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Gay & Bisex

USATO DA TANTI.


di RedTales
06.07.2025    |    812    |    1 6.7
"Collegata la mia telecamera al televisore, dopo aver riavvolto l’intero nastro, lo avviai..."
Alcuni mesi fa ricevetti una breve email con allegata questa storia. Risale al 1997. È narrata in modo schematico e puntuale. La richiesta è di trasformarla “in uno dei tuoi racconti”. Dopo alcuni scambi con l’autore sui tempi lunghi (che poi sono diventati quasi biblici…) della realizzazione e dopo aver ricevuto da lui la completa libertà di interpretare quanto aveva scritto “secondo la mia visione”, pur rispettando fedelmente la storia, sono arrivato a questo racconto. A chi me lo ha proposto è piaciuto e mi ha dato il nullaosta per pubblicarlo. Ora lo propongo qui.
È una storia cruda e brutale, diversa dalle mie ma è una vicenda che fa riflettere. Buona lettura.

Ero abbastanza giovane e, passati i venticinque, mi avvicinavo sempre di più ai fatidici trenta. Anche se ne avevo già fatte di cotte e di crude l’idea di un incontro con due uomini mi stuzzicava molto. Federico lo avevo conosciuto personalmente e del suo amico mi aveva raccontato solo belle cose e così concordammo di trovarci a casa sua. Quando arrivai da loro, nel primo pomeriggio, trovai anche Giuliano che corrispondeva a quanto mi era stato detto di lui. Ovviamente ci volle poco, dopo un brindisi iniziale, per trovarmi nudo e con quei due cazzi in bocca. Cercai subito di dare del mio meglio anche se ben presto incominciai a sentirmi strano, come stordito e mi sembrò che tutto intorno a me fosse diventato ovattato. Ricordo benissimo che mi fermai e mi sedetti per terra, informando i miei due amanti del fatto che non mi sentivo bene. Minimizzarono e credo fu l’ultima cosa che ho ben presente nei ricordi.
Ad un certo punto mi risvegliai. Ero sul letto e l’aroma che mi avvolgeva era chiaramente di sperma. Ero sdraiato, ancora nudo, e mi resi conto che avevo fatto del gran sesso perché avevo i capelli ben incrostati di crema, la schiena che mi doleva un po’ e perfino il buchetto bruciava. Tipica sensazione che diverse volte avevo provato quando ne avevo… abusato.
Ero solo e dopo un momento di confusione misi a fuoco dove ero o almeno dove mi ero recato. Ovviamente tutto questo si svolse in alcune manciate di secondi, al termine dei quali, in rapida sequenza, mi sedetti sul letto e quindi mi alzai scoprendo di essere un po’ instabile sulle gambe. I primi passi furono quasi barcollanti ma già al terzo ripresi quasi completamente il controllo accorgendomi di avere una gran voglia di fare pipì. Uscii dalla camera e vedendo lì di fronte il bagno ci entrai e mi svuotai e, subito dopo, mi lavai le mani e mi sciacquai la faccia.
“Oh! Finalmente! Dormito bene?”
Mi girai di scatto e vidi Federico in mutande e camicia.
“Mi sono addormentato? Ma sono stato male?”
“Sì, hai dormito come un ghiro. Ad un certo punto sei crollato. Ti abbiamo provato a chiamare ma… niente. Giuliano è già andato via. Comunque abbiamo fatto alla grande, no?”
“Abbiamo scopato?”
“E che cazzo? Certo! Perché?”
“No… sai che ho come un vuoto.”
“In che senso?”
“Che mi ricordo che vi succhiavo, che mi sono seduto… Poi basta. Non mi ricordo altro.”
“Dai! Dici davvero?”
“Sì, come se non avessi fatto nulla. Però mi brucia il culo e ho crema dappertutto. Quindi abbiamo fatto.”
“Cazzo se abbiamo fatto! Eri instancabile. Lo volevi dappertutto. Ci hai sfiancati.”
Rimasi perplesso e davvero stupito. Non ricordavo nulla e tutto mi sembrava impossibile.
Andammo a sederci in sala e mi offrì una coca e, con grande sorpresa, mi resi conto che erano le otto. Erto rimasto lì per più di cinque ore. E ricordavo solo il primo quarto d’ora.
Non volendo sembrare strano non insistetti sul mio stato ma chiesi se gli era piaciuto e mi rispose di sì. Insistetti per sapere quanto avessi dormito e mi disse che ero crollato dopo un’ora.
“Ti avevo appena messo sul letto e ti sei come spento. Ci siamo anche preoccupati, ma ti eri proprio addormentato, così ti abbiamo lasciato stare. Però la prima oretta sei stato grande. Un culo e una bocca… da Dio. Ci hai fatto proprio morire. Sei proprio bravo. Che culo!”
Non provai nemmeno a chiedere altro e, poco dopo, gli dissi che avevo fatto tardi e che me ne andavo.
Mi domandò se avevo voglia di dargli un ultimo salutino, intendendo che avrebbe voluto mettermelo in bocca e accettai. Si alzò, tolse gli slip e si sedette allargando le gambe. Lo spompinai con impeto e voglia continuando ancora a chiedermi come mai non ricordassi nulla. Ci mise molto e mi godetti alla grande il suo cazzo finché mi spruzzò in gola il suo dolce sapore. Quando mi staccai non c’era alcun segno di crema e, soddisfatto, ritornai in camera dove mi aveva detto che c’erano i miei vestiti.
Erano su una poltroncina. Li presi e mi rivestii e, proprio quando stavo per uscire, vidi, infilata nell’angolo a fianco dell’armadio, una telecamera che attirò la mia attenzione. Mi chiesi perché fosse lì e, con attenzione la presi, come mosso da una strana curiosità. Facendo attenzione al mio ospite che era ancora in sala la accesi e la misi in riproduzione spiando nel mirino. Non c’era alcuna immagine e così la feci tornare indietro velocemente. Vidi subito un tizio sconosciuto che usciva da un sedere per poi ostentare il cazzo davanti all’obiettivo per un primo piano. Come si spostò riconobbi il culo: era il mio! Ero sdraiato a pancia in giù sul letto con la testa piegata da un lato. Lo stupore fu enorme. Un rumore mi raggelò. Gettai telecamera e treppiede nell’angolo dove li avevo presi, mi girai e raggiunsi la porta.
Federico era seduto sul divano e si era messo a guardare la televisione. Rientrai, aprii la telecamera, mi impossessai della cassetta MiniDv e uscii dalla stanza.
Un rapido saluto, quasi di circostanza, un invito a ritornare e me ne andai. Per tutta la strada fantasticai su che diavolo era successo in quella casa e sul perché di quella cassettina che avevo in tasca.
Macinai i cento chilometri in fretta, con l’impazienza di arrivare a casa per poter vedere tutto il video.
Collegata la mia telecamera al televisore, dopo aver riavvolto l’intero nastro, lo avviai.
La prima immagine che vidi mi colpì profondamente. Ai miei occhi apparvero due uomini che scopavano, uno ero io. L’immagine era fissa e riprendeva quasi tutto il letto.
L’audio diffondeva i miei gemiti mentre la voce di qualcuno fuori inquadratura rimarcò che: “cambiata. Adesso abbiamo un’altra ora di riprese” facendomi capire che quella cassetta non era la prima...
Immediatamente mi resi conto che c’era pure un altro uomo che, con un’ulteriore telecamera in mano, girava attorno a noi due che facevamo sesso per riprendere i particolari da vicino.
Rimasi sconvolto tanto da non riuscire nemmeno a seguire quanto scorreva sotto i miei occhi. Con sgomento mi accorsi che, attorno al letto, c’erano almeno altre quattro persone che, nude e con il cazzo in mano, evidentemente attendevano il loro turno per fottermi.
Come ipnotizzato continuai a fissare le immagini che, per tutta l’ora, non mostrarono altro che una vera e propria gang bang dove diversi maschi mi usavano a loro piacimento. Io sembravo cosciente e collaborativo, lasciandomi mettere in tutte le posizioni in cui mi sistemavano. A volte ne avevo soltanto uno che mi pompava il culo, altre due in contemporanea mi scopavano in bocca e in culo. Qualcuno mi sborrava in culo mentre altri uscivano per schizzarmi in faccia o semplicemente per lasciare il posto ad altri.
Mi sembrò davvero incredibile, soprattutto perché di tutto quello che vedevo, continuavo a non avere alcun ricordo.
Guardai le riprese per tre volte, incurante dell’ora che si era fatta, accorgendomi che in quelle scene c’erano ben sette facce diverse. Sette!
La cassettina finì poco dopo che, sistemato con la pancia sul letto, dopo una buona manciata di minuti, l’amante di turno se ne uscì esibendo il suo bel palo per un primo piano.
Smisi di rivedere quanto mi avevano fatto che era quasi mattina e, sconvolto, dopo un po’ telefonai al mio ufficio per avvisare che stavo male e non andavo al lavoro.
Stupore, rabbia, disperazione, incredulità e confusione si rincorsero nella mia testa e, sicuramente unite a quanto vissuto, mi fecero crollare. Mi risveglia a metà pomeriggio e misi nuovamente a fuoco quanto stavo vivendo e ritornai per l’ennesima volta a rivedere il filmato rimanendo nuovamente sconvolto per la totale assenza di ricordi. Giunsi alla conclusione che mi avevano fatto bere qualcosa per farmi cadere in quello stato di vigile incoscienza e odiai profondamente Federico per come si era approfittato di me.
Lo chiamai la sera e, senza giri di parole, gli dissi della cassetta che avevo intimandogli di portarmi subito tutte le altre.
“O me le porti adesso o do a tutti questa cassetta. Il tempo di fare la strada. Ti dico solo che vi si vede benissimo tutti in faccia!”
Preso alla sprovvista accettò e, meno di un’ora dopo, suonò.
Senza scendere gli intimai di lasciare tutto il materiale e di andarsene: “ti guardo dalla finestra.”
Come lo visi allontanarsi scesi a prendere la borsa. C’erano ben sette cassette.
Mi misi subito a guardarle e mi resi conto che ero stato usato da quei sette per più di quattro ore. In continuazione e senza alcuna pausa. Dalle riprese della telecamera fissa emergeva un’impietosa sequenza di penetrazioni senza fine mentre le altre riprese si soffermavano su dei dettagli con tantissimi primi piani. Le immagini che si ripetevano continuamente mostravano delle profonde penetrazioni in cui i cazzi erano completamente schiacciati dentro fino alle palle. Altre riprendevano degli zampilli di sperma che uscivano dal mio culo quando il cazzo che li aveva versati se ne andava fuori. Infine tanti erano i primi piani delle sborrate in bocca o in faccia. La cosa più strana era che, una volta che avevo la bocca piena, la spalancavo e restavo fermo con la crema che colava per farmi riprendere.
Non riuscivo a credere che Federico potesse avermi fatto questo e lo trovai davvero sconvolgente. Arrivai perfino a contare le posizioni diverse in cui mi avevano messo, troppe! Inoltre misi a fuoco che per gran parte del tempo in cui venivo sodomizzato, lo facevano con una gran forza, come se invece di una persona avessero davanti una bambola gonfiabile. Durante tutto questo perlopiù mi lamentavo. Non parlavo ma emettevo un’infinita sequenza di gemiti che, forse più che di piacere, erano di sofferenza. Ma loro continuavano a pomparmi, scherzavano, ridevano e mi usavano come se fossi come un oggetto. Bastardi!
In mattinata ed anche nel pomeriggio Federico mi telefonò diverse volte ma gli chiusi sempre il telefono in faccia non ascoltando nulla. Nel tardo pomeriggio venne persino a casa ma, vedendolo dalla finestra, non gli aprii.
Passai anche quella seconda notte davanti al televisore e pure il giorno seguente mi detti malato.
Durante la notte pensai a cosa avrei potuto fare senza giungere ad alcuna soluzione possibile. La mattina seguente Federico mi chiamò ancora e, questa volta rimasi ad ascoltarlo. Capii subito che era molto spaventato. Praticamente si scusò infinite volte e mi disse che “gli altri” erano molto preoccupati.
“Sono tutti padri di famiglia. Il video potrebbe rovinarli…” Parlò anche di un possibile risarcimento...
Vedendolo in quelle condizioni mi misi a bluffare e gli risposi che avevo pensato di portare tutto dalla Polizia e, costi quel che costi anche per me, denunciarli tutti.
Rimase sgomento proponendo nuovamente: “un ristoro, anche economico… Ma le cassette vanno distrutte.”
Presi tempo e, alla fine, accettai di farmi pagare. Avrebbero meritato ben di peggio quei bastardi ma misi a fuoco che sicuramente non sarei andato a denunciarli. Così pensai che almeno i soldi avrebbero in parte rimediato a quanto mi avevano fatto. Mi diedero una bella cifra. Ritornai tutte le cassette pretendendo di vederle distruggere davanti a me. Lo fece. Malvagiamente o per un “non si sa mai” ne avevo fatto una copia… La qualità è davvero scarsa ma, ancora adesso, dopo che sono passati quasi trent’anni da allora, qualche volta le riguardo… Di tanto in tanto mi ritorna ancora in mente quella sera ma, fortunatamente, non ho alcun ricordo di cosa mi hanno realmente fatto e questo mi è stato davvero utile per superare quella violenza. Quello stupro di gruppo.
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