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Estate con la famiglia in barca


di forrestsherman
13.05.2021    |    3.923    |    0 7.1
"- Ho voglia di andare a esplorare un po’ tra le dune..."
Venne quell’estate in cui Eugenio e Angelina, che a quel tempo avevano rispettivamente 50 e 46 anni anni, andarono in barca con Roberta, 24 enne ed una sua cuginetta minore di 6 anni, Giulia diciottenne.

Eugenio aveva uno yacht di 18 metri, a motore.
Roberta amava trascorrere le settimane estive a bordo dello yacht del suo patrigno con amici vari, dei quali non disdegnava la compagnia, e con vari ospiti che in genere si susseguivano.
La barca, molto ampia e comoda, aveva tre cabine indipendenti, ciascuna con il proprio bagno, e poteva dunque ospitare comodamente fino a sei persone.
Anche quell’estate, come già era capitato in passato, avevano a bordo la cuginetta di Roberta, Giulia, bruna anziché bionda e minore di Roberta di 5 anni.
Giulia era figlia della sorella di Angelina, che era più giovane ed aveva sposato un militare tedseco e viveva in una casa in Germania vicino alla base di Ramstein, quella del disastro delle frecce tricolori, e dove le malelingue dicevano che Giulia fosse nota tra i militari e gli aviatori per la sua bellezza e la sua incuranza con cui si dava da fare.
Lei aveva quasi 9 anni, ed era un tipo particolare: all’apparenza estroversa, non aveva difficoltà a relazionarsi con tutti; grazie a questa sua propensione lavorava anche come PR per una discoteca dove sempre le malelingue dicevano si esibisse anche il una molto gettonata pole dance.
Non era una ragazza bellissima, era molto magra e aveva un viso dai tratti un po’ troppo netti per una bellezza classica, ma aveva splendidi occhi azzurri, bei capelli neri, e un modo di fare misterioso, che faceva in genere molta presa sui ragazzi.
Nel complesso, comunque, Roberta era senz’altro più carina: di poco più alta, altrettanto magra, ma con curve più accentuate e meglio distribuite e con un viso simpatico e carino, dai tratti meridionali, i capelli castani scuri e gli occhi profondi.
Quell’estate erano sulla barca da solo un paio di giorni.
Giulia non aveva mai viaggiato insieme alla famiglia, e si compiaceva di essere un’ospite trattata con gentilezza e discrezione, e a bordo condivideva la cabina con sua cugina, Roberta.
Ci sarebbe stata, sì, una terza cabina libera, ma veniva solitamente usata come ripostiglio di bordo per le valige e ogni altra attrezzatura per la vacanza (ombrelloni, sdraio…), così le due donne avevano deciso di dividersi il lettone della seconda cabina, fatto che non creava loro apparentemente nessun problema. Erano amiche da tempo, erano sufficientemente intime, si vedevano spesso quando Roberta andava per studio in Germania, ed erano entrambe femmine.
Angelina, era sempre una bella donna, ed ora era piuttosto in carne. Era golossissima, e la ciccia ricopriva le sue fattezze che erano molto belle, ma un po’ di sovrappeso non dispiaceva ad Eugenio che ne apprezzava le doti di femmina vogliosa, un po’ civetta con gli uomini, rea di qualche scopata di sfroso quando si occupava di arte, con i malestri pittori, ma a lui era sempre piaciuta, e lo faceva impazzire a letto con urletti di orgasmo simili a versi di un porcellino preso per le gambe.
Giulia, quel pomeriggio, la osservava mentre si sistemava a prua sul prendisole, in costume da bagno scuro…pensava “ da giovane, meditò, doveva essere stata una bella donna, alta e formosa. Forse non magra come Roberta, ma del resto ogni tempo aveva i suoi canoni di bellezza, e alla sua epoca la magrezza non era certo considerata un pregio come oggi”.
Le forme della donna erano visibili anche oggi: il seno era prosperoso, nel costume. Ma non più sodo come un tempo.
Giulia si trovava nella veranda di poppa, uno dei luoghi più utilizzati del bel motoscafo: lì finora avevano fatto colazione, pranzato e si erano fermati la sera, sui divanetti attorno al tavolo, a giocare a carte, fumare e chiacchierare.
Anche Giulia era in costume, un due pezzi blu scuro piuttosto carino, adatto ad essere indossato in barca durante il giorno.
Eugenio era a poppa, a pochi metri da lei, e stava sistemando qualcosa della barca, Giulia non sapeva cosa. Aveva sempre parecchio da fare.
Stare dietro alla barca era il suo hobby. In quel momento indossava dei calzoncini di costume rossi, lunghi al ginocchio, ovviamente firmati, ed era a torso nudo.
Era già abbastanza abbronzato. Anche lui era leggermente sovrappeso, ma non di molto: da giovane era stato un tipo sportivo.
Roberta riemerse da sottocoperta. Come suo solito, indossava il reggipetto del costume, in questo caso un bikini marrone con coppe classiche, e degli shorts, in questo caso rossi.
Non era solita stare semplicemente in costume, quando era in barca.
Giulia se ne era accorta, ma aveva deciso di mantenere le proprie abitudini e stare quasi sempre in bikini, anche perché aveva notato che sia Angelina che Eugenio passavano la giornata in costume senza problemi, e si presentavano spesso così anche a tavola.
- Eccomi! - disse Roberta allegramente. - Andiamo in spiaggia allora?
- Yes. Nella borsa c’è già tutto?
Verificarono di avere da leggere, e recuperarono borsa e ombrellone. Poi si spostarono a poppa, dove c’era la passerella e dove trafficava Eugenio.
Roberta passò per prima, salutandolo.
- Ciao Eugenio , noi andiamo in spiaggia!
- Va bene, ciao amore.
Giulia si fermò un momento sulla passerella.
- Cosa sta aggiustando?
Eugenio alzò lo sguardo. Giulia, in piedi un po’ più in alto di lui, era in bikini, con la sacca dell’ombrellone in spalla.
Era magra, abbronzata, le gambe sottili, non lunghissime, lisce, il ventre piatto. Il costume era piccolo, sia nel taglio, che proprio nelle dimensioni delle coppe. Lo guardava da dietro i grandi occhiali da sole scuri, squadrati come andava di moda.
L’uomo le sorrise.
- Sto pulendo le guarnizioni del circuito dell’acqua dolce. Quella che ci serve per lavarci e cucinare.
- Ah, allora è importante - commentò Giulia, con tono affascinato. Eugenio non capì fino a che punto scherzava - non lo capiva quasi mai.
- Beh… tutto è importante in barca. Tutto serve a tenerci a galla! - scherzò.
Giulia si limitò a sorridere, e proseguì, raggiungendo Roberta.
Le due ragazze tornarono dalla spiaggia verso le sei di sera. C’erano diverse spiagge attorno al porto e potevano essere raggiunte a piedi in pochi minuti di cammino.
Quella sera fu Roberta la prima a farsi la doccia.
Giulia sedette in veranda, su un divanetto, con le gambe raccolte, ad aspettare. Indossava ancora gli occhiali da sole, e ogni tanto trafficava con il cellulare.
Angelina e Eugenio le avevano salutate al loro rientro. Angelina era ancora a prua, a prendere l’ultimo sole, e fumava una sigaretta.
Eugenio indossava una polo: probabilmente era stato in paese a comprare qualcosa per la barca.
Quando Giulia sedette, l’uomo era a prua con la moglie. Pochi minuti dopo tornò indietro ed apparve in veranda.
Mani sui fianchi, sorrise a Giulia e guardò il porto. Diverse barche stavano rientrando.
- Allora, era bello in spiaggia?
- Sì - sorrise Giulia. - Non c’è tanta gente.
- No… il grosso arriverà settimana prossima. Adesso è ancora presto.
Giulia scriveva al cellulare, e l’uomo le diede un’occhiata discreta. Il reggiseno del costume era carino, giovane e al tempo stesso elegante. E le coppe piuttosto piccole. Una seconda scarsa, giudicò Eugenio .
Le osservò il decoltée magro, intravide la forma delle clavicole. Vide il leggero rigonfiamento morbido sul petto, che spariva nelle coppe del reggiseno, e notò una vena, appena percepibile in trasparenza, vagamente verdognola, che scendeva dal petto lungo l’attaccatura del seno destro. Anch’essa spariva dietro al costume.
Giulia posò infine il cellulare e si alzò in piedi, stirandosi e sbadigliando. Si accostò a Eugenio , anche lei mani sui fianchi.
- Ma… l’acqua funziona, vero? - chiese, sorridendo.
- Certo!
- Sì… non è che finisce a metà doccia…
- No, no, stai tranquilla - rise Eugenio . - Ho solo pulito le guarnizioni.
Roberta nel frattempo aveva finito. Si affacciò per dire a Giulia che la doccia era libera e poi si infilò nella loro stanza.
- Allora mi fido… - scherzò la ragazza, muovendosi verso l’interno.
- Certo, certo - la rassicurò Eugenio . Poi, colto da un’idea, le chiese: - Roberta ti ha fatto vedere come svuotare la sentina?
- Non mi ha fatto vedere niente - ribatté Giulia.
- Ah… beh aspetta, ora ti mostro. Altrimenti c’è il rischio che si allaghi tutto, se la fate una dopo l’altra.
Entrarono entrambi, prima Giulia poi Eugenio , e si diressero al bagno. Giulia aprì la porta. Dentro tutto era bagnato per la doccia appena fatta da Roberta, e il costume da bagno della ragazza era nel lavandino.
- Guarda… entra pure - le disse Eugenio .
Giulia entrò, e restò in piedi nel bagnetto, grande all’incirca come due cabine da doccia normali.
Eugenio rimase sulla porta, accanto a lei, e si sporse per indicarle un pulsante nero sotto il lavello.
- Tenendo premuto questo, fai funzionare la pompa di sentina, che svuota tutta l’acqua che si accumula lavandosi. Bisognerebbe farlo dopo ogni doccia.
- Ah. Va bene. Altrimenti… affondiamo?
- No - rise Eugenio , - ci vuole un po’ prima che affondiamo. Ma è per non fare accumulare acqua a bordo.
Giulia si piegò in avanti col busto, mantenendo le gambe dritte, per guardare più da vicino il pulsante.
- Ma quindi l’acqua di ieri… non l’abbiamo ancora svuotata?
A Eugenio scivolò un momento lo sguardo sulla schiena e poi sui glutei della ragazza, piccoli, magri e sodi, coperti solo in parte dal costumino sgambato.
- Sì, l’ho svuotata io ieri sera.
- Ah… ecco che cos’era quel rumore… che ho chiesto a Roberta se stavamo affondando…
Di nuovo Eugenio rise.
- Stai pure tranquilla, non affonderemo, è impossibile.
- Mh. Mi fido…
Giulia era di nuovo dritta, girata ora verso di lui. Eugenio notò che aveva una mano appoggiata al lavandino, mentre con l’altra si sfiorava il ventre piatto e dritto.
- Sì, tranquilla. Garantito - annuì l’uomo con un sorriso.
Per un istante restarono in silenzio, immobili. Giulia aveva uno sguardo diretto, con quegli occhi chiari e luminosi, e Eugenio , come spesso capitava, dopo poco scostava lo sguardo. Questa volta gli cadde di nuovo sulla sottile vena che le si vedeva in trasparenza sul petto, a destra.
Poi, più in basso, sulla mano di lei, che era scivolata sul basso ventre, ed il cui pollice toccava il bordino elastico degli slip.
Percependo che la situazione stava diventando vagamente imbarazzante, Eugenio sorrise ancora e si mosse.
- Bene - disse, - se hai bisogno chiamami. O chiama Roberta - aggiunse subito, correggendosi.
- Ok - disse Giulia, con un sorriso, e lo guardò allontanarsi.
Prima di fare la doccia Giulia andò in camera, dove la sua compagna si stava cambiando.
Eugenio , che si era fermato in veranda, senza nulla in particolare da fare, la sentì poi tornare verso il bagno, e gettò un occhio all’interno vedendola passare: di spalle, aveva le braccia conserte dalle quali pendeva un asciugamano. Indossava ancora gli slip del costume, ma non più il reggiseno: la lunga schiena era nuda, magra, ossuta, dritta, delicata.
Quella sera cenarono in paese. Dopo cena, in veranda, bevendo del liquore e giocando a carte, i genitori proposero di prendere il largo di lì a due giorni e di usare il giorno seguente per prepararsi e fare cambusa. Giulia e Roberta accettarono contente. Giulia e Angelina erano le uniche due che quella sera fumarono.
La mattina seguente Angelina e le due ragazze si recarono in paese a fare spesa. Pranzarono tutti quanti a bordo, e subito dopo pranzo Eugenio andò in paese da solo, per prendere alcuni attrezzi che gli mancavano.
Faceva caldo, e il porto era tranquillo. Angelina si era stesa a prua. Dopo una mezz’ora, tornò verso poppa per parlare alle ragazze, che non sentiva da un po’ di tempo.
- Ragazze - chiamò piano, dalla veranda. - Roberta…
- Sì - risposero entrambe, in coro. Poi Roberta aggiunse: - siamo in camera, Angi.
Angelina entrò e scese i pochi gradini che portavano sottocoperta, quindi svoltò a sinistra. La porta della loro camera era aperta, Roberta e Giulia erano stese sul letto a riposare. Angelina si fermò sulla soglia e le due ragazze girarono la testa all’indietro e le sorrisero.
Roberta era stesa a sinistra. In bikini, aveva in mano un giornale di gossip. Giulia, alla sua destra, aveva una Settimana Enigmistica e una biro.
Giulia aveva il bikini del giorno prima, ma soltanto gli slip: era senza reggiseno.
Sul momento, Angelina rimase un po’ sorpresa. Poi subito pensò che a bordo c’erano solo loro, tutte donne. E sapeva che le ragazze erano amiche intime.
In ogni caso non poté trattenersi dall’osservare brevemente il petto di Giulia: il piccolo seno, di forma appuntita, piramidale, sodo ma appena accennato, era appena più chiaro del resto del busto magro, ed era sormontato da piccoli capezzoli scuri, circolari.
- State riposando? - chiese la donna dopo un attimo, un po’ ingenuamente, con un sorriso.
- Sì - confermò Roberta.
- Cioè, io sto facendo un cruciverba difficilissimo… - scherzò Giulia.
- Fa caldo - aggiunse Roberta.
- Sì, oggi non c’è aria… Volevo chiedervi se volevate un caffè - propose.
Le ragazze rifiutarono, ma Roberta chiese invece da bere. Angelina andò allora, con disponibilità materna, a riempire loro due bicchieri di succo fresco.
Tornò in camera e questa volta entrò. Si sporse su di loro e depositò un bicchiere in mano a ciascuna. Le sembrò un po’ strano porgerlo a Giulia, che teneva le mani proprio sopra il piccolo, giovane seno nudo.
Ma subito Angelina si diede mentalmente della vecchia ammuffita. Per tanti anni lei stessa aveva fatto regolarmente topless in spiaggia. E aveva un seno ben più… importante di quello di Giulia.
- Stavo pensando di andare ancora in paese per il pesce… così non devo tornare stasera - disse, mentre le ragazze, sollevatesi a sedere, bevevano.
- Andiamo anche noi? - chiese Roberta a Giulia.
- Ho caldo - rispose secca Giulia.
- Dai io vado… tu aspetti qui?
- Ok.
Decisero le ragazze, Angelina non seppe cosa aggiungere. Poco dopo, Roberta e sua cognata scesero sul pontile e si incamminarono verso il paese.
Rimasta sola a bordo, Giulia si alzò. Così com’era, in slip e a seno nudo, camminò nella dinette e si affacciò a guardare la veranda.
Si girò, e camminò ancora nella dinette deserta. Alzò le braccia in aria, stirandosi, e mormorò:
- Aaah… finalmente. Tutta mia… - Si fermò, sorrise: - La mia barca - aggiunse, per scherzare.
Tornò in camera a prendere la settimana enigmistica, e con essa si stese su un divano in dinette. Vestita dei soli slip. Da sola.
Alcuni minuti più tardi, Giulia era ancora sola quando sentì parlare e un rumore di motore in avvicinamento. Si alzò, incuriosita, e guardò fuori da un finestrino: vide un altro grosso motoscafo in avvicinamento, intento ad infilare la poppa proprio nel posto adiacente al loro.
Come sapeva, perché lo aveva visto fare da Eugenio, chi era a bordo doveva occuparsi della salute della propria barca in circostanze simili. Giulia uscì allora in veranda, per cominciare, ad osservare.
Sulla banchina non c’era nessuno. Era presto perché una barca rientrasse in porto, e a quell’ora non c’erano assistenti. L’altra barca era già a pochissimi metri da loro, e un paio di persone a bordo si stavano dando da fare con cime e mezzi marinai.
Vedendo l’ampia poppa puntare dritta verso la loro fiancata, Giulia scattò sul passavanti di sinistra e si sporse ad afferrare il pulpito poppiero del nuovo motoscafo, per accompagnarne l’ingresso.
Un uomo, a bordo, le fece un cenno e un sorriso, e disse “grazie”. Lei rispose salutando. Intanto contrasse nuovamente i muscoli del corpo magro e seminudo, per spingere il motoscafo in modo che non sbattesse.
A prua della barca c’era una donna, seduta sui prendisole, che non partecipava alla manovra. Giulia ebbe l’impressione che la stesse fissando. Sorrise e la salutò, ma quella non rispose.
A poppa, i due uomini di bordo stavano ora scendendo a terra con le cime d’ormeggio. La loro barca era salva. Giulia si raddrizzò e rimase a guardare, mani sui fianchi, senza più nascondere, ormai, il petto nudo.
In quel mentre sentì dei passi sul pontile. Si girò, e vide Eugenio , che tornava con un sacchetto di plastica in mano.
L’uomo osservò i nuovi arrivati, giudicò che fossero ormai in grado di finire la manovra senza aiuto e, dopo aver sostato un momento sul molo, salì a bordo. Aveva naturalmente già visto Giulia da lontano, e non poteva non essersi accorto del fatto che indossava soltanto gli slip del costume.
Giulia si voltò e scese in veranda, andandogli incontro. Mantenne una mano su un fianco, mentre l’altra se l’appese ad una spalla, coprendosi così parzialmente, con vago pudore, almeno un seno.
Fissò in ogni caso Eugenio con sguardo diretto e con un sorriso che mostrava sicurezza.
- E’ comparso all’improvviso. Ero in camera a dormire, sono uscita di corsa. Ci stavano per sbattere addosso.
Parlò piano, e anche Eugenio le rispose a voce bassa, guardando il motoscafo appena ormeggiato.
- E’ sempre così… poi quando torni trovi le sorprese… strisciate sullo scafo, o peggio.
- Quella a prua se ne stava seduta… io ero appesa a spingere che per poco mi travolgeva, e lei stava lì seduta tranquilla, a guardare.
- Tsk! Tipico… la dama di bordo…
Giulia si voltò, e tornò sul passavanti, dando le spalle a Eugenio .
L’uomo si rese conto in quel momento, osservandola da dietro, che le stava vedendo il corpo interamente nudo, eccezion fatta per i sottili slip. Per il resto, la stava guardando nuda.
- Non so se questi cosi sono a posto… i parafianchi…
- Parabordi - la corresse l’uomo, raggiungendola.
- Eh… parabordi.
- Sì, vanno bene… così vanno bene.
Erano uno accanto all’altra, in piedi. Appena si raddrizzarono, il proprietario della nuova barca venne di fronte a loro.
- Buongiorno! - disse l’uomo, un toscano un po’ sovrappeso.
Eugenio e Giulia salutarono entrambi.
- Sono a posto i parabordo? - chiese quello.
- Sì, siamo protetti - lo rassicurò Eugenio .
- Bene. - Poi, rivolgendosi direttamente a Giulia, l’uomo disse: - Grazie per l’aiuto all’ingresso. Ti abbiamo fatto faticare un po’…
- Eh, insomma… E’ che non sono tanto forte, io spingevo, spingevo…
Mentre parlava, entrambi gli uomini la guardavano, sorridendo.
- Eh lo so, sono pesanti queste barche - ammise l’uomo. - Voi siete in transito o la tenete qui?
- No, la teniamo qui - rispose Eugenio .
- Eh, sembra un bel posto. Vi trovate bene? - chiese ancora, questa volta rivolgendosi a Giulia.
La ragazza sorrise e rispose come se fosse lei la proprietaria della barca.
- Sì… c’è anche il paese a dieci minuti a piedi, con negozi di tutti i tipi… e poi ci sono varie spiagge sempre che si raggiungono a piedi…
L’uomo ascoltò con interesse la descrizione, infine, prima di congedarsi, porse la mano e si presentò. Sia Eugenio che Giulia la strinsero, presentandosi a loro volta soltanto per nome.
Eugenio si scostò, e fece cenno a Giulia di passare, sfiorandole una spalla nuda. La ragazza scese in veranda, seguita dall’uomo.
Giulia si girò di nuovo a fronteggiarlo, sistemandosi con le mani gli slip sul sedere.
- Angelina e Roberta sono andate a prendere il pesce in paese…
- Sì, le ho incrociate… Io sono tornato per sistemare gli attrezzi…
- Li ha trovati?
- Sì… sì.
- Voi volete venire in spiaggia, oggi?
- Non lo so… non so Angela cosa voglia fare…
- Noi penso che andremo.
- Certo…
Giulia esitò ancora qualche istante, guardandosi intorno, mani sui fianchi. Eugenio , per l’ennesima volta in quei minuti, lanciò qualche occhiata al suo busto nudo, al petto magro, al seno: nudo, piccolo, piramidale, sodo, liscio, leggermente chiaro, sormontato da piccoli capezzoli violacei e rotondi, carnosi come bottoni.
- Stavi dormendo? - ruppe il silenzio l’uomo, con una domanda che sperava suonasse innocua.
- Sì… ero in cuccetta… poi ho sentito il rumore, le voci di loro che parlavano… ho visto da dentro che ci venivano addosso, allora sono corsa fuori subito.
- Hai fatto bene… mi spiace per il disturbo…
- Eh vabbè. Per salvare la barca… - sorrise, fissando Eugenio negli occhi e inducendolo a sorridere a sua volta. - Va beh io vado a cambiarmi - aggiunse infine Giulia.
- Certo, va bene…
La ragazza rientrò sottocoperta.
Eugenio , rimasto solo, si dedicò ad estrarre i nuovi attrezzi. E a confrontare mentalmente la visione di Giulia nuda con quella che si era immaginato.
Salparono la mattina seguente, come da programma. Il mare era abbastanza calmo, il sole splendeva, e navigare con il vento in faccia era bellissimo. Il motoscafo sportivo, forse un po’ limitato nella vita di porto, in quelle condizioni diventava una barca perfetta.
Si fermarono per pranzo in una rada, la prima che trovarono, scegliendo semplicemente in base alla fame montante. Ancorarono rapidamente, non lontano da riva, e mangiarono in pozzetto senza troppe formalità.
Dopo pranzo, prima di ripartire, decisero di riposare un po’. Si divisero per età: mentre i due coniugi A. si stesero a prua, sul prendisole, le due ragazze preferirono il prendisole di poppa, un po’ più riparato dal vento che intanto era leggermente aumentato.
Entrambe le ragazze, nel silenzio e nella pace pomeridiani, si stesero prone a prendere il sole e dormire. Entrambe si slacciarono il reggiseno del costume, per abbronzarsi meglio la schiena e il collo. Giulia lo tolse del tutto, mentre Roberta lo tenne sotto il corpo.
Passarono una ventina di minuti, forse, poi Giulia alzò improvvisamente la testa, come risvegliandosi, e annunciò sottovoce: mi scappa la pipì….Roberta rise. Giulia tastò intorno a sè con la mano per qualche secondo, assonnata.
- Dove cavolo è il mio costume… va beh dammi il tuo.
La mora ospite prese il costume di Roberta per un laccetto; l’amica provò a protestare, ma l’altra, testarda come al solito, l’ebbe vinta rapidamente. Le sfilò il bikini marrone da sotto, si alzò a sedere e lo indossò, quindi si alzò del tutto e sparì sottocoperta.
Passarono forse due minuti, poi Eugenio chiamò la fidanzata da prua.
- Cosa c’è!?… - gridò la ragazza di rimando, alzandosi sui gomiti.
- Roby, hai voglia di fare il caffé per favore?
La ragazza sbuffò, colta alla sprovvista. Mormorò qualcosa, poi rispose di sì ad alta voce, mentre si alzava a sedere, coprendosi con un braccio il petto nudo. Si guardò intorno, alla ricerca del costume di Giulia, ma non ne vide traccia.
- Checcavolo… Giulia!
Si alzò e, sempre tenendosi almeno un braccio sul petto, entrò a sua volta in cabina.
- Giulia! - chiamò ancora, mentre si dirigeva alla cucina.
- Che c’è!? Sono in bagno.
- Lo so, mi serve il mio costume!
Intanto preparò la caffettiera, con il seno nudo, indossando soltanto gli slip di costume marroni.
Mise la caffettiera sul fuoco, poi andò davanti alla porta del bagno.
- Dai Giulia, mi serve il costume, devo servire il caffé !
- Eh dammi il mio!
- Ma non ce l’ho, non l’ho trovato!
- Eh guarda, dev’essere lì sul prendisole… se no io come faccio, anch’io sono senza!
Roberta sbuffò, tornò verso poppa ma desistette dal tornare a cercare, dato che il caffé era già quasi pronto. Attese pochi minuti che la moka soffiasse, quindi lo versò in due ampie tazze a prova di ribaltamento, che mise su un vassoietto. Prese il vassoio con una mano e si coprì il seno con l’altro braccio, dirigendosi a prua.
- Ecco - disse la ragazza avvicinandosi ai genitori con il vassoio in mano. Si accovacciò, posandolo con circospezione.
- Tesoro, ma cosa fai senza costume? - chiese Angelina, alzandosi faticosamente a sedere.
- Eh Giulia me l’ha preso, per andare in bagno, perché non troviamo più il suo… ora lo metto.
Eugenio non fece commenti, la cognata rimase zitta un attimo, prendendo il caffé. Poi, senza alzare gli occhi, commentò:
- Non girare senza costume in barca, lo sai che non mi piace.
- Ma no Angi, lo stavo solo cercando! - rispose la ragazza, esasperata. - Poi tanto non siamo mica in porto…
- Non importa, è questione di abitudine.
Tornando sottocoperta, con il vassoio vuoto e sempre un braccio di traverso sul petto, Roberta si trovò faccia a faccia con Giulia, che usciva in quel momento dal bagno. L’amica non si stava coprendo, era semplicemente in slip, con i piccoli e puntuti seni nudi che oscillavano leggermente sul petto.
- Dai ridammi il costume! Mi sono anche beccata la sgridata di Angi...
Giulia teneva il bikini marrone di Roberta in mano, svogliatamente, e lasciò che la ragazza lo riprendesse.
- Perché? - chiese con apparente indifferenza, ma in realtà attenta.
- Eh… perché giravo senza.
- Tua cognata?
- Sì.
Roberta si reinfilò il costume, lì davanti a lei, coprendosi i seni ben più floridi e gonfi. Giulia si mise mani sui fianchi, come per presentare il problema.
- E io, adesso? - sorrise.
- Eh non lo so dove l’hai messo!...
- Vammelo a cercare, io non posso così!
- Ora vado.
Roberta lasciò il vassoio, poi uscì di nuovo a poppa, sul prendisole, a cercare il reggiseno di Giulia. Rientrò due minuti dopo.
- Boh, fuori non c’è...
Giulia era rimasta in attesa, mani sui fianchi. Non disse nulla, la guardò soltanto.
- Hai guardato in mezzo tra i cuscini? - chiese dopo qualche attimo.
Roberta sospirò.
- Riguardo... - disse stancamente, e tornò verso l’uscita.
Un secondo dopo però tornò a sporgersi indietro:
- Guarda che sta venendo Eugenio ... - avvertì.
- Sì, va bene, ma trovalo!
Roberta andò, e Giulia si apprestò ad attendere.
Quando Eugenio entrò in dinette, diretto alla cucina, Giulia era in piedi accanto allo stipite del bagno. Era girata di spalle, rivolta verso il bagno, appoggiata allo stipite. Sentendo i passi di Eugenio , girò il capo a guardarlo con gli intensi occhi azzurri.
- Ciao - disse l’uomo, che portava le tazzine in cucina.
- Ciao.
Il capitano della barca passò oltre, dietro la schiena nuda di Giulia, e si fermò al lavello. Giulia si girò verso di lui, e si appoggiò di petto allo stipite. Eugenio si dedicava alle tazzine, allora fu Giulia a parlare: - Il mio costume è sparito.
Eugenio alzò gli occhi, e guardò la ragazza: metà del suo corpo era nascosto dalla paratia. L’altra metà era visibile, e vestito solo degli slip blu. Il braccio destro era basso, la mano afferrata allo stipite all’altezza del ventre. Il seno destro, nudo, era scoperto e visibile. Piccolo, puntuto, chiaro, con il capezzolo scuro e piccolo.
- Sparito? - chiese, sorpreso.
Giulia sorrise, soddisfatta della sorpresa ottenuta con le sue parole.
- Sì. Non si trova più. Roberta lo sta cercando.
- Ma è caduto in mare? - chiese Eugenio sciacquando le tazzine.
- Eh non credo. L’avrei visto.
- Vuoi che provo a cercarlo da qualche parte?
- No è inutile... posso chiederti un favore?
- Certo...
- Me ne prendi un altro in camera? Perché Angelina si arrabbia se vado in giro così…
- Ah sì... certo... - Eugenio si mosse verso la cabina di poppa. - Dove te lo prendo?...
- Sopra l’armadio, a sinistra. Subito sopra nel portaoggetti. Ce n’è uno bianco e rosso...
- Ok.
L’uomo andò a poppa. Tornò indietro pochi secondi dopo. Aveva in mano un bikini bianco a pois rossi, slip e reggiseno.
Lo porse a Giulia, che lasciò la paratia e gli si parò di fronte, senza più coprirsi i seni nudi.
- Oh grazie... - sorrise.
- E’ questo?...
- Sì perfetto.
- Ho preso tutto...
- Eh sì, se no sta male metà e metà - sorrise Giulia, e Eugenio non capì se era uno scherzo o no, ma per precauzione sorrise.
Giulia intanto si girò, considerando evidentemente finito lo scambio. Era dentro il bagno, anche se la porta era aperta, ma tanto bastava a farle considerare legittimo il fatto di appoggiare il nuovo costume di fronte a sé e senza esitazione chinarsi, appoggiata al lavello, calandosi gli slip e sfilandoli poi dai piedi.
Eugenio vide la schiena nuda e magra flettersi, e vide emergere il sedere, già abbastanza nudo fin da prima, ma ora completamente scoperto, magro e sodo, piccolo.
Giulia si raddrizzò, e lui la vide interamente nuda, da dietro. Rimase a fissarla, sorpreso e quasi inebetito. Magra, slanciata, abbronzata. Magra. Morbosamente diversa da Roberta….
Intanto, nel giro forse di due o tre secondi, Giulia tornò a chinarsi, questa volta per infilarsi gli slip del nuovo costume. Sollevò un piede e poi l’altro, mentre l’uomo le guardava le gambe sottili e nervose, e poi fece scivolare in su gli slip, con due mani, mentre lo sguardo dell’uomo si soffermava sul culo nudo, che poi venne ricoperto dal tessuto leggero e striminzito. Buona parte dei glutei rimasero scoperti, abbronzati e lisci, sotto gli occhi rapiti dell’uomo.
Con il reggipetto in mano Giulia si voltò, ruotando su sé stessa, e si bloccò a fissare Eugenio . Sul volto le si disegnò un sorriso sorpreso, negli occhi un punto di domanda, poiché trovava l’uomo ancora lì e mostrava di aspettarsi diversamente.
Eugenio aprì bocca, ma non seppe cosa dire. Giulia non insistette oltre nel far notare la situazione, e si portò piuttosto il costume in posizione sul petto, coprendosi il seno e poi infilando le spalline.
Si girò di nuovo di spalle dicendo: - Me lo allacci?...
- Sì...
Giulia attese, mentre l’uomo allungava le mani sulla sua schiena magra e liscia. Lui prese i cordini e li unì, delicatamente, facendo un nodo con due belle galle. Si rese conto, mentre lo faceva, che gli era già capitato di immaginare l’operazione opposta: slacciarglielo.
Fino a circa metà pomeriggio rimasero in quella piccola rada a oziare. Le ragazze erano in pozzetto, intente a leggere riviste, quando Eugenio arrivò dal passavanti laterale e si fermò davanti a loro.
- Ragazze, cosa volete fare questa sera? Possiamo stare qui la notte, oppure possiamo muoverci e raggiungere un porticciolo.
- Non possiamo fare entrambe? - chiese subito Giulia. Sembrava una battuta, ma Eugenio si rese conto che poteva anche essere una domanda sensata.
- Beh potremmo dormire qui questa notte e dormire nel porto domani...
- Bello - sorrise Giulia.
Eugenio chiese se anche a Roberta il programma andava bene, e la ragazza non ebbe niente da obiettare.
- Dai, allora facciamo così. Allora potete continuare a stare qui tranquille... Più tardi se volete potete anche fare un bagno...
- Sì, io lo farei un bagno - intervenne Roberta. - Giuly tu lo fai?
- Mmm... - a Giulia l’idea sembrava annoiare. - Poi mi bagno il costume...
- Eh beh te lo cambi! Dai, pigra...
- Va bene, va bene...
Presero il necessario, si trasferirono sull’ampia plancia di poppa, dove Eugenio aveva prontamente abbassato la scaletta in posizione, e da qui si immersero in acqua. Nuotarono e giocarono per parecchi minuti. Angelina le aveva raggiunte, restando però a bordo, e scattò loro alcune foto. Porse loro anche gli asciugamani quando uscirono dall’acqua.
Giulia si avvolse l’asciugamano attorno al corpo, sotto le braccia, come un lungo vestito, e da sotto si sfilò il reggiseno del costume.
Lo strizzò e lo stese. Poco dopo fece lo stesso con gli slip, mentre Roberta la imitò solo per quel che riguardava il reggiseno.
- Vado sotto a cambiarmi - disse Roberta dopo qualche minuto che erano uscite. Giulia subito le chiese di portarle anche il proprio costume asciutto, spiegandole quale prendere.
La mora ospite rimase in pozzetto, dove sedette su un divanetto raccogliendo le gambe. Giochicchiò col cellulare e parlò un po’ con Angelina. Eugenio faceva avanti e indietro, sistemando qualcosa.
Quando Roberta tornò indossava un reggipetto di costume bianco e dei calzoncini corti rossi. Porse a Giulia il suo costume e sedette con loro. Giulia ringraziò, e prontamente si infilò gli slip sotto l’asciugamano. Poi, in un momento in cui Eugenio era appena passato ed era entrato sottocoperta, si sciolse l’asciugamano e si mise il reggiseno, in pochi secondi.
Era un bikini blu, slip sgambati e sottili di un blu uniforme, reggiseno a fascia a righe orizzontali bianche e blu, unite da un finto nodo davanti allo sterno. Era molto carino e giovane, e risaltava il suo fisico magro e sottile, sodo e tonico…“Giovane”, pensò semplicemente Angelina, provando per l’ennesima volta una punta d’invidia.
Quando Giulia si era messa il costume, lei le aveva rapidamente osservato il seno, piccolo ma così sodo e giovane. La stupiva notare quanto fosse sollevato e compatto, quanto la pelle di Giulia fosse elastica e liscia. Davvero era stata così anche lei?
Più tardi quella sera, dopo che ebbero cenato in pozzetto, Angelina era a prua con Eugenio , al chiaro della luna, e gli confidò quei pensieri.
- ...Quando guardo Giulia, in costume - gli disse, - rimango impressionata... ha un corpo così asciutto, la pelle così giovane... ma anch’io ero così, ? Tu mi ricordi ancora quando eravamo ragazzi?
- Certo che ti ricordo - le sorrise il fratello, - e tu sei splendida anche adesso.
Eugenio sapeva essere carino in famiglia e le sue gentilezze, per quanto prevedibili, non suonavano mai finte.
- Sì, ma di una bellezza diversa - replicò la donna guardando il mare nero. - Non avrò mai più un fisico giovane come il suo.
- Ti riferisci a Giulia? - chiese Eugenio dopo un attimo.
- Sì.
Angelina continuava a guardare lontano, l’orizzonte.
- Beh lei... ha un terzo dei tuoi anni... è normale che abbia anche un fisico... diverso.
- A te lei piace? - chiese Angelina. Guardava sempre l’orizzonte, e Eugenio non fu certo se si trattava di una domanda o di un’affermazione.
- A me? - chiese.
- Sì.
- Cosa vuol dire se mi piace?
- Fisicamente, ti piace?
La donna sembrava chiederlo quasi con indifferenza. Non lo incalzò, attese semplicemente che lui rispondesse alla domanda.
- Ma dai..... è la cugina di Roberta...
- Non ti ho chiesto se la scoperesti - replicò Angelina, questa volta girandosi a guardarlo con aria di rimprovero. - Ti ho chiesto - ribadì - se ti piace fisicamente quella ragazza così giovane.
- Beh... è un po’... magra, per i miei gusti.
- Lo so. Ha il seno piccolo, e quasi non ha culo. A te è sempre piaciuto il culo delle mie amiche - disse la donna con un sorriso complice.
Eugenio sorrise a sua volta, ma dentro di sé si era immaginato la scena... aveva immaginato di tenere Giulia su di sé, afferrandola per i glutei. L’idea lo aveva eccitato più del previsto.
Angelina allungò una mano in mezzo alle sue gambe, sopra ai calzoncini, e gli tastò il membro, trovandolo indurito.
- Mmm... - sorrise - ti ho fatto pensare a quando scopiamo..?
- Scopare te è nei miei pensieri da quando ho 15 anni ! sei sempre nei miei pensieri - le sussurrò lui ad un orecchio.
- Questa notte mi dai il tuo prode cavaliere come da ragazzi? - chiese lei.
- Molto volentieri...
Lo fecero. Quando era ormai quasi mezzanotte, e si erano da più di mezz’ora ritirati tutti nelle proprie camere, Eugenio e Angelina, che si erano già spogliati per la notte, si scambiarono uno sguardo d’intesa e iniziarono ad accarezzarsi e baciarsi.
Angelina si stese sul letto di prua supina, in sottoveste bianca molto trasparente. Se la sollevò, e sotto non indossava altro, e attese che Eugenio si stendesse sopra di lei, a torso nudo, i calzoni del pigiama calati sulle cosce. Il suo membro duro si fece rapidamente largo fra l’umido delle grandi labbra di lei, ed iniziò a penetrarla.
Angelina gemette debolmente, mentre il fruscìo dei vestiti e delle lenzuola e qualche cigolìo accompagnavano il loro ritmico amplesso. Non era eccezionalmente passionale, ma era comunque molto piacevole.
Proprio in quel mentre sentirono rumori nel bagno attiguo alla loro cabina. Angelina fermò Eugenio con una mano. Rimasero immobili.
Era stato il rumore della porta che si chiudeva, seguito da altri rumori provenienti da dentro il bagno. L’ultimo fu inequivocabile: il discreto sibilo dell’urina nella tazza.
- Ma nel nostro bagno? - chiese Angelina.
- Sarà Roberta... - ipotizzò l’uomo.
Angelina lo spinse a indietreggiare e sfilarsi, quindi si alzò a sedere.
- Roberta? - chiamò dopo un attimo.
Da dentro il bagno, dopo qualche secondo, rispose una voce attutita: - Sono Giulia.
Nessuno dei due fratelli disse nulla, per la sorpresa. Fu la stessa Giulia, qualche secondo dopo, a rompere nuovamente il silenzio.
- Il nostro bagno non funziona. Roberta mi ha detto di venire in questo, perché ha detto che forse l’altro è chiuso. Cioè i tubi... non so.
I due coniugi si guardarono.
- Ah... ha... ha ragione - rispose infine Eugenio . - L’altro bagno ha gli scarichi chiusi. Ma come mai il vostro non funziona?
Giulia tirò l’acqua del water, e loro la sentirono scorrere.
- Non lo so - rispose la ragazza. - Non si accende la luce.
- Ah... strano...
La porta del bagno si riaprì, e la voce di Giulia li raggiunse ora dal corridoio antistante la camera, meno attutita di prima.
- Scusate - disse, - non volevo disturbarvi.
Angelina, che prima si era chiesta se la ragazza avesse sentito qualcosa, ora ne ebbe la drastica conferma.
- Ma figurati - rispose prontamente Eugenio , - hai fatto bene. Aspetta che vengo a controllare la luce...
Così dicendo si alzò dal materasso, risollevò i calzoni del pigiama e se li riportò in vita, coprendo il membro ancora oblungo e leggermente umido. Anche Angelina si ricompose, per quando potesse fare con indosso quella sottoveste.
Eugenio andò alla porta, si voltò e sorrise ad Angelina. - Torno subito - le sussurrò. La donna annuì.
Aprì la porta e uscì nel corridoio, richiudendosela subito alle spalle. Giulia era là in piedi, in cima al corridoietto. In bikini.
- Sei ancora in costume? - le chiese Eugenio , perché fu la prima cosa che notò.
- Me lo sono messa per venire in bagno - rispose lei enigmatica.
- Dò... un’occhiata alla luce in bagno...
Giulia si voltò e gli fece strada.
- Oppure potresti aprire l’altro bagno, così uso quello - gli propose intanto lei.
- Sì, anche...
L’uomo si soffermò un attimo al quadro elettrico, solo per constatare che gli interruttori erano sul verde.
- Dovrebbe accendersi... sarà bruciata la lampadina allora.
- Apriamo l’altro?
Giulia attendeva vicino a lui, a braccia conserte. Non era particolarmente sorridente, notò l’uomo.
- Sì - concordò, - poi domani la controllo.
Giulia si diresse per prima verso l’altro bagno, e l’uomo la seguì. Lo sguardo gli cadde un paio di volte sul suo sederino sodo, coperto solo dagli slip striminziti. In mutande, rifletté, sarebbe stata più coperta.
Giunsero al bagno, vicino alla cabina non utilizzata e quindi lontano da entrambe le altre. Giulia stette in piedi accanto alla porta, mentre Eugenio si chinò a terra per raggiungere i rubinetti.
- Usi i calzoni del pigiama lunghi? - osservò la ragazzina.
Eugenio si sorprese a riflettere sulla propria mise. In effetti, in condizioni normali, non si sarebbe mai presentato così di fronte a lei.
- Sì - confermò lavorando - io uso sempre i calzoni lunghi... mi dà fastidio dormire con quelli corti.
- Non hai caldo?
- No, in genere no...
- Ma sotto hai le mutande? - chiese la ragazza.
Eugenio si fermò un attimo. Finì di aprire i rubinetti, poi richiuse l’antina e la guardò brevemente.
- ...E’ importante? - chiese, in imbarazzo.
- No, ero curiosa - sorrise per la prima volta Giulia, con la sua solita, spiazzante ironia. - A me anche quelle danno fastidio - ammise poi la ragazza scrollando le spalle.
Eugenio si rialzò, e si pulì le mani con uno straccio.
- Quindi dormi senza? - chiese, sorridendo a sua volta. Nella poca luce forse non si notava, ma era arrossito.
- Sì, io dormo nuda - spiegò Giulia con tono quasi annoiato. - I vestiti mi danno fastidio, a letto.
- Capisco... - Eugenio si sentì in dovere di interrompere quel dialogo, prima che sfuggisse al suo controllo. Forse gli era già sfuggito. - Bene, qui adesso funziona... Se ti serve ancora puoi venire qui.
- Grazie.
Giulia gli sfilò accanto ed entrò nel bagno. Sempre a braccia conserte, si fermò a guardare l’uomo.
- ...lo usi subito? - chiese lui, sorpreso.
La ragazzina annuì.
- Ma...
- Noi donne abbiamo sempre bisogno del bagno - disse la ragazza, sorridendo alle proprie parole. Ancora una volta Eugenio non capì quanto scherzava e quanto era seria.
- Ok, allora... - fece per congedarsi, ma Giulia lo interruppe ancora una volta rapidamente:
- Io però te l’ho detto.
- ...Che cosa?
- Come dormo.
La ragazza lo fissava con un sorriso enigmatico. Eugenio tacque alcuni secondi.
- Tu non me lo dici? - lo incalzò lei.
- ...Di solito non le metto - cedette infine l’uomo, con un sorriso.
- Mh. Immaginavo.
Per qualche istante si fissarono negli occhi, e quelli di Giulia brillavano e sorridevano, e Eugenio vi si perse. Poi lei accostò la porticina e lo ringraziò di nuovo, augurandogli buonanotte. Lui mormorò qualcosa in risposta, e si trovò davanti alla porta del bagno chiusa.
Lentamente, si girò e si allontanò. Gli passarono mille possibilità d’azione per la testa. Ne scelse una.
Tornò di fronte alla porta e bussò piano.
- Giulia...
Sentì del movimento, poi la porta si aprì. Non del tutto, solo quel tanto che bastava ad inquadrare lei, in piedi oltre la soglia. Si era tolta il reggiseno, indossava soltanto gli slip.
Eugenio guardò brevemente i piccoli seni nudi. Angelina aveva ragione, aveva il seno piccolo, ma la pelle estremamente giovane e distesa, elastica.
- Se ti servono degli asciugamani... cioè li avrai nell’altro bagno... sono nel mobiletto, sotto il lavello... prendili pure.
Giulia attese in silenzio mentre lui spiegava. Aveva quel vago sorriso disegnato sulle labbra sottili ma carnose.
- Anche per il bidè? - gli chiese.
- Sì... dovrebbero esserci tutti.
- Ok.
Giulia guardò il mobiletto, poi tornò a guardare lui:
- Mi aspetti che finisco? Ho quasi finito.
- ...Va bene...
Lei richiuse la porta, e lui si chiese perché mai dovesse aspettarla. Eppure attese.
Non ci volle molto. Pochi secondi dopo la ragazzina riaprì la porta, e spense quasi subito la luce. Pochi attimi che bastarono a lui per notare che era senza più gli slip, teneva il costume in mano ed era interamente nuda.
- Accompagnami alla cabina, che è buio.
Lei gli prese un braccio e lo invitò a guidarla. Lui la precedette, facendole strada nella semioscurità della barca. Le lanciò alcune occhiate, e intravide qualcosa del suo corpo nudo, sottile e liscio.
Quando si fermarono erano davanti alla porta della camera delle ragazze, che era chiusa. Giulia gli sorrise:
- Grazie.
Si teneva una mano, quella con in mano il costume, proprio davanti all’inguine. L’altro braccio era disteso lungo il fianco, e per il resto era nuda.
- Di niente - sorrise lui. Le guardò ancora fugacemente il seno nudo.
- Allora buonanotte.
- Buonanotte...
Giulia si voltò, e questa volta lui poté vederle il sedere interamente nudo, con il segno più chiaro del costume, le natiche sode e muscolose, lisce. Era un sedere piccolo, ma di forma bellissima.
Lo guardò finché lei, senza più voltarsi, richiuse la porta alle proprie spalle.
Giulia raggiunse la cuccetta e si infilò sotto il lenzuolo alla destra di Roberta …
- Tutto bene? - le chiese lei con voce assonnata. - Sei stata via un’ora...
- Mi ha accompagnata Eugenio .
- Ah.. ok...
Poco dopo Roberta dormiva di nuovo.
Eugenio entrò nella cabina armatoriale, ancora illuminata, e si richiuse la porta alle spalle.
Angelina si era infilata per metà sotto il lenzuolo, dal proprio lato, e lo attendeva.
- Ci hai messo una vita - gli disse subito, mentre lui saliva sul letto accanto a lei.
- La luce non andava... non so perché... le ho aperto l’altro bagno.
La donna annuì, guardandolo. Mentre lui si stendeva al suo fianco, allungò una mano sul suo pacco. Trovò il pene allungato e glielo strinse leggermente.
- Sei già duro ? - osservò.
Eugenio sorrise. Era anche un po’ rosso in volto.
- Non mi sono dimenticato di quello che stavamo facendo...
- No, certo - disse la donna. Dopo un attimo chiese: - Giulia era in pigiama?
- N... no, perchè?
La donna si sorprese.
- Come no? E com’era vestita?
- Era ancora in costume... - L’uomo sorrise: - ha detto che non usa il pigiama... fa troppo caldo.
- Dorme nuda? - chiese.
- O forse in costume... non so...
La donna parve riflettere su quell’informazione.
- Vuoi che riprendiamo... - azzardò lui dopo qualche secondo, anche perchè l’indurimento non smetteva, e lui decise di focalizzare quella tensione con un amplesso con la sua donna, si avvicinò, la baciò sul collo, ma - No - lo interruppe subito lei. – non ora…dovevi venire prima… Ora sono stanca.
Eugenio non sapeva se essere contento o scontento… pensando a Giulia…per cui tutti i suoi testosteroni bollivano ancora bruciandogli il basso ventre…e annuì. Dopo poco Angelina scivolò sotto il lenzuolo, sistemandosi distesa nel letto e si addormentò
A lei che non sentiva , comunque disse - Magari esco a controllare l’ormeggio…e a fumarmi una sigaretta... - Va bene – boffonchiò nel sonno la compagna . - Scusa, ma sono veramente stanca.
- Lo so. - L’uomo si sporse, le sorrise e le diede un bacio in fronte, delicatamente. Poi si alzò e uscì, mentre lei spegneva la luce.
Eugenio ripercorse il corridoio di poco prima, salì le scale, attraversò la dinette e uscì in pozzetto. Si fermò a osservare la serata silenziosa illuminata dalla luna. Le sue sigarette erano accanto all’ingresso: le prese, e se ne accese una. Fumò rivolto verso il mare, di spalle alla dinette.
Quando Giulia gli parlò era appena dietro di lui, e lui non si sorprese.
- Non hai sonno? - gli chiese. Un attimo dopo si fermava accanto a lui, le braccia conserte.
Eugenio la guardò brevemente. Aveva di nuovo indosso il bikini.
- Sigaretta serale...
- Buona idea - annuì Giulia.
- Vuoi? - lui le porse il pacchetto.
- Dividiamo - disse lei, alzando la mano verso la sigaretta già accesa. Lui gliela passò e lei fece due tiri, poi gliela restituì.
- Che silenzio - commentò la ragazza. - E che bel fresco.
Eugenio annuì. Un attimo dopo, Giulia si slacciò facilmente il reggiseno, e lo posò su un divanetto davanti a loro. Gli chiese di nuovo la sigaretta e fumò a braccia conserte.
- Si sta benissimo.
- Già - concordò Eugenio . - Ti dà fastidio anche il costume, alla sera? - osò poi chiederle, con una vena di ironia.
- Tutto. Sto bene senza niente.
- Fai pure - la invitò l’uomo, con un accenno di ironica cavalleria.
Giulia gli restituì la sigaretta, poi si prese gli slip e li calò, sfilandoli dai piedi. Li lasciò sopra al reggiseno.
Eugenio guardò l’orizzonte, e la sagoma di Giulia accanto a lui, sempre presente a margine del suo campo visivo.
“ Stasera Roberta non te l’ha data.. “- disse Giulia dopo un po’.. non era una domanda, ma un affermazione…Eugenio sorrise sorpreso.
- Ma... senti proprio tutto?...
- Non è che sento. Mi accorgo - sorrise Giulia.
- Ok... Non importa comunque...
- Insomma.
Eugenio la guardò, lei aveva quell’enigmatico sorriso sulle labbra.
Guardò di nuovo il mare.
- E’ normale quando si sta insieme da un po’ di anni - disse infine, con tono un po’ troppo da maestro.
- Grazie Eugenio per la spiegazione... - lo prese in giro subito Giulia. Eugenio rise.
- ...scusa.
- Io sono giovane. Non posso capire.
- No?...
- No. Io quando ho voglia, scopo.
- Ah... capisco... - l’uomo sorrise, assecondando il gioco. Ma Giulia cambiò registro.
Avanzò di due passi, si girò e sedette sul divanetto di fronte. Era voltata verso di lui, adesso, e poteva vederla nuda. Completamente, nuda.
Giulia allargò le braccia, stendendole sullo schienale. Poi allargò anche la gamba destra, la sollevò, piegò il ginocchio e appoggiò il piede sul cuscino. In questo modo spalancò di fatto le cosce.
Rimase a guardarlo. Eugenio diede ancora un tiro alla sigaretta, stupendosi del proprio sangue freddo, poi la spense nel posacenere che aveva con sé. Appoggiò tutto il pacchetto sul divano a sinistra, quindi si chinò e si sedette accanto a Giulia, accanto al suo ginocchio sollevato. L’uomo si chinò in avanti, abbassò il viso fra le cosce della ragazza e le baciò il sesso esposto, inziando subito a leccarlo.
Giulia piegò il capo indietro, socchiuse le labbra, chiuse gli occhi, e ricevette quel meraviglioso servizio.
Per diversi minuti l’uomo andò avanti a leccarle la passera, poi si interruppe, salì con la testa e si soffermò a leccarle e prenderle fra le labbra i capezzoli e i seni. A Giulia piacque anche quello, e lo dimostrò muovendosi sotto di lui e sospirando piano.
Di nuovo Eugenio si interruppe, e questa volta guardò verso la dinette. Tutto era in silenzio, e fermo e buio, ma lui era in apprensione.
- Chiudi la porta scorrevole - gli sussurrò lei, con senso pratico tutto femminile. Eugenio seguì il suo consiglio e andò a chiudere in silenzio.
Tornò da lei, di fronte a lei, e prima che si sedesse lei si raddrizzò, lo prese per il bordo dei calzoni del pigiama, glieli allargò e li calò.
Li lasciò scivolare a terra, scoprendogli pacco e gambe. Il pene che dondolò davanti al viso della ragazza, sovrastando i testicoli grossi e villosi, era irrigidito e lungo, sensibilmente piegato all’insù, con la cappella già parzialmente scoperta.
Giulia glielo prese in mano e lo sbucciò delicatamente, ripetendo il gesto tre o quattro volte. Intanto guardava alternativamente lui, rosso in volto e con la bocca socchiusa, e il pene di fronte al proprio viso.
Quando fu certa che il cazzo fosse ben rigido, lo prese per i fianchi e lo invitò a scendere su di lei. Aveva voglia di prenderlo in figa, e glielo mostrò chiaramente, spalancando le ginocchia e trascinandolo a sé.
Eugenio fu dentro di lei in un attimo. Lei era bagnata fradicia. L’uomo non trattenne dei singulti, dei brevi mugolii soffocati. Anche Giulia gemette, pianissimo, più piano che poteva. Il membro durissimo si fece largo in lei e si mise prontamente a pompare.
Eugenio non ricordava la sensazione di una figa così stretta e giovane, e fece il paragone con la mollezza e larghezza di quella di sua moglie, e si ricordò com’era trent’anni di scopate prima…la cosa lo fece ingrossare ancora di più..sentiva il cazzo completamente avvolto, gli sembrava di sentire ogni millimetro di parete del suo utero. Si sentì i lombi bollenti, le palle che si contraevano.
Anche Giulia godette di quel cazzo enorme, chiedendosi se era più grosso di quelli dei ragazzi, giovani, con cui era stata. A vederlo non le era parso, ma adesso che lo sentiva dentro si sentiva invadere. Forse era il peso di quel corpo, da uomo maturo, che contribuiva a quell’impressione. Si prese da sola i capezzoli fra le dita, se li torse e gemette piano.
Dopo poche pompate, Eugenio , paonazzo e sbuffando, la fissò in volto. Senza riuscire a fermarsi, cercò però di parlarle:
- Hai... prendi... prendi la... pillola?... o altro?...
Giulia lo guardò, chiuse gli occhi godendo di piacere, lo guardò di nuovo. Non gli rispose subito.
- Sì - disse infine - prendo la pillola... Vai...
L’uomo riprese a pompare più forte, aumentò il ritmo. Lei si torse di nuovo i capezzoli. Bastarono pochi altri secondi, e lo sentì irrigidirsi e sbuffare. Il cazzo le sussultò nella figa, e sentì il primo getto di liquido caldo, subito seguito da altri due e poi da altri ancora.
Anche lei venne. Quando gemette, trattenendosi, le uscì quasi un miagolio. Si contrasse su sé stessa, premendo la testa contro il collo di lui, e sussultò insieme a lui, ricevendo lo sperma e godendo a sua volta.
Quando finirono, lui si lasciò andare sopra di lei, corpo nudo contro corpo nudo, e lei ne sentì tutto il peso.
Sentì i peli ruvidi sul petto dell’uomo appoggiati contro la propria pelle, sui propri seni.
Eugenio si rialzò circa un minuto dopo. Giulia cominciava a temere che si stesse addormentando. L’uomo era invece ben sveglio.
Si sfilò con cautela da lei, e il suo membro nudo, semirigido, apparve coperto di sperma e umori. Un filo di sperma li unì finché lui non si fu messo in ginocchio. Lei richiuse le cosce e lo guardò da sopra i seni nudi, stesa di fronte a lui.
L’uomo fece un paio di respiri profondi, badando a che non fossero rumorosi.
- E’ meglio che... - iniziò a dire, cercando le parole. Giulia annuì.
- Vai - gli sussurrò. - Io rientro dopo.
Eugenio annuì, riflettendo su quella strategia. Sì, aveva ragione, pensò.
La guardò ancora una volta. Allungò una mano e gliela mise su una coscia nuda, liscia, magra. La accarezzò un po’ goffamente.
- Vai - gli disse ancora lei.
- Sì.
L’uomo si alzò e recuperò i calzoni del pigiama da terra. Se li mise, coprendosi il pene umido e ancora un po’ allungato. A quel punto esitò di nuovo, guardandola. Accennò a chinarsi, forse per baciarla.
- Vai - lo interruppe lei, facendo contemporaneamente un cenno con il capo.
Eugenio annuì e le augurò la buonanotte, in un sussurro. Quindi si girò e rientrò in barca.
Mentre attraversava la dinette, pensò che non l’aveva nemmeno baciata. Si rese conto che ne avrebbe avuto voglia, ma non osò fermarsi.
Poco dopo era interamente concentrato a rientrare in camera e poi nel letto, facendo il Eugenio silenzio, come se nulla fosse.

1. QUADRO

La mattina seguente Eugenio si alzò presto. Era sveglio già da qualche ora. Andò in bagno, si lavò e uscì in pozzetto mentre Roberta ancora dormiva. Si era messo dei calzoni corti rossi e una maglietta bianca.
Apparecchiò la colazione per tutti, poi sedette a bere il caffé e leggere distrattamente una rivista.
Angelina fu la prima a raggiungerlo, già in costume da bagno, con un pareho attorno ai fianchi. Eugenio la salutò e baciò, e lanciò un’occhiata ai seni grossi e cadenti sorretti dal reggiseno del costume marrone.
Subito dopo venne Roberta. La fidanzata indossava una lunga maglietta bianca, che faceva quasi da abito, e sotto aveva il costume. Anche lei lo salutò, allegramente, ma senza baciarlo. Sedette a mangiare.
Eugenio pensava solo a Giulia. Era terrorizzato all’idea di rivederla. Ma al tempo stesso anelava a quel momento.
Che cosa avrebbe voluto fare? Essere da solo. Loro due soli. Sarebbe sceso sottocoperta, l’avrebbe raggiunta nella cuccetta e l’avrebbe chiavata. Di nuovo. L’avrebbe baciata, sulla bocca, sul ventre, sui seni... l’avrebbe baciata tutta.
Continuava a tornargli in mente ciò che era stato la sera prima, ma più ancora ciò che non era accaduto: si rese conto che non le aveva toccato, anzi nemmeno visto il sedere. Che non le aveva preso i seni in mano. Che non le aveva stretto le braccia, baciato le spalle, succhiato la lingua. Sembrava che non le avesse fatto niente, eppure l’aveva penetrata. L’aveva penetrata ed era venuto subito, in pochi secondi. Come un ragazzino. Quando ci pensava, si vergognava come un ladro. Lei lo avrebbe deriso?
Questi pensieri continuavano a rivoltarsi nella sua testa, si alternavano, sparivano e si ripresentavano. E con essi si ripresentavano, ritmicamente, la paura e la voglia di vederla. Quel supplizio, che era iniziato già a letto la mattina presto, durò a lungo, perché Giulia fu di gran lunga l’ultima a salire in coperta.
Avevano tutti già finito di fare colazione, e stavano chiacchierando, leggendo e programmando la giornata, quando la loro ospite fece finalmente la propria comparsa. Giulia aveva l’aria assonnata, i capelli ancora un po’ arruffati. Però sorrideva, ironizzando sulla propria condizione.
Si era già messa in bikini, e non indossava altro. Gli slip, valutò Eugenio , erano quelli blu della sera prima. Il reggiseno era invece diverso, più tradizionale, due fazzoletti triangolari dello stesso blu, legati dietro al collo e dietro alla schiena.
Lui le lanciò diverse occhiate. Le guardò la pancia, il ventre piatto e magro ed elastico. Le guardò le gambe sottili, le guardò il sedere. Tutto quello che poteva, discretamente, guardare. Non c’era altri che lei a bordo, in quel momento.
Giulia salutò tutti, genericamente. Non sembrava comportarsi diversamente dal solito. Quando per la prima volta si rivolse a lui direttamente lo fece con naturalezza, con quel po’ di rispettoso distacco che aveva sempre mantenuto, mitigato dalla sua solita, indecifrabile ironia. Come se niente fosse.
Programmarono la giornata. In quella rada, per quanto bella, erano già stati a lungo. Decisero di comune accordo di spostarsi, di navigare un po’, magari cercare un’altra rada. Quella sera, come da programma, sarebbero entrati in porto.
Subito dopo colazione si misero in attività. Roberta sparecchiò, Angelina andò ad incremarsi e prepararsi, Eugenio salì sul flyer e si dedicò alle manovre. Giulia, in realtà, era indietro di un turno: era ancora seduta a tavola e finì la colazione con tutta calma, mentre Roberta sparecchiava attorno a lei. Viste dall’esterno sarebbero sembrate la padrona della barca e un’inserviente.
Le due ragazze scambiarono qualche battuta. Giulia, quando fu soddisfatta, contribuì portando lei stessa la propria tazzina del caffé fino al lavello.
Poi uscì, notò che Eugenio aveva già recuperato l’ancora grazie al verricello elettrico e stava dirigendo la prua verso il largo. Lei si aggrappò ai tientibene e salì la ripida ma confortevole scaletta che portava al flyer.
Eugenio era in piedi ai comandi. Giulia gli giunse accanto, a un paio di passi di distanza, e guardò la prua come faceva lui.
- Salpati? - chiese dopo un attimo.
- Sì - rispose semplicemente l’uomo.
- Adesso si corre?
- Non subito... prima dobbiamo prendere il largo.
Giulia si portò le mani dietro la schiena e in un attimo sciolse e si tolse il reggiseno del costume. Poi si portò le mani dietro la testa, alzando i gomiti in aria, distendendo il petto e i piccoli, puntuti seni nudi al sole.
Eugenio la guardò. Dapprima non disse niente. Era combattuto, avrebbe voluto dirle di ricoprirsi, che non era il caso. “Ma perché?”, si chiese poi.
- Le altre… sono…
- Roberta sta giù a leggere. Angelina non lo so, credo a prua.
Giulia abbassò le braccia, appoggiò le mani sul cruscotto, all’altezza dei fianchi. Rimase a guardare la prua.
Eugenio tenne il timone con una mano e allungò la sinistra ad afferrarle un seno. Prese il piccolo, delicato seno destro nel proprio palmo. Lo tastò delicatamente, sentendolo serico e morbido.
- Ma… Eugenio … - fece Giulia, sottovoce, con aria ironicamente scandalizzata. Le sue labbra e i suoi occhi sorridevano soddisfatti.
- Ieri non te le avevo neanche toccate… - disse lui, passando a palparle l’altro seno. Anche lui parlava sottovoce.
Giulia sollevò di nuovo le braccia, piegandole dietro alla testa. Spinse avanti il seno e si fece palpare ripetutamente entrambe le tette. Non smise di sorridere.
Quando sentì di aver recuperato su quel fronte, Eugenio proseguì subito oltre. Abbassò la mano e le cercò la figa, insinuandosi sotto gli slip del costume. Giulia si piegò e rise piano.
- Ma!…
- Dai… fatti toccare… - L’uomo aveva mollato i freni, non si tratteneva. Stentava lui stesso a riconoscersi, né gli importava provarci. - Ti ho pensato tutta la notte… Sei stupenda…
Giulia non disse nulla, sorrise e basta. Si calò gli slip ancheggiando leggermente, li fermò all’inizio delle cosce, quanto bastava per scoprirsi l’inguine. Tornò ad appoggiarsi al cruscotto, con una gamba leggermente piegata, consentendo all’armatore di esplorarle con le dita l’intimità.
Lui la trovò umida.
- Amoree!… - li interruppe un richiamo, dal basso. Era Roberta dal pozzetto.
- Cosa c’è - rispose ad alta voce l’uomo, ritirando subito la mano.
- Angi, ti chiama.
- Cosa vuole - gridò lui. Aveva di nuovo entrambe le mani sul timone, era rigido.
- Aspetta…
Sentirono Roberta che parlava ad alta voce dentro la dinette.
Giulia riprese gli slip e li risollevò, rimettendoli quasi al loro posto. In realtà li lasciò più bassi, soprattutto dietro: se davanti coprivano tutto a sufficienza, dietro un terzo dei glutei, in alto, rimanevano scoperti.
Tornò ad appoggiarsi al cruscotto, mani e anche, sinuosa.
Entrambi sentirono Roberta che saliva la scala, in ciabattine, portando la risposta. La ragazza li raggiunse sul flyer, sbucando alle loro spalle. Se fu sorpresa non poterono dirlo, perché entrambi le davano le spalle. Giulia, seminuda.
- Dice se vai subito veloce, o se prima può fare un bucato.
Eugenio si voltò brevemente. - Va bene, va bene. Non abbiamo fretta.
- Ok - alzò la voce: - Angiii! Puoi farlo!
- Ma dovete proprio urlare così? - chiese il uomo di Roberta , innervosito.
Giulia intanto si voltò, con un leggero sorriso in volto. Si appoggiò al cruscotto col sedere, rivolta verso Roby.
- Io preferivo se correvamo - le disse. - Ero venuta qui su apposta.
Roberta non diede segno di sorprendersi per le nudità dell’amica.
- No io no - replicò, - se fa troppo vento non prendo il sole.
- Frignona - la punzecchiò Giulia scoprendo i denti in un sorriso.
- Strega - ribatté lei, e le fece una smorfia. - Vieni sul prendisole?
- Sì - accettò subito la ragazza. Mentre Roberta imboccava di nuovo le scale, Giulia diede una rapida occhiata, sorridente, a Eugenio . I loro occhi si incrociarono per qualche istante.
Senza dire altro, la giovane ospite scese le scale dietro all’amica.

2. QUADRO

A metà mattina raggiunsero una caletta riparata, con una bellissima spiaggia bianca. C’erano pochissime altre barche, benché il luogo fosse magnifico e la giornata perfetta.
Eugenio manovrò e diede fondo all’ancora, poi, per il resto della mattina, rimasero a bordo. Le ragazze leggevano e prendevano il sole a poppa - Giulia per quasi tutto il tempo in topless - Angelina si era stesa a prua. Eugenio stette per un po’ con lei, poi fece qualche lavoro alla barca.
Pranzarono presto, con un pranzo leggero e fresco preparato dalla matrona di bordo. Mangiarono in pozzetto, al tavolo, all’ombra del bimini. Erano tutti più o meno in costume, compresa Giulia, che per venire a tavola si era naturalmente rimessa il reggipetto.
Dopo pranzo, dopo caffé e pennichella, le ragazze si presentarono da Eugenio chiedendo e proponendogli uno sbarco in spiaggia con il tender. Lui si disse disponibile ad accompagnarle, mentre Angelina declinò l’invito.
Il capitano mise in acqua il tender, un gommoncino bianco custodito dentro la poppa della barca. Quest’ultima si apriva idraulicamente e consentiva un agevole varo.
Il tender era dotato di un piccolo fuoribordo elettrico, silenzioso ed efficace. Sedettero tutti e tre sui bordi gommosi della barca, Eugenio a poppa con la manetta del motore in mano, le due ragazze verso prua, su lati opposti. Ci vollero due minuti per raggiungere la riva. La spiaggia si rivelò splendida come sembrava vista dal largo.
C’era pochissima gente anche a riva, nel punto in cui sbarcarono erano distanti varie decine di metri dalle persone più vicine. Le ragazze scesero quando l’acqua arrivava loro poco sotto la cintola. Eugenio si occupò di issare il gommone sulla spiaggia per un paio di metri, così da proteggerlo dalle onde.
Avevano portato l’attrezzatura minima necessaria per la spiaggia. Piantarono un piccolo ombrellone, stesero i teli spugna e vi si distesero sopra.
Eugenio si mise all’ombra, proprio sotto l’ombrellone. Di fronte a sé aveva il mare turchese e la loro barca. Roberta si mise alla sua sinistra, con la testa all’ombra ma il resto del corpo al sole. Era in bikini, un bikini azzurro scuro.
Giulia scelse invece di stendersi alla destra dell’uomo, anche lei sul proprio telo spugna, in pieno sole. Eugenio si trovò così in mezzo a due giovani ragazze in bikini. Rifletté un attimo sulla situazione e gli venne da sorridere. Ma per poco: subito tornò a pensare all’oggetto che gli riempiva i pensieri in quelle ore: Giulia. Il suo corpo. Tutti e due.
Non passò molto tempo prima che Giulia si togliesse nuovamente il bikini. Era stesa a pancia in su, e se lo tolse con il preciso intento di lasciare i seni nudi al sole. E naturalmente alla vista di Eugenio , che li osservava il più possibile, al margine del proprio campo visivo.
L’ombra si spostava abbastanza rapidamente, e presto Roberta fu in ombra fino a metà del busto. Era troppo, così decise di spostare la propria salvietta e stendersi alla destra di Giulia, in pieno sole anche lei.
Il sole cominciava anche a lambire Eugenio , ma lui non pensò nemmeno di spostarsi da quella posizione favorevole. Adesso Roberta era lontana da lui, e poteva permettersi di lanciare occhiate al corpo di Giulia tenendo contemporaneamente sott’occhio la fidanzata.
Giulia se ne accorse, e ci giocò. A un tratto si portò una mano sul seno sinistro, tolse dell’invisibile sabbia, poi prese a giochicchiare con le dita sul capezzolo. Se lo titillò e pizzicò lentamente. Eugenio osservò tutto.
Poco dopo la stessa mano scivolò sul basso ventre, le dita si insinuarono di fianco agli slip, sollevandone il bordo laterale, e scoprirono in parte la vulva carnosa, inzigando anche quella.
Eugenio osservata in silenzio tutti quei movimenti, disteso e appoggiato sui gomiti. Faticava a contenere la propria erezione.
D’un tratto Giulia si alzò a sedere. Recuperò il reggipetto del costume e se lo allacciò sul seno.
- Ho voglia di andare a esplorare un po’ tra le dune. Chi è che viene?
- Ma dove? - chiese Roberta.
- Qui, dietro la spiaggia. Non vedi che sono tutte dune?
La spiaggia era in effetti delimitata verso l’entroterra da una serie di basse dune sabbiose, punteggiate da vegetazione cespugliosa e secca.
- No grazie - rispose la ragazza, - fa troppo caldo. Piuttosto un bagno.
- Dopo il bagno. Prima un po’ di esplorazione. Eugenio ? - chiese, mentre già si stava alzando in piedi.
La mora ragazzina rimase in piedi in bikini, mani sui fianchi, a guardare Eugenio aspettando la sua risposta. L’uomo esitò un attimo, c
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