Prime Esperienze

Vanessa


di forrestsherman
30.06.2021    |    2.223    |    0 8.7
"Dopo la doccia la ragazza si vestì e completò il giro della città iniziato nei giorni precedenti, per lei che era sempre vissuta in un paese di poco più di..."
Era sotto la doccia e stava accarezzandosi lentamente i seni, notando allo specchio quanto fossero belli.
Il suono del telefono colpì Vanessa all'improvviso... allacciandosi l'accappatoio in tutta fretta si mosse velocemente per rispondere:
“Pronto?”
“Buongiorno, cerco la signorina Vanessa” rispose una voce maschile, con una tonalità calda e tranquilla
“Sono io, dica pure”
“sono Carlo Mignani dell'agenzia Marconi”. Vanessa si sentì il cuore balzare in gola, era l'agenzia di modelle più famosa d'Italia, quasi per scherzo sua cugina l'aveva convinta a mandare due foto
“è ancora lì?”
“Sì”
“Bene, dicevo che abbiamo ricevuto il suo materiale, e che pensavamo di fissarle un incontro per vedere se corrisponde alle richieste che abbiamo, sa non è facile dare giudizi solo guardando due fotografie”
Un'altra volta la ragazza sentì il cuore salirle in gola...
“Ehm...certo... per me va benissimo, quando?”
“Pensavamo martedì prossimo alle ore 18:00 nella nostra sede di Milano, va bene?”
“Benissimo, la ringrazio”
“Grazie a lei, arrivederci”
Vanessa sentì il "clic" del ricevitore che veniva abbassato, ma rimase per qualche secondo con la cornetta appoggiata all'orecchio, incapace di muoversi, il suo sogno forse si stava realizzando, forse sarebbe riuscita ad andarsene da quella casa.

Vanessa aveva 19 anni, aveva appena finito il liceo scientifico e stava aspettando di iscriversi all'università... ma la sua vita non era mai stata completamente felice, suo padre aveva abbandonato la madre quando lei aveva 6 anni, lasciando lei e il suo fratello di tre anni più vecchio quasi completamente soli. Infatti sua madre era quasi sempre assente da casa, e ad appena 12 anni Vanessa aveva capito perché, la madre era una prostituta, lavorava in proprio, ma era sempre una prostituta, aveva smesso per qualche anno quando aveva creduto di avere trovato l'uomo della sua vita (suo padre), ma quando lui l'aveva lasciata aveva ricominciato il vecchio lavoro.
In un paesino dell'Emilia come quello in cui abitava Vanessa la malignità delle voci era una maledizione da cui era difficile liberarsi, così crebbe come "la figlia della battona", e le battute la seguivano sempre, quando aveva soli 16 anni suo fratello Carlo riuscì a liberarsi, andandosene a studiare all'università a Torino grazie ad una borsa di studio, lasciandola sola.
In realtà Carlo le aveva chiesto se desiderava che lui rimanesse, ma lei aveva detto che almeno lui doveva andarsene da quel posto, così era rimasta sola con la madre, che ultimamente aveva anche incominciato a bere.
Le voci crescevano, ma cresceva anche il suo corpo e la sua bellezza, poco dopo che Carlo se ne fu andato, venne iniziata al sesso da un amico del fratello, il sesso cominciò ad attrarla prepotentemente, probabilmente c'era qualcosa che le aveva trasmesso sua madre, ma evitò sempre di esagerare, dandosi solamente ai suoi ragazzi, non aveva intenzione di fare anche lei la fine di sua madre.

Fortunatamente fu sempre seguita dall'amore della zia, la sorella di sua madre, che si occupava di lei, e dall'amicizia con Federica, sua cugina e sua coetanea, l'unica ad esserle sinceramente amica.

Crescendo era diventata veramente bella, e le altre ragazze del paese erano terribilmente gelose, era alta quasi un metro e ottanta, i suoi capelli ondulati castano rossicci facevano risaltare il verde profondo dei suoi occhi, un loro sguardo bastava per far balzare il cuore in gola a qualunque ragazzo del paese, e la voce che usciva dalle belle labbra era melodiosa come il canto di un usignolo.

La sua pelle leggermente scura si associava perfettamente al colore dei capelli, contribuendo a fare risaltare maggiormente il verde degli occhi ed il rosso delle labbra. I suoi seni, una quarta misura alta e soda, erano al centro dei sogni dei ragazzi del paese, assieme al suo sedere perfetto che faceva da "antipasto" a due gambe slanciate che facevano girare tutti ogni volta che Vanessa indossava una gonna corta.

Nonostante fosse cosciente della propria bellezza, quando Federica le aveva proposto di mandare le sue foto all'agenzia Marconi, le aveva quasi riso in faccia “Fede, non potrei mai fare la modella, quelle lì sono tutte degli scheletri, ed io guarda che tette mi ritrovo”

“Sei meno intelligente di quanto credessi, Vane, non mi sembra assolutamente vero quello che dici, comunque, se vuoi negarti questa occasione per andartene da qui, per quanto flebile sia la speranza, fai pure”.
In realtà Vanessa avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di andarsene da quel posto, quindi diede retta alla cugina e mandò le sue foto, disperando di avere risposta”.

Quando si era rassegnata a non ricevere più risposta era però arrivata la telefonata che l'aveva così stupita.

Quella sera attese con ansia che la madre tornasse da uno dei suoi appuntamenti, poi le disse quali erano le sue intenzioni, la donna prima cercò di dissuaderla, poi acconsentì a darle i soldi per pagarsi il viaggio e l'albergo, confidando nel fatto che sarebbe tornata a casa delusa.

La sera prima di partire Vanessa si fermò dal suo ragazzo, passando tutta la notte a scopare e donandogli anche il suo culetto, che gli aveva concesso solo pochissime volte. 

Vanessa aveva deciso di partire il giorno prima dell'appuntamento, in modo da arrivare riposata e poter così visitare Milano, dove non era mai stata. Salì sul treno con la valigia in cui aveva messo i suoi vestiti più belli e, dopo avere trovato un posto, si mise a leggere il libro di Coelho che aveva iniziato da qualche giorno. Era estate e quindi aveva indossato solamente una gonna al ginocchio e una camicetta bianca che lasciava intravedere il reggiseno che portava.
Durante tutto il viaggio fu bersaglio delle occhiate dei ragazzi e degli uomini che entravano nel suo scompartimento, e fu anche bersaglio di un paio di timidi approcci che declinò gentilmente ma fermamente.

Arrivata a Milano prese un Taxi, facendosi portare all'albergo dove aveva prenotato, fece una rapida doccia, si cambiò scese alla reception, chiese all'uomo dell'albergo notizie su un buon posto dove mangiare.
Cenò in un ristorante poi gironzolò per Milano passando dal Castello al Duomo, per finire poi nelle gallerie della moda.

Il giorno dopo si svegliò presto, si fece una doccia rinfrescante e dedicò la mattinata a visitare ancora un po' la città, quindi pranzò, si cambiò, indossando un paio di jeans attillati ed una maglietta che le metteva in risalto i seni, e si diresse con calma verso la sede dell'agenzia.
La sede era arredata in modo appariscente, con appesi alle pareti manifesti pubblicitari in comparivano bellissime modelle, alcune tra le più famose ragazze balzate alla ribalta grazie a quell'agenzia.

Vanessa venne fatta sedere in sala d'attesa, dove cominciò a leggere una rivista di moda, quel mondo l'affascinava e le fece desiderare ancora di più di uscire dallo squallore della vita del suo paesino.
Dopo una mezz'ora di attesa fu fatta entrare nell'ufficio dell'uomo da cui probabilmente sarebbe dipeso il suo futuro, mentre apriva la porta era tesa ed impacciata, temeva una profonda delusione.

L'uomo che l'aspettava nell'ufficio era un affascinante quarantenne, alto, brizzolato e con un fisico attraente.
“Si accomodi, prego” le disse. Vanessa riconobbe la voce calda che le aveva parlato al telefono
La ragazza si sedette e per un po' di tempo l'uomo le fece qualche domanda generica, le chiese se studiava, quali erano i suoi hobby, se aveva già fatto la modella prima d'ora, poi cominciò a farsi più professionale.
“Capirai” aveva cominciato a darle del tu “che devo vedere quali sono le tue reazioni davanti ad una macchina fotografica, quanto sei fotogenica, eccetera... ti dispiace se ci spostiamo nello studio?”

“Ovviamente no” rispose la ragazza, la cui tensione era un po' scemata.
L'uomo le fece cenno di seguirla e uscì dal proprio ufficio, dirigendosi verso il fondo del corridoio ed entrando nello studio fotografico. 

Il signor Mignani (questo era il suo nome) si mise dietro ad una macchina fotografica posta su di un cavalletto e fece cenno alla ragazza di posizionarsi nella direzione opposta.

“Ora ti farò un po' di foto vestita così, poi ti darò degli abiti e poserai con quelli, puoi cambiarti là dietro” le disse indicandole un paravento.
L'uomo si chinò sulla macchina fotografica e cominciò a scattare foto, dicendole man mano le pose che doveva assumere, all'inizio Vanessa era un po' bloccata, ma poi cominciò a trovarsi sempre più a suo agio e si lasciò andare, dopo un po' di foto l'uomo le porse un vestito dicendole di indossarlo. Era un bel vestito da sera che le calzava a pennello, mettendole in risalto i generosi seni e le belle gambe.

Mignani le scattò ancora qualche fotografia con quel vestito, poi si avvicinò ad un armadio e prese un costume da bagno, a un bikini che avrebbe fatto risaltare ancora maggiormente le sue forme armoniose, Vanessa lo indossò subito, si trovava nuovamente un po' imbarazzata a farsi fotografare così, quasi nuda, ma poi la situazione cominciò ad intrigarla e la ragazza si sciolse, posando anche in pose eccitanti e conturbanti.
“Bene, con le foto abbiamo finito” le disse l'uomo quando ebbe terminato anche l'ultima serie.
“E... come sono andata”?- chiese Vanessa, sperando in una risposta positiva.
“Direi molto bene, ma c'è un'ultima cosa di cui ti dovrei parlare” le disse mentre riavvolgeva il rullino della macchina fotografica.
“Mi dica”
“Vedi, tu sei molto bella, e sicuramente molto fotogenica, ma tutto questo non basta in questo mondo”.

“Cosa vuol dire?”
“Che ci sono altre ragazze, magari non belle come te, che hanno fatto molta strada, perché offrivano più di altre” le disse avvicinandosi.
Vanessa era intelligente e capì subito, ovvio molte erano andate avanti perché si erano concesse a chissà quante persone strada facendo, il suo primo impeto fu quello di andarsene indignata, non voleva ridursi a fare la puttana come sua madre. Poi, però, le tornò in mente quello a cui sarebbe ritornata, il suo paese, la sua vita, le umiliazioni, decise che valeva la pena di scendere a qualche compromesso all'inizio della strada per poi non averne più bisogno.

“Tu puoi diventare molto famosa, ma devi decidere fin d'ora quanto conta per te” le disse l'uomo avvicinando le mani ai suoi seni.
“Sono molto determinata” gli rispose alzando lo sguardo e fissando i suoi occhi verdi in quelli dell'uomo.
“Non te ne pentirai”.

L'uomo cominciò a sfiorarle i seni, poi avvicinò le sue labbra a quelle di lei, Vanessa prima resistette, poi aprì le labbra accettando il tocco della lingua di Mignani. Le mai intanto vagavano palpandole i seni, saggiandone la consistenza, accarezzandole le natiche, la schiena e le cosce. L'uomo spinse il proprio ventre contro quello della ragazza, facendole sentire la sua prepotente erezione attraverso i pantaloni, quindi si staccò dal bacio e le mise le mani sulle spalle, spingendola verso il basso.

Vanessa capì subito le intenzioni dell'uomo e lo assecondò, accovacciandosi ai suoi piedi e cominciando ad armeggiare sui suoi pantaloni per liberare il membro. Quando ci riuscì si trovò davanti alla faccia il cazzo già eretto, era di dimensioni del tutto normali, ma molto ben fatto, dritto e proporzionato.
Cominciò ad accarezzarlo con una mano, sfiorando i testicoli con l'altra.
“Bel cazzo” disse all'uomo.

“Dai, fammi un bel pompino” le rispose lui, eccitato per il modo in cui quella diciannovenne gli si era subito concessa.
La ragazza tirò fuori la lingua e cominciò a leccare il glande dell'uomo, strappandogli un gemito, poi cominciò ad infilarsi il suo membro in bocca andando su e giù con la testa, spingendolo ad ogni colpo più in fondo verso la gola.

Quando arrivò con le labbra all'altezza del pube si meravigliò del brivido di eccitazione che le aveva provocato quel gola profonda, sentiva i capezzoli spingere sul tessuto del costume, e sicuramente la sua fighetta era bagnata, per un attimo pensò di lasciare perdere tutto, fare la puttana non poteva eccitarla così, non era possibile, si sfilò il membro dalla bocca e fece per alzarsi, ma l'uomo la bloccò.

“Continua. stavi andando benissimo, e poi si vede che sei eccitata” le disse, sbattendole il membro sulla guancia e sfregandoglielo contro.
Una nuova vampata di calore la colse in pieno e Vanessa riprese in bocca il cazzo dell'uomo, succhiandolo e leccandolo con foga.
“Così... brava.”.

Mignani le mise una mano sulla nuca e cominciò a muoverle la testa dettandole il ritmo del pompino, la ragazza seguiva diligentemente il ritmo dell'uomo e intanto portò una mano dentro le mutandine a sfiorarsi la vagina, era bagnatissima. Vanessa cominciò a sditalinarsi mentre si affondava nuovamente in gola il cazzo dell'uomo, leccandolo e succhiandolo ogni volta che risaliva.
L'uomo gemette e le lasciò la testa, abbandonandosi al piacere che la sua lingua gli provocava.

Accortasi che Mignani stava per venire, Vanessa si sfilò il membro dalla gola, tenendo in bocca solo il glande, e cominciò a masturbarlo velocemente, i getti di sperma si susseguirono violenti uno dopo l'altro, lei li ingoiò tutti, tenendosi per qualche secondo in bocca l'ultimo per sentirne il gusto che tanto la eccitava.

Mentre ripuliva il cazzo con lente passate con la lingua arrivò all'orgasmo, si infilò due dita nella figa e gemette, soffocando il suo urlo contro il pube dell'uomo, quindi con aria maliziosa portò le dita vicino alle labbra di Mignani e gliele fece succhiare una dopo l'altra.
“Allora? Ti piace il mio sapore?” gli chiese con aria maliziosa.
“Certo, sei proprio una puttanella, non mi facevano un pompino così da secoli”.
“E allora? Per quanto riguarda il mio contratto?” gli chiese, sperando di poter sfruttare il momento.
“Vestiti e poi ne riparliamo, altrimenti ti salto addosso... sai, potrebbe arrivare qualcuno.

Vanessa si alzò sorridendo e andò dietro il paravento a vestirsi, quando ne uscì anche l'uomo si era ricomposto e l'aspettava in piedi vicino alla porta. Avvicinandosi la ragazza osservò ancora quanto l'uomo fosse attraente, e si trovò a fantasticare sul venire posseduta da lui.
“Andiamo, ti riaccompagno in albergo e intanto parliamo” le disse, aprendole la porta.
“Grazie”.
Salirono in macchina e, dopo che le ebbe chiesto l'indirizzo dell'albergo, Mignani cominciò a parlare.
“Sei stata molto brava prima, che ne dici se domani sera parliamo del contratto a cena? Così potrei anche completare il colloquio”.
“Completare?”

“Certo, con me potrebbe anche bastare un semplice pompino, ma c'è gente che vuole molto di più, e se gli mandiamo ragazze che poi si tirano indietro... non possiamo promettere qualcosa e poi non darglielo... capisci?”
“Capisco... quindi tutto dipende solo da come mi comporterò”.

“Non ho detto questo, ho detto che puoi arrivare a diversi livelli, fin dove arriverai nella tua scalata al successo dipenderà da due cose: dalla fortuna e da quello che sarai disposta a fare,per il resto i numeri ce li hai, secondo me”.
“Capisco” rispose Vanessa pensierosa.
“Allora ti vengo a prendere domani sera alle 19.30, d'accordo?”
“D'accordo”.

Dopo una cena veloce nel ristorante dell'albergo Vanessa chiamò a casa, rassicurò sua madre dicendole che andava tutto bene, ma che purtroppo non sapeva ancora nulla, anzi probabilmente si sarebbe dovuta fermare qualche altro giorno. La madre la sommerse di raccomandazioni poi la lasciò perché aveva da fare. La ragazza capì che doveva recarsi da un cliente e le vennero quasi le lacrime agli occhi pensando che probabilmente avrebbe lasciato sua madre da sola se tutto fosse andato bene.

Si ritirò in camera e si stese sul letto leggendo il suo libro poi, verso le 11 spense la luce e si addormentò.

La mattina dopo si svegliò bagnata e turbata, ricordava poco dei suoi sogni, ma di sicuro un elemento era Mignani che la scopava con foga.
Si alzò e si diresse verso la doccia per rinfrescarsi.

Il getto fresco la svegliò completamente, ma non la aiutò a farle passare il calore che avvertiva tra le gambe, insaponandosi sentì i capezzoli dritti, per colpa dell'acqua fredda ma anche dell'eccitazione che le aveva lasciato il sonno.

Senza pensarci cominciò ad accarezzarseli, mentre la sua figa si bagnava sempre di più, la mano destra scivolò verso le grandi labbra, allargandole e facendo penetrare un dito. Quel gesto le fece sfuggire un gemito di piacere, cominciò a fare entrare ed uscire velocemente il dito, mentre con il pollice si massaggiava il clitoride e con l'altra mano si stringeva alternativamente i due capezzoli, l'orgasmo la sconvolse e la fece urlare, abbandonandosi contro il muro ferma ricevendo il getto in piena faccia.

Dopo la doccia la ragazza si vestì e completò il giro della città iniziato nei giorni precedenti, per lei che era sempre vissuta in un paese di poco più di 500 abitanti il ritrovarsi in una metropoli era un'esperienza nuova ed esaltante, molti si sarebbero trovati spaesati, ma lei si sentiva finalmente felice, felice di essere in un posto dove finalmente poteva girare senza che tutti si mettessero a sparlarle dietro, in un posto dove tutti erano pronti a giudicare qualsiasi suo atteggiamento, un posto dove la sua voglia di emergere non era vista di buon gusto.

Qui le uniche persone che si giravano al suo passaggio lo facevano per ammirare le splendide gambe che la minigonna lasciava scoperte, si divertì per tutta la mattina e parte del pomeriggio girando per la città e osservando da dietro gli occhiali da sole gli sguardi che ragazzini, ma anche uomini maturi, le rivolgevano mentre passava. Quel giorno scoprì quanto adorava sentirsi osservata, sapere che la gente la considerava attraente.

Verso le 18 tornò in albergo, camminando per tutto il giorno sotto il sole di luglio si era ritrovata sudata come una fontana, si immerse nuovamente sotto la doccia, ma questa volta non sentì il bisogno di masturbarsi, aveva cercato di tenere per tutto il giorno lontano dalla testa quello che sarebbe accaduto quella sera.

Dopo la doccia cominciò a prepararsi, si truccò leggermente (non ne aveva bisogno, ma un pochettino non guastava), si fermò i capelli con un elastico in modo che i riccioli ricadessero dolcemente sul collo, poi cominciò a pensare all'abbigliamento.

Non aveva con sé roba particolarmente elegante, ma trovò comunque un bel vestito nero con una discreta scollatura e un leggero spacco laterale sotto il quale indossò un perizoma bianco, prima di finire di vestirsi soppesò con orgoglio davanti allo specchio le sue belle tette che non avevano bisogno dell'aiuto del reggiseno.

Alle 19.30 in punto scese nella hall del piccolo hotel., Mignani era già lì che l'aspettava, vestito con un elegante abito di Armani attendeva guardando nervosamente l'orologio d'oro che portava al polso. Così abbigliato era ancora più attraente del giorno prima.

“Buonasera signor Mignani” lo salutò Vanessa.
“Dammi del tu, mi faccio sempre dare del tu quando esco con una donna incantevole come te e chiamami Carlo”.
“Ma non sono una puttanella?” gli rispose ridendo.
“Sì, ma una puttanella bellissima e che non dimostra per niente i suoi 19 anni, sembri già una donna”
“Wow...dovrei essere io a blandire te, non il contrario” un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto.

“Non ti preoccupare i complimenti non costano nulla, non ti farò nessuno sconto, se è questo che speri”
L'uomo la condusse fuori dall'albergo e la fece salire sulla sua Mercedes.
“Complimenti... si tratta bene” gli disse, un po' stupita.
“Anche se faccio un lavoro come le selezioni sono un pezzo grosso, lo faccio solo perché molti altri sono troppo fedeli alle mogli o non hanno la mia resistenza… sai, quando si fanno certi test bisogna essere in grado...”
“Capisco... e dove mi porti?”

“E' un ristorante un po' fuori, uno dei migliori della zona. Poi andremo nel mio studio, a casa mia, mia moglie è via per lavoro”
Carlo cominciò a guidare in mezzo al traffico, ma ogni tanto il suo sguardo finiva nella scollatura della ragazza, che lo lasciava guardare tranquillamente... Facendosi strada in mezzo al traffico uscirono dalla città, mentre ormai si stava facendo buio.

“Che fame!” sussurrò Vanessa tra sé e sé, dopo il veloce pranzo non aveva più mangiato nulla ed ora il suo stomaco cominciava a ribellarsi.
“Non arriveremo prima di altri tre quarti d'ora” le disse l'uomo, poi sorrise “ma se vuoi posso offrirti un gustoso antipasto”.
Tenendo il volante con la mano sinistra, con la destra cominciò a sbottonarsi i pantaloni, liberando il membro.
Vanessa lo guardava stupita, l'uomo le pose la mano dietro la nuca e la invitò a scendere a succhiarglielo.
“Non hai mai fatto un pompino in macchina? E' molto eccitante”.

La ragazza decise che non sarebbe stato saggio tirarsi indietro, inoltre cominciava a sentirsi eccitata dall'idea di succhiare Mignani mentre la macchina andava, a un semaforo qualcuno avrebbe potuto guardare nella macchina e capire cosa stava facendo, ma questo la eccitava ancora di più.
Scese con la testa e cominciò a sfiorare il glande dell'uomo con la sua tumida lingua, il membro inizialmente moscio cominciò a guadagnare consistenza fino a raggiungere le sue dimensioni naturali, aprì la bocca e lo fece entrare, cominciando a succhiarlo e pomparlo lentamente, la situazione la eccitava e non voleva farlo venire troppo presto.

Alternava momenti in cui andava su e giù, facendoselo entrare anche tutto, a momenti in cui rimaneva ferma con il glande in bocca e lavorava solo con la lingua.
Mignani apprezzava, ed un paio di volte sbandò, facendo ridere la ragazza che gli propose scherzando di smettere, se per caso lo distraeva.

Ovviamente l'uomo la invitò a continuare, e lei obbedì, continuando a succhiarlo finchè non le riempì la bocca con il suo seme facendola, inaspettatamente, godere. Vanessa ingoiò tutto poi, dopo avere rimesso a posto il membro di Carlo, si alzò e si ricompose.

“Hai goduto... sei veramente una puttanella” le disse l'uomo, divertito, facendola arrossire.

Lei non rispose, turbata e vedendo la sua reazione Mignani cercò di tranquillizzarla.

“Ma non c'è niente di male, anzi questo vuol dire che a te piacerà molto fare quello che altre ragazze hanno fatto schifate, se ti lascerai andare prenderai due piccioni con una fava, farai la carriera che ti meriti e scoprirai vette di piacere sconosciute alla maggior parte delle donne, fidati di me.
“Dici? Non so... in alcuni momenti mi faccio schifo”.
“Devi ancora abituarti... imparare a conoscerete stessa... ma ce la farai, ne sono sicuro”.

Vanessa voltò la testa verso il finestrino, osservando la campagna che scorreva nel buio, fino all'arrivo al ristorante non parlarono più.

Durante la cena la ragazza riacquistò il suo buon umore, la conversazione con Carlo fu piacevole e divertente, e l'uomo riuscì a riaccendere la sua eccitazione, tanto che verso la seconda portata lei si sfilò la scarpa e cominciò a fargli un sapiente piedino, divertendosi ad osservare il modo in cui la guardava imbarazzato.
Il buon vino che era stato servito durante la cena contribuì ad accendere i sensi della ragazza, che appena ebbero finito si portò a sussurrare all'orecchio dell'uomo
“Abbiamo un provino da finire, andiamocene in fretta”.

Carlo colse al volo l'invito, pagò il conto e i due si diressero verso la macchina.
Durante tutto il viaggio la mano dell'uomo vagò sulla pelle vellutata della sua coscia. Vanessa non si tirò indietro ma non volle restituire quel tocco, un po' perché aveva ancora qualche remora su quanto stava per fare, un po' perché voleva che l'uomo fosse al meglio quando poi l'avrebbe scopata.
Dopo una ventina di minuti arrivarono alla casa di Mignani., era una bellissima villetta di due piani, con un giardino davanti.

La fece entrare e le disse di accomodarsi sul divano, lui sarebbe arrivato subito. Vanessa si sedette e osservò la casa, era arredata in modo sobrio ma elegante, il salotto in cui si trovava era grande come metà della casa in cui aveva vissuto per tutti questi anni, questo pensiero le fece abbandonare ogni remora; avrebbe fatto quello che il suo corpo le stava consigliando di fare e sarebbe riuscita a diventare qualcuno non importa come. In realtà l'idea di doversi dare a Mignani, ed in futuro ad altre persone, per raggiungere i suoi obbiettivi, non faceva che eccitarla maggiormente, quando l'uomo rientrò nel salone, dopo essersi tolto la cravatta e la giacca, lei era già eccitata al massimo.
“Vuoi bere qualcosa?” le chiese.

“No, grazie, sono già mezza brilla non ho bisogno di ubriacarmi per dartela anzi, voglio essere cosciente di quello che faccio.

“Ok” rispose l'uomo, sedendosi sul divano “Che ne diresti di iniziare con un bello spogliarello, allora?”
“Certo, capo” rispose lei, sorridendo.

Si alzò e aspettò che l'uomo facesse partire una musica adatta a creare un po' di atmosfera, poi cominciò il suo show, non aveva mai fatto niente del genere, i suoi rapporti al paese erano stati abbastanza rapidi e senza troppa tensione erotica, ma i movimenti le venivano naturali.

"Da dove è spuntata questa?" Si chiese Carlo, osservando quel corpo perfetto che si muoveva al ritmo della musica facendo risvegliare il suo membro, guardandola muoversi cominciò a desiderare non solo di godere del suo corpo, ma di farla godere, voleva vederla urlare, dimenarsi sconvolta dal piacere, quella ragazza aveva una carica erotica che aveva visto poche volte nella sua vita e dal suo letto ne erano passate non poche di donne, ma questa ragazzina era una delle migliori.

Dopo aver ballato un po', ora stava lentamente facendo scivolare i laccetti del vestito dalle spalle, la scollatura cominciava ad allargarsi facendo vedere all'uomo una porzione sempre maggiore dei suoi seni. All'improvviso Vanessa si girò e, ondeggiando leggermente, fece scivolare completamente il vestito ai suoi piedi, rimanendo solamente con il perizoma addosso.
Lo sguardo di Mignani vagava dalle gambe alle splendide natiche fino alla schiena, dritta e simile a quella di una dea dell'antica Grecia.

La ragazza ondeggiava, rimandando il momento in cui avrebbe mostrato le tette all'uomo, dopo qualche secondo cominciò lentamente a girarsi, facendone vedere una porzione sempre maggiore, i capezzoli erano eretti, segno dell'eccitazione che l'aveva conquistata, e le piccole areole calamitavano lo sguardo dell'uomo.

Si avvicinò a lui e si sedette sulle sue gambe, portando il seno all'altezza del suo volto, quindi gli mise le mani dietro la testa e ne spinse il viso nel solco tra i seni, Carlo si abbandonò a quel piacevole tocco si inebriò del profumo di quel giovane corpo, ma non perse per nemmeno un attimo il controllo della situazione, quella ragazza era fantastica, quella note l'avrebbe avuta, forse l'avrebbe avuta anche qualche altre volta (ma ne dubitava), ma non doveva farsi prendere dalla situazione non se lo poteva permettere.

Portò le mani a posarsi sui seni, ne saggiò la forma e la consistenza, vicine alla perfezione, poi alzò il volto dal solco cercando di sfiorare un capezzolo con la lingua, Vanessa fu più veloce di lui e rapidamente si alzò e si allontanò, strappandogli un sorriso divertito "Ci sa fare... è veramente una troietta" pensò tra sé e sé.

La ragazza intanto aveva deciso che era ora di terminare lo spogliarello, si riaccostò all'uomo e gli voltò le spalle, portandosi le mani sui fianchi quindi, piegando rapidamente il busto in avanti, fece scivolare il perizoma fino alle caviglie, mostrando il pube all'uomo.

Carlo cominciò a palparle le natiche, avvicinando la faccia alla sua intimità e assaporandone l'odore inebriante, dopo poco la giovane si rialzò e si inginocchiò ai suoi piedi, cominciando ad armeggiare per slacciargli i pantaloni. L'uomo aveva già goduto due volte della sua bocca, ma quando sentì le labbra sfiorargli la pelle, la lingua accarezzargli il glande, mentre la ragazza faceva entrare il suo membro fino in gola, si chiese se fosse possibile stancarsi di una simile pompinara.

A fatica l'uomo riuscì a trovare le forze per fare staccare la ragazza dal suo membro, Vanessa lo guardò incuriosita, non capiva cosa avesse sbagliato, aveva deciso di dare il meglio per farlo godere il più possibile, non era questo quello che doveva fare?
“Vieni” le disse l'uomo, che si era seduto a terra appoggiando la testa al divano.

Le fece fare due passi avanti e piegare leggermente le gambe fino ad appoggiare le ginocchia sul divano, in questo modo era sopra di lui, con la vagina a pochi centimetri dalla sua bocca.

Sentì le mani di Carlo sulla schiena, appena sopra le natiche, sentì che la tirava a sé e lasciò che il suo bacino scivolasse in avanti, gemette quando sentì la lingua di lui sfiorarle le grandi labbra. Chiuse gli occhi mentre l'uomo schiacciava la propria bocca contro la sua figa, quando l'uomo la penetrò con la lingua gemette per il piacere e man mano che la lingua vagava dall'interno della sua vagina alle grandi labbra, al clitoride, sentiva il piacere aumentare e l'orgasmo che si avvicinava.

Quando sentì il calore espandersi dal ventre per propagarsi in tutto il corpo si irrigidì, le fitte di piacere cominciarono a colpirla con forza facendola urlare.
Voleva staccarsi da quella bocca che la stimolava, ma improvvisamente capì perché Carlo aveva scelto quella posizione, in quel modo non sarebbe mai riuscita a staccarsi, era troppo sbilanciata.

Lo pregò di lasciarla andare, di smettere di leccarla mentre sentiva il piacere crescere ancora si sentiva esplodere dentro, la sua vagina ormai era un lago, ma l'uomo non accennava a fermarsi.

Le fitte di piacere del secondo orgasmo le impedirono persino di urlare, sentiva male ai polmoni, ai seni, sentiva le forze venirle meno, con le lacrime agli occhi aspettò che passasse anche questo orgasmo, poi sussurrò con voce roca un "basta" appena percettibile.

L'uomo parve soddisfatto e la lasciò andare, Vanessa si accasciò sul divano, con gli occhi chiusi.
“Allora? Com'è stato?” chiese l'uomo, visibilmente soddisfatto di averla fatta godere così tanto.
“Non si vede?” Gli rispose lei aprendo gli occhi.
“Volevo solo vedere se ero in grado di farti godere come si deve, ma ora tutto è nelle tue mani, sta a te sorprendermi e farmi godere, io non prenderò più iniziative, insomma, comincia l'esame, signorina” le disse sorridendo.
“Fammi solo riprendere un po'” gli chiese, con il respiro affannato.

A poco a poco la ragazza si riprese, la sua mente tornava a pensare razionalmente e, malgrado i recenti orgasmi che l'avevano lasciata ancora eccitata, a pensare a quello che avrebbe dovuto fare adesso.
Invitò l'uomo a sedersi sul divano e si pose a cavalcioni su di lui, con le ginocchia appoggiate vicino ai suoi fianchi, portò una mano dietro la schiena a prendere il membro ed indirizzarlo verso la sua figa, quindi si lasciò calare lentamente sull'uomo.

Quando il cazzo fu entrato completamente , con un sospiro di piacere riportò la mano davanti a sé e abbracciò l'uomo, quindi avvicinò le sue labbra alle sue e cominciò a baciarlo, la sua lingua cominciò ad intrecciarsi con quella dell'uomo, prendeva la lingua tra le labbra e la succhiava come in un pompino, intanto muoveva lentamente il bacino per stimolarsi e stimolare Carlo.
Si staccò dal bacio e cominciò a muoversi più decisamente, il membro dell'uomo le provocava un piacere sempre maggiore e lei si lasciò andare inarcando la schiena e abbandonando la testa all'indietro, questo gesto attirò le mani dell'uomo sui suoi seni, li schiacciava, li palpava, titillava i capezzoli, mentre cominciava a muoversi dentro di lei, dando un contributo al loro amplesso.
Vanessa sentiva che l'uomo cominciava ad avvicinarsi all'orgasmo, il mezzo pompino di prima e l'eccitazione per averla vista godere così avevano fiaccato la sua resistenza, cominciò a dimenarsi ancora più insistentemente, portando Carlo al limite dell'orgasmo.
“Sì sei brava, troietta, ora ti vengo dentro”

Quelle parole fecero avvampare la ragazza, che cominciò a contrarre ritmicamente i suoi muscoli per accelerare l'orgasmo dell'uomo.
“Sì, continua... vengo... vengo...” le urlò l'uomo, raggiungendo l'orgasmo.
I getti di sperma che le colpirono l'utero ottennero l'effetto di farla venire per la terza volta. 
Affondò la testa nella spalla dell'uomo rantolando per il piacere, mentre i due orgasmi si univano, quindi lo abbracciò nuovamente e nuovamente affondò la sua lingua nella bocca di lui.

“Speravo di durare di più, ma mi hai eccitato troppo” le disse l'uomo appena si furono ripresi e le loro lingue si furono staccate.
“Questo è un bene o un male?” gli chiese maliziosa.
“Bè... se finiamo qui l'esame sarà durato un po' troppo poco”.
“Capisco... a questo si può rimediare” gli rispose, alzandosi da lui e inginocchiandosi ai suoi piedi.

Prese dolcemente in mano il membro ormai molle e cominciò a pulirlo con lente leccate, intanto con l'altra mano gli stimolava i testicoli. Quando lo ebbe ripulito bene lo prese lentamente in bocca e cominciò a leccarlo tenendolo tra le labbra, il giochetto diede i suoi frutti e dopo un paio di minuti sentì che il membro cominciava a riguadagnare consistenza.

Cominciò allora a succhiarlo per farlo tornare eretto, sentiva lo sperma dell'uomo che le colava dalla vagina, ma questo contatto la eccitava e la faceva sentire porca, aveva voglia di sentirsi troia come non aveva mai potuto essere al suo paese, in un paio di minuti riuscì nel suo scopo.
Si sfilò dalla bocca il cazzo completamente eretto e guardò l'uomo con un sorriso sbarazzino, quindi gli fece l'occhiolino.
“Credo che lei sia pronto per ricominciare, non è vero, signore?” gli chiese con aria maliziosa.
“Sì”
“Allora preparati a godere”
Fece sdraiare l'uomo sulla moquette e gli si mise sopra a cavalcioni.e cominciò a scoparlo a "smorzacandela" le mani di lui vagavano sui suoi seni e sulle sue natiche, mentre lei con la schiena eretta danzava letteralmente sul suo cazzo.
Dopo poco si lasciò cadere in avanti, baciandolo sulle labbra, così facendo il cazzo di Mignani si sfilò dalla vagina, sbattendolo rumorosamente sulle natiche.

“Mi dispiace, signore, questo non doveva accadere” gli sussurrò con le labbra attaccate alle sue
“Ora dovrò farmi perdonare”
Guardandolo negli occhi portò la mano dietro di sé prendendo il membro dell'uomo lo puntò all'ingresso della vagina e si fece penetrare leggermente senza mollarlo, quindi lo tirò nuovamente fuori, guardò l'uomo sorridendo e puntò il membro contro il suo sfintere.

Lentamente lo fece entrare dentro di sé, godendosi ogni momento di quella sensazione che fino ad ora le era sembrata dolorosa, ma che in quel momento la eccitava all’inverosimile, infatti le poche volte che si era concessa analmente al suo ragazzo aveva sempre sofferto, ma ora voleva sentire il cazzo di quell'uomo sfondarle l'ano, voleva che la considerasse troia, voleva capire fino a dove poteva spingersi il suo piacere, erano questi i motivi per cui aveva accettato di farsi scopare da quell'uomo, la conquista del successo e la curiosità. La curiosità verso le vette di piacere di cui le aveva parlato quell'uomo.

Capì in quel momento che il sesso l'aveva sempre affascinata, anche se aveva nascosto nella sua testa questi pensieri per non finire come sua madre.
Mignani impiegò qualche secondo prima di capire cosa stava succedendo quando intuì che quelli che stavano massaggiando il suo membro erano i muscoli dell'ano della ragazza la guardò sgranando gli occhi.
“Cosa c'è? Non mi dire che non hai mai inculato una ragazza” gli chiese provocandolo.
“Quasi mai così giovane” le rispose l'uomo “avevo ragione... sei una troia e questo ti fa guadagnare punti”.
Eccitata da quel commento Vanessa rialzò la schiena e cominciò a impalarsi, la situazione e i commenti che Carlo le rivolgeva contribuirono a farle dimenticare il dolore dell'inculata facendole provare solo piacere, fu stupita anche lei dall'arrivo di un violento ed improvviso orgasmo che la colse mentre cavalcava l'uomo, le contrazioni dei suoi muscoli portarono al punto di non ritorno Carlo, che gemette riversandole altro sperma, ma questa volta nell'intestino.
Si abbandonò su di lui, baciandolo dolcemente mentre lui la guardava ammirato, ma ormai aveva perso ogni pudore, ogni controllo, si sfilò il membro dall'ano e si sdraiò di fianco all'uomo. Ricominciò a pulirlo, poi a succhiarlo come aveva già fatto prima. Questa volta il tempo necessario per riportare in erezione il membro dell'uomo fu notevolmente maggiore, ma alla fine Vanessa riuscì a farlo tornare eretto.
Lo fece alzare in piedi e cominciò a spompinarlo velocemente, aiutandosi con una mano nell'intento di portarlo in fretta vicino al nuovo orgasmo, l'uomo ormai non sapeva più cosa aspettarsi, quella ragazzina era riuscita a stupirlo dimostrandosi più porca di molte donne più mature di lei, anche senza una fantasia molto sviluppata (ma per quello, ne era sicuro, l'avrebbero aiutata gli eventi) stava cercando di farlo godere in modi diversi, quando Vanessa si accorse che era arrivato sufficientemente vicino all'orgasmo fece completare il lavoro della sua lingua ai suoi splendidi seni, lo strinse in mezzo a loro e cominciò a fargli una spagnola degna di questo nome.
Carlo si abbandonò con gli occhi chiusi, godendosi il contatto del suo cazzo con quei meravigliosi globi di carne che lo stimolavano portandolo in fretta verso l'orgasmo. Un "sì." mormorato tra i denti annunciò l'arrivo del suo piacere e, nonostante fosse il quarto orgasmo nell'arco della serata, riempì la faccia e le tette di Vanessa con il suo seme, la ragazza dimostrò ancora una volta la sua perversione, portandosi i seni vicino alle labbra per leccare quanto più poteva di quel bianco nettare che ormai si ritrovava in ogni parte del suo corpo.
L'uomo si accasciò sul divano e attese che lei terminasse la sua opera di pulizia.
Quando ebbe finito si alzò e si sedette di fianco a lui.
“Allora, Carlo? Com'è andato l'esame?” chiese sorridendo.
“Bene, direi... rivestiamoci e spostiamoci nel mio studio”.
“Ok”
I due si rivestirono e si diressero verso l'ufficio di Mignani, 
Una volta arrivati entrarono in ufficio e lui la fece sedere su una sedia di fronte alla sua scrivania.
“Bene, Vanessa... credo che tu abbia passato l'esame a pieni voti, sei molto bella, hai un corpo perfetto ed eccitante, davanti all'obbiettivo hai la sicurezza di una veterana e sai come fare godere un uomo... e ti piace farlo”.
“Quindi”?
“Quindi hai vinto la tua prima battaglia, nei prossimi giorni ti proporremo a uno dei nostri clienti... non ti dico il nome, ma se ti prendono vuol dire che hai fatto un salto grandissimo”.
“Ottimo”
“Come sai, ci spetta un 10% dei tuoi guadagni sulle sfilate, mentre per quanto riguarda eventuali extra (televisione discoteche o altro) è tutto tuo. “Hai abbastanza soldi per rimanere qui a Milano qualche giorno”?
“Sì... direi di sì”
“Ok, poi vedremo se e dove ti converrà comprare casa, non potrai di certo rimanere nel tuo paesino.
“E' proprio quello che speravo”.
Quando ebbero finito di parlare, Carlo Mignani accompagnò la ragazza all'hotel.
Vanessa si spogliò e si fece la doccia quasi sotto ipnosi, la stanchezza e la felicità le facevano fare tutto meccanicamente. Si addormentò convinta che finalmente ce l'aveva fatta, che finalmente sarebbe riuscita ad andarsene da casa.

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