mi dirigo in camera da letto. È una camera come tante: qualche quadro, un ampio letto matrimoniale, due sedie, una delle quali ricoperta di vestiti, ed un grosso armadio.
Tutti e due ci denudiamo completamente e poi ci infiliamo sotto le coperte, io occupando la parte destra del letto e lui la sinistra rispetto alla porta di ingresso.
Resto in silenzio fissando l’oscurità aspettando che arrivi il sonno. Lo sento; è lì dietro l’angolo pronto a regalarmi i suoi sogni e a privarmi della stanchezza degli almeno 30 cazzi che ho fatto sborrare, eppure il cervello continua a macinare pensieri. Mi manca qualcosa di indefinito, mi sento come un puzzle a cui manca il pezzo del volto di uno dei personaggi principali; forse è semplicemente colpa del mio nuovo io troppo grande da metabolizzare, o forse, ironizzo tra me e me, la sborra è più difficile da digerire di quel che pensassi, ma quale che sia il motivo non riesco a venirne a capo della mia insonnia.
Continuo a pensare, quando il filo dei miei pensieri viene interrotto da un brusco movimento di Giorgio che a bassa voce mi chiama e mi dice
“avanti vieni qui”
Mi giro un po’ scazzato aspettandomi che sia lì pronto a farmelo succhiare, invece ha un braccio sollevato e mi sta invitando a prendere posto sul suo petto muscoloso.
“avanti, vieni qui” ripete “non c’è bisogno che dormiamo nello stesso letto come se ci trovassimo ai due lati opposti della luna” sorpreso, senza farmelo ripetere nuovamente vado ad accoccolarmi vicino a lui posando la mia testa sul suo petto virile mentre il suo braccio si abbassa e mi stringe in un abbraccio caldo e pieno di dolcezza.
Il silenzio della stanza che prima mi opprimeva è ora riempito dal lento respiro di Giorgio e dal sordo rimbombo del battito del suo cuore.
Tu-tum… tu-tum… tu-tum
Quel suono mi cattura, mi riempie e mi sento sereno, tranquillo e protetto come ormai non mi sentivo più da molto tempo.
L’odore della sua pelle è ancora carico dei profumi del bagnoschiuma: deve aver fatto una doccia prima di coricarsi, ma non per questo ne sa meno di uomo.
Non so perché, ma prepotente un sorriso un po’ ebete prende spazio sul mio volto e con il favore dell’oscurità lascio che si sfoghi come meglio crede. Cingo le mie braccia intorno alla sua vita e come se nulla fosse successo mi addormento come un bambino.
Arriva la mattina e prima che la sveglia suoni mi sveglio ancora avvolto dall’abbraccio del mio vicino.
Dopo tutto quel che è successo il suo comportamento mi ha spiazzato, in senso positivo, ma mi ha spiazzato, mai mi sarei aspettato tanta dolcezza da un tipo che mi è entrato in casa con la menzogna per scoparmi con violenza, arrivando a tagliarmi i vestiti, ed iniziarmi alla doppia penetrazione con un suo amico.
Quali che siano state le ragioni del suo comportamento mi accorgo di averlo rivalutato e grato per la magnifica notte che mi ha regalato anticipo le sue future intenzioni e infilandomi sotto le coperte vado a cercare il suo cazzo.
Ancora molle lo prendo in bocca e lentamente lo inizio a puppare quasi fosse un biberon. Lentamente sento che inizia a diventare barzotto e solo quando è bello duro, in tutta la grandezza con cui l’ho conosciuto, capisco che Giorgio si è finalmente svegliato
“uaoh.. che risveglio meraviglioso” mugugna, tra l’eccitato e l’assonnato
Scosta via le coperte dal letto e posandomi una mano sulla testa inizia a darmi il suo ritmo
“avanti.. sììì… succhia troia… siii.. così…”
Ormai essere definito troia, anche se in quel momento sento infrangersi la magia dei miei pensieri dolci verso di lui, non ha più lo stesso effetto di prima e carico di desiderio assecondo il suo ritmo.
Nel mentre che la mia bocca da piacere al suo cazzo, le mie mano lo accarezzano e scivolano lungo il suo corpo massaccio di vigile del fuoco sempre in allenamento per dare il meglio di se nelle situazioni di emergenza. Scivolo lungo le gambe, il torace, il petto e ovunque riesca ad arrivare cercando i punti da stimolare per aumentare il suo piacere, per farlo esplodere di quell’eccitazione che mi appaga i sensi.
Non so se sia stato il mio “attacco a sorpresa” prima del risveglio o il mio nuovo io ormai privo di qualsiasi tipo di inibizione, ma Giorgio sborra dopo pochi minuti riempiendomi la bocca della sua eccitazione.
Ingoio gran parte del suo sperma, assaporando il momento in cui, scivolando lungo la lingua, arriva a quel punto di non ritorno dentro la gola per cui sei costretto a deglutire facendo diventare il suo seme parte di me e con quel poco che mi rimane in bocca vado alle sue labbra e lo bacio.
Subito Giorgio sembra schifato dal gusto del suo stesso sperma, poi, rapito dai miei giochi di lingua si lascia andare e finiamo con il baciarci a lungo, con in bocca il suo seme che si mescola alle nostre salive e da a quel momento il sapore del sesso.
La sveglia di Giorgio inizia a suonare, e interrotti da quel suono ne approfittiamo per interrompere quel momento, bello, ma effettivamente troppo intimo e particolare per noi due.
“già che abbiamo fatto tutto prima del previsto vado a farmi una doccia” gli dico
E lasciandolo lì sul letto vado in bagno. Il vano è piuttosto ampio e vi trova posto una doccia piuttosto ampia. Un po’ maleducatamente, come se fossi a casa mia, cerco degli asciugami puliti dopodiché, regolata la temperatura, mi butto dentro la doccia.
Dopo un po’ che sono sotto l’acqua mi raggiunge anche Giorgio e senza chiedermi nulla entra nella doccia insieme a me.
“suvvia, abbiamo scopato, dormito insieme e mi hai appena fatto una pompa, non credo ti possa far strano farti la doccia insieme a me”
“no che non mi fa strano, ma preferivo godermi questo momento in tranquillità”
“bhè, mi spiace deluderti. Dai, già che sei qui a non fare un cazzo, renditi utile e lavami la schiena” e voltandosi mi offre la visuale delle sue ampie spalle. Un po’ scocciato, ma nemmeno troppo, afferro la spugna ed inizio a lavarlo. La calma di quella banale quotidianità, in netta contrapposizione con l’assurdità e la lussuria della sera precedente, mi sorprende in un modo che non mi sarei mai aspettato.
Per la seconda volta, fare qualcosa insieme a Giorgio mi strappa un sorriso ebete sul volto e mentre continuo a insaponarlo mi accorgo che da quella prospettiva mi sembra ancora più grande, forte e robusto di quanto già non pensassi.
In quella nuova e strana intimità che si è instaurata fra di noi mi sorge spontanea una domanda:
“perché? Perché quella volta con il tuo amico mi hai violentato in quel modo?”
Giorgio rimane in silenzio, quasi a decidere se rispondere o meno, poi cercando di eludere il discorso mi dice
“mi è sembrato che avere due cazzi in culo ti sia piaciuto alla fine”
“ti ho fatto un’altra domanda”
Un altro silenzio, leggermente più lungo del precedente, e poi una risposta che sento essere sincera e con il cuore
“avevo bisogno di soldi”
“capisco…..” rifletto alcuni istanti e poi gli chiedo “quindi tu sai chi è quello che ha deciso di farmi tutto questo?”
“no… ho fatto tutto via mail ed ho ricevuto per posta un assegno”
Subito mille domande mi assalgono la testa, sento che per la prima volta mi sto avvicinando alla verità
“allora …” ma prima di poter formulare la mia nuova domanda Giorgio si gira di nuovo verso di me e mi interrompe
“ora basta, stai facendo troppe domande, mi spiace, ma non posso dirti altro o non prenderò più i soldi”
“ma…” provo a replicare, ma come risposta mi viene tappata la bocca con una mano
“ti ho detto ba-sta do-man-de” e liberandomi dalla sua presa mi bacia per distogliere i miei pensieri da quell’argomento. Un lungo bacio, che mi toglie il fiato, un attimo di dolcezza seguito dalla brutalità di una scopata. Mi volta infatti di spalle, e premendomi il viso contro le piastrelle della doccia, mi incula. Affondi violenti, colpi decisi, che date le dimensioni del suo cazzo vanno in profondità dandomi scariche di piacere. Il selvaggio desiderio con cui mi sta sfondando è carico di una qualche rabbia repressa, che sta sfogando sul mio corpo e la cosa mi eccita.
Bam, bam, bam,bam
Ad ogni affondo lo sento sbattere con violenza contro il mio culo.
Bam, bam, bam, bam
Eccitato come non mai faccio quasi fatica a respirare dalla rapidità dei miei ansimi. Il suo cazzo entra ed esce veloce, approfittando dell’esperienza forzata con cui ormai è temprato.
Bam, bam, bam, bam
Mentre mi usa per scaricare i suoi pensieri mi accorgo di essere molto più eccitato del normale e capisco che il motivo è che a fottermi è proprio lui: il mio vicino.
Bam, bam, bam, bam
Continua a trapanarmi il culo per un tempo indefinito, come a voler recuperare la scarsa performance del pompino, ed infine mi sborra dentro e quando sento i suoi schizzi e il suo grido di piacere mi scarico anche io.
Tira fuori il suo cazzo dal mio culo e mi sorride compiaciuto vedendo la vistosa macchia del mio sperma sulla piastrelle
“direi che la troietta ha goduto parecchio”
“la troia ha goduto davvero tanto se ti può interessare, ciò non toglie che tu sia un stronzo” gli ribatto con tono non troppo convinto, in una sorta di complice e strana amicizia che sembra essersi instaurata fra di noi.
“dai su… ora non fare l’offeso”
“vabbè… stai zitto che se parli è peggio. Passami la spugna piuttosto”
Finiamo di lavarci poi mentre siamo lì che ci asciughiamo Giorgio si lascia andare ad una confessione per me inaspettata
“sai, se non ci fosse tutta questa storia del doverti trasformare in troia credo mi sarebbe dispiaciuto averti come ragazzo”
Non sapendo cosa rispondere e trovando in qualche modo scorretta ed egoista questa sua rivelazione alla luce delle sue scelte lascio cadere la conversazione senza dare alcuna risposta.
Torno in camera, recupero i miei vestiti e con un rapido ciao esco dal suo appartamento.
Vado verso la porta di casa mia, devo ancora recuperare lo spazzolino, e con disappunto vedo che lì in piedi ad aspettarmi c’è l’uomo con il pizzetto.
“eccoti finalmente…. vedo che la troia ha dormito dall’amichetto questa sera”
Mi avvicino e mentre metto la chiave nella serratura, gli rispondo
“quello che faccio non è affar tuo”
Ma a quella non è una risposta accettabile da un tipo come lui che con violenza mi afferra la mandibola facendomi male e guardandomi dritto negli occhi mi dice
“stammi bene a sentire lurida troia del cazzo, forse con gli altri potrai permetterti di comportarti come meglio credi, ma con me non funziona così, finché riterrò di una qualche utilità sapere che minchia fai della tua inutile vita tu dovrai rispondermi. Ti è chiaro?”
Lo fisso negli occhi spaventato e lui mi ribadisce “ti è chiaro?”
“sì” mugugno attraverso la bocca stretta dalla sua presa
“brava troia. Ora apri questa cazzo di porta e fammi entrare”
Dolorante mi massaggio le guancie ed apro la porta di casa mia e con irruenza vengo spinto dentro dal carabiniere. Pensavo di essere cambiato, che nel mio essere troia in qualche modo fossi diventato più libero, ma mi sbagliavo, quell’uomo riesce ancora a farmi sentire succube
“cosa vuoi?” gli domando titubante
“cosa mai potrò volere da una troia secondo te?” dice con un accento di sarcasmo nella voce
A quelle parole capisco che è venuto a verificare la mia trasformazione.
Vorrei sputargli in faccia, insultarlo e sbatterlo fuori da casa mia. O almeno questo è quello che grida nel profondo della mia mente il mio vecchio io, ma la mia parte troia ormai a fior di pelle si accende subito di eccitazione all’idea di poter giocare di nuovo con quell’uomo.
L’idea di poter essere posseduto da lui, di poterlo toccare mi eccita come mai prima d’ora, ormai le mie pulsioni sono molto più forti della mia volontà ed avvicinandomi a lui lentamente inizio ad aprire i bottoni della divisa.
A petto scoperto inizio a far scorrere le mie mani sulla sua pelle, sento i suoi addominali e il contatto con i suoi muscoli è come droga per i miei pensieri e incontenibile inizio a leccarlo.
Lui resta fermo, immobile, guardandomi quasi fossi un oggetto poi con voce asettica mi ordina
“avanti succhiarmi il cazzo”
Mi inginocchio davanti a lui, glielo tiro fuori guardandolo dritto negli occhi e vederlo compiaciuto mi appaga. Lo prendo in bocca e avidamente inizio a succhiarlo.
Mi lascia giocare per un po’ con il suo palo poi mi fa alzare in piedi, e lì, posato contro una parete dell’ingresso, mi abbassa i pantaloni e mi incula.
Il suo modo di scopare è come sempre fenomenale e ora che non riesco neppure più ad odiarlo è ancora più eccitante e senza bisogno di toccarmi raggiungo un nuovo orgasmo.
Vedendo la mia sborrata l’uomo con il pizzetto esce dal mio culo e mi fa di nuovo inginocchiare davanti a se, apro la bocca in attesa del suo sperma, ma lui non vuole che ingoi, vuole umiliarmi e farmi sentire ancora più troia, quindi mi volta a forza la testa di lato e mi sborra sul viso, incurante di mandarmi il suo sperma anche sugli occhi.
Sempre tenendomi la faccia girata si pulisce il cazzo sul mio viso e commenta
“bene, direi che c’è ancora un po’ da lavorare ma siamo a buon punto”
Si sistema e senza degnarmi di ulteriori attenzioni se ne va.
SBAM. La porta si chiude.
Rimango lì per terra, il viso che gronda sperma, nella mente e nell’anima la convinzione che ormai sono una troia destinata al semplice ruolo di svuota palle per uomini.
E alla parola uomini prepotente si fanno spazio nella mente le immagini dei volti dell’Omone, di Fabio e di Giorgio e poi
BIP BIP
Un messaggio su whatsapp
“devi scopare il tuo capo”
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